"Crepuscolo" poesia di Pablo Neruda.
sabato 28 gennaio 2017
giovedì 26 gennaio 2017
"Vendetta o Perdono"
"Vendetta o Perdono" il mio ultimo scritto scaricabile gratuitamente dalle principali librerie online o direttamente dal mio sito internet.
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mercoledì 18 gennaio 2017
"I Pupari"
Due giorni fa è stata
comunicata la notizia che otto uomini possiedono la ricchezza di
oltre tre miliardi e mezzo di persone nel mondo. L'organizzazione non
governativa Oxfam ha diffuso questi dati al fine di sensibilizzare i
vari governi per combattere le enormi disuguaglianze sociali ed
economiche presenti sul nostro pianeta.
L'americano Bill Gates,
fondatore della Microsoft; lo spagnolo Amancio Ortega, proprietario
del marchio di abbigliamento Zara Fashion; l'americano Warren
Buffett, maggiore azionista della Berkshire Hathaway holding
finanziaria-assicurativa ; il messicano Carlos Slim Helu,
proprietario della conglomerata Carso operante nel settore delle
telecomunicazioni; l'americano Jeff Bezos, fondatore di Amazon;
l'americano Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook; l'americano Larry
Ellison, fondatore della multinazionale informatica Oracle;
l'americano Michael Bloomberg, fondatore della multinazionale
Bloomberg operante nel settore dei mass media; tutti insieme
possiedono circa quattrocentotrenta miliardi di dollari, somma pari a
quella contenuta nei miseri portafogli di metà della popolazione
mondiale.
La notizia è certamente
rilevante e non si può che condividere l'affermazione fatta da
Winnie Byanyima, direttore esecutivo della Oxfam international:
“E' osceno che così
tanta ricchezza sia nelle mani di così pochi quando una persona su
dieci sopravvive con meno di due dollari al giorno. La disuguaglianza
ha intrappolato centinaia di milioni di persone nella povertà,
frantumando la nostra stessa società e minando la democrazia.”
Più che giusto, ma
ritengo che l'elenco dei Paperon de' Paperoni sia solo la punta
dell'iceberg di una verità molto più allarmante.
La ricchezza delle
persone indicate nel rapporto Oxfam fa riferimento in particolare
alle connessioni, a vario titolo, con multinazionali come Microsoft,
Facebook, ecc.; colossi aziendali dal nome prestigioso che
identificano in maniera abbastanza chiara i soggetti posti in cima
alla catena di controllo. E per tutte le altre conglomerate? E per
tutti gli enormi gruppi bancari internazionali? E per tutte le
multinazionali petrolifere? Chi sta dietro di loro? Sono tutte public
company gestite da amministratori provenienti dal pianeta Exactor?
Non ci sono importanti azionisti persone fisiche a cui si possano far
risalire i controlli di piovre bancarie, finanziarie ed energetiche
quali, come piccolissimo esempio, JP Morgan Chase, Wells Fargo, Bank
of America, Citigroup, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Exxon Mobil,
Royal Dutch Schell, BP e At&t? Gigantesche strutture con una
potenza di fuoco inimmaginabile; basti pensare che la sola JP Morgan
Chase, considerata la più grande banca al mondo, detiene attività
superiori ai tremila miliardi di dollari, pari quasi al Pil della
Germania. E' come se un solo uomo in Italia possedesse un terzo di
tutte le proprietà reali e finanziarie delle famiglie ed istituzioni
private come abitazioni, terreni, depositi bancari, titoli di stato,
obbligazioni, azioni quotate, partecipazioni, assicurazioni, fondi
pensione, preziosi ed altro ancora. Ve l'immaginate?
Un fenomeno davvero
pericoloso; qualche centinaio di alti dirigenti che hanno le leve del
potere per controllare l'intera popolazione mondiale. E questi divini
amministratori chi li ha nominati? Si risponderà: sei proprio
sciocco, dai soci ovviamente. Già, e chi sono questi soci? Qui viene
il bello.
