Non passa giorno senza i
consueti avvertimenti lanciati da politici ed esperti vari: “attenti,
il debito pubblico italiano è troppo alto”;”attenti allo spread
sui tassi di interesse”, ecc.
Bene, senza tanti
preamboli confermo quanto già scritto nel corso degli anni in alcuni
miei libri; i problemi creati dalla perdita della sovranità
monetaria e dal sistema finanziario globale fondato sul “debito”
si possono mandare in naftalina con delle iniziative che causerebbero
serie crisi isteriche ai ben pasciuti banchieri.
Al riguardo ecco cosa
scrissi oltre tre anni fa (“Svegliamoci!”, pag. 68-77):
“Piramidi di debiti
unite tra loro da ragnatele d'inganno reggono tutta l'economia
mondiale. Mai si era visto far indossare ai popoli abiti realizzati
con moderne e sofisticate cambiali pronte a bruciare alla prima
scintilla scatenata dagli interessati usurai.
I problemi attuali
nascono dal non voler afferrare una semplice verità: le banche
commerciali hanno il potere di creare moneta dal nulla. Ai crediti
originati dal vero risparmio si sono sostituiti finanziamenti basati
su denaro virtuale, su qualcosa di inesistente. L'avidità dei
banchieri ha distrutto le fondamenta dei principi di equità sociale
portando l'intero sistema finanziario sulla strada
dell'ineguaglianza.
Interi Paesi sono stati
indotti da istituzioni quali, ad esempio, la Banca Mondiale e il
Fondo Monetario Internazionale a imbastire programmi di sviluppo,
spesso insensati o costruiti ad hoc per far affluire denaro a pochi
privilegiati, contraendo debiti su debiti. Così, quegli stessi Paesi
si sono ritrovati nella giostra mortale voluta dai banchieri e hanno
dovuto fare nuovi debiti per ripagare i vecchi maggiorati di salati
interessi. Un piano senza sosta che ha portato nazioni intere ad
essere prigioniere di banchieri-burocrati a cui si dovrebbe
restituire soltanto un gran calcio nel culo.
Eppure questi signori
sono sempre ben presenti pontificando sul loro ruolo determinante e
sul fatto che la gente deve accettare sacrifici enormi e politiche di
eterna austerità per ripagare i debiti da loro generati fornendo
denaro basato sul niente.
Il problema discende dal
ruolo funesto del sistema di credito attuale e dalla diabolica
speculazione che ne deriva. Sino a quando questo sistema non verrà
modificato dalla radice regnerà sempre l'infelicità tra gli esseri
umani. Mai si dovrebbe dimenticare che tutte le crisi verificatesi
negli ultimi duecento anni sono sorte dall'eccessiva presenza di
promesse di pagamento rese poi liquide.
Bisogna mettersi in testa
che l'attuale meccanismo di creazione della moneta attraverso il
credito bancario rappresenta il “tumore” che disgrega passo dopo
passo l'economia di qualsiasi Stato e la stessa giustizia sociale.
Ormai si valuta un Paese sulla base del suo prodotto interno lordo e
non sulla capacità di dare dignità e una vita serena ai propri
cittadini. La classe politica gonfia il petto quando parla degli
ideali di libertà, uguaglianza, giustizia, della democrazia,
dimenticando che ormai tali principi sono totalmente soffocati dalla
cultura capitalista neoliberista di cui da tempo si è fatta
principale sponsor. Come si può parlare di una società basata
sull'uguaglianza e sul rispetto della persona umana quando ogni
azione dell'uomo è legata al freddo “mercato”. Il faro di ognuno
di noi, ciò che deve guidarci è: “lo scambio all'interno del
mercato”. Questo è il principio cardine del neoliberismo su cui
l'intera esistenza umana deve fare riferimento. Ne discende che la
nostra vita deve regolarsi sulla base di precisi riferimenti imposti
dalla nuova cultura dominante quali concorrenza spietata,
massimizzazione del profitto e superiorità del capitale rispetto al
lavoro, ormai considerato soltanto un costo da ridurre il più
possibile.
Il concetto stesso di
libertà umana viene a plasmarsi sulla base delle esigenze di un
suddito diventato tiranno: il mercato. E' solo lui che assicura la
libertà, non più uno Stato democratico; anzi, quest'ultimo deve
operare al fine che il novello re non subisca interferenze grazie
all'imposizione di continue regole di condotta. Il neoliberismo ha
trasformato lo Stato in un suo braccio armato per difendere e
allargare il potere stesso del mercato.
