sabato 29 luglio 2017

"La Piramide dell'Odio"

La Commissione sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio (intitolata a Jo Cox) presieduta dal Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha approvato il sei luglio di quest'anno la relazione finale, dopo quattordici mesi di lavoro. Giornalisti e politici hanno commentato nei giorni scorsi il contenuto del lavoro, soprattutto quello riportato in una sorta di libretto riassuntivo dal titolo “La piramide dell'Odio in Italia”. Per farmi un'idea autonoma sull'argomento ho letto l'intero dossier di centotrenta pagine della relazione finale pubblicata dalla Camera dei Deputati.
Il risultato, sicuramente oneroso per le casse dello Stato, ha partorito alcuni concetti del tipo:
-Gli Italiani hanno idee sbagliate perché fondate sull'ignoranza, ecco la ragione per cui è necessario intervenire con processi educativi che in sostanza vadano a limitare la libertà di espressione. Singolare è lo sforzo riportato nel capitolo II, una quindicina di pagine, con il censimento delle “parole per ferire” circolanti in Italia. Per esempio, un elenco di “parole o accezioni evocanti stereotipi negativi” usate per offendere una persona straniera: “beduino” per dare dell'incivile, “crucco” nomignolo affibbiato ai soldati tedeschi, “giudeo” per additare l'ebreo, “guascone” per indicare uno spaccone, “meticcio” per indicare il nato da genitori di razza diversa, e così via. Particolare enfasi ho notato nei paragrafi relativi “all'ingegnosità linguistica creativa, popolare e semicolta in rapporto agli apparati sessuali maschili e femminili”
-Nel cervello degli Italiani persiste lo stereotipo dell'immigrato quale causa di degrado o peggio di terrorismo e criminalità.
-Limitare la libertà di opinione espressa su internet attraverso appositi filtri regolamentari.
-Istituzione di un “Gran Giurì che garantisca la correttezza dell'informazione”.
In pratica, secondo la Commissione presieduta dalla Boldrini dovrà essere un'entità superiore a determinare cosa sia vero o falso, cosa sia giusto scrivere o no, cosa debba essere oscurato su internet, cosa gli italiani debbano pensare o meno. Tu scrivi cose che non sono condivise dall'autorità? Bene, allora sei uno che sparge odio, sei uno xenofobo, un razzista, un propagatore di menzogne.
-L'informazione non corretta conduce alla violenza, all'odio, al razzismo, alla xenofobia. Per evitare tali fenomeni è fondamentale disciplinare l'informazione secondo le regole imposte da un'autorità superiore.
Tuttavia, al di là di queste conclusioni condivisibili o no la lettura dell'intera relazione mi ha condotto a formulare un'amara considerazione. L'intero studio è impregnato proprio di quella forma di intolleranza che, nel suo scopo originario, vorrebbe debellare.
Io penso che in queste centotrenta pagine con il marchio del Parlamento ci sia l'evidenza di una discriminazione verso gli Italiani e la loro tradizione storico-culturale, quella cristiana. Non a caso la parte centrale dello studio “esamina in riferimento alla situazione italiana le cause e le forme del linguaggio e azioni d'odio, nelle loro varie manifestazioni, sessismo, omofobia e transfobia, razzismo, xenofobia, antigitanismo, antisemitismo, islamofobia, ostilità contro le persone con disabilità, bullismo.” E la cristianofobia? Dimenticata? A dir la verità, a pagina venti se ne fa un breve cenno, ma solo per specificare che il termine “non sembra rispondere adeguatamente né ai casi esaminati né, più in generale, alla realtà europea.” (Sic!)
Quindi, se in Italia un fedele della religione islamica si lamentasse per la presenza di un crocifisso o per canti di natale o per altre rappresentazioni della fede cristiana potrebbe farlo liberamente senza esser tacciato di cristianofobia (ed è successo); viceversa, se durante una lezione scolastica un professore evidenziasse aspetti critici sulla religione di Maometto scatterebbe immediatamente l'allarme con accuse di islamofobia (ed è successo).
Ma come! Si vuole operare per eliminare l'odio, qualsiasi forma di discriminazione verso le donne, gli omosessuali, i fedeli di altri credi religiosi e non si può esaminare con spirito critico una fede come quella islamica che ha nel suo Dna l'evidente intolleranza e xenofobia proprio verso quei soggetti? Mi sa che la verità viene capovolta, manipolata, inquinata da fenomeni che nulla hanno a che vedere con l'autonoma capacità di pensare. Ma davvero io sarei un portatore d'odio soltanto perché commento fatti storici?
Mi sono stancato di sentire sempre la stessa solfa. Io ho il diritto, come qualsiasi essere umano pensante, di esprimere liberamente la mia opinione - soprattutto se critica - verso una credenza, una cultura, un libro, una religione. Cosa significa, per esempio: devo rispettare il Corano o Maometto. Che non posso parlare del contenuto del libro o del vissuto storico del fondatore della religione islamica? E perché? Perché sono intellettualmente inferiore? Perché, altrimenti, i musulmani si offendono? Perché sarei subito tacciato di islamofobia? Cioè, se dovessi leggere il Corano (cosa che ho fatto) non potrei elaborare un'autonoma idea sul contenuto del suo insegnamento? Cioè, se dovessi studiare il reale vissuto di Maometto (cosa che ho fatto) non potrei valutare la sua concreta natura? Ma stiamo scherzando? Più volte ho scritto come una ristretta élite di potere economico, con la fattiva collaborazione della classe politica, ci ha già privato della sovranità monetaria e della futura felicità dei nostri figli; ora si aggiungerebbe il fatto che finti benpensanti vorrebbero privarci della sovranità sul nostro cervello? Io penso che questo sia l'atteggiamento da considerare “Intollerante”. Considero sacra la vita così come considero sacra la mia libertà di essere critico verso quelle credenze di cui non apprezzo i valori e gli insegnamenti.
Se una religione fosse basata sul male sarebbe pazzesco non evidenziarlo per evitare di offendere coloro che seguono quella fede ed essere accusati di una qualche forma di discriminazione.
Non è privando l'uomo della sua libertà di opinione, del suo libero arbitrio, che si riduce l'odio. Anzi, io ritengo che i conflitti si sviluppano quando un gruppo di persone si ritiene l'unico depositario della verità e vuole obbligare chi non la pensa allo stesso modo ad assoggettarsi a quel credo.
La relazione della Commissione presieduta dalla Boldrini indica come una falsa rappresentazione o uno stereotipo il pensiero di ben oltre il cinquanta per cento degli italiani che afferma:
“un quartiere si degrada quando ci sono molti immigrati.”
“L'aumento degli immigrati favorisce il diffondersi del terrorismo e della criminalità.”
Bene, prima di considerare la maggioranza degli italiani come intolleranti, discriminatori, razzisti, ignoranti e novelli untori perché non si è fatto uno sforzo per capire se dietro quelle amare conclusioni ci fossero tragiche verità?
E se la maggioranza degli italiani avesse ragione? E se la ben nota generosità, ospitalità e tolleranza del popolo si fosse persa nei meandri oscuri di politiche che hanno favorito la disoccupazione, l'incremento iniquo delle tasse, l'aumento della povertà, dei clandestini, della microcriminalità e del disagio sociale?
Non è per caso che chi ha visto l'odio negli occhi degli italiani ha solo osservato il suo riflesso nello specchio dell'ipocrisia?
Io penso che larga parte del popolo italiano non è presente nella piramide dell'odio, bensì in quella dell'infelicità.

