"Gli Anni Voleranno"
domenica 25 febbraio 2018
venerdì 23 febbraio 2018
"Il Fascismo Finanziario"
Il Fascismo Finanziario
Ieri il presidente della
Commissione Europea, Jean Claude Juncker, ha ufficialmente
dichiarato: “sono preoccupato per l'esito delle elezioni italiane.
Dobbiamo prepararci allo scenario peggiore, cioè un governo non
operativo in Italia. E' possibile una forte reazione dei mercati
nella seconda metà di marzo, ci prepariamo a questo scenario.”
(fonte: Ansa, Corriere della Sera, Il Giornale, La Repubblica, ecc.)
Innanzi tutto vorrei
ricordare chi è questo Jean Claude Juncker. Prima di svolgere
l'attuale incarico di Presidente della Commissione Europea, cioè il
formidabile strumento creato dalla élite di potere per decidere
sulle sorti dei vari Paesi dell'unione, è stato primo ministro del
Lussemburgo, Stato noto per essere ancora un paradiso fiscale per le
grandi multinazionali, e soprattutto governatore delle due
istituzioni finanziarie responsabili negli ultimi decenni di aver
inquinato l'equilibrio sociale ed economico di tante nazioni; mi
riferisco alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale di
cui descrissi alcuni nefasti interventi a danno di interi popoli nel
mio romanzo “Da Servo a Padrone”.
Jean Claude Juncker è il
classico tecnocrate banchiere, parte integrante della casta
privilegiata che da anni tiene al guinzaglio i vari governi italiani.
Detto questo mi soffermo
sulla frase sopra riportata dagli organi di stampa tralasciando
quella “correttiva” e “ipocrita” rilasciata alcune ore dopo
(“qualunque sia il risultato, sono fiducioso che avremo un governo
che ci assicura che l'Italia rimanga un attore centrale
dell'Europa.”).
Il sacerdote del dio
denaro Jean Claude Juncker non ha fatto altro che confermare quanto
le decisioni sul futuro del popolo italiano siano soggette
all'esclusivo volere della classe elitaria rappresentata da grandi
banchieri internazionali. Assistiamo alla minaccia estorsiva: “E'
possibile una forte reazione dei mercati nella seconda metà di
marzo, ci prepariamo a questo scenario” che tradotto nella lingua
dei tecnocrati-banchieri significa: il prossimo governo italiano si
dovrà piegare, come di consueto, alle istruzioni della Commissione
Europea e della Banca Centrale Europea (leggasi Berlino e Parigi,
centri di coordinamento del potere finanziario europeo) altrimenti
metteremo in azioni le leve del “mercato” per fargli capire che
la sua funzione è soltanto di essere uno “yes man”, uno
strumento docile e servile sempre pronto a ubbidire ai comandi del
padrone. Già, il “mercato”; questa espressione mistica
governatrice di ogni cosa nel mondo che identifica il luogo sacro di
qualsiasi scambio. Ma la domanda è: il mercato ha una vita propria e
indipendente o è solo una maschera occultatrice?
La risposta è nella
storia dei fatti e nella semplice logica; il “mercato” si nutre
di potere assorbendolo dallo Stato e spostandolo verso i banchieri e
relativi alleati-sudditi. Ed è questa l'esperienza specifica
dell'unione monetaria con l'avvento dell'euro. Il “mercato” non è
altro che il volante dell'auto guidata da chi veramente ci domina.
Jean Claude Juncker con la sua frase ha voluto affermare il principio
della classe dominante, cioè di quella ristretta cerchia di
privilegiati identificabile nei novelli usurai internazionali e nelle
lobby delle multinazionali europee ben visibili e presenti all'interno delle strutture di comando di Bruxelles come, per
esempio, la “European Round Table of Iindustrialist” dove
migliaia di suoi operatori agiscono nell'interesse di colossi quali
Royal Dutch Shell, Deutsche Telecom, Thyssen Krupp, Siemens e tanti
altri. Sono queste piovre insieme alle grandi banche a dettare
l'agenda europea; noi poveri mortali siamo visti soltanto come utili
idioti da sacrificare sull'altare del profitto a ogni costo.
