Il Fascismo Finanziario
Ieri il presidente della
Commissione Europea, Jean Claude Juncker, ha ufficialmente
dichiarato: “sono preoccupato per l'esito delle elezioni italiane.
Dobbiamo prepararci allo scenario peggiore, cioè un governo non
operativo in Italia. E' possibile una forte reazione dei mercati
nella seconda metà di marzo, ci prepariamo a questo scenario.”
(fonte: Ansa, Corriere della Sera, Il Giornale, La Repubblica, ecc.)
Innanzi tutto vorrei
ricordare chi è questo Jean Claude Juncker. Prima di svolgere
l'attuale incarico di Presidente della Commissione Europea, cioè il
formidabile strumento creato dalla élite di potere per decidere
sulle sorti dei vari Paesi dell'unione, è stato primo ministro del
Lussemburgo, Stato noto per essere ancora un paradiso fiscale per le
grandi multinazionali, e soprattutto governatore delle due
istituzioni finanziarie responsabili negli ultimi decenni di aver
inquinato l'equilibrio sociale ed economico di tante nazioni; mi
riferisco alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale di
cui descrissi alcuni nefasti interventi a danno di interi popoli nel
mio romanzo “Da Servo a Padrone”.
Jean Claude Juncker è il
classico tecnocrate banchiere, parte integrante della casta
privilegiata che da anni tiene al guinzaglio i vari governi italiani.
Detto questo mi soffermo
sulla frase sopra riportata dagli organi di stampa tralasciando
quella “correttiva” e “ipocrita” rilasciata alcune ore dopo
(“qualunque sia il risultato, sono fiducioso che avremo un governo
che ci assicura che l'Italia rimanga un attore centrale
dell'Europa.”).
Il sacerdote del dio
denaro Jean Claude Juncker non ha fatto altro che confermare quanto
le decisioni sul futuro del popolo italiano siano soggette
all'esclusivo volere della classe elitaria rappresentata da grandi
banchieri internazionali. Assistiamo alla minaccia estorsiva: “E'
possibile una forte reazione dei mercati nella seconda metà di
marzo, ci prepariamo a questo scenario” che tradotto nella lingua
dei tecnocrati-banchieri significa: il prossimo governo italiano si
dovrà piegare, come di consueto, alle istruzioni della Commissione
Europea e della Banca Centrale Europea (leggasi Berlino e Parigi,
centri di coordinamento del potere finanziario europeo) altrimenti
metteremo in azioni le leve del “mercato” per fargli capire che
la sua funzione è soltanto di essere uno “yes man”, uno
strumento docile e servile sempre pronto a ubbidire ai comandi del
padrone. Già, il “mercato”; questa espressione mistica
governatrice di ogni cosa nel mondo che identifica il luogo sacro di
qualsiasi scambio. Ma la domanda è: il mercato ha una vita propria e
indipendente o è solo una maschera occultatrice?
La risposta è nella
storia dei fatti e nella semplice logica; il “mercato” si nutre
di potere assorbendolo dallo Stato e spostandolo verso i banchieri e
relativi alleati-sudditi. Ed è questa l'esperienza specifica
dell'unione monetaria con l'avvento dell'euro. Il “mercato” non è
altro che il volante dell'auto guidata da chi veramente ci domina.
Jean Claude Juncker con la sua frase ha voluto affermare il principio
della classe dominante, cioè di quella ristretta cerchia di
privilegiati identificabile nei novelli usurai internazionali e nelle
lobby delle multinazionali europee ben visibili e presenti all'interno delle strutture di comando di Bruxelles come, per
esempio, la “European Round Table of Iindustrialist” dove
migliaia di suoi operatori agiscono nell'interesse di colossi quali
Royal Dutch Shell, Deutsche Telecom, Thyssen Krupp, Siemens e tanti
altri. Sono queste piovre insieme alle grandi banche a dettare
l'agenda europea; noi poveri mortali siamo visti soltanto come utili
idioti da sacrificare sull'altare del profitto a ogni costo.