Alfred B. Revenge






mercoledì 26 luglio 2017

"Liberté, Egalité, Fraternité"

Leggendo l'articolo di Repubblica sotto riportato mi sono venute in mente tre parole:
Liberté, Egalité, Fraternité! Libertà, Uguaglianza, Fratellanza!
Questo è il famoso motto che ci ha donato la rivoluzione francese.
Dobbiamo essere grati ai cugini d'oltralpe di questa eredità.
“Libertà”: il potere di fare ciò che non danneggia i diritti altrui.
“Uguaglianza”: la legge uguale per tutti.
“Fratellanza”: non fare agli altri ciò che non si vorrebbe fatto a se stessi.
Che dire di fronte a principi di tale valore? Nulla, se non ringraziare la vicina Francia che sicuramente li segue con particolare vigore. Per esempio, si veda anche la notizia pubblicata oggi da alcuni quotidiani circa lo stop del presidente Macron alla regolare acquisizione dei cantieri francesi STX da parte dell'azienda italiana Fincantieri. In sostanza il numero uno dell'Eliseo vuole modificare accordi e contratti già siglati in quanto non ritenuti vantaggiosi per la Francia. Questa sì che si chiama coerenza; quando sono i transalpini a fare man bassa di aziende italiane nessun problema, nel caso inverso scintille a non finire. Questa è la vera applicazione del principio: non fare agli altri ciò che non si vorrebbe fatto a se stessi.
D'altronde la Francia ha solide tradizioni per la coerenza con cui ha sempre applicato la “Libertà” e la “Fratellanza” alle sue colonie in Africa. Non ho inserito il termine “ex” in quanto non corrisponderebbe al vero. Infatti, la grandeur francese trova la sua più efficace manifestazione nello sfruttamento di numerosi Paesi africani, tra i più ricchi per risorse minerarie ed energetiche, ma, stranamente, tra i più poveri al mondo.
Al riguardo riporto alcuni passi tratti dal mio ultimo romanzo “Da Servo A Padrone”:
“Le nazioni africane ex colonie francesi solo formalmente hanno raggiunto l'indipendenza, nella realtà sono ancora sottomesse alla Francia in virtù di precisi accordi di cooperazione che minano alla base qualsiasi possibilità di avere una libera politica economica e sociale. Questi stati in apparenza sovrani sono incatenati al volere francese sulla moneta, sul sistema educativo, sull'apparato militare e sulle preferenze commerciali. Questi stati sono, oltre al Burkina Faso, il Benin, la Costa d'Avorio, la Guinea-Bissau, il Mali, il Niger, il Senegal, il Togo, il Camerun, la Repubblica Centrafricana, la Repubblica del Congo, il Gabon, la Guinea Equatoriale, il Ciad e le Isole Comore.”
“L'autorevole ex presidente francese, Jacques Chirac, dichiarò:
Dobbiamo essere onesti e riconoscere che una grande parte del denaro nelle nostre banche provengono proprio dallo sfruttamento del continente africano.”
“Non molto tempo fa su incarico del presidente francese Hollande un gruppo di esperti, guidato dal deputato socialista Philippe Baumel, redasse uno studio approfondito sulle attività nei domini africani, più nota come France-Afrique, per verificare quanto ancora fosse influente il contributo delle ex colonie, si fa per dire ex. Alla prima stesura della relazione indipendente, Hollande diede ordine di modificarla in gran fretta perché ritenuta troppo compromettente visto che indicava tra l'altro: le operazioni militari hanno completamente sostituito una politica di sviluppo lungimirante.”
“La Francia è una democrazia che ha condotto Paesi dell'Africa verso livelli intollerabili di disoccupazione, sfruttamento e povertà. Una democrazia miope che ha portato le sue banche e le multinazionali come la Total, l'Orange, l'Areva ad assorbire le ricchezze naturali delle nazioni africane distruggendo senza alcuna pietà la natura e il suo delicato equilibrio ambientale.
E dirò di più, le aziende francesi sono riuscite a mantenere le loro posizioni grazie alla forza, alla prepotenza, alle armi usate dal governo di turno per soffocare qualsiasi moto di ribellione. Se non fosse stato così non avrebbero retto l'impatto di concorrenti stranieri.”