Un governo italiano, di
qualsiasi colore o con il programma più vantaggioso per i cittadini,
dovrà fare i conti con l'azione ricattatoria di chi detiene
l'arsenale più ricco di munizioni e abbassare la cresta. Il concetto
stesso di libertà umana viene a plasmarsi sulla base delle esigenze
di un suddito diventato tiranno: il “mercato”. Esso assicura la
libertà, non più uno Stato democratico; anzi, quest'ultimo deve
operare al fine che il novello Re non subisca interferenze grazie
all'imposizione di nuove regole di condotta. Il neoliberismo ha
trasformato lo Stato in un suo braccio armato per difendere e
allargare il potere stesso del “mercato”.
La politica è ormai
ridotta a servire un etereo sovrano adottando regimi duri e punitivi
nei confronti delle persone povere e indifese. Le categorie più
deboli sono e saranno sempre umiliate per la loro incapacità di
reggere al confronto dell'insensibile e spietato “mercato”. E ciò
che addolora è osservare che proprio lo Stato rappresenta il garante
di questa condizione di umiliazione per i più deboli. Altro che
democrazia, altro che uguaglianza nella partecipazione politica,
altro che equa distribuzione delle risorse; ormai ci siamo
incamminati lungo la via del “fascismo finanziario” che rende
schiavi ognuno di noi attraverso il debito. Sì, è proprio così,
ogni essere umano nasce e vive sul principio assurdo della creazione
di moneta a debito.
E' tutto un grande
inganno! Quando riusciremo a svegliarci e comprendere finalmente che
l'intero sistema finanziario è basato sul debito? Quando riusciremo
a capire la semplice verità che il denaro fisico e virtuale è
creato dal nulla dalle banche centrali e da quelle commerciali
completamente estranee e indipendenti dalla volontà della stragrande
maggioranza delle persone?
Poniamoci alcune
elementari domande.
Per quale incredibile
ragione una struttura indipendente dalla volontà e dal controllo
dello Stato (leggasi Banca), cioè da tutti noi, ha il diritto
esclusivo di emettere dal nulla la moneta denominata euro? Per quale
ragione i tartassati contribuenti italiani, così come gli altri
cittadini della zona euro, sono costretti a restituire denaro creato
dal nulla proprio in un momento in cui i poveri aumentano sempre di
più; denaro peraltro che ritorna all'origine, cioè alla banca che
ha prodotto come un illusionista quei soldi dal nulla? Vogliamo
capire che dietro l'euro niente esiste se non la fiducia di coloro
che utilizzano quel bene per indebitarsi? Vogliamo capire che questo
diritto dato alla Banca Centrale di stampare dal nulla la moneta è
stato concesso dai politici prezzolati senza neanche interpellare il
popolo?
E allora faccio una
domanda che già indicai in un mio scritto di oltre tre anni fa
(Svegliamoci!). Visto che tutto parte dal nulla quale danno ci
sarebbe per la banca centrale se il debito fosse azzerato? Bene, la
risposta è di una disarmante semplicità: Nessuno! Nessun danno ci
sarebbe poiché i soldi creati dal nulla ritornerebbero alla loro
condizione originaria, cioè il nulla.
Riporto alcuni passi del
mio libro “Svegliamoci!” realizzato a gennaio del 2015:
“Dobbiamo smetterla di
percorrere la strada costruita dagli usurai internazionali. Non ci
siamo ancora accorti che attraversarla significa pagare un pesante
pedaggio? Vogliamo capire che diminuire il debito pubblico avendo
perso la sovranità monetaria è possibile soltanto attraverso la
diminuzione della ricchezza prodotta? Cercherò di essere ancora più
chiaro. Il debito nasce e si sviluppa progressivamente a costo zero
per il creditore originario, cioè la banca Centrale che ha prodotto
denaro dal nulla. La ricchezza per nascere, svilupparsi e crescere ha
necessità di continui interventi materiali posti in atto dagli
esseri umani. Ora, quali sono gli strumenti attraverso i quali si
realizza il travaso di ricchezza dal popolo alle banche? Facilissimo,
sono le tasse!