Un governo italiano, di
qualsiasi colore o con il programma più vantaggioso per i cittadini,
dovrà fare i conti con l'azione ricattatoria di chi detiene
l'arsenale più ricco di munizioni e abbassare la cresta. Il concetto
stesso di libertà umana viene a plasmarsi sulla base delle esigenze
di un suddito diventato tiranno: il “mercato”. Esso assicura la
libertà, non più uno Stato democratico; anzi, quest'ultimo deve
operare al fine che il novello Re non subisca interferenze grazie
all'imposizione di nuove regole di condotta. Il neoliberismo ha
trasformato lo Stato in un suo braccio armato per difendere e
allargare il potere stesso del “mercato”.
La politica è ormai
ridotta a servire un etereo sovrano adottando regimi duri e punitivi
nei confronti delle persone povere e indifese. Le categorie più
deboli sono e saranno sempre umiliate per la loro incapacità di
reggere al confronto dell'insensibile e spietato “mercato”. E ciò
che addolora è osservare che proprio lo Stato rappresenta il garante
di questa condizione di umiliazione per i più deboli. Altro che
democrazia, altro che uguaglianza nella partecipazione politica,
altro che equa distribuzione delle risorse; ormai ci siamo
incamminati lungo la via del “fascismo finanziario” che rende
schiavi ognuno di noi attraverso il debito. Sì, è proprio così,
ogni essere umano nasce e vive sul principio assurdo della creazione
di moneta a debito.
E' tutto un grande
inganno! Quando riusciremo a svegliarci e comprendere finalmente che
l'intero sistema finanziario è basato sul debito? Quando riusciremo
a capire la semplice verità che il denaro fisico e virtuale è
creato dal nulla dalle banche centrali e da quelle commerciali
completamente estranee e indipendenti dalla volontà della stragrande
maggioranza delle persone?
Poniamoci alcune
elementari domande.
Per quale incredibile
ragione una struttura indipendente dalla volontà e dal controllo
dello Stato (leggasi Banca), cioè da tutti noi, ha il diritto
esclusivo di emettere dal nulla la moneta denominata euro? Per quale
ragione i tartassati contribuenti italiani, così come gli altri
cittadini della zona euro, sono costretti a restituire denaro creato
dal nulla proprio in un momento in cui i poveri aumentano sempre di
più; denaro peraltro che ritorna all'origine, cioè alla banca che
ha prodotto come un illusionista quei soldi dal nulla? Vogliamo
capire che dietro l'euro niente esiste se non la fiducia di coloro
che utilizzano quel bene per indebitarsi? Vogliamo capire che questo
diritto dato alla Banca Centrale di stampare dal nulla la moneta è
stato concesso dai politici prezzolati senza neanche interpellare il
popolo?
E allora faccio una
domanda che già indicai in un mio scritto di oltre tre anni fa
(Svegliamoci!). Visto che tutto parte dal nulla quale danno ci
sarebbe per la banca centrale se il debito fosse azzerato? Bene, la
risposta è di una disarmante semplicità: Nessuno! Nessun danno ci
sarebbe poiché i soldi creati dal nulla ritornerebbero alla loro
condizione originaria, cioè il nulla.
Riporto alcuni passi del
mio libro “Svegliamoci!” realizzato a gennaio del 2015:
“Dobbiamo smetterla di
percorrere la strada costruita dagli usurai internazionali. Non ci
siamo ancora accorti che attraversarla significa pagare un pesante
pedaggio? Vogliamo capire che diminuire il debito pubblico avendo
perso la sovranità monetaria è possibile soltanto attraverso la
diminuzione della ricchezza prodotta? Cercherò di essere ancora più
chiaro. Il debito nasce e si sviluppa progressivamente a costo zero
per il creditore originario, cioè la banca Centrale che ha prodotto
denaro dal nulla. La ricchezza per nascere, svilupparsi e crescere ha
necessità di continui interventi materiali posti in atto dagli
esseri umani. Ora, quali sono gli strumenti attraverso i quali si
realizza il travaso di ricchezza dal popolo alle banche? Facilissimo,
sono le tasse!
