martedì 12 settembre 2017

"Il Derby Vergognoso sugli Stupri."

Per tutta l'estate abbiamo letto sulle più disparate testate giornalistiche del Paese le drammatiche violenze a danno di donne, minorenni e disabili. Un lungo elenco che fa rabbrividire per la malvagità con cui esseri spregevoli hanno rovinato la vita ai più indifesi. Le rassegne stampa del periodo sono purtroppo ricche di questi dolorosi episodi e io ne ricordo brevemente soltanto alcuni.
Un'anziana donna di settantasei anni violentata a Gioia del Colle (provincia di Bari) da un nigeriano di ventisei anni.
Una ragazzina italiana di quindici anni stuprata a Pidimonte in Campania da dodici coetanei connazionali tra cui il fidanzato.
Un'anziana donna di ottant'anni violentata a Milano da un migrante.
Una bambina di dodici anni stuprata a Trieste da tre cittadini di nazionalità afgana e pakistana.
Un bambino disabile di tredici anni violentato a Reggio Emilia da un pakistano.
Una ragazzina italiana di quindici anni stuprata a Bari da cinque connazionali tra i sedici e i diciassette anni.
Una donna ucraina di trentacinque anni violentata a Riccione da tre cittadini stranieri.
Un ragazzo italiano di sedici anni violentato a Catania da un connazionale di sessantasette anni.
Una ragazza di sedici anni stuprata a Massarosa (provincia di Lucca) da un cittadino marocchino di trentaquattro anni senza permesso di soggiorno.
Una donna polacca stuprata a Rimini da un cittadino del Congo, da due marocchini e un nigeriano.
Per non parlare delle ultimissime vicende relative ai due carabinieri di Firenze che avrebbero violentato due cittadine americane e dello stupro ai danni di una ragazza finlandese compiuto da un individuo originario del Bangladesh.
Insomma, un'estate contrassegnata da azioni abiette commesse da esseri privi di morale e onore a cui ha fatto da contorno la voce ipocrita e ambigua del distinguo tra atti criminali compiuti da migranti e quelli posti in essere da italiani, quasi esistesse una sorta di derby dell'orrore tra i differenti casi di stupro. Un atto criminale è un atto criminale a prescindere dalla nazionalità, dalla religione o dal colore della pelle del reo. La vittima di una violenza carnale non può certo trovare un qualche conforto dal fatto che il suo aguzzino sia stato un marocchino piuttosto che un italiano.
Eppure, il contenuto degli articoli e i commenti dei lettori evidenziano una sorta di competizione pro o contro i migranti. Persino le decisioni dei magistrati, a volte, seguono la corrente di pensiero che si indirizza a una maggiore giustificazione verso gli stranieri generando una sorta di inaccettabile discriminazione verso gli italiani, si veda il caso del bambino disabile di tredici anni stuprato da un pakistano reo confesso rimesso in libertà in quanto straniero richiedente asilo. In ogni caso la libertà di pensiero e di parola non deve trovare una limitazione nella paura! Io penso che non bisogna aver timore di dire la verità anche se si dovesse correre il rischio di essere additati come razzisti dai sostenitori del politicamente corretto.
Ricordo questa condivisibile affermazione:
“Il voler proteggere i migranti responsabili di reati odiosi, così come il ritenere che diffondendo le notizie negative che li riguardano, esattamente come faremmo per i crimini commessi dai cittadini italiani, ritenendo che così facendo si possa fomentare il razzismo, stanno alla base dell'attuale pensiero di una certa sinistra italiana: elitaria e profondamente discriminante.”
(tratta dall'articolo sul “Fatto Quotidiano” del trentuno luglio 2017 dell'attivista e scrittrice italiana femminista Lorella Zanardo).
Coloro che insultano i critici, come me, del fenomeno immigratorio di massa non riescono a comprendere che non esiste un'ostilità precostituita verso chi proviene da Paesi più poveri, bensì solo il buon senso che fa intuire la pericolosità di far entrare chiunque senza una preventiva politica regolatrice dei flussi associata a doverosi controlli. D'altronde, ho sempre sostenuto che tra gli artefici di quanto sta accadendo ci sono quelli che spingono esseri umani a partire dalla propria nazione per inseguire l'illusione di una vita migliore che difficilmente si realizzerà. L'Italia è vista come una sorta di bengodi dove tutto si può ottenere con estrema facilità, dove esistono solo diritti e alcun dovere. E la responsabilità principale su questa condizione è di coloro che, per interesse, hanno fatto credere a tanti che nel Bel Paese tutto è concesso, tutto è possibile e che la legalità o il rispetto verso la donna o la proprietà altrui siano banali optional. Non si possono difendere i migranti quando commettono reati ignobili affermando che anche gli italiani lo fanno, è una squallida semplificazione che porta soltanto ad alimentare odio su odio. Quando si verifica un fatto esecrabile come uno stupro lo sdegno deve risultare unanime senza voler per forza trovare un qualche appiglio basato su insopportabili confronti.

Alfred B. Revenge.







sabato 2 settembre 2017

"Salviamo la Verità Storica."