La politica è ormai
ridotta a servire un etereo sovrano adottando regimi duri e punitivi
nei confronti delle persone più povere e indifese. Le categorie più
deboli sono umiliate per la loro incapacità di essere sul mercato
come imprenditori o consumatori di successo. Sei povero? Allora avrai
sempre meno risorse perché devi vivere secondo le logiche del
mercato.
In sostanza, la perversa
ideologia neoliberista ha diffuso e reso credibile l'idea che gli
sconfitti economici devono vergognarsi per la loro condizione di
inferiorità e mostrare riverenza verso chi esercita la sua libertà
seguendo le sacre e inviolabili leggi del mercimonio. Lo Stato,
quindi, rappresenta il garante di questa condizione di umiliazione
per i più deboli. Altro che democrazia, altro che uguaglianza nella
partecipazione politica, altro che equa distribuzione delle risorse.
Esiste ancora una
giustizia? Sì, quella legata alle leggi del mercato che rispetta
solo se stesso punendo e umiliando chi non va incontro alle sue
regole di condotta.
Io penso che una società
basata su questi valori può essere solo additata come oscena,
impresentabile, poiché piega la dignità dell'essere umano alla
volontà di una fiera di scambi imposta dalla classe elitaria. I
cittadini anziché essere serviti dallo Stato, di cui sono l'essenza,
sono obbligati a inchinarsi e a sacrificarsi dinanzi all'altare del
mercato.
Purtroppo, la conclusione
è una soltanto, i seguaci della dottrina neo-liberale detestano le
persone deboli visto che all'interno di questa ideologia nasce e si
sviluppa il concetto di divisione sociale tra classe superiore e
inferiore.
I principi morali degli
esseri umani finiscono in un buco nero generato da quel regista che
plasma tutti gli aspetti della vita umana solo ed esclusivamente in
termini economici.
Il sociologo Loic
Wacquant ha esaminato nel 2009 le politiche neo-liberali di circa
quarant'anni, giungendo alla tesi che sono razziali e hanno
l'obiettivo di penalizzare i soggetti poveri. Basti pensare alla
nostra Italia; in poco tempo i poveri (tra assoluti e relativi) si
sono incrementati superando, secondo l'Istat, i dieci milioni. Circa
il dieci per cento degli Italiani viene umiliato e preso a sberle
dalle leggi del mercato, per non parlare del livello di difficoltà e
infelicità che coinvolge l'altra parte della popolazione.
Tutto ciò perché una
dottrina imposta dai banchieri e dai loro lacchè è stata intesa
come portatrice di una nuova epoca di prosperità per l'intera
umanità. Beh, in fin dei conti non si è detta una menzogna;
l'ideologia neoliberista ha consentito una grande prosperità...solo
che si è concentrata nei ventri capienti di qualche migliaio di
persone. Non a caso questa filosofia ha rappresentato, e rappresenta,
una sorta di libro sacro per le istituzioni finanziarie
internazionali figlie della volontà di antiche e nobili famiglie di
usurai. Si pensi alla banca Mondiale, al Fondo Monetario
Internazionale, alle varie banche centrali e a tutte le altre
organizzazioni fondate esclusivamente per tutelare gli interessi
delle grandi banche private.
Ora, però, le crisi
stanno facendo capire come questa liberalizzazione sfrenata voluta
dal pensiero neoliberista è fonte di gravi conseguenze per la
maggioranza della gente; disuguaglianza, disoccupazione, instabilità,
miseria e povertà sono lì pronte a dimostrare come sia di
fondamentale importanza agire per realizzare riforme radicali come
quelle evidenziate dal premio Nobel Maurice Allais in tema di credito
bancario. Si rifletta seriamente a cosa scrisse nel 1998 questo
fisico ed economista francese in “la crise mondiale d'aujourd'”
“Il sistema attuale del
credito appare del tutto irrazionale e questo almeno per otto
ragioni:
-La creazione (o
distruzione) irresponsabile di denaro attraverso decisioni di banche.
-I finanziamenti per
investimenti a lungo termine con fondi a breve.
-La confusione tra
risparmio e moneta.
-La grande sensibilità
del meccanismo del credito alle situazioni congiunturali.
-L'instabilità fondiaria
che essa genera.
-L'alterazione delle
condizioni di massima efficacia dell'economia.
-L'alterazione nella
distribuzione dei redditi.
-Infine, l'impossibilità
di un controllo approfondito del sistema del credito da parte
dell'opinione pubblica e del Parlamento, in ragione della sua
eccezionale complessità.”