Questo fa sì che ci sia
il trasferimento di ricchezza dalle persone agli squali in giacca e
cravatta, cioè a quella categoria elitaria che senza pagare alcunché
indebita l'intera collettività prestando il denaro nel momento
dell'emissione, per un ammontare pari alla moneta in circolazione.
Come facciamo a non comprendere che la creazione di ricchezza è un
valore che deriva dal lavoro umano, dall'impegno, dalla volontà,
dall'ingegno; mentre il valore della moneta deriva soltanto dal poter
essere accettata dalle persone per realizzare necessità future.
Insomma, è soltanto la possibilità di fare una spesa ad assegnare
valore alla moneta. Se lasciassimo i banchieri soli soletti nella
loro torre di avorio a stampare quattrini, alla fine avrebbero solo
bigliettini colorati per nutrirsi , visto che non avrebbero prodotto
alcuna ricchezza.
Inoltre, non si deve
assolutamente dimenticare che con l'attuale composizione del debito e
con elevate imposte risulta del tutto elementare capire che ogni
cittadino ha minore reddito , quindi meno soldi a disposizione;
pertanto, deve indebitarsi per far fronte alle varie esigenze della
vita. Cosa ne deriva? Semplice, che per tentare di diminuire il
debito dello Stato si incrementa il debito dei privati in
un'ulteriore giostra diabolica che ha come unico risultato lo
spostamento di passività, ancor più dannoso, verso famiglie e
imprese.
Ciò che stanno facendo i
banchieri e burocrati europei grida vendetta, eppure nulla si vede
all'orizzonte.
Si dovrebbe percorrere
una differente strada, quella utile al popolo; riconquistare la piena
sovranità monetaria, avere una moneta di proprietà del popolo,
ridurre le tasse, mantenere equa ed efficiente la spesa sociale,
emettere nuovo denaro per ricomprarsi il debito pubblico e così
mandare a quel paese le rovinose logiche dei mercati finanziari.
Ma quando faremo entrare
nelle nostre teste che uno Stato sovrano non ha necessità di
emettere quantità industriali di titoli di debito per finanziarsi?
Sarebbe sufficiente pigiare i tasti di un computer per accreditare al
Ministero del Tesoro i soldi utili al fabbisogno senza pagare un
centesimo di interessi agli usurai. In sostanza, eliminare il debito
pubblico rappresenta una normale operazione contabile.
Esempio; in un'Italia
ritornata sovrana della propria moneta la sua banca centrale,
pubblica e con le funzioni tipiche di un'agenzia governativa,
potrebbe acquistare tranquillamente titoli del debito pubblico
inserendoli nel proprio bilancio, tenerli fino alla naturale scadenza
e rinnovarli sino a quando riterrà conveniente per l'economia del
Paese. Ovviamente questo debito verrebbe acquistato inserendo nel
circuito finanziario equivalente massa monetaria, cioè lire (l'euro
a quel punto l'avremmo già salutato) create dal nulla. Si comprende
benissimo che questa massa monetaria ritornerà nella pancia della
Banca Centrale Italiana quando i titoli saranno rivenduti. E se a
quel punto la stessa Banca Centrale decidesse di non rivendere i
titoli del debito pubblico? Se decidesse addirittura di cancellarli
dal proprio bilancio con un semplice tratto di penna? Quali
catastrofi si verificherebbero? La Banca Centrale Italiana fallirebbe
perché non ha più l'attivo costituito dai titoli di Stato e il
passivo sarebbe di gran lunga maggiore?
Ma quando mai! Non
succederebbe nulla! Perché?
Perché una Banca
Centrale anche se si trovasse nella condizione in cui le passività
superano le attività non potrà mai correre il rischio di fallire,
di essere insolvente. Semplicissimo, perché ad essa è stata
assegnata dallo Stato, in qualità di prestatore di ultima istanza,
il corso legale e forzoso sulla moneta, cioè il potere di creare dal
nulla tutti i mezzi legali di pagamento a un costo quasi vicino allo
zero. La funzione di una Banca Centrale (realmente pubblica) di uno
“Stato Sovrano” è quella di essere il pagatore senza limiti di
ultima istanza poiché il denaro viene creato dal nulla e al nulla
ritorna qualora così fosse deciso. Quindi, ridurre il debito
pubblico è possibile senza tanti drammi persino dall'attuale Banca
Centrale Europea che alcun danno ne riceverebbe; anzi, vi sarebbe
l'immediata diminuzione degli interessi con la logica conseguenza che
si andrebbero a evitare le manovre di austerità basate
essenzialmente sull'aumento delle tasse e sulla riduzione della spesa
sociale.