Nell'articolo di Repubblica si parla del Niger quale fornitore di uranio e come snodo cruciale per i trafficanti di merce umana. Tutto vero, solo una piccola osservazione sull'uranio.
Qualcuno si è mai chiesto come la Francia sia l'unica al mondo ad avere una produzione nucleare capace di coprire quasi l'ottanta per cento del proprio fabbisogno di energia elettrica? Come sia stata in grado di realizzare ben cinquantotto reattori nucleari? Come sia riuscita ad essere il primo esportatore al mondo di energia elettrica?
Semplice, impadronendosi delle riserve di uranio presenti in Niger, tra i principali produttori del pianeta. Come mai allora quel Paese è tra i più poveri al mondo?
Risposta tratta dal romanzo “Da Servo A Padrone” che evidenzia i sacri principi di Liberté e Fraternité.
“Dal 1973 l'uranio estratto in Niger viene comprato dalla società Areva, quella che poi gestisce tutte le centrali nucleari in Francia. E guarda caso il prezzo di acquisto è sempre stato meno della metà di quello normale di mercato. E quando sono fioccate le proteste contro questo evidente sfruttamento, ecco lì che spuntava efficiente come sempre l'esercito francese pronto a proteggere i sacri interessi schiavisti della nazione. Pensare che il bilancio dell'Areva è il doppio di tutto il Pil del Niger. Pensare che in oltre quarant'anni, la Francia ha succhiato il sangue dal Niger senza costruire neanche un piccolo capanno da destinare a una scuola.”
Ma non è finita qui. I vincoli a cui sono sottoposte le amate ex, si fa sempre per dire, colonie francesi si sviluppano in altri ambiti; dal diritto di prelazione su tutte le risorse naturali al diritto di fornire in esclusiva attrezzature militari, dall'imposizione del francese come lingua ufficiale all'obbligo di tenere il sessantacinque per cento delle riserve in valuta estera presso il Tesoro francese oltre ad un ulteriore venti per cento per la copertura delle passività finanziarie. Ed è proprio quest'ultima situazione che mostra in tutta la sua forza il crudele cinismo dei governi francesi che sottolineo riportando un breve passo sempre tratto dal mio romanzo “Da Servo A Padrone”.
“In pratica, l'ottantacinque per cento delle riserve non sono nella disponibilità del reale proprietario, bensì del novello negriero; non a caso, se un governo di una qualsiasi nazione volesse utilizzare il proprio denaro può farlo entro il limite del quindici per cento in un anno. Oltre questa percentuale il Paese di turno dovrà prenderlo in prestito da chi designerà la Banca di Francia, ovviamente pagando i tassi di mercato. La Francia si arroga il diritto di impossessarsi dei quattrini prodotti dal lavoro umano nelle ex colonie africane e poi di fatto lo concede in prestito facendo pagare pure gli interessi. Questo ricorda i recenti meccanismi inseriti in istituzioni finanziarie volute dall'Unione Europea per aiutare con l'inganno le nazioni messe in difficoltà dalla loro stessa diabolica politica economica.”
E ancora.
“Da quando sono iniziate queste trasfusioni sono entrate nelle casse della Banca di Francia oltre cinquecento miliardi di dollari, gestite in piena autonomia dall'istituto centrale.”
E la cosa ancor più straordinaria è che i profitti dalla gestione di questa massa enorme di quattrini non sono comunicati ai proprietari dei fondi, cioè gli Stati africani ancora assoggettati al giogo francese. E' proprio vero, la Francia è ricca grazie allo sfruttamento del continente africano.
Penso che rimanere stupefatti è dire poco.
“Uno Stato europeo che si dichiara democratico applica una nuova forma di colonialismo, quello più subdolo e maligno; soffoca le popolazioni di stati africani, già macellate nel passato, attraverso una prigionia di tipo monetario.” (dal romanzo Da Servo A Padrone).
La Francia ha i suoi militari nel Niger come in altre nazioni africane, fa tranquillamente transitare i negrieri con il loro carico di merce umana, conosce molto bene la destinazione finale di questa massa di esseri umani, distrugge la Libia per la sua eterna voglia di grandeur e sorride all'Italia sapendo di prenderla lì dove la schiena cambia il riverito nome.


