venerdì 5 maggio 2017

"L'Inganno del Tasso di Disoccupazione"

Qualche giorno fa l'ISTAT ha rilevato l'aumento del tasso di disoccupazione all'11,7%, superiore alla media europea. Questa notizia di per sé già negativa riporta, tuttavia, un dato semplicemente di propaganda poiché non fotografa la reale situazione lavorativa di milioni di persone. Infatti, ciò che bisognerebbe prendere realmente in considerazione è il tasso di “occupazione”; cioè l'esatta percentuale di lavoratori attivi. E in questo caso cosa vedremmo? Una diretta proporzionalità tra disoccupati e non? Ma quando mai! il nostro amato Paese segna il passo nell'intera Europa per numero di occupati. Nell'edizione 2017 del rapporto Noi Italia dell'Istituto Nazionale di Statistica si può osservare che la percentuale degli occupati in Italia nella fascia 20-64 anni è del 61,6%, distante dalla media europea che si attesta intorno al 70% e ancor più lontana da Stati come la Germania (quasi il 74%) e la Svezia (oltre il 78%). Insomma, l'Italia è al terzultimo posto nel vecchio continente davanti soltanto alla Grecia e alla Croazia. Molti milioni di Italiani non lavorano, visto che esiste un'ampia zona grigia (gli inoccupati) esclusa di fatto dalle statistiche. Nella realtà della vita quotidiana lavorano sei italiani su dieci nella fascia 20-64 anni. Il lavoro diventa sempre più scarso perché viene considerato una merce nell'attuale sistema economico basato sul dominio del mercato. La disoccupazione è vitale per l'élite capitalistica al fine di mantenere elevati gli amati profitti; infatti, il lavoro costituendo il costo più alto nell'impresa va ad intaccare gli utili per gli investitori. Ecco che i beneficiari di questo sistema basato sulla piena libertà di mercato non possono sopportare un'alta occupazione; non a caso gli pseudo economisti seguaci di questa dottrina seguono sempre con particolare attenzione le sensibili oscillazioni della disoccupazione generate dalle delocalizzazioni produttive o dalle crisi in grado di aumentare il disagio sociale e, quindi, le conseguenti possibili proteste. Per i lacchè della élite finanziaria e industriale il ruolo principale risulta proprio quello di controllare il fenomeno della disoccupazione al fine di non disturbare troppo coloro posti in cima alla catena di potere. Ed è su questo aspetto cruciale che nasce il grande inganno sul concetto stesso del tasso di disoccupazione; a norma del decreto legislativo 297/2002 e successive modificazioni si è disoccupati o inoccupati se non si risulta attivi nel mondo del lavoro secondo le seguenti specifiche:
-”L'Inoccupato” è colui che non ha mai svolto attività lavorativa in nessuna forma, autonoma o subordinata e sia alla ricerca di un'occupazione, ovvero abbia effettuato iscrizione al Centro per l'impiego, da più di 12 mesi o da più di 6 mesi se giovane.
-”Il Disoccupato” è quel soggetto precedentemente occupato che sia divenuto privo di lavoro e che si sia reso immediatamente reso disponibile allo svolgimento ed alla ricerca di un'attività lavorativa.
Bene, indovinate chi rientra nelle statistiche ufficiali per la determinazione del tasso di disoccupazione? Solo il disoccupato. L'Inoccupato rappresenta quella vasta zona grigia che altera in maniera significativa la realtà del mondo lavorativo; per le statistiche sul tasso di disoccupazione semplicemente non esiste. Ecco spiegata la ragione della sua inattendibilità. In realtà gli Italiani che non riescono a trovare un lavoro sono molti di più; quelli identificati come “Inoccupati” non fanno parte delle percentuali statistiche che vediamo diffuse abitualmente dai mass media. Tanti Italiani sono senza lavoro e non hanno neanche la soddisfazione di rientrare ufficialmente nella categoria dei “disperati”. Se dovessimo sommare gli inoccupati ai disoccupati si raggiungerebbero percentuali che l'élite dominante non vuole assolutamente far conoscere.
Una volta compreso che il tasso di disoccupazione rappresenta uno dei punti di debolezza del moderno sistema economico basato sul neoliberismo, non sorprende come sia così astutamente alterato dalla classe politica prezzolata.
Ah, questa dannata ideologia sta alterando sempre più la vita sociale ed economica del popolo italiano. Non a caso essa è basata su tre principali pilastri:
-Riduzione degli interventi dello Stato in economia.
-Mobilità del lavoro
-Flessibilità dei salari
Il primo ha portato in primo luogo alla privatizzazione selvaggia dell'apparato bancario e industriale della Nazione e alla perdita della sovranità monetaria; in più ha esteso i suoi tentacoli soffocanti nei settori dell'istruzione, della sanità e della previdenza.
Il secondo ha indebolito l'intera struttura del lavoro considerata componente da assoggettare all'influenza del dio profitto provocando l'aumento della disoccupazione reale.
Il terzo ha portato ad una situazione degenerativa a livello globale con la riduzione dei salari interni.
Tre azioni che stanno causando squilibri tra le classi sociali permettendo a chi è molto ricco di essere sempre più ricco e a tutti gli altri, cioè la stragrande maggioranza, di essere sempre più poveri e infelici. Sino a quando l'Italia resterà imbrigliata nelle maglie dell'Unione Europea costruita intorno agli interessi della grande finanza internazionale e all'euro la disoccupazione regnerà sovrana. In questo contesto l'unico sistema per farla scendere è diminuire i salari e gli stipendi dei soggetti con lavoro stabile stravolgendo ancora i sacrosanti diritti dei lavoratori; con essa viene ferita la dignità di ogni persona.
La vera disoccupazione divora come un tumore la società civile alimentando nelle case degli Italiani insicurezza, frustrazione e miseria.

Alfred B. Revenge




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