Nel 2011 uno studio dello
Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo, pubblicato sulla
rivista New Scientist, analizzò le situazioni patrimoniali di circa
trenta milioni di imprese ed investitori studiando i vari intrecci
che uniscono le grandi proprietà e tutte le relative connessioni. I
risultati furono inquietanti; attraverso un gioco di scatole cinesi e
di incesti partecipativi il controllo delle principali multinazionali
e di buona parte della ricchezza globale è nelle mani di
centoquarantasette compagnie, principalmente banche o gruppi
finanziari con sigle sconosciute al grande pubblico e note soltanto
agli addetti ai lavori.
In pratica, la cupola del
potere economico mondiale agisce da vero puparo muovendo le fila
attraverso burattini che agiscono nelle zone offshore (sempre più
attive e ricche) o che portano nomi come Capitol Group Companies
inc., FMR Corp., State Street Corporation, Vanguard, Wellington,
Blackrock Trust Company ed altri ancora.
Nessuna persona fisica
ben precisa, bensì ombre fumose create appositamente per mascherare
chi veramente tira le fila del potere. Una tecnica di occultamento
utile a chi, soprattutto nel settore finanziario, vuole evitare di
entrare a far parte di classifiche pubbliche poco gradite.
Forse se allargassimo il
raggio d'azione e parlassimo di intere famiglie il risultato sarebbe
un po' diverso. In questa direzione può venirci d'aiuto una ricerca
di qualche anno fa del sito statunitense Celebrity Net Worth. In
quella occasione tra le famiglie più ricche di sempre compaiono,
guarda caso, i Rothschild ed i Rockefeller, le dinastie bancarie più
famose al mondo ed ancora ben presenti. Ah, dimenticavo, si stimava
la ricchezza di quei signori in circa settecento miliardi di dollari,
dieci volte quella del fondatore di Microsoft. D'altronde, basterebbe
analizzare con cura gli eventi storici degli ultimi due secoli per
rendersi conto quali destinazioni abbiano raggiunto le gigantesche
quantità di denaro, oro ed altro ben di Dio sottratto di volta in
volta ai malcapitati di turno.
Allora, bisogna
preoccuparsi di uno straricco come Bill Gates di cui si sa la
provenienza della sua ricchezza o di chi opera dietro le quinte
utilizzando anonime società offshore per investire enormi quantità
di denaro in compagnie e fondi comuni che, a loro volta, detengono la
maggioranza delle conglomerate bancarie? Le stesse poi che reggono
l'economia mondiale ed istruiscono i governi di turno sulle politiche
da adottare nell'ottica dei loro esclusivi interessi. Le guerre, le
crisi economiche e le conseguenze nella vita economica e sociale dei
popoli sono figlie di pupari che ben conoscono l'arte della
mimetizzazione.
Alfred B. Revenge
domenica 15 gennaio 2017
"Unione Europea: Simbolo del Nuovo Colonialismo"
L'Italia è ormai di
fatto una colonia di questa pseudo Unione Europea dominata dalle
banche, dalla tecnocrazia e, soprattutto, dagli interessi dei due
paesi che hanno contribuito più degli altri a realizzare l'euro, la
Germania e la Francia.
Ma di quale unione stiamo
parlando? Ma come diavolo è possibile che la gente non si sia ancora
resa conto dell'atroce inganno di cui è stata vittima? Come non si
fa a comprendere che aver costruito una moneta unica tra differenti
Stati, ognuno con contrapposti interessi nazionali, diverse
legislazioni, diverse velocità economiche, diverse bandiere, è
stata una follia che ha causato e causerà danni irreparabili alla
stragrande maggioranza dei cittadini.
La realtà è sotto gli
occhi di chi vuol vedere; l'europeismo creato solo sul denaro e sulla
politica tedesca di austerità così forzatamente imposta è la fonte
di un novello schiavismo, causa della perenne crisi, della insidiosa
deflazione, dell'altissima disoccupazione, della costante infelicità.