Alfred B. Revenge













giovedì 20 luglio 2017

"Il Sogno"

Stanotte ho sognato che il capo della polizia italiana rivolgeva il seguente appello in TV a reti unificate:
“Chiedo aiuto! Chiedo aiuto alle autorità di governo e a tutti i cittadini. Le forze di polizia non riescono più a far rispettare le leggi. I rifugiati sono talmente privi di rispetto che, se dovessero essere tagliati i soldi che vengono elargiti in cambio di nulla, l'Italia si ritroverebbe rapidamente nel caos totale. I rifugiati diventerebbero violenti e andrebbero a cercare tutto il possibile da altre parti.”
Che sogno strano e inquietante. Mi chiedo come mai il cervello sia giunto a elaborare un tale pensiero onirico. Che sta passando nella mente?
Ah, ecco! Finalmente un cassetto della memoria si è aperto consentendo di scoprire l'arcano. Diversi giorni fa lessi la seguente notizia su “Armstrong Economics” che, evidentemente, ha lasciato traccia nei miei neuroni.
“Il commissario della polizia nazionale svedese, Dan Eliasson, ha parlato alla televisione nazionale, chiedendo aiuto. Ha messo tutti in guardia perché le forze di polizia svedesi non riescono più a far rispettare la legge. I rifugiati sono talmente privi di rispetto che, se dovessero essere tagliati i soldi che vengono elargiti loro in cambio del nulla, la Svezia si ritroverebbe rapidamente nel caos totale. I rifugiati diventerebbero violenti e andrebbero a cercare tutto il possibile da altre parti. Quando la polizia si esprime così chiaramente e chiede aiuto, è evidente che c'è qualcosa di grosso che non va”.
Per fortuna che il mio era solo un sogno, L'Italia è lontana dalla Svezia e dai suoi gravi problemi di ordine pubblico causati dal fenomeno immigrazione. Nel nostro Paese va tutto bene e i pochi clandestini sono pieni di rispetto. Non a caso ieri il ministro degli interni Marco Minniti, rispondendo a una interrogazione parlamentare, ha dichiarato (fonte: Adnkronos): “Né il ministro degli interni né il governo ritengono che sussistano le condizioni per dichiarare lo stato di emergenza”. Infatti, i suoi recenti viaggi in Europa non sono stati effettuati per chiedere aiuto circa gli sbarchi di migranti economici sulle nostre coste bensì solo per augurare buone vacanze ai colleghi politici internazionali.
Uhm, forse devo controllare il mio stato di veglia.

Alfred B. Revenge




sabato 15 luglio 2017

"Vergogna!"

