martedì 28 marzo 2017

Il Festival dell'Ipocrisia e del Ricatto.

Da pochi giorni si sono spente a Roma le luci del palcoscenico che hanno illuminato i leader dei ventisette Stati membri dell'Unione Europea, del Consiglio Europeo, del Parlamento Europeo e della Commissione Europea. Una folla di politici e tecnocrati che, tra brindisi, sorrisi di circostanza ed ammiccamenti, hanno indossato le rispettive maschere per arrivare a firmare una dichiarazione ricca di nobili intenzioni destinata a rilanciare nei prossimi dieci anni l'integrazione europea. I mass media internazionali hanno dato ampio risalto a questa celebrazione per il sessantesimo anniversario dei trattati di Roma stipulati nel lontano 1957. Una grande festa che si scontra con la triste realtà dei fatti. Ma di quale integrazione stiamo parlando? Di quella basata sul ricatto? Di quella fondata sull'egoistica difesa dei rispettivi interessi nazionali? Di quella basata soltanto sulla moneta unica con copyright di una banca?
Sembra già dimenticato quanto accaduto in Grecia con le selvagge privatizzazioni imposte dalla Troika; trentacinque porti, più di tremila unità di patrimonio pubblico immobiliare, proprietà all'estero, decine di monumenti, strade nazionali, istituti di credito, circa quaranta aeroporti, installazioni militari, aziende strategiche nel settore energetico, la fornitura di acqua, centinaia di migliaia di ettari di terreno, uffici postali ed altri beni espropriati per rendere ancora più ricche imprese tedesche e francesi. E potrei continuare a lungo elencando situazioni in cui esseri umani lottano quotidianamente contro una drammatica disoccupazione, contro una diffusa povertà, contro le conseguenze di un fondamentalismo economico fondato sul potere del denaro e del libero mercato. Il concetto di integrazione fa ormai riferimento agli interessi delle multinazionali, delle banche e non al benessere dell'uomo.
Si pensi che negli stessi giorni delle solenni celebrazioni di Roma il numero uno della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato candidamente alla BBC che la Gran Bretagna dovrà pagare quasi cinquantotto miliardi di euro per lasciare l'Unione Europea anche se (testuali parole):
“Non c'è desiderio di punire la Gran Bretagna per la sua uscita dall'Unione, tuttavia la stessa Unione Europea deve dissuadere altri paesi dal seguire quell'esempio.”
Ed ancora.
“L'Unione Europea deve utilizzare un deterrente per evitare che altri Stati seguano l'esempio della Gran Bretagna”.
Ed ancora.
“L'Unione Europea non ha uno stato d'animo ostile contro la Gran Bretagna per la Brexit, ma io non voglio che altri Paesi prendano la stessa strada perché supponiamo per un secondo che altri lascino l'Unione; due, tre, quattro; sarebbe la fine.”
Ma ci rendiamo conto delle incredibili parole intimidatorie di questo individuo, già banchiere del Fondo Monetario Internazionale e Primo Ministro del Lussemburgo?
Senza alcuna vergogna afferma che bisogna tenere sotto scacco gli Stati europei con la minaccia di pesanti sanzioni economiche, di salate tassazioni. L'autonoma decisione del popolo britannico di uscire dall'Unione Europea ha suscitato pesanti preoccupazioni tra le fila dei tecnocrati di Bruxelles; ed ecco la reazione, un ricatto in piena regola rivolto a tutti gli altri popoli europei. Pensate di lasciare l'Unione? Bene, sappiate che paghereste a caro prezzo questa decisione. Insomma, un'autentica sfida alla libera determinazione dei popoli puntando la pistola finanziaria alla tempia. La dichiarazione di Junker alla BBC avrebbe dovuto riempire di indignazione politici e mass media; eppure nulla, salvo qualche sporadico commento critico. D'altronde non è la prima volta che i banchieri-pupari evidenziano tutta la loro arroganza. Ricordate la dichiarazione del tre settembre 2016 di Andrea Orlando, Ministro della Giustizia da febbraio del 2014, durante la festa del Fatto Quotidiano?
Ecco le sue parole:
“Oggi noi stiamo vivendo un enorme conflitto tra democrazia ed economia. Oggi, sostanzialmente, i poteri sovranazionali sono in grado di bypassare completamente le democrazie nazionali. Io faccio soltanto due esempi. I fatti che si determinano a livello sovranazionale, i soggetti che si sono costituiti a livello sovranazionale, spesso non legittimati democraticamente, sono in grado di mettere le democrazie di fronte al fatto compiuto.
Faccio un esempio. La modifica, devo dire abbastanza passata sotto silenzio, della Costituzione per quanto riguarda il tema dell'obbligo di Pareggio di Bilancio non fu il frutto di una discussione nel Paese. Fu il frutto del fatto che a un certo punto la Banca Centrale Europea, più o meno (ora la brutalizzo) disse: <O mettete questa clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>.
Io devo dire che è una delle scelte di cui mi vergogno di più, mi vergogno di più di aver fatto. Io penso sia stato un errore approvare quella modifica non tanto per il merito, che pure è contestabile, ma per il modo in cui si arrivò a quella modifica di carattere costituzionale.”
In quell'occasione un Ministro della Repubblica Italiana dichiarò che la nostra democrazia è soltanto nei sogni visto che viene lapidata dai soggetti sovranazionali non legittimati dalla volontà popolare. Lo stesso Ministro spiegò come la Banca Centrale Europea avesse compiuto un atto estorsivo a danno del Parlamento Italiano.
Conseguenze? Nessuna! Ma sì, tutto va ben madama la marchesa.
Evviva il festival dell'ipocrisia e del ricatto.

Alfred B. Revenge