Leggendo l'articolo sotto riportato sul quotidiano Repubblica ho notato la seguente frase:
“L'uomo nero che aggredisce la donna bianca, nell'illustrazione bellica di Boccasile, altro non è che un soldato alleato: forse un goumier francese (le truppe coloniali provenienti dal Marocco). Il 1944 è l'anno dello sbarco ad Anzio e Nettuno: la seconda guerra mondiale è in corso e, nella vulgata fascista, i soldati che stanno occupando il territorio italiano sono responsabili di stupri e violenze. Su questa paura fa leva il manifesto di Boccasile...”
Ora, mi sembra di capire che per l'estensore dell'articolo la vicenda di stupri e violenze durante l'intervento alleato a opera delle truppe coloniali francesi sia una sorta di versione propagandistica dei sostenitori del fascismo (“vulgata fascista”).
Spero tanto di sbagliarmi ma, se così fosse, saremmo di fronte all'ennesima violenza nei confronti della verità storica. Non è questione di essere di destra, di centro o di sinistra; io penso semplicemente che non si può combattere una forma di razzismo, come quella evidenziata nel pezzo di Repubblica, attraverso la negazione o il ridimensionamento di fatti drammatici realmente accaduti e che hanno devastato tanti esseri umani.
Le truppe coloniali francesi del Nord Africa costituite in maggioranza da marocchini, algerini e senegalesi, pienamente integrate con gli alleati, si resero protagoniste durante la seconda guerra mondiale di stupri di gruppo, di saccheggi e di violenze di ogni genere nei confronti del popolo italiano. Al riguardo ci fu la lodevole rappresentazione cinematografica rappresentata dal film “La Ciociara”.
Osserviamo per un attimo i numeri di questa tragedia (Fonte: La Stampa del sedici marzo 2017)
“Nella seduta notturna della Camera del sette aprile 1952 la deputata del partito comunista italiano Maria Maddalena Rossi denunciò che solo nella provincia di Frosinone vi erano state sessantamila violenze da parte delle truppe del generale Juin (generale delle truppe coloniali francesi e sostenitore del “diritto di preda bellica” incluso lo stupro). Dalle numerose documentazioni raccolte oggi possiamo affermare che ci furono ventimila casi accertati di violenze, numero del tutto sottostimato; diversi referti medici dell'epoca riferirono che un terzo delle donne violentate, che si erano fatte medicare, sia per vergogna o per pudore, preferì non denunciare. Facendo una valutazione complessiva delle violenze commesse dalle truppe coloniali francesi (Cef), iniziate in Sicilia e terminate alle porte di Firenze, possiamo quindi affermare con certezza che ci fu un minimo di sessantamila donne stuprate, ognuna, quasi sempre, da più uomini. I soldati magrebini, ad esempio, mediamente violentavano in gruppi da due o tre, ma abbiamo raccolto testimonianze di donne violentate anche da cento, duecento e trecento uomini. Oltre alle violenze carnali, vi furono decine di migliaia di richieste per risarcimenti a danni materiali: furti, incendi, saccheggi e distruzioni.”
D'altronde basterebbe rivedere l'intera interpellanza della deputata Rossi negli atti parlamentari della Camera dei Deputati (seduta notturna) del sette aprile 1952 per rendersi conto della gravità di quanto denunciato.
Alcuni esempi (fonte: articolo di Andrea Cionci su “La Stampa” dal titolo “La verità nascosta delle Marocchinate, saccheggi e stupri delle truppe francesi in mezza Italia.” del 16 marzo 2017):
“A S. Andrea i marocchini stuprarono trenta donne e due uomini. A Vallemaio due sorelle dovettero soddisfare un plotone di duecento goumiers; in trecento abusarono di una sessantenne. A Esperia furono settecento le donne violate su una popolazione di duemila e cinquecento abitanti. Anche il parroco don Alberto Terrilli, nel tentativo di difendere due ragazza, venne legato a un albero e stuprato per una notte intera. Morirà due anni dopo per le lacerazioni interne riportate. A Polleca si toccò l'apice della bestialità. Luciano Garibaldi scrive che dai reparti marocchini del generale Guillaume furono stuprate bambine e anziane; gli uomini che reagirono furono sodomizzati, uccisi a raffiche di mitra, evirati o impalati vivi.”
Vorrei ricordare quanto scritto su questo tema da Malek Chebel, antropologo e psicopatologo algerino considerato uno dei massimi rappresentanti dell'islamismo illuminato: “L'itinerario copulatorio del giovane magrebino campagnolo comincia spesso nei lombi delle bestie che è incaricato di accompagnare regolarmente...Per le truppe africane agli ordini di Juin, le donne italiane (come tutte le occidentali) erano ...”Gahba”, puttane, nel linguaggio franco-arabo.
Si potrebbe continuare a lungo, ma credo sia sufficiente per indicare come la violenza in Italia da parte delle truppe coloniali francesi non sia di “vulgata fascista”, bensì storicamente accertata da fonti persino avverse alla dittatura del ventennio come quella di una grande personalità del passato, Maria Maddalena Rossi, membro dell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana per il partito comunista, deputata per tre legislature e presidente per diversi anni dell'Unione Donne Italiane.
Io penso che sia un grave errore combattere qualsiasi forma di intolleranza o discriminazione alterando la verità. La storia la scrivono i vincitori, ma le menti libere possono fare la differenza cercando di allargare i confini imposti da un pensiero dominante come, ad esempio, quello attuale del politicamente corretto.

Alfred B. Revenge