Mi permetto aggiungere
all'ultimo punto: “...complessità appositamente costruita.”
Ora, l'autorevole
economista Allais denunciò chiaramente quanto più volte indicato
circa la creazione di denaro dal nulla. Ecco alcune delle sue
considerazioni:
“(In riferimento alle
recessioni negli ultimi due secoli) I due fattori principali che li
hanno amplificati in modo considerevole, se non provocati, sono la
creazione di moneta dal nulla attraverso il meccanismo del credito e
il finanziamento di investimenti a lungo termine attraverso prestiti
a breve periodo. Si potrebbe tuttavia rimediare a questi due fattori
attraverso una riforma di insieme che consentisse, se non di mettere
fine alle fluttuazioni congiunturali, almeno di diminuirne
considerevolmente l'ampiezza. Questa riforma si dovrebbe basare su
due principi fondamentali:
-La creazione di moneta
deve essere di competenza dello Stato e dello Stato soltanto. Tutta
la creazione di moneta eccedente la quantità di base da parte della
banca centrale deve essere resa impossibile, in maniera tale che
scompaiano i “falsi diritti” derivanti attualmente dalla
creazione di moneta bancaria.
-Tutti i finanziamenti
per investimenti con un termine prestabilito devono essere assicurati
da prestiti a scadenze maggiori, o tuttalpiù con la stessa
scadenza.”
Mai parole furono più
chiare! Le crisi vengono provocate dalla creazione di moneta
bancaria, cioè quella che si crea attraverso la concessione di
prestiti. La soluzione è quella che sia soltanto lo Stato, cioè
l'insieme dei cittadini, ad avere la possibilità di creare moneta.
Le banche devono togliersi dai...beh si è capito.
Ma Maurice Allais non si
ferma qui, infatti afferma che la doppia condizione sopra esposta
comporta:
“Una modifica profonda
delle strutture bancarie e finanziarie basandosi sulla completa
separazione delle attività bancarie, come si presentano a oggi, e la
loro attribuzione a tre categorie di istituzioni distinte e
indipendenti:
-Banche di deposito che
garantiscono soltanto i depositi e i pagamenti. I conti dei clienti
non potranno avere alcuno scoperto.
-Banche di prestito che
prestano a scadenze stabilite.
-Banche di affari che
prestano direttamente al pubblico o alle banche di prestito.
Una tale organizzazione
del sistema bancario e finanziario permetterebbe la realizzazione
simultanea di condizioni fondamentali quali:
-L'impossibilità
assoluta di creazione di moneta al di fuori della quantità di base
creata dalle autorità monetarie (lo Stato).
-L'eliminazione di tutto
lo squilibrio potenziale risultante dal finanziamento di investimenti
a lungo termine con prestiti a breve.
-L'espansione della massa
monetaria complessiva, costituita unicamente dall'ammontare di base,
a tasso stabilito dall'autorità monetaria (lo Stato)
-L'attribuzione allo
Stato, cioè alla collettività, del reddito di signoraggio
proveniente dalla creazione della moneta.
-Un controllo agevole da
parte dell'opinione pubblica e del Parlamento della creazione
monetaria e delle sue implicazioni.”
Si comprende benissimo
che la realizzazione di tali proposte, insieme ad altre, sarebbe
soggetta a un forte ostruzionismo da parte dei banchieri. Immaginate
un po', si libererebbe dalla loro enorme cassaforte la gallina dalle
uova d'oro. E poi come farebbero a continuare nella politica
dissennata che attuano da oltre duecento anni? Come farebbero a
scatenare quelle crisi finanziarie create ad hoc per far passare
normative sempre a loro favore da parte di una classe politica
prezzolata e imbelle? Come farebbero ad approfittare dei momenti
difficili per calpestare gli interessi dei popoli acquistando a
prezzi da saldo beni pubblici e privati?
Una riforma sul credito
come quella prospettata da Maurice Allais risulta di fondamentale
importanza per liberarsi dalla schiavitù imposta già da troppo
tempo dalla classe elitaria.
Per non parlare
dell'approfondito studio realizzato nel 2012 da Jaromir Benes e
Michael Kumhof, due ricercatori dello stesso Fondo Monetario
Internazionale, che ha evidenziato i passi da intraprendere per
evitare crisi finanziarie:
-Impedire alle banche
private di creare la propria moneta debito durante le fasi di
crescita economica e di distruggerla nei momenti di discesa.