Non passa giorno senza notizie incredibili fornite dalla nostra classe politica.
Tre giorni fa Paolo Gentiloni, presidente del consiglio dei ministri, e Pier Carlo Padoan, ministro dell'economia, hanno esultato per il contenuto della lettera sui conti pubblici italiani appena ricevuta da Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, rispettivamente vice presidente della commissione europea e commissario agli affari economici. Su tutti i mass media è stato sottolineato dai nostri massimi rappresentanti: “E una buona notizia.”
Davvero? Meravigliato da una tale scoppio di generosità da parte della commissione europea mi son preso la briga di trovare il testo di questa lettera per godere anch'io di tanta munificenza.
In pratica i commissari europei hanno risposto a una richiesta del nostro ministro Padoan di correggere i conti 2018 con una percentuale più contenuta rispetto al Pil in nome della flessibilità.
Devo confessare, purtroppo, che ho fallito nel tentativo di condividere il piacere evidenziato dai politici e media. Pazienza, sarà la mia cronica incapacità di chinarmi per agevolare l'ingresso a chi tenta di spacciare l'inganno come impegno nobile verso il popolo.
Ma quale buona notizia. La lettera è un concentrato di arroganza e sopraffazione mascherato dal consueto linguaggio criptato di tecnocrati-banchieri. Per non portarla alla lunga, i commissari (mai eletti dalla gente) affermano che vi sarebbe una disponibilità di venire incontro alla richiesta italiana purché non si alteri l'obiettivo della parità di bilancio (presente nel letale accordo che porta il nome di “Fiscal Compact”) e che venga assicurata (si noti il termine) la riduzione del debito pubblico e della spesa primaria.
Ma come? Renzi e compagni dichiarano di voler mandare in naftalina il “Fiscal Compact” eppure tra la commissione europea e il nostro ministero economico si parla apertamente dell'obiettivo primario della parità di bilancio. D'altronde, l'ordine impartito nella lettera con le “buone notizie” è quello di ridurre la spesa primaria, cioè i costi sostenuti dallo Stato per coprire i bisogni primari dei cittadini: istruzione, sanità, welfare e assistenza. Quindi, in soldoni; i generosi commissari di cui neanche conosciamo i volti dicono che potrebbero valutare di donarci una piccola zolletta di zucchero a condizione che non si sgarri sulle regole base dell'austerità quali, ad esempio, i tagli vigorosi alla spesa sociale. Per non parlare della riduzione del debito pubblico che, con una moneta come l'euro basata sul debito, risulta praticamente impossibile da realizzare se non al prezzo di privatizzare (cioè svendere ai soliti noti della classe elitaria) l'intero patrimonio del Paese, compresa l'acqua e l'aria necessaria alla vita di noi poveri mortali.
Vergogna!
I rappresentanti del governo italiano continuano a genuflettersi di fronte ai burocrati europei e tentano di far spacciare per buone notizie persino lettere che annunciano prossime sventure.
Ma non è finita qui. Per caso ho letto due giorni fa una notizia apparsa sull'agenzia di stampa Adnkronos e pochi altri quotidiani che mi ha lasciato di stucco. Ho cercato di controllare se fosse autentica e mi sembra, purtroppo, che corrisponda al vero. In sintesi, il ministero degli interni ha presentato ai rappresentanti delle regioni italiane il “piano nazionale integrazione per i titolari di protezione internazionale” che ha come obiettivi:
-bandire espressioni come “migranti illegali” o “clandestini” in quanto rinforzerebbero i pregiudizi contro i migranti, alimenterebbero i sentimenti di paura e insicurezza gettando una luce negativa sull'accoglienza, ostacolerebbero il processo di integrazione favorendo i conflitti sociali
-realizzare un percorso anche di tipo formativo che giunga a realizzare un islam italiano in un Paese dove regna la libertà di culto
-l'affermazione del concetto che i migranti consentono il pagamento delle pensioni agli italiani per cui dovrebbero ottenere priorità nell'assegnazione di lavoro e di case popolari.
Se davvero il governo intendesse far approvare un documento del genere allora bisogna giungere alla conclusione che l'impazzimento è giunto al punto di non ritorno.
Da un lato si vuole stuprare la lingua italiana censurando termini chiari che identificano con precisione un problema, dall'altro si vuol costruire una forma di intolleranza e discriminazione verso gli stessi italiani. Noi tutti, cittadini del Paese culla della cultura occidentale, dobbiamo dire grazie ai migranti per i soldi delle pensioni e farci da parte per favorirli nel lavoro e la casa. Noi Italiani dobbiamo metterci in un angolino e accettare un'involuzione sociale ed etnica imposta da coloro che abbiamo eletto quali nostri fedeli e integerrimi rappresentanti.
Ci sarebbe da scoppiare in una gran risata se non fosse così maledettamente drammatico e vergognoso constatare l'applicazione di una forma di razzismo governativo a danno degli italiani.
Mi stanno sorgendo due atroci dubbi.
Il primo, ma non è che a una buona parte di noi piace questa situazione? Chissà, forse ci interessa mantenere in piedi questa classe politica perché consente lo sviluppo di profitti diversamente non realizzabili. Penso al lavoro in nero, al business dell'accoglienza, alle strutture alberghiere convertite al nuovo affare, all'incremento delle attività per le Ong e a tutto quanto giri intorno a questo commercio della carne umana inclusi i fenomeni legati alla sfera della criminalità.
Il secondo, che alcune ipotesi recentemente emerse alla ribalta della cronaca non siano poi così tanto insensate. Ma non è che gli ultimi governi, consapevoli di tutti i casini che sarebbero emersi con l'applicazione di trattati come il fiscal compact, si sono mossi con l'intento di far invadere la nostra Nazione da una marea di “clandestini” per poi andare a piangere in Europa e dire: Vedete cosa sta succedendo? Siamo in difficoltà per quest'immigrazione incontrollata dall'Africa, quindi veniteci incontro per le prossime manovre economiche.
Se così fosse i principi etici fondamentali sarebbero naufragati nei liquami della più cinica corruzione morale.

Alfred B. Revenge




mercoledì 12 luglio 2017

“L'Ipocrisia e l'Ignavia della classe politica italiana"