Questo fa sì che ci sia
il trasferimento di ricchezza dalle persone agli squali in giacca e
cravatta, cioè a quella categoria elitaria che senza pagare alcunché
indebita l'intera collettività prestando il denaro nel momento
dell'emissione, per un ammontare pari alla moneta in circolazione.
Come facciamo a non comprendere che la creazione di ricchezza è un
valore che deriva dal lavoro umano, dall'impegno, dalla volontà,
dall'ingegno; mentre il valore della moneta deriva soltanto dal poter
essere accettata dalle persone per realizzare necessità future.
Insomma, è soltanto la possibilità di fare una spesa ad assegnare
valore alla moneta. Se lasciassimo i banchieri soli soletti nella
loro torre di avorio a stampare quattrini, alla fine avrebbero solo
bigliettini colorati per nutrirsi , visto che non avrebbero prodotto
alcuna ricchezza.
Inoltre, non si deve
assolutamente dimenticare che con l'attuale composizione del debito e
con elevate imposte risulta del tutto elementare capire che ogni
cittadino ha minore reddito , quindi meno soldi a disposizione;
pertanto, deve indebitarsi per far fronte alle varie esigenze della
vita. Cosa ne deriva? Semplice, che per tentare di diminuire il
debito dello Stato si incrementa il debito dei privati in
un'ulteriore giostra diabolica che ha come unico risultato lo
spostamento di passività, ancor più dannoso, verso famiglie e
imprese.
Ciò che stanno facendo i
banchieri e burocrati europei grida vendetta, eppure nulla si vede
all'orizzonte.
Si dovrebbe percorrere
una differente strada, quella utile al popolo; riconquistare la piena
sovranità monetaria, avere una moneta di proprietà del popolo,
ridurre le tasse, mantenere equa ed efficiente la spesa sociale,
emettere nuovo denaro per ricomprarsi il debito pubblico e così
mandare a quel paese le rovinose logiche dei mercati finanziari.
Ma quando faremo entrare
nelle nostre teste che uno Stato sovrano non ha necessità di
emettere quantità industriali di titoli di debito per finanziarsi?
Sarebbe sufficiente pigiare i tasti di un computer per accreditare al
Ministero del Tesoro i soldi utili al fabbisogno senza pagare un
centesimo di interessi agli usurai. In sostanza, eliminare il debito
pubblico rappresenta una normale operazione contabile.
Esempio; in un'Italia
ritornata sovrana della propria moneta la sua banca centrale,
pubblica e con le funzioni tipiche di un'agenzia governativa,
potrebbe acquistare tranquillamente titoli del debito pubblico
inserendoli nel proprio bilancio, tenerli fino alla naturale scadenza
e rinnovarli sino a quando riterrà conveniente per l'economia del
Paese. Ovviamente questo debito verrebbe acquistato inserendo nel
circuito finanziario equivalente massa monetaria, cioè lire (l'euro
a quel punto l'avremmo già salutato) create dal nulla. Si comprende
benissimo che questa massa monetaria ritornerà nella pancia della
Banca Centrale Italiana quando i titoli saranno rivenduti. E se a
quel punto la stessa Banca Centrale decidesse di non rivendere i
titoli del debito pubblico? Se decidesse addirittura di cancellarli
dal proprio bilancio con un semplice tratto di penna? Quali
catastrofi si verificherebbero? La Banca Centrale Italiana fallirebbe
perché non ha più l'attivo costituito dai titoli di Stato e il
passivo sarebbe di gran lunga maggiore?
Ma quando mai! Non
succederebbe nulla! Perché?