Non mi stancherò mai di
ripetere che il debito di uno Stato detenuto dalla sua Banca Centrale
o di un qualsiasi altro ente a controllo governativo è solo una
posta contabile che evidenzia una passività di una componente dello
Stato verso un'altra; se consolidassimo i rispettivi bilanci avremmo
saldo zero.
Conclusione, lo Stato
deve dei soldi a se stesso; pertanto nulla è dovuto ad alcuno.
Ma poi, non è quello che
ha fatto recentemente la Gran Bretagna in gran segreto? Eliminare la
quota del debito in mano alla Banca d'Inghilterra attraverso la
sostituzione di titoli con sterline.
Si pensi a quanto
descritto su Businessinsider.com il quattordici ottobre 2012: un
operatore finanziario di Londra ha affermato come la Banca
d'Inghilterra, che ha già acquistato quasi un quarto del debito
pubblico inglese, invia semplicemente al macero i titoli informando
il governo britannico che non deve più nulla.
Si pensi all'articolo sul
Telegraph del quattordici ottobre 2012 dove vengono citati
ricercatori del Fondo Monetario Internazionale che hanno dimostrato
matematicamente: se lo Stato stampasse moneta sufficiente per
togliere di mezzo sia il debito pubblico che il credito bancario il
prodotto interno lordo, il reddito e altri dati sensibili si
manterrebbero su valori ottimali.
Si pensi agli stessi
articoli sul Financial Times e Wall Street Journal del quattordici e
diciassette ottobre 2012 dove si fa intendere come la Gran Bretagna
sia stata tentata dal percorrere questa via di una logica elementare,
seppur osteggiata da chi non vuole che il debito degli stati si
riduca. La domanda è sempre quella: chi ci guadagna
dall'applicazione di questo sistema insensato basato sul debito? Gli
usurai o banchieri per utilizzare un termine più elegante.
Chi fa credere al popolo
che sostituire titoli di debito con denaro produce una mortale
inflazione mente sapendo di mentire, poiché questo scambio di
attività (titoli contro denaro) non può produrre inflazione visto
che i soldi lo Stato li ha già utilizzati e non andrebbero
ovviamente a incrementare la spesa pubblica. D'altronde stiamo
parlando di operazioni contabili; semplici giri di posta che non
producono la nuova creazione di moneta. Anche la Federal Reserve ha
compiuto analoghe movimentazioni dopo la crisi del 2008. E chi sono
questi mentitori? I sacerdoti del dio denaro con la potenza dei mass
media da loro controllati e tutti coloro che girano intorno a questo
mondo come economisti, politici, esperti, giornalisti, burocrati,
tutti incantati dal canto frusciante di colorate sirene ammaliatrici.
Sono questo soggetti che hanno inculcato nelle nostre menti il
diabolico principio che uno Stato Sovrano pur potendo creare la
moneta se la deve far prestare pagandoci pure gli interessi.
Un'assurdità che però ha fatto e continua a fare arricchire la
classe elitaria”
Questo scrissi oltre tre
anni fa. Purtroppo, diversi popoli stanno provando sulla loro pelle
la subdola azione del “fascismo finanziario”, cioè di quella
dottrina neoliberista che rende schiavi con le catene del debito.
Alfred B. Revenge
mercoledì 21 febbraio 2018
lunedì 19 febbraio 2018
"Carponi e senza Mutande"
Stanotte ho avuto una
visione celestiale che ha resuscitato per un attimo quella speranza
ormai scomparsa da tempo. Un angelo con tanto di ali piumate mostrava
una scena inedita per noi italiani; la cancelliera tedesca Angela
Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron si recavano in
pellegrinaggio a Roma per incontrare il primo ministro italiano e
rassicurarlo sul fatto che qualunque fosse stato l'esito delle
elezioni nei loro rispettivi Paesi alcun governo sarebbe nato con la
volontà di contrastare gli interessi politici ed economici
dell'Italia.