Sono stati, tra l'altro,
i trattati di Maastricht, di Lisbona, del letale “Fiscal Compact”,
di quelli del “Two Pack” e “Six Pack”, del M.E.S., peraltro
approvati di volta in volta da tutte le forze politiche del
Parlamento con maggioranze quasi bulgare, a determinare la situazione
in cui versa da anni l'Italia.
Ma davvero si può
credere che l'Europa nata da quei trattati rappresenti la patria di
tutti i popoli europei? Una domanda ai miei fratelli italiani:
sentite l'Europa come vostra Patria? E poi di quale Europa stiamo
parlando? Di quella sognata da De Gasperi e Adenauer o di quella
attuale in cui i vari singoli Stati sono divisi da egoismi nazionali
e da forme di protezione per i rispettivi tornaconti
politici-economici? Esiste, oggi come oggi, un'entità nazionale tipo
Stati Uniti d'Europa? La risposta è semplice, No! E' tutto un grande
inganno perpetrato da menti raffinate con un bancomat al posto del
cuore. L'oligarchia dominante non vuole un'unica grande nazione, ma
soltanto tanti singoli Stati svuotati della sovranità monetaria.
Ad essere generosi si può
considerare l'attuale Unione Europea un'entità intergovernativa
coloniale guidata da una classe privilegiata legata soltanto nel
curare gli interessi della grande finanza internazionale e nell'auto
referenziarsi all'infinito.
Io penso che sia
indispensabile mandare al diavolo questa Unione Europea basata
sull'egoismo e l'oppressione, riprendersi la sovranità nazionale e
mettere in naftalina il “Patto di Stabilità” imposto dalla
famosa Troika costituita dalla Commissione Europea, della Banca
Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale.
D'altronde basta guardare
i fatti senza farsi condizionare dall'informativa dominante dei mass
media. Dalla nascita dell'euro l'Italia è in costante crisi con alta
disoccupazione, sensibile riduzione della sua forza nell'industria
manifatturiera, costante deflazione, aumento del debito pubblico (per
inciso ora realmente un debito pericoloso visto che è contratto in
una valuta di fatto estera che impedisce qualsiasi autonoma politica
economica e finanziaria), diminuzione della spesa sociale. Tutto ciò
ha reso chiaro come i limiti monetari partiti con il trattato di
Maastricht hanno edificato una gabbia intorno a centinaia di milioni
di cittadini allargando il divario tra paesi più deboli e quelli più
forti. Ovviamente per questi ultimi mi riferisco principalmente alla
Germania che regna sovrana in questa falsa Unione Europea facendo
intervenire i suoi tecnocrati fidati, come per esempio Jean Claude
Juncker attuale potente Presidente della Commissione Europea, per far
applicare regole sempre più severe ed austere nella spesa pubblica
ed a livello fiscale. Quanta ipocrisia, con la scusa di una presunta
stabilità Bruxelles (cioè la Germania della Merkel) impone da tempo
ai singoli Stati tagli alla spesa sociale, aumento delle tasse sui
consumi (vedasi l'IVA che si prevede aumenterà ancora raggiungendo
livelli insostenibili), la deregolamentazione brutale del mercato del
lavoro, legislazioni bancarie che ledono gli interessi degli stessi
risparmiatori, la spoliazione del tessuto industriale e nazionale con
ulteriori privatizzazioni.