L'ex presidente del consiglio Matteo Renzi ha detto e scritto nel suo ultimo libro di voler rottamare il “Fiscal Compact”.
L'attuale ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio in un'intervista di due giorni fa al quotidiano La Stampa ha dichiarato:
“E' venuto il momento di dirlo: firmare il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio in Costituzione è stato un grave errore. Probabilmente in quel momento non si poteva fare altrimenti, ma ciò non toglie che le cose vanno cambiate.”
Il tre settembre 2016 durante la festa del Fatto Quotidiano l'attuale ministro della giustizia Andrea Orlando candidamente dichiarò:
“Oggi noi stiamo vivendo un enorme conflitto tra democrazia ed economia. Oggi, sostanzialmente, i poteri sovranazionali sono in grado di bypassare completamente le democrazie nazionali. Io faccio soltanto due esempi. I fatti che si determinano a livello sovranazionale, i soggetti che si sono costituiti a livello sovranazionale, spesso non legittimati democraticamente, sono in grado di mettere le democrazie di fronte al fatto compiuto.
Faccio un esempio. La modifica, devo dire abbastanza passata sotto silenzio, della Costituzione per quanto riguarda il tema dell'obbligo di Pareggio di Bilancio non fu il frutto di una discussione nel Paese. Fu il frutto del fatto che a un certo punto la Banca Centrale Europea, più o meno (ora la brutalizzo) disse: <O mettete questa clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>.
Io devo dire che è una delle scelte di cui mi vergogno di più, mi vergogno di più di aver fatto. Io penso sia stato un errore approvare quella modifica non tanto per il merito, che pure è contestabile, ma per il modo in cui si arrivò a quella modifica di carattere costituzionale.”
Ma cosa diavolo è questo benedetto “Fiscal Compact” che adesso i nostri politici così apertamente criticano e di cui si vergognano? E' un accordo tra i Paesi dell'Unione Europea che prevede:
-L'obbligo di raggiungere il pareggio di bilancio.
-L'obbligo di non superare la soglia dello 0,5% nel rapporto deficit/Pil.
-Drastica riduzione del rapporto debito pubblico/Pil pari a un ventesimo della parte eccedente il 60% del Pil. Per l'Italia, con un rapporto di oltre il 130%, significa una riduzione del debito sino a circa cinquanta miliardi di euro l'anno per vent'anni. Un autentico salasso!
-Impegno a chiedere l'ok sui programmi di emissione del debito con il Consiglio dell'Unione e la Commissione Europea.
-Maggioranze qualificate tali che permettono a un solo Paese (la Germania) il diritto di denunciare gli altri anche in assenza del parere della Commissione.
-Metro di giudizio per valutare la competitività di un Paese fissato nella riduzione dei salari pubblici e privati con contemporaneo aumento del livello di produttività.
-Politica fiscale valutata sulla base della spesa per la previdenza, sanità e servizi pubblici. In pratica, si spende troppo per aiutare la gente che ne ha bisogno? Bene, ecco la scure di pesanti sanzioni.
-Revisione della contrattazione salariale e sindacale e delocalizzazione della contrattazione salariale. Capita la perfida nebulosità nelle parole? Insomma, o i lavoratori accettano riduzioni della propria busta paga oppure...ciao ciao in altri Paesi.
Si ricorda che questo incredibile atto internazionale fu ratificato dal Parlamento italiano a luglio del 2012 con una maggioranza quasi bulgara fatta eccezione per quei pochi che intuirono la devastazione che un tale accordo avrebbe comportato. All'epoca il presidente del consiglio dei ministri era Mario Monti.
Ma la cosa ancor più assurda che le norme sul pareggio di bilancio furono inserite direttamente nella nostra Costituzione per evitare ripensamenti futuri; in sostanza un bel cappio avvolto intorno al collo di ciascun cittadino Italiano. Basti pensare che per rientrare nel fatidico rapporto del 60% debito/Pil in vent'anni l'Italia pagherebbe un prezzo altissimo sino a quasi cinquanta miliardi di euro l'anno. Cifra raggiungibile soltanto attraverso la macellazione sociale per tutti noi; assistenza sanitaria ridotta al minimo, pesanti imposte patrimoniali, tasse, tasse e ancora tasse sino alla ciliegina finale, la svendita di ciò che rimane del patrimonio pubblico.
Ora i nodi vengono al pettine e la paura fa novanta tra i nostri politici la cui ipocrisia e ignavia ha superato ogni limite di decenza. Ora si ricordano del grave errore? E perché solo adesso?
La risposta è drammatica, poiché con l'attivazione pratica del Fiscal Compact (previsto dal 2018) per il popolo italiano non potrà esserci un futuro di crescita e sviluppo, ma solo di infelicità. La disperazione potrebbe giungere a tali livelli da favorire l'insorgere di proteste anche violente; ecco che preoccupazioni e timori stanno nascendo in coloro che ci hanno condotto verso quest'impervia strada.