Questo innovativo viaggio
onirico subiva una brusca interruzione dall'improvvisa accensione
della televisione magicamente sintonizzata su un canale dove si
annunciava una speciale rassegna stampa:
-Il primo ministro
italiano Gentiloni del partito democratico vola a Berlino per
incontrare la Merkel e rassicurare l'Europa che “non c'è nessun
rischio che l'Italia abbia un governo su posizioni populiste e
antieuropeiste” (fonte: Corriere della Sera, articolo del 17
febbraio 2018).
-Il leader del centro
destra Silvio Berlusconi vola a Bruxelles per incontrare Jean Claude
Juncker, presidente della Commissione Europea, elogiare la Merkel e
“riconquistare la riabilitazione europea” (fonte: La Stampa,
articolo del 23 gennaio 2018).
-Il candidato premier del
movimento cinque stelle Luigi Di Maio prima vola a Londra per
“tranquillizzare” banche e banchieri internazionali e poi
dichiara alla Link Campus University di Roma “basta con
l'euroscetticismo, l'Unione Europea è la casa del movimento cinque
stelle” (fonte: Corriere della Sera, articolo del 30 gennaio 2018.
La Stampa, articolo del 6 febbraio 2018).
E che diavolo! Ancora una
volta alcuni tra i principali esponenti politici italiani se ne
fregano di ciò che decideranno gli italiani e vanno dai potenti di
turno mettendosi carponi e senza mutande a chiedere una sorta di
lasciapassare per governare. Ma allora, perché spendere soldi per
mandare al voto decine di milioni di italiani? Che necessità esiste
di prendere per i fondelli il popolo annunciando programmi economici
assolutamente irrealizzabili per via dei vincoli europei? Davvero si
pensa che i burocrati di Bruxelles guidati da Germania e Francia,
novelle potenze coloniali, prenderanno in esame iniziative quali la
flat tax (peraltro palesemente ingiusta visto che applicherebbe la
stessa aliquota irpef sia per l'artigiano che per il grande
imprenditore. Sai che gioia per un semplice impiegato che guadagna
mille e cinquecento euro al mese sapere che pagherà la stessa
percentuale di tasse del gran riccone che guadagna dieci o venti
volte di più) o il reddito di cittadinanza o aumenti della pensione
minima o qualsivoglia altro vantaggio per il popolo italiano? Ma
davvero si pensa questo? Abbiamo già dimenticato che la Commissione
Europea grida di matto e minaccia l'apertura di una procedura di
infrazione appena l'Italia sfora di due o tre miliardi di euro? E nel
prossimo futuro dovrebbe dare l'ok a manovre che richiederebbero
decine se non centinaia di miliardi di euro? E' solo tanto fumo che
si getta davanti agli occhi della gente per non mostrare la cruda
realtà della politica neoliberista che ha come suo killer spietato
la moneta unica.
Sono tutte chiacchiere,
nessuna politica economica e fiscale seria può essere intrapresa
senza disporre della piena sovranità monetaria. E noi italiani non
l'abbiamo, punto e basta.
Sembra che i nostri
coraggiosi politici abbiano dimenticato la mannaia del pareggio di
bilancio inserita da loro stessi nella Costituzione che costringerà
la nazione a manovre sempre più soffocanti. I poveri, tra assoluti e
relativi, sono già -secondo l'Istat- di circa dieci milioni; a che
cifra si vuole arrivare?
L'amara realtà è che
l'Italia è soggetta alla volontà dell'asse dominante in Europa,
quello franco-tedesco. Il prossimo governo italiano, qualsiasi colore
abbia, ubbidirà passivamente ai diktat di Berlino e Parigi e delle
loro succursali di Bruxelles (Commissione Europea) e di Francoforte
(Banca Centrale Europea).