A proposito di stabilità,
ma i nostri parlamentari avevano gli occhi chiusi e le orecchie
tappate quando ratificarono a luglio del 2012 il trattato di
stabilità firmato da Monti, ossia il “Fiscal Compact”? Io penso
che nell'occasione aver fissato il pareggio di bilancio con
velocità supersonica nella nostra Costituzione sia stata una
violenza nei confronti del popolo italiano che costerà molto caro se
non si avesse il coraggio di ripudiarlo. Ma come fa a crescere
l'Italia se deve rispettare l'assurda regola della parità di
bilancio? Già siamo da anni in difficoltà ed ora la cura sarebbe
stringere i cordoni ancora di più? Assurdo, assolutamente
incredibile. Eppure i numeri stanno anche lì, pronti ad avvertirci
di quale turbinosa strada abbiamo intrapreso. Nei quarant'anni
antecedenti al trattato dell'Unione Europea l'Italia aveva un tasso
di crescita medio del Pil di oltre il quattro per cento, superiore a
quello della Francia e della Germania; dopo i primi anni dalla falsa
Unione il tasso medio di crescita dell'Italia era sceso all'ultimo
posto in classifica. Se poi andassimo a guardare questo tasso medio
di crescita dopo l'avvento dell'Euro la conclusione sarebbe ancora
più drammatica; l'Italia è solo andata giù, sempre più giù. Nel
2000 l'industria manifatturiera italiana era al quinto posto nella
graduatoria mondiale distanziando nettamente la Francia e stando
incollata alla corazzata tedesca. Nel 2013, con gli effetti
dell'euro, l'industria italiana è scesa drasticamente all'ottavo
posto, raggiunta dalla Francia, superata da paesi come India, Brasile
e Corea del Sud e, soprattutto non più in grado di impensierire la
Germania. Guarda caso, il maggior competitor tedesco in Europa ha
subito botte da orbi dopo l'introduzione della moneta unica. Questo
non fa pensare a nulla? Con l'euro la Germania ha incrementato le
proprie esportazioni risanando le sue finanze ed accumulando un
surplus nelle partite correnti di centinaia di miliardi di dollari
dissanguando, nel contempo, altri Paesi Europei, in particolare il
nostro.
E adesso, con l'avvio
(2018) del letale pareggio di bilancio la situazione non può che
peggiorare ulteriormente. Eppure voci autorevoli si sono alzate
contro questa norma suicida e per certi versi persino illegale che
porterà a tagli draconiani in ogni settore, dalla sanità alla
scuola, dalle pensioni all'assistenza verso i più deboli, dagli
stipendi allo stesso risparmio delle famiglie. Il professor Guarino,
i premi nobel Krugman, Arrow, Diamond, Sharpe, Maskin, Solow ed
altri ancora hanno indicato le conseguenze nefaste nell'eventuale
applicazione della normativa sul pareggio di bilancio, in particolare
nei momenti di crisi e recessione.
Noi Italiani ci
ritroveremo in un vortice di infelicità per responsabilità di chi
doveva tutelare i nostri interessi, la classe politica prezzolata.
Ma qualcuno di questi
onorevoli (Sic!) così lautamente pagati si è mai preso la briga di
leggere con attenzione questo dannato trattato internazionale
definito “Fiscal Compact”? Io, da semplice cittadino, lo lessi e
denunciai le sue caratteristiche dannose per l'Italia nel mio libro
“Lezione Magistrale del Banchiere Grausam Wucherer”. Tanto per
gradire citerò un punto soltanto, proprio per far comprendere come
questo accordo sia stato fortemente voluto da un paese.
Sulla base di un articolo
relativo alle maggioranze qualificate la Germania è l'unico Stato
che può scavalcare la stessa Commissione Europea (peraltro
filo-tedesca) per denunciare e far pagare multe salate ad altri Stati
che non siano riusciti ad entrare nei parametri da strozzinaggio
previsti dal trattato. Avete ben compreso? Come già scrissi: “la
Germania , con un semplice codicillo, aveva fottuto gli altri paesi
europei e, soprattutto, l'Italia; il suo avversario più temibile dal
punto di vista industriale.”
Ormai abbiamo la norma
del pareggio di bilancio in Costituzione e si profilano all'orizzonte
anni difficili, molto difficili. Possibili soluzioni? Mantenere le
cose come stanno e recarsi con il cappello in mano al Cancelliere
tedesco di turno? Tentare di rinegoziare i contenuti degli accordi?
