venerdì 23 febbraio 2018

"Il Fascismo Finanziario"

Il Fascismo Finanziario

Ieri il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, ha ufficialmente dichiarato: “sono preoccupato per l'esito delle elezioni italiane. Dobbiamo prepararci allo scenario peggiore, cioè un governo non operativo in Italia. E' possibile una forte reazione dei mercati nella seconda metà di marzo, ci prepariamo a questo scenario.” (fonte: Ansa, Corriere della Sera, Il Giornale, La Repubblica, ecc.)
Innanzi tutto vorrei ricordare chi è questo Jean Claude Juncker. Prima di svolgere l'attuale incarico di Presidente della Commissione Europea, cioè il formidabile strumento creato dalla élite di potere per decidere sulle sorti dei vari Paesi dell'unione, è stato primo ministro del Lussemburgo, Stato noto per essere ancora un paradiso fiscale per le grandi multinazionali, e soprattutto governatore delle due istituzioni finanziarie responsabili negli ultimi decenni di aver inquinato l'equilibrio sociale ed economico di tante nazioni; mi riferisco alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale di cui descrissi alcuni nefasti interventi a danno di interi popoli nel mio romanzo “Da Servo a Padrone”.
Jean Claude Juncker è il classico tecnocrate banchiere, parte integrante della casta privilegiata che da anni tiene al guinzaglio i vari governi italiani.
Detto questo mi soffermo sulla frase sopra riportata dagli organi di stampa tralasciando quella “correttiva” e “ipocrita” rilasciata alcune ore dopo (“qualunque sia il risultato, sono fiducioso che avremo un governo che ci assicura che l'Italia rimanga un attore centrale dell'Europa.”).
Il sacerdote del dio denaro Jean Claude Juncker non ha fatto altro che confermare quanto le decisioni sul futuro del popolo italiano siano soggette all'esclusivo volere della classe elitaria rappresentata da grandi banchieri internazionali. Assistiamo alla minaccia estorsiva: “E' possibile una forte reazione dei mercati nella seconda metà di marzo, ci prepariamo a questo scenario” che tradotto nella lingua dei tecnocrati-banchieri significa: il prossimo governo italiano si dovrà piegare, come di consueto, alle istruzioni della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea (leggasi Berlino e Parigi, centri di coordinamento del potere finanziario europeo) altrimenti metteremo in azioni le leve del “mercato” per fargli capire che la sua funzione è soltanto di essere uno “yes man”, uno strumento docile e servile sempre pronto a ubbidire ai comandi del padrone. Già, il “mercato”; questa espressione mistica governatrice di ogni cosa nel mondo che identifica il luogo sacro di qualsiasi scambio. Ma la domanda è: il mercato ha una vita propria e indipendente o è solo una maschera occultatrice?
La risposta è nella storia dei fatti e nella semplice logica; il “mercato” si nutre di potere assorbendolo dallo Stato e spostandolo verso i banchieri e relativi alleati-sudditi. Ed è questa l'esperienza specifica dell'unione monetaria con l'avvento dell'euro. Il “mercato” non è altro che il volante dell'auto guidata da chi veramente ci domina. Jean Claude Juncker con la sua frase ha voluto affermare il principio della classe dominante, cioè di quella ristretta cerchia di privilegiati identificabile nei novelli usurai internazionali e nelle lobby delle multinazionali europee ben visibili e presenti all'interno delle strutture di comando di Bruxelles come, per esempio, la “European Round Table of Iindustrialist” dove migliaia di suoi operatori agiscono nell'interesse di colossi quali Royal Dutch Shell, Deutsche Telecom, Thyssen Krupp, Siemens e tanti altri. Sono queste piovre insieme alle grandi banche a dettare l'agenda europea; noi poveri mortali siamo visti soltanto come utili idioti da sacrificare sull'altare del profitto a ogni costo.
Un governo italiano, di qualsiasi colore o con il programma più vantaggioso per i cittadini, dovrà fare i conti con l'azione ricattatoria di chi detiene l'arsenale più ricco di munizioni e abbassare la cresta. Il concetto stesso di libertà umana viene a plasmarsi sulla base delle esigenze di un suddito diventato tiranno: il “mercato”. Esso assicura la libertà, non più uno Stato democratico; anzi, quest'ultimo deve operare al fine che il novello Re non subisca interferenze grazie all'imposizione di nuove regole di condotta. Il neoliberismo ha trasformato lo Stato in un suo braccio armato per difendere e allargare il potere stesso del “mercato”.
La politica è ormai ridotta a servire un etereo sovrano adottando regimi duri e punitivi nei confronti delle persone povere e indifese. Le categorie più deboli sono e saranno sempre umiliate per la loro incapacità di reggere al confronto dell'insensibile e spietato “mercato”. E ciò che addolora è osservare che proprio lo Stato rappresenta il garante di questa condizione di umiliazione per i più deboli. Altro che democrazia, altro che uguaglianza nella partecipazione politica, altro che equa distribuzione delle risorse; ormai ci siamo incamminati lungo la via del “fascismo finanziario” che rende schiavi ognuno di noi attraverso il debito. Sì, è proprio così, ogni essere umano nasce e vive sul principio assurdo della creazione di moneta a debito.