Alcuni giorni fa scrissi
il mio pensiero sul fascismo: “Io penso che il fascismo rappresenti
molto di più che la semplice rappresentazione di una destra legata
al periodo storico di Mussolini; il fascismo è l'ideologia della
violenza, la manifestazione di una condizione mentale sia della
singola persona che di una intera collettività idonea a inchinarsi
al potere della degradazione. Il fascismo non è un'ideologia
settaria, bensì una visione del mondo figlia di quella deviazione
etica che vede nella conquista del potere e nel suo esercizio lo
strumento più efficace per incatenare la libertà di pensiero. Il
fascismo ha come fine ultimo il controllo delle coscienze attraverso
la soppressione dei principi morali superiori.”
Quello che si vede
esercitato dalla élite finanziaria e politica è la moderna e più
subdola forma di fascismo, eppure sembra che nessuno se ne accorga.
Davvero si può pensare che l'Italia sia una democrazia?
Davvero si pensa che esista uno Stato amministrato secondo regole
democratiche, secondo la volontà del popolo? Chi pensa questo è un
illuso. Nel passato anche recente abbiamo sentito frasi come “difesa
dei valori democratici”, “promuovere un voto democratico”,
“esportazione della democrazia” e altre analoghe. Tutta una
grande menzogna; in Italia, così come negli altri Paesi così detti
democratici, il popolo non ha mai governato, ha soltanto scelto
passivamente chi dovesse farlo. Forse, millenni fa, questa forma di
governo si attuò concretamente in Grecia quando la gente, con
esclusione delle donne e degli schiavi, decideva e votava sui singoli
problemi. Allora si poteva parlare di vera democrazia, cioè
dell'effettivo esercizio del potere da parte del popolo. Per il
resto, i governi democratici sono stati solo una presa in giro per le
comunità. Quando il popolo di uno Stato “democratico” come
l'Italia ha potuto manifestare il suo potere di scelta? Mettendo
un'anonima crocetta su un disegnino partitico rappresentato in un
foglietto di carta? A dire il vero questo rappresenta il nulla.
Pensateci bene. Il cittadino italiano quando vota non determina quale
politica economica, sociale o estera adottare; sceglie semplicemente
dei deputati che dovrebbero rappresentare la sua volontà, il suo
pensiero. I cittadini votano i politici definiti di volta in volta di
destra, di sinistra o di centro che, in teoria, sostengono iniziative
in linea con quelle che vorrebbero. Ma quando mai! Questo processo di
trasferimento del volere popolare ha trovato una sua applicazione
solo nei sogni degli italiani. Alcuni freni connaturati alla mene
umana hanno sempre impedito agli eletti di agire secondo la
desiderata dei propri elettori. Un esempio? La corruzione. Nel caso
di una democrazia diretta qualora il popolo prendesse una decisione
errata la responsabilità sarebbe soltanto la sua; altresì, se a
prendere la decisione fosse un delegato del popolo chi garantirebbe
che si adeguerà alla volontà dei suoi rappresentati? Il delegato
potrebbe tranquillamente favorire politiche in contrasto con il
volere di chi l'ha nominato. Insomma, l'elettore sarebbe tradito
dall'eletto. I sostenitori del sistema democratico potrebbero
replicare a questa osservazione sostenendo la tesi che l'elettore
avrebbe sempre lo strumento del voto per sostituire il rappresentante
corrotto. Questa è solo una grande mistificazione. La realtà
storica ha dimostrato come il voto popolare mai sia riuscito a
intaccare la corruzione. La ragione di questo fallimento? Bene,
innanzi tutto il cittadino in Italia vota soltanto ogni cinque anni e
sceglie soggetti già decisi dalle segreterie dei partiti; quindi,
non solo non detiene il potere diretto di decidere sulle questioni
nazionali, ma non ha neanche il potere di controllo sull'operato di
chi governa. Se per un periodo così lungo il popolo non fosse in
grado di fare nulla nel caso i propri delegati lo ingannassero, a
cosa servirebbe aver votato? D'altronde, cinque anni sono tanti nella
vita politica e le sollecitazioni di lobby, élite e multinazionali
sono lì pronte a destare l'avido interesse dei governanti di turno.