E ancora, come mai si vergognano tanto del “Fiscal Compact” trascurando le altre azioni indegne tese unicamente a favorire il mondo della finanza internazionale? Forse perché non stanno ancora esplodendo in tutta la loro nefasta virulenza? Un esempio per tutti? Quello probabilmente meno noto, ma che già denunciai tempo fa; l'aver messo in naftalina la “Lex Monetae”, cioè la facoltà del nostro Stato Sovrano di scegliere la valuta per il pagamento dei propri debiti. Come un fantasma passò quasi inosservato il decreto numero 96717 del Ministero dell'Economia e delle Finanze pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del diciotto dicembre 2012 che annullò in concreto la possibilità prevista dagli articoli 1277 e seguenti del Codice Civile di sancire il corso legale di una nuova valuta (esempio: lira) per pagare interessi e capitale del debito. In pratica; con la “Lex Monetae” lo Stato Italiano poteva affermare: tu, cara entità offshore o banca estera, hai CCT in euro? Nessun problema, ora la valuta nazionale è la lira, pertanto sarai pagato nella nuova moneta secondo il cambio fissato dalle autorità italiane. D'altronde, non era neanche una novità visto che fu la stessa procedura del 2000 quando tutti i contratti di lavoro, mutui, conti correnti, eccetera, eccetera, furono convertiti dalla lira all'euro. Ora, con il nuovo decreto numero 96717 questo non è più possibile. L'Italia vuole denominare i titoli di debito in una nuova valuta? Certo, lo può ancora fare, ma con l'assenso del settanta per cento dei possessori dei titoli. Capito? Basta il trenta virgola uno per cento che dica no per bloccare un nostro sacrosanto diritto e lasciare il debito in euro. E chi possiede ben oltre il trenta per cento dei titoli di Stato Italiani? Risposta che spiega tutto: le banche e istituzioni estere, compresa la Banca Centrale Europea.
D'altronde, con la perdita della sovranità monetaria siamo in balia delle decisioni di organismi sovranazionali. Vi prego di rammentare bene le parole dell'attuale ministro Andrea Orlando sopra riportate e che indico ancora vista l'inaudita gravità; <O mettete questa clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>. La Banca Centrale Europea compì di fatto un'estorsione nei confronti degli italiani.
Tenete bene a mente il concetto di estorsione perché merita una breve riflessione.
Supponiamo per un attimo che al governo in Italia ci fosse uno statista che assommi in sé le qualità migliori dei più grandi uomini di Stato del passato e che questa straordinaria personalità decida di sbattere i pugni sul tavolo a Bruxelles per tentare di modificare i trattati capestro nell'interesse del popolo italiano. Cosa succederebbe? Io penso ben poco. Anzi, la risposta sarebbe esattamente la stessa da parte della Banca Centrale ben spalleggiata dalla Commissione Europea: “O attuate i provvedimenti di austerità come previsti o, altrimenti, chiudiamo i rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese”. Il ricatto consisterebbe proprio nella chiusura della fornitura di denaro dall'istituto con sede a Francoforte alle varie banche della nazione. I mercati finanziari si chiuderebbero a riccio e, allora, chi comprerebbe più i titoli di Stato? Ci sarebbe il caos totale con la fuga di capitali all'estero e la conseguente immediata diminuzione di liquidità visto il blocco dei rubinetti da parte della Banca Centrale Europea. Insomma, si verificherebbe l'identica situazione di panico avvenuta in Grecia con conseguenze drammatiche per l'intera popolazione.
l'Italia chinerebbe la testa perché non ha la capacità di un'autonoma politica monetaria. L'euro rappresenta la moneta emessa dal nulla da un'organizzazione sovranazionale dotata di poteri illimitati, totalmente indipendente dalla volontà dei cittadini e legata unicamente agli interessi delle grandi banche.
Chi detiene il potere di emissione e regolamentazione della moneta è un'entità estranea allo Stato Italiano.
Ecco il vero problema! Il popolo italiano non è sovrano in casa propria, bensì schiavo in una cella chiusa con porta blindata a doppia mandata le cui chiavi sono custodite a Bruxelles e Francoforte.
Conclusione, è inutile cercare di modificare i trattati incluso il letale “Fiscal Compact” lasciando inalterato il problema fondamentale, l'euro con la sua mamma protettrice. Nazioni con differenti legislazioni, lingue, tradizioni, interessi, apparati militari e bandiere non possono avere una moneta unica. L'euro è nato per volere della finanza internazionale, per seguire la logica di un neoliberismo che vede nel primato del profitto l'unico obiettivo da raggiungere anche a costo di calpestare interi popoli.
E la nostra classe politica? Io penso che negli ultimi decenni abbia dimenticato completamente il suo ruolo di tutelare e difendere l'interesse dei cittadini italiani preferendo piegarsi, per convenienza e viltà, al volere degli onnipresenti sacerdoti del dio denaro.
Mi chiedo quale possa essere l'utilità di un voto dato che chiunque sia l'attore principale, qualsiasi sia il copione presentato, il finale per gli italiani risulta sempre uguale: un ombrello conficcato nel c...Beh, penso che l'immagine riporti l'idea. Io penso che i veri cambiamenti nascono quando si decide di percorrere la strada dei principi morali superiori, quelli che risultano tali perché prevalgono su ogni altra considerazione in quanto provenienti dalla natura stessa, non quella lastricata da semplici bigliettini colorati.