Io penso che la struttura tecnocratica europea sia talmente
auto-protettiva che trovare soluzioni al suo interno sia ormai
impresa impossibile. Rimane soltanto una cosa da fare se volessimo
ritornare ad essere padroni del nostro destino, uscire da questa
finta Unione Europea e dai trattati capestro. Lo so, ci vuole tanto
coraggio; proprio quello che manca alla maggioranza dei nostri
politici sempre attenti a genuflettersi al potente di turno. Ho
timore che avrà sempre vita la frase “così vuole l'Europa” per
giustificare le azioni legislative tese a svuotare ancora i
portafogli degli Italiani. Un ritornello che direttamente non
possiamo stroncare visto che ci è preclusa la possibilità di
ricorrere a referendum abrogativi di trattati internazionali; quei
referendum di cui tanto hanno paura i dirigenti di Bruxelles visto
che lo stesso Presidente della Commissione Europea, Juncker, supplicò
i vari leader europei di non indire quel tipo di appello al corpo
elettorale con argomento la permanenza o meno in Europa dopo l'uscita
della Gran Bretagna nel 2016. Già, la paura fa novanta quando si
richiede il voto diretto dei cittadini; decisamente preferibile far
passare il tutto attraverso il collaudato filtro della classe
prezzolata, più sensibile ai sermoni dei sacerdoti del dio denaro.
D'altronde, uscire con
chiarezza da questa oppressiva unione continentale potrebbe far
nascere il seme per rifondare un'Europa cementata sulla base di
principi realmente democratici e solidali con al centro la
salvaguardia dei vari popoli e non di fredde entità guidate
esclusivamente da tecnocrati-banchieri. L'essere umano deve essere il
faro, non la moneta e l'interesse della finanza.
Purtroppo, in questo
momento storico l'Italia sta subendo un nuovo processo di
colonizzazione da parte di due Stati che vogliono mantenere viva la
loro fama di di dominio e di grandeur.
Alfred B. Revenge
venerdì 13 gennaio 2017
sabato 7 gennaio 2017
A Proposito degli Squali in Giacca e Cravatta
Ho perso il conto di
quanti provvedimenti legislativi siano stati adottati negli ultimi
decenni in favore del sistema bancario sia in Italia che nel Mondo.
Non credo ci sia altra
entità così coccolata dalla classe prezzolata, cioè quella
composta da politici corrotti o totalmente incapaci e da qualsiasi
altra categoria potenzialmente utile che funge da cinghia di
trasmissione tra la volontà di pochi privilegiati e l'intera massa
del popolo.
A titolo di esempio
osserviamo per un attimo l'ultimo decreto salva-banche dello scorso
dicembre. Ben venti miliardi di euro sono stati stanziati per salvare
gli istituti di credito in difficoltà; si sta parlando di una cifra
pari ad oltre trecento euro a persona, neonati compresi. Ancora una
volta si utilizzano risorse pubbliche per tappare le voragini
prodotte dai responsabili delle periodiche crisi finanziarie. E non
parlo soltanto di coloro che materialmente hanno prodotto il danno,
ma anche di quelle pseudo istituzioni deputate al controllo.
Guardiamo il caso del
Monte dei Paschi di Siena. Sono stati presi quasi nove miliardi di
euro dalle tasche degli Italiani per evitare il crack della banca, ma
sento poche voci alzarsi per far capire l'origine del male. Eppure
non sarebbe così complicato comprendere di cosa si sta parlando,
sarebbe sufficiente ricordarsi operazioni scandalose compiute non
molti anni fa ed oggetto di interesse da parte dei media e della
stessa magistratura. Ricordate l'acquisto da parte del MPS della
banca 121 (già banca del Salento)? Beh, diciamo che rappresentò un
po' il banco di prova di quella che poi fu l'incredibile acquisizione
della banca Antonveneta. In quella circostanza il Monte dei Paschi
pagò 2500 miliardi delle vecchie lire (circa un miliardo e duecento
milioni di euro) una banca con in pancia una montagna di prodotti
bancari rischiosi (i famigerati “My Way” e “4You”) spacciati
ai risparmiatori come piani previdenziali ed in realtà solo
strumenti finanziari utili a far crescere artificiosamente i dati
patrimoniali ed economici della banca salentina. Li ricordate? Oltre
novantamila risparmiatori coinvolti nello scandalo per un importo di
due miliardi di euro, ben superiore alla stessa cifra pagata così
generosamente ai proprietari della banca 121. Per il Monte dei Paschi
di Siena quell'acquisto si rivelò un pessimo affare sia dal punto di
vista economico e sia da quello dell'immagine. Per gli ideatori e
beneficiari dell'intero progetto un eccellente affare.