Perché una Banca
Centrale anche se si trovasse nella condizione in cui le passività
superano le attività non potrà mai correre il rischio di fallire,
di essere insolvente. Semplicissimo, perché ad essa è stata
assegnata dallo Stato, in qualità di prestatore di ultima istanza,
il corso legale e forzoso sulla moneta, cioè il potere di creare dal
nulla tutti i mezzi legali di pagamento a un costo quasi vicino allo
zero. La funzione di una Banca Centrale (realmente pubblica) di uno
“Stato Sovrano” è quella di essere il pagatore senza limiti di
ultima istanza poiché il denaro viene creato dal nulla e al nulla
ritorna qualora così fosse deciso. Quindi, ridurre il debito
pubblico è possibile senza tanti drammi persino dall'attuale Banca
Centrale Europea che alcun danno ne riceverebbe; anzi, vi sarebbe
l'immediata diminuzione degli interessi con la logica conseguenza che
si andrebbero a evitare le manovre di austerità basate
essenzialmente sull'aumento delle tasse e sulla riduzione della spesa
sociale.
Non mi stancherò mai di
ripetere che il debito di uno Stato detenuto dalla sua Banca Centrale
o di un qualsiasi altro ente a controllo governativo è solo una
posta contabile che evidenzia una passività di una componente dello
Stato verso un'altra; se consolidassimo i rispettivi bilanci avremmo
saldo zero.
Conclusione, lo Stato
deve dei soldi a se stesso; pertanto nulla è dovuto ad alcuno.
Ma poi, non è quello che
ha fatto recentemente la Gran Bretagna in gran segreto? Eliminare la
quota del debito in mano alla Banca d'Inghilterra attraverso la
sostituzione di titoli con sterline.
Si pensi a quanto
descritto su Businessinsider.com il quattordici ottobre 2012: un
operatore finanziario di Londra ha affermato come la Banca
d'Inghilterra, che ha già acquistato quasi un quarto del debito
pubblico inglese, invia semplicemente al macero i titoli informando
il governo britannico che non deve più nulla.
Si pensi all'articolo sul
Telegraph del quattordici ottobre 2012 dove vengono citati
ricercatori del Fondo Monetario Internazionale che hanno dimostrato
matematicamente: se lo Stato stampasse moneta sufficiente per
togliere di mezzo sia il debito pubblico che il credito bancario il
prodotto interno lordo, il reddito e altri dati sensibili si
manterrebbero su valori ottimali.
Si pensi agli stessi
articoli sul Financial Times e Wall Street Journal del quattordici e
diciassette ottobre 2012 dove si fa intendere come la Gran Bretagna
sia stata tentata dal percorrere questa via di una logica elementare,
seppur osteggiata da chi non vuole che il debito degli stati si
riduca. La domanda è sempre quella: chi ci guadagna
dall'applicazione di questo sistema insensato basato sul debito? Gli
usurai o banchieri per utilizzare un termine più elegante.
Chi fa credere al popolo
che sostituire titoli di debito con denaro produce una mortale
inflazione mente sapendo di mentire, poiché questo scambio di
attività (titoli contro denaro) non può produrre inflazione visto
che i soldi lo Stato li ha già utilizzati e non andrebbero
ovviamente a incrementare la spesa pubblica. D'altronde stiamo
parlando di operazioni contabili; semplici giri di posta che non
producono la nuova creazione di moneta. Anche la Federal Reserve ha
compiuto analoghe movimentazioni dopo la crisi del 2008. E chi sono
questi mentitori? I sacerdoti del dio denaro con la potenza dei mass
media da loro controllati e tutti coloro che girano intorno a questo
mondo come economisti, politici, esperti, giornalisti, burocrati,
tutti incantati dal canto frusciante di colorate sirene ammaliatrici.
Sono questo soggetti che hanno inculcato nelle nostre menti il
diabolico principio che uno Stato Sovrano pur potendo creare la
moneta se la deve far prestare pagandoci pure gli interessi.
Un'assurdità che però ha fatto e continua a fare arricchire la
classe elitaria”
Questo scrissi oltre tre
anni fa. Purtroppo, diversi popoli stanno provando sulla loro pelle
la subdola azione del “fascismo finanziario”, cioè di quella
dottrina neoliberista che rende schiavi con le catene del debito.
Alfred B. Revenge
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