E' tutto un grande inganno! Quando riusciremo a svegliarci e comprendere finalmente che l'intero sistema finanziario è basato sul debito? Quando riusciremo a capire la semplice verità che il denaro fisico e virtuale è creato dal nulla dalle banche centrali e da quelle commerciali completamente estranee e indipendenti dalla volontà della stragrande maggioranza delle persone?
Poniamoci alcune elementari domande.
Per quale incredibile ragione una struttura indipendente dalla volontà e dal controllo dello Stato (leggasi Banca), cioè da tutti noi, ha il diritto esclusivo di emettere dal nulla la moneta denominata euro? Per quale ragione i tartassati contribuenti italiani, così come gli altri cittadini della zona euro, sono costretti a restituire denaro creato dal nulla proprio in un momento in cui i poveri aumentano sempre di più; denaro peraltro che ritorna all'origine, cioè alla banca che ha prodotto come un illusionista quei soldi dal nulla? Vogliamo capire che dietro l'euro niente esiste se non la fiducia di coloro che utilizzano quel bene per indebitarsi? Vogliamo capire che questo diritto dato alla Banca Centrale di stampare dal nulla la moneta è stato concesso dai politici prezzolati senza neanche interpellare il popolo?
E allora faccio una domanda che già indicai in un mio scritto di oltre tre anni fa (Svegliamoci!). Visto che tutto parte dal nulla quale danno ci sarebbe per la banca centrale se il debito fosse azzerato? Bene, la risposta è di una disarmante semplicità: Nessuno! Nessun danno ci sarebbe poiché i soldi creati dal nulla ritornerebbero alla loro condizione originaria, cioè il nulla.
Riporto alcuni passi del mio libro “Svegliamoci!” realizzato a gennaio del 2015:
“Dobbiamo smetterla di percorrere la strada costruita dagli usurai internazionali. Non ci siamo ancora accorti che attraversarla significa pagare un pesante pedaggio? Vogliamo capire che diminuire il debito pubblico avendo perso la sovranità monetaria è possibile soltanto attraverso la diminuzione della ricchezza prodotta? Cercherò di essere ancora più chiaro. Il debito nasce e si sviluppa progressivamente a costo zero per il creditore originario, cioè la banca Centrale che ha prodotto denaro dal nulla. La ricchezza per nascere, svilupparsi e crescere ha necessità di continui interventi materiali posti in atto dagli esseri umani. Ora, quali sono gli strumenti attraverso i quali si realizza il travaso di ricchezza dal popolo alle banche? Facilissimo, sono le tasse!
Questo fa sì che ci sia il trasferimento di ricchezza dalle persone agli squali in giacca e cravatta, cioè a quella categoria elitaria che senza pagare alcunché indebita l'intera collettività prestando il denaro nel momento dell'emissione, per un ammontare pari alla moneta in circolazione. Come facciamo a non comprendere che la creazione di ricchezza è un valore che deriva dal lavoro umano, dall'impegno, dalla volontà, dall'ingegno; mentre il valore della moneta deriva soltanto dal poter essere accettata dalle persone per realizzare necessità future. Insomma, è soltanto la possibilità di fare una spesa ad assegnare valore alla moneta. Se lasciassimo i banchieri soli soletti nella loro torre di avorio a stampare quattrini, alla fine avrebbero solo bigliettini colorati per nutrirsi , visto che non avrebbero prodotto alcuna ricchezza.
Inoltre, non si deve assolutamente dimenticare che con l'attuale composizione del debito e con elevate imposte risulta del tutto elementare capire che ogni cittadino ha minore reddito , quindi meno soldi a disposizione; pertanto, deve indebitarsi per far fronte alle varie esigenze della vita. Cosa ne deriva? Semplice, che per tentare di diminuire il debito dello Stato si incrementa il debito dei privati in un'ulteriore giostra diabolica che ha come unico risultato lo spostamento di passività, ancor più dannoso, verso famiglie e imprese.
Ciò che stanno facendo i banchieri e burocrati europei grida vendetta, eppure nulla si vede all'orizzonte.
Si dovrebbe percorrere una differente strada, quella utile al popolo; riconquistare la piena sovranità monetaria, avere una moneta di proprietà del popolo, ridurre le tasse, mantenere equa ed efficiente la spesa sociale, emettere nuovo denaro per ricomprarsi il debito pubblico e così mandare a quel paese le rovinose logiche dei mercati finanziari.
Ma quando faremo entrare nelle nostre teste che uno Stato sovrano non ha necessità di emettere quantità industriali di titoli di debito per finanziarsi? Sarebbe sufficiente pigiare i tasti di un computer per accreditare al Ministero del Tesoro i soldi utili al fabbisogno senza pagare un centesimo di interessi agli usurai. In sostanza, eliminare il debito pubblico rappresenta una normale operazione contabile.