Alfred B. Revenge






















mercoledì 5 luglio 2017

"L'Europa Disunita"

Di fronte alla richiesta di aiuto dell'Italia all'Unione Europea per l'incontenibile flusso migratorio proveniente dalla Libia ci sono state precise risposte. L'Austria schiera l'esercito e mezzi corazzati al Brennero, la Francia e la Spagna chiudono i loro porti, l'Ungheria con la Polonia e la Repubblica Ceca hanno dichiarato che non prenderanno altri migranti, la Germania rimane in maliziosa attesa facendo andare avanti gli altri. Io penso che l'Italia è e rimarrà sola di fronte a questo fenomeno epocale che sta sconvolgendo i già precari equilibri sociali ed economici del Paese; al massimo le sarà concessa un'elemosina e una pacca sulla spalla.
Ma che razza di Europa abbiamo di fronte? Risposta molto semplice, quella fondata sul profitto delle multinazionali, delle conglomerate bancarie e sulla protezione dei singoli interessi nazionali. Lo dico da anni; esiste una sola Europa, quella a trazione franco-tedesca basata sull'egoistica difesa del proprio tornaconto. La solidarietà è solo una grande mistificazione così come la favola degli interventi militari a scopi umanitari. Ma quando mai! Per limitarci al solo vecchio Continente, Francia, Germania e Gran Bretagna hanno sempre fatto i loro porci comodi senza guardare in faccia a nessuno. Ci siamo già dimenticati che la causa principale di tutto il caos immigrazione è da imputare per larga parte proprio ai nostri cugini francesi? Abbiamo già rimosso le vicende storiche che hanno condotto l'Italia ad essere la porta d'ingresso di questo esodo di massa? Ora la Francia ci dispensa tante parole di elogio per la nostra generosa accoglienza, eppure chiude i porti dimenticando che solo sei anni fa scatenò la guerra in Libia e ai nostri interessi nazionali in quel Paese. L'ipocrisia dei governi francesi è scandalosa. Da un lato sono gli artefici di quanto sta accadendo in Africa, dall'altro ci sbattono la porta in faccia.
La Francia provocò nel 2011 la guerra in Libia per soffocare la nostra ENI e potenziare il suo colosso Total. Insomma, l'allora presidente Sarkozy liberò i cavalieri dell'apocalisse per estromettere l'Italia dal controllo del petrolio e del gas libico e proteggere il dominio coloniale in Africa. A volte mi sembra che la memoria storica in tutti noi giochi brutti scherzi. Eppure dovremmo avere sempre a mente che la decisione di destabilizzare la Libia nel 2011 fu presa essenzialmente da Sarkozy e Hillary Clinton, due persone che all'epoca rivestivano la carica di presidente della repubblica francese e segretario di stato degli USA. Vi ricordate una delle prove più clamorose? Ma sì, quella del messaggio di posta elettronica del due aprile 2011 inviata alla Clinton dal funzionario statunitense e suo stretto collaboratore, Sidney Blumenthal. Si trattava della email “Unclassified U.S. Department of State case No F-2014-20439 Doc. n. C05779612 Date: 12/31/2015”. Il contenuto di quel messaggio dovremmo averlo sempre ben fermo nella nostra memoria di Italiani, visto che indicava senza equivoci che il presidente francese aveva come obiettivi:
-Il desiderio di ottenere una quota maggiore di petrolio libico.
-Aumentare l'influenza francese in Nord Africa.
-Migliorare la sua situazione politica in Francia.
-Fornire ai militari francesi l'opportunità di riaffermare la loro posizione nel mondo.
-Dare una risposta alla preoccupazione dei suoi consiglieri sul progetto a lungo termine di Gheddafi di soppiantare la Francia come potenza dominante dell'Africa francofona.
Tutta la sofferenza e il disagio degli Italiani per il fenomeno immigratorio nasce dal consueto desiderio di grandeur della Francia, dalla sua mai sopita volontà di rappresentare una potenza coloniale.
E adesso? Un nuovo presidente transalpino sorride e se ne frega dei guai italiani generati proprio dall'azione politica e militare del suo Stato.
Ma di quale Unione Europea stiamo parlando? E' solo il classico gioco di sopraffazione del più forte verso il più debole.
In tutto questo certamente non bisogna dimenticare le responsabilità oggettive dei nostri vari governi; superficialità, schiena piegata e mancanza di controlli verso le azioni delle ONG, sottovalutazione del fenomeno, sostegno finanziario senza adeguati controlli alla rete privata di accoglienza, aver contribuito per pavidità ad affossare sei anni fa quel governo libico con cui avevamo stipulato solo pochi mesi prima un trattato di amicizia, e si potrebbe continuare con l'elenco. D'altronde, quest'accoglienza è mascherata da operazione umanitaria solo per celare gli aspetti più squallidi di un business con oggetto la carne umana.
Per non parlare dell'incredibile affermazione fatta ieri dal presidente dell'INPS nella sua relazione annuale al Parlamento circa il danno finanziario che l'Italia subirebbe se bloccasse in qualche modo questo afflusso: “Chiudere frontiere agli immigrati? Costa 38 miliardi e distrugge nostri sistema di protezione sociale” (fonte: Il Fatto Quotidiano”).
Questo risultato scaturirebbe da una simulazione dei conti sino al 2040. Orbene, al di là dell'attendibilità di una simile proiezione effettuata nell'arco di ventitré anni ricordo che ora il costo dell'accoglienza è di quasi cinque miliardi di euro l'anno e che tenderà ad aumentare, che esiste una profonda differenza volutamente non rilevata tra immigrati regolari con un lavoro e clandestini. E' del tutto evidente che bloccare l'immigrazione clandestina non significa bloccare l'immigrazione stessa; sempre di più si cerca di giocare sulle parole pensando che gli Italiani siano degli stupidi. E poi, francamente, trovo veramente ridicolo compiere questo quadruplo salto mortale inserendo come costante della simulazione ventennale dei conti INPS l'invasione incontrollata degli extracomunitari con il loro presunto enorme contributo allo sviluppo economico della nazione.
Oh, perbacco; tutti i migranti economici hanno già un contratto di lavoro in tasca in Italia? Allora la disoccupazione giovanile italiana vicina al quaranta per cento è tutta una balla dell'Istat? La cruda verità è ben altra; gli esseri umani provenienti dall'Africa andranno purtroppo ad allargare la fascia di chi avrà necessità di protezione sociale rendendo ancor più critica la situazione generale del Paese con aumento di lavoro nero, evasione fiscale, disoccupazione, disagio sociale.
Infine, per tornare al discorso dell'Europa Unita (Sic!) io penso che quanto stia accadendo rappresenti la dimostrazione plastica di come l'unico collante di questa pseudo unione sia il dio denaro gestito e manipolato dai suoi sacerdoti, i banchieri. Basta con l'illusione che questa Unione Europea possa costruire le condizioni per donare serenità ai suoi vari popoli, può solo garantire sicurezza e benessere a pochi privilegiati distribuendo a tutti gli altri il virus dell'infelicità.


Alfred B. Revenge