A quel punto il denaro avrà compiuto la sua missione, le radici del
corrotto si saranno rafforzate all'interno dell'apparato governativo
e un'eventuale rivelazione pubblica del marcio implicherebbe scarse
complicazioni. Inoltre, rammentiamo quanto sia istituzionalizzata
l'arma del ricatto attraverso la sistematica opera di denigrazione
nei confronti dei personaggi poco graditi alla élite. La democrazia
vera, tranne alcuni casi, non ha trovato nella storia dell'uomo una
sua reale applicazione perché la forza del denaro esercitata dai
suoi sacerdoti è risultata sempre prevaricatrice di ogni altro
principio. Basta ricordare come la classe politica e di governo sia
soltanto il braccio operativo di un sistema capitalistico capace di
comprare qualsiasi cosa, compresa l'anima dell'uomo.
Io
penso che chiunque vinca in Italia le prossime elezioni dovrà
mettersi carponi e senza mutande davanti a chi deciderà le nostre
sorti con la consueta frase: “così vuole l'Europa”. Chissà,
forse alla fine saremo così ricordati: “Gli italiani,
generosissimi in tutto, non sono generosi quando si tratta di
pensare. (Gadda)”
Alfred
B. Revenge
sabato 17 febbraio 2018
Yehuda Amichai. "Mi ha assalito un'acre nostalgia"
"Mi ha assalito un'acre nostalgia" poesia di Yehuda Amichai.
mercoledì 14 febbraio 2018
Saviano: “Il fascismo è tornato in Italia”
L'undici febbraio è
uscito sul “TheGuardian” un articolo a firma di Roberto Saviano
dal titolo “Fascism is back in Italy and it's paralising the
political system”.
Secondo Saviano i partiti
di destra e di sinistra non vogliono che si parli dell'azione
violenta compiuta a Macerata il tre febbraio da Luca Traini finita
con il ferimento di sei migranti e partita dopo il tragico evento che
ha visto una ragazza italiana uccisa e fatta a pezzi da un gruppo di
nigeriani. Questo perché, sempre per Saviano, tutti “hanno paura
di alienarsi un elettorato sempre più xenofobo”.
Francamente trovo
deplorevole il tentativo dello scrittore di incolpare collettivamente
gli italiani per i recenti fatti di Macerata. Inoltre, il suo
semplicistico ragionamento evidenzia il totale disinteresse verso le
domande degli Italiani tese a ottenere risposte adeguate agli effetti
dell'immigrazione di massa. Per non parlare del fatto che la notizia
ha ricevuto, in realtà, ampio risalto mediatico e partecipativo.
Per Saviano il “fascismo
è tornato in Italia” generando un'ondata di xenofobia. E l'autore
di “Gomorra” sarebbe giunto a questa conclusione da ciò che lui
stesso definisce “l'unico attacco perpetrato da un italiano contro
stranieri.”
Che strano, un episodio
di grave violenza compiuto da un italiano contro alcuni migranti è
stato in grado di smuovere la sensibilità del noto scrittore al
punto da convincerlo sull'esistenza di una diffusione virale
dell'ideologia fascista. Altresì, i numerosi atti di prevaricazione
e brutalità compiuti da immigrati nel nostro Paese non sono stati
sufficienti a destargli una se pur minima riflessione critica sulle
conseguenze sociali di un'immigrazione selvaggia e non controllata.
Nell'editoriale Saviano
scrive: “L'odio dello straniero è il risultato di un cocktail
letale di cattive politiche, informazioni irresponsabili e crisi
economiche”.
Come non dare ragione al
famoso concittadino. Certo che nasce l'avversione verso coloro che,
entrati irregolarmente nel Paese grazie a politiche scellerate, si
macchiano di reati gravissimi verso donne, anziani, bambini e
disabili; d'altronde, è da anni che si apprende di atti criminali
legati agli istinti più beceri di esseri spregevoli e senza onore.
Siamo riusciti persino a importare nuovi tipi di organizzazioni
mafiose come, per esempio, quella nigeriana. Non ci bastavano le
nostre classiche mafia, camorra, ecc., ora abbiamo anche quelle di
importazione.