Rammentate molto bene,
quando si vogliono utilizzare i fondi di una banca per scopi
totalmente diversi da quelli tipici imprenditoriali si fa un
bell'acquisto di un altro istituto, di società estere o di un gran
bell'immobile ad un prezzo decisamente superiore al normale.
Risultato? Una buona parte dei fondi ufficialmente usciti per
l'acquisto si riversano in lidi insoliti, in genere nelle tasche
delle persone che hanno contribuito a programmare l'intera operazione
di compra-vendita; e parlo sia dei venditori che degli acquirenti.
Vecchio trucco nel settore finanziario, ma sempre molto efficace.
E seguendo questo
percorso così redditizio che si arrivò all'operazione che spezzò i
reni al Monte dei Paschi di Siena, cioè l'acquisizione della banca
Antonveneta.
Quello fu l'inizio della
fine. La banca senese acquistò l'Antonveneta dal banco Santander per
una cifra folle, circa diciassette miliardi di euro tra prezzo
ufficiale e accollo di passività.
Ed in quella occasione
tanti bei bonifici verso l'estero partirono da Siena distruggendo le
fondamenta e la ricchezza della più antica banca del mondo.
Ma tutti quei benedetti
quattrini che fine hanno fatto? L'Antonveneta certo non valeva quella
cifra da capogiro. Che necessità c'era di tagliarsi le vene per
acquistarla? E domanda principale. La Banca d'Italia stava in pausa
caffè? Già, la nostra tanto decantata banca centrale lasciava fare
tutto? Ah, quanta enorme ipocrisia; d'altronde non è una novità il
ritardo da parte della gran mamma di coloro che un tempo venivano più
adeguatamente definiti come usurai. Basti pensare al caso incredibile
che portò diversi anni fa allo scandalo della Bipop. Anche in quella
occasione, oltre ad innumerevoli situazioni anomale, ciò che
determinò la crisi fu l'acquisto da parte dell'istituto bresciano
della banca tedesca Entrium per la cifra di due miliardi e mezzo di
euro, poi rivenduta al colosso olandese ING per circa trecento
milioni di euro. Insomma una bella differenza tra prezzo di acquisto
e quello di rivendita. Errore di valutazione? Non scherziamo; mica è
una barzelletta, mica stiamo parlando di sprovveduti operatori
finanziari. Qualcuno una volta disse “a pensare male si fa peccato,
ma spesso ci si azzecca.” E allora io penso a male dicendo che le
crisi bancarie degli ultimi anni sono state spesso generate da
affrettate ed insolite acquisizioni che hanno di colpo impoverito il
compratore (cioè in ultima istanza i risparmiatori e lo Stato), ma
arricchito il venditore che tanta generosità ha poi rivolto verso
chi ha permesso la chiusura dell'affare. Il tutto con la colpevole
cecità della Banca d'Italia e degli altri organi di controllo.
Ed un altro scandalo si
avvicina all'orizzonte, quello che sta proprio in questi giorni
accadendo nella mia città e che riguarda la banca Popolare di Bari.
Qui le notizie rilevabili in rete e sulla stampa indicano una
situazione paradossale. Una piccola banca regionale salita nelle
posizioni alte della classifica nazionale grazie ad una politica di
evidente sostegno da parte della Banca d'Italia. C'era un istituto di
credito decotto? Nessun problema, ecco lì la Popolare di Bari pronta
ad accogliere l'amoroso richiamo della banca centrale per rilevare
l'azienda in crisi. Ed i soldi per sistemare i problemi derivanti
dalla nuova acquisizione? Nessun problema, ecco lì la Popolare di
Bari prenderli dai risparmiatori sotto forma di azioni con una
politica commerciale degna del miglior Houdini. Azioni di una banca
popolare non quotata fatte passare come investimento più liquido dei
Bot a tre mesi. E se il risparmiatore non avesse avuto denaro
sufficiente, ugualmente nessun problema; ecco lì la Popolare di Bari
pronta a finanziare il fortunato di turno con un bel prestito
caricato di convenienti interessi per comprare le pregiate azioni
della stessa banca. E se qualcuno avesse alzato il ditino per dire:
“scusate, ma questo che proponete non è contro la legge”? Beh,
sarebbe stato additato come un ignorante incapace di cogliere le vere
opportunità di investimento proposte dalla Popolare di Bari.
