L'undici febbraio è
uscito sul “TheGuardian” un articolo a firma di Roberto Saviano
dal titolo “Fascism is back in Italy and it's paralising the
political system”.
Secondo Saviano i partiti
di destra e di sinistra non vogliono che si parli dell'azione
violenta compiuta a Macerata il tre febbraio da Luca Traini finita
con il ferimento di sei migranti e partita dopo il tragico evento che
ha visto una ragazza italiana uccisa e fatta a pezzi da un gruppo di
nigeriani. Questo perché, sempre per Saviano, tutti “hanno paura
di alienarsi un elettorato sempre più xenofobo”.
Francamente trovo
deplorevole il tentativo dello scrittore di incolpare collettivamente
gli italiani per i recenti fatti di Macerata. Inoltre, il suo
semplicistico ragionamento evidenzia il totale disinteresse verso le
domande degli Italiani tese a ottenere risposte adeguate agli effetti
dell'immigrazione di massa. Per non parlare del fatto che la notizia
ha ricevuto, in realtà, ampio risalto mediatico e partecipativo.
Per Saviano il “fascismo
è tornato in Italia” generando un'ondata di xenofobia. E l'autore
di “Gomorra” sarebbe giunto a questa conclusione da ciò che lui
stesso definisce “l'unico attacco perpetrato da un italiano contro
stranieri.”
Che strano, un episodio
di grave violenza compiuto da un italiano contro alcuni migranti è
stato in grado di smuovere la sensibilità del noto scrittore al
punto da convincerlo sull'esistenza di una diffusione virale
dell'ideologia fascista. Altresì, i numerosi atti di prevaricazione
e brutalità compiuti da immigrati nel nostro Paese non sono stati
sufficienti a destargli una se pur minima riflessione critica sulle
conseguenze sociali di un'immigrazione selvaggia e non controllata.
Nell'editoriale Saviano
scrive: “L'odio dello straniero è il risultato di un cocktail
letale di cattive politiche, informazioni irresponsabili e crisi
economiche”.
Come non dare ragione al
famoso concittadino. Certo che nasce l'avversione verso coloro che,
entrati irregolarmente nel Paese grazie a politiche scellerate, si
macchiano di reati gravissimi verso donne, anziani, bambini e
disabili; d'altronde, è da anni che si apprende di atti criminali
legati agli istinti più beceri di esseri spregevoli e senza onore.
Siamo riusciti persino a importare nuovi tipi di organizzazioni
mafiose come, per esempio, quella nigeriana. Non ci bastavano le
nostre classiche mafia, camorra, ecc., ora abbiamo anche quelle di
importazione.
A dir la verità
l'italiano è contro lo straniero criminale così come quello di casa
e non vuole essere preso in giro; l'immigrazione è un fenomeno
positivo per lo sviluppo di una nazione, ma quello regolato e
disciplinato. Coloro che insultano i critici, come me, del fenomeno
immigratorio di massa non riescono a comprendere che non esiste
un'ostilità precostituita verso chi proviene da Paesi più poveri,
bensì solo il buon senso che fa intuire la pericolosità di far
entrare chiunque senza una preventiva politica regolatrice dei flussi
associata a doverosi controlli. Ho sempre sostenuto che tra gli
artefici di quanto sta accadendo ci sono quelli che spingono esseri
umani a partire dalla propria nazione per inseguire l'illusione di
una vita migliore che difficilmente si realizzerà. L'Italia è vista
come una sorta di bengodi dove tutto si può ottenere con estrema
facilità, dove esistono solo diritti e alcun dovere. E la
responsabilità principale su questa condizione è di coloro che, per
interesse, hanno fatto credere a tanti che nel Bel Paese tutto è
concesso, tutto è possibile e che la legalità o il rispetto verso
la donna o la proprietà altrui siano banali optional. Non si possono
difendere i migranti quando commettono reati ignobili affermando che
anche gli italiani lo fanno, è una squallida semplificazione che
porta soltanto ad alimentare odio su odio.
E in tutto ciò il
fascismo o la xenofobia o il razzismo non c'entrano proprio nulla.
Ricordo un articolo sul
“Fatto Quotidiano” del venticinque giugno 2017 in cui si indicava
come “l'Italia si è trasformata in un'importatrice di associazioni
criminali straniere” così come denunciato dalla Direzione
Nazionale Antimafia. E la porta aperta all'immigrazione incontrollata
non fa altro che favorire e potenziare lo sviluppo di queste nuove
organizzazioni alimentando il circuito della paura nelle persone.
Saviano dice che “il
fascismo è tornato in Italia” per via dell'episodio di violenza
perpetrato a Macerata da un italiano contro alcuni migranti. Tutto
qui? Davvero è giunto a una tale drammatica conclusione analizzando
un singolo fatto di cronaca? Mi nasce spontanea una domanda: ma cos'è
il fascismo per Roberto Saviano? Non essendo un intellettuale
radical-chic come l'illustre saggista credo che mai riceverò
risposta, tuttavia proverò con i miei modesti mezzi a darne una
brevissima interpretazione. Io penso che il fascismo rappresenti
molto di più che la semplice rappresentazione di una destra legata
al periodo storico di Mussolini; il fascismo è l'ideologia della
violenza, la manifestazione di una condizione mentale sia della
singola persona che di una intera collettività idonea a inchinarsi
al potere della degradazione. Il fascismo non è un'ideologia
settaria, bensì una visione del mondo figlia di quella deviazione
etica che vede nella conquista del potere e nel suo esercizio lo
strumento più efficace per incatenare la libertà di pensiero. Il
fascismo ha come fine ultimo il controllo delle coscienze attraverso
la soppressione dei principi morali superiori.
Quanti regimi fascisti,
di destra o sinistra, si sono succeduti nel mondo. Il colore politico
non significa nulla; le azioni concrete sono quelle che contano.
Fascista è un'associazione criminale, un'ideologia religiosa che
discrimina i diversi e le donne, un individuo che utilizza la
violenza per dominare un suo simile.
La stragrande maggioranza
degli italiani non è fascista, non ha un'avversione indiscriminata
verso chi proviene dall'estero; io penso, invece, che si è
semplicemente stancata di assistere al degrado sociale, economico e
culturale della propria casa.
Chissà, forse un giorno
si leggerà sul “The Guardian” un articolo di Roberto Saviano dal
titolo: “L'italofobia è tornata in Italia”.
Alfred B. Revenge
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