-La riserva deve essere
pari al cento per cento e non come quella attuale che rappresenta
solo una minima frazione. Si pensi alla condizione nella zona euro;
per le banche la riserva è pari soltanto all'uno per cento dei
depositi (riserva frazionaria). In tal modo si possono prestare solo
i soldi realmente depositati.
-Lo Stato emette
direttamente denaro a interessi zero senza doverli prendere in
prestito dalle banche pagando gli interessi. E' del tutto evidente
sia il risparmio sugli oneri finanziari e sia la drastica riduzione
del debito pubblico.
-La nuova modalità di
emissione del denaro (da parte dello Stato) non comporterà l'aumento
del debito privato.
Incredibile! Da una banca
esce fuori il principio che deve essere lo Stato a emettere il denaro
e non entità private o sovranazionali con gli obiettivi di un insano
profitto.
L'attuale sistema
bancario è marcio sin dalle radici, è corrotto ed è utilizzato per
rafforzare la già enorme ricchezza accumulata nelle mani di pochi
privilegiati, di vecchia o nuova generazione. Potremmo cambiare il
nome dei protagonisti diretti, ma il problema rimarrebbe nella sua
nefasta gravità. Non è più neanche una questione di carattere
politico, ci possono essere ai vertici governativi uomini con
ideologie di destra o di sinistra, riformisti o conservatori, ma
tutto sarebbe completamente inutile poiché sempre prevarrà
l'interesse dei banchieri privati. Ecco la ragione per cui risulta
vitale una riforma monetaria e del credito che assuma caratteristiche
rivoluzionarie.
Ecco perché io sostengo
la tesi che l'Italia funga da apripista in Europa per un programma
radicale che punti alla nazionalizzazione di banche selezionate.
Saremmo in grado di trasformare le istituzioni creditizie in società
operanti nei servizi di pubblica utilità e i relativi profitti in
beni della collettività. Guadagni che, ritornando alla gente,
potrebbero essere impiegati per migliorare le condizioni dei più
deboli e per ridurre le tasse. In più lo Stato riceverebbe
finanziamenti da banche pubbliche controllate dal suo Tesoro
eliminando o riducendo drasticamente la componente interessi.
Sviluppando un sistema bancario pubblico il piatto della bilancia si
sposterebbe a favore del popolo e a discapito degli attuali usurai.
Pensare che prima delle
assurde privatizzazioni in Italia le migliori e più efficienti
banche erano pubbliche. Pensare che secondo i regolamenti europei la
Banca Centrale non può finanziare gli Stati membri, tuttavia è in
grado di prestare fondi a banche pubbliche a tassi quasi nulli o
addirittura negativi.
Pensare che secondo un
articolo dell'Economist del 2010 le banche pubbliche di Stati come
Cina, India e Brasile hanno aiutato i loro rispettivi Paesi a
superare brillantemente quella crisi che, invece, ha pesantemente
afflitto il resto del mondo.
Pensare che secondo il
professor Kurt von Mettenheim della Sao Paulo Business School of
Brasil:
“Le banche governative
hanno fornito opzioni di credito e politiche anticicliche per
contrastare gli effetti della recente crisi finanziaria, realizzando
un vantaggio competitivo rispetto alle banche private e straniere.”
Bisognerebbe dare una
vera ripulita a questo sistema bancario retto dall'asociale ideologia
neoliberista.
Uscire dall'euro e dalla
finta unione europea, rinominare i debiti in una nuova valuta
nazionale, nazionalizzare la banca d'Italia, riformare radicalmente
il sistema del credito e delle banche sono tutte proposte che
appaiono utopistiche, tuttavia qualsiasi sogno, se sostenuto da
concrete strategie e ferrea volontà, può risultare fattibile.
Stimoliamo il nostro
autonomo pensiero ricordando queste parole:
“Io credo che le
istituzioni bancarie siano più pericolose per le nostre libertà di
quanto non lo siano gli eserciti permanenti. Esse hanno già messo in
piedi un'aristocrazia facoltosa che ha attaccato il governo con
disprezzo. Il potere di emissione deve essere tolto via dalle banche
e restituito al popolo, al quale esso appartiene propriamente.”
Frase di oltre due secoli
fa, ma attualissima, pronunciata da Thomas Jefferson, terzo
presidente degli Stati Uniti d'America.
Mai bisognerebbe
dimenticare che continuando ad abbassare la testa giungerà il
momento in cui non potremo più rialzarla e quello sarà un giorno
triste, molto triste.”
Alfred B. Revenge