Tuttavia, queste promesse di splendidi profitti sono naufragate sugli
scogli della fredda realtà; e adesso migliaia di risparmiatori
inferociti denunciano e si lamentano per l'impossibilità di
rivendere le azioni, peraltro sensibilmente svalutate dall'oggi al
domani. Ora la magistratura sta indagando e sarebbe interessante
allargare il raggio di azione e capire l'incredibile comportamento
della Banca d'Italia. Infatti, l'organo di vigilanza terminò nel
2013 una lunga indagine ispettiva assegnando un giudizio
sostanzialmente sfavorevole alla Popolare di Bari; tuttavia, qualche
settimana dopo aver messo nero su bianco quella negativa valutazione
incoraggiò lo stesso istituto ad acquisire un'ulteriore banca in
decomposizione, la Cassa di Teramo. A quel punto nuovo aumento di
capitale con ulteriore emissione di azioni da offrire ai malcapitati
di turno. E la banca d'Italia? Mi sembra di poter dire che guardava
scientemente in direzione opposta a quella della tutela del pubblico
risparmio.
Il sistema delle banche,
di cui conosco molto bene l'anima nera, è la più longeva
dittatura in terra. Questa è la ragione per cui risulta estremamente
difficile rendersi conto di ciò che realmente succede intorno a
noi, delle sollecitazioni indotte che giornalmente riceviamo da
chi detiene l'effettivo potere. Il nostro cervello risulta bombardato
da informazioni ben studiate da tempo, da un tipo di cultura basato
su un preciso principio, quello che per vivere abbiamo assoluta
necessità di un bene artificiale più prezioso di qualsiasi altro
esistente in natura, persino più dell'acqua e della stessa aria che
respiriamo, il denaro. Saliamo su un treno il cui macchinista ha
una totale indipendenza, la completa autonomia di portarci dove
cavolo vuole, infischiandosene altamente di quelle che possono essere
le nostre volontà. E questo macchinista, questo reale conduttore
dell'esistenza, rappresenta il più alto concentrato di
potere mai visto sino ad ora nella storia dell'uomo; il potere
costituito dalle conglomerate bancarie. Da molto tempo eleganti
squali vestiti in giacca e cravatta hanno ideato ed attuato un piano
di una semplicità diabolica; interessi attivi continui e
perenni (per loro ovviamente) in cambio della creazione dei più
belli e colorati bigliettini di carta. I prestiti devono
auto-generarsi affinché i Popoli e gli Stati siano costantemente
sotto schiaffo a causa di un immortale finanziamento. I grandi
banchieri si sono arricchiti a dismisura conquistando il privilegio
di emettere moneta e permettendo alle loro stesse creature
di assumere dimensioni superiori a quelle di singole nazioni.
Una semplice riflessione; in quasi tutti i Paesi le ben note banche
centrali hanno ottenuto leggi speciali per determinare, a prescindere
dalla volontà dei cittadini e dei governi eletti, il livello dei
tassi di interesse e della stessa inflazione. E da chi sono guidate
queste entità sovranazionali? Da chi sono controllate? Da soggetti
facenti parte sempre della stessa élite posta in cima alla catena
alimentare, quella degli squali bianchi...ops, piccolo lapsus,
intendevo dire quella dei banchieri. Del resto non credo ci sia molta
differenza; anzi, a volte, provo un senso di comprensione verso il
più caritatevole Carcharodon.
mercoledì 4 gennaio 2017
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