A dir la verità
l'italiano è contro lo straniero criminale così come quello di casa
e non vuole essere preso in giro; l'immigrazione è un fenomeno
positivo per lo sviluppo di una nazione, ma quello regolato e
disciplinato. Coloro che insultano i critici, come me, del fenomeno
immigratorio di massa non riescono a comprendere che non esiste
un'ostilità precostituita verso chi proviene da Paesi più poveri,
bensì solo il buon senso che fa intuire la pericolosità di far
entrare chiunque senza una preventiva politica regolatrice dei flussi
associata a doverosi controlli. Ho sempre sostenuto che tra gli
artefici di quanto sta accadendo ci sono quelli che spingono esseri
umani a partire dalla propria nazione per inseguire l'illusione di
una vita migliore che difficilmente si realizzerà. L'Italia è vista
come una sorta di bengodi dove tutto si può ottenere con estrema
facilità, dove esistono solo diritti e alcun dovere. E la
responsabilità principale su questa condizione è di coloro che, per
interesse, hanno fatto credere a tanti che nel Bel Paese tutto è
concesso, tutto è possibile e che la legalità o il rispetto verso
la donna o la proprietà altrui siano banali optional. Non si possono
difendere i migranti quando commettono reati ignobili affermando che
anche gli italiani lo fanno, è una squallida semplificazione che
porta soltanto ad alimentare odio su odio.
E in tutto ciò il
fascismo o la xenofobia o il razzismo non c'entrano proprio nulla.
Ricordo un articolo sul
“Fatto Quotidiano” del venticinque giugno 2017 in cui si indicava
come “l'Italia si è trasformata in un'importatrice di associazioni
criminali straniere” così come denunciato dalla Direzione
Nazionale Antimafia. E la porta aperta all'immigrazione incontrollata
non fa altro che favorire e potenziare lo sviluppo di queste nuove
organizzazioni alimentando il circuito della paura nelle persone.
Saviano dice che “il
fascismo è tornato in Italia” per via dell'episodio di violenza
perpetrato a Macerata da un italiano contro alcuni migranti. Tutto
qui? Davvero è giunto a una tale drammatica conclusione analizzando
un singolo fatto di cronaca? Mi nasce spontanea una domanda: ma cos'è
il fascismo per Roberto Saviano? Non essendo un intellettuale
radical-chic come l'illustre saggista credo che mai riceverò
risposta, tuttavia proverò con i miei modesti mezzi a darne una
brevissima interpretazione. Io penso che il fascismo rappresenti
molto di più che la semplice rappresentazione di una destra legata
al periodo storico di Mussolini; il fascismo è l'ideologia della
violenza, la manifestazione di una condizione mentale sia della
singola persona che di una intera collettività idonea a inchinarsi
al potere della degradazione. Il fascismo non è un'ideologia
settaria, bensì una visione del mondo figlia di quella deviazione
etica che vede nella conquista del potere e nel suo esercizio lo
strumento più efficace per incatenare la libertà di pensiero. Il
fascismo ha come fine ultimo il controllo delle coscienze attraverso
la soppressione dei principi morali superiori.
Quanti regimi fascisti,
di destra o sinistra, si sono succeduti nel mondo. Il colore politico
non significa nulla; le azioni concrete sono quelle che contano.
Fascista è un'associazione criminale, un'ideologia religiosa che
discrimina i diversi e le donne, un individuo che utilizza la
violenza per dominare un suo simile.
La stragrande maggioranza
degli italiani non è fascista, non ha un'avversione indiscriminata
verso chi proviene dall'estero; io penso, invece, che si è
semplicemente stancata di assistere al degrado sociale, economico e
culturale della propria casa.
Chissà, forse un giorno
si leggerà sul “The Guardian” un articolo di Roberto Saviano dal
titolo: “L'italofobia è tornata in Italia”.
Alfred B. Revenge
lunedì 12 febbraio 2018
Cesare Pavese. "Ti ho sempre soltanto veduta"
"Ti ho sempre soltanto veduta" poesia di Cesare Pavese.
mercoledì 7 febbraio 2018
domenica 4 febbraio 2018
Konstantin Michajlovic Simonov. "Aspettami ed io Tornerò"
"Aspettami ed io Tornerò" poesia di Konstantin Michajlovic Simonov
giovedì 1 febbraio 2018
Iscriviti a:
Post (Atom)