Esempio; in un'Italia ritornata sovrana della propria moneta la sua banca centrale, pubblica e con le funzioni tipiche di un'agenzia governativa, potrebbe acquistare tranquillamente titoli del debito pubblico inserendoli nel proprio bilancio, tenerli fino alla naturale scadenza e rinnovarli sino a quando riterrà conveniente per l'economia del Paese. Ovviamente questo debito verrebbe acquistato inserendo nel circuito finanziario equivalente massa monetaria, cioè lire (l'euro a quel punto l'avremmo già salutato) create dal nulla. Si comprende benissimo che questa massa monetaria ritornerà nella pancia della Banca Centrale Italiana quando i titoli saranno rivenduti. E se a quel punto la stessa Banca Centrale decidesse di non rivendere i titoli del debito pubblico? Se decidesse addirittura di cancellarli dal proprio bilancio con un semplice tratto di penna? Quali catastrofi si verificherebbero? La Banca Centrale Italiana fallirebbe perché non ha più l'attivo costituito dai titoli di Stato e il passivo sarebbe di gran lunga maggiore?
Ma quando mai! Non succederebbe nulla! Perché?
Perché una Banca Centrale anche se si trovasse nella condizione in cui le passività superano le attività non potrà mai correre il rischio di fallire, di essere insolvente. Semplicissimo, perché ad essa è stata assegnata dallo Stato, in qualità di prestatore di ultima istanza, il corso legale e forzoso sulla moneta, cioè il potere di creare dal nulla tutti i mezzi legali di pagamento a un costo quasi vicino allo zero. La funzione di una Banca Centrale (realmente pubblica) di uno “Stato Sovrano” è quella di essere il pagatore senza limiti di ultima istanza poiché il denaro viene creato dal nulla e al nulla ritorna qualora così fosse deciso. Quindi, ridurre il debito pubblico è possibile senza tanti drammi persino dall'attuale Banca Centrale Europea che alcun danno ne riceverebbe; anzi, vi sarebbe l'immediata diminuzione degli interessi con la logica conseguenza che si andrebbero a evitare le manovre di austerità basate essenzialmente sull'aumento delle tasse e sulla riduzione della spesa sociale.
Non mi stancherò mai di ripetere che il debito di uno Stato detenuto dalla sua Banca Centrale o di un qualsiasi altro ente a controllo governativo è solo una posta contabile che evidenzia una passività di una componente dello Stato verso un'altra; se consolidassimo i rispettivi bilanci avremmo saldo zero.
Conclusione, lo Stato deve dei soldi a se stesso; pertanto nulla è dovuto ad alcuno.
Ma poi, non è quello che ha fatto recentemente la Gran Bretagna in gran segreto? Eliminare la quota del debito in mano alla Banca d'Inghilterra attraverso la sostituzione di titoli con sterline.
Si pensi a quanto descritto su Businessinsider.com il quattordici ottobre 2012: un operatore finanziario di Londra ha affermato come la Banca d'Inghilterra, che ha già acquistato quasi un quarto del debito pubblico inglese, invia semplicemente al macero i titoli informando il governo britannico che non deve più nulla.
Si pensi all'articolo sul Telegraph del quattordici ottobre 2012 dove vengono citati ricercatori del Fondo Monetario Internazionale che hanno dimostrato matematicamente: se lo Stato stampasse moneta sufficiente per togliere di mezzo sia il debito pubblico che il credito bancario il prodotto interno lordo, il reddito e altri dati sensibili si manterrebbero su valori ottimali.
Si pensi agli stessi articoli sul Financial Times e Wall Street Journal del quattordici e diciassette ottobre 2012 dove si fa intendere come la Gran Bretagna sia stata tentata dal percorrere questa via di una logica elementare, seppur osteggiata da chi non vuole che il debito degli stati si riduca. La domanda è sempre quella: chi ci guadagna dall'applicazione di questo sistema insensato basato sul debito? Gli usurai o banchieri per utilizzare un termine più elegante.
Chi fa credere al popolo che sostituire titoli di debito con denaro produce una mortale inflazione mente sapendo di mentire, poiché questo scambio di attività (titoli contro denaro) non può produrre inflazione visto che i soldi lo Stato li ha già utilizzati e non andrebbero ovviamente a incrementare la spesa pubblica. D'altronde stiamo parlando di operazioni contabili; semplici giri di posta che non producono la nuova creazione di moneta. Anche la Federal Reserve ha compiuto analoghe movimentazioni dopo la crisi del 2008. E chi sono questi mentitori? I sacerdoti del dio denaro con la potenza dei mass media da loro controllati e tutti coloro che girano intorno a questo mondo come economisti, politici, esperti, giornalisti, burocrati, tutti incantati dal canto frusciante di colorate sirene ammaliatrici. Sono questo soggetti che hanno inculcato nelle nostre menti il diabolico principio che uno Stato Sovrano pur potendo creare la moneta se la deve far prestare pagandoci pure gli interessi. Un'assurdità che però ha fatto e continua a fare arricchire la classe elitaria”
Questo scrissi oltre tre anni fa. Purtroppo, diversi popoli stanno provando sulla loro pelle la subdola azione del “fascismo finanziario”, cioè di quella dottrina neoliberista che rende schiavi con le catene del debito.

Alfred B. Revenge




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