“Morte e Tasse”
Dopo il 1710 il
commediografo Christopher Bullock disse: “E' impossibile essere
sicuri di qualcosa se non della morte e delle tasse”. Nel 1726 lo
scrittore Daniel Defoe scrisse in Satana: storia politica del
diavolo: “alle cose certe come la morte e le tasse si può credere
con maggiore fermezza.” Oh, perbacco! Come mai due artisti inglesi
espressero lo stesso concetto in quel periodo? Forse perché
intuirono le conseguenze di quanto si sarebbe verificato dopo la
fondazione della banca d'Inghilterra nel 1694. Il regno si indebitò
al fine di sostenere le spese per le continue guerre. E come pensò
di garantire i prestiti avuti dalla nuova banca? Ma certo, con le
amate tasse da riservare ai cittadini. Quindi, il circuito era
semplice: Soldi dei banchieri allo Stato per produrre guerra, la
guerra generava morte, lo Stato per pagare gli interessi ai banchieri
spremeva i cittadini con le tasse. Ecco, io penso, la ragione della
nascita di quel detto; la morte e le tasse sempre insieme per danzare
nel crudele ballo ideato dai sacerdoti del dio denaro.
D'altronde, dopo alcuni
secoli nulla è cambiato, anzi, il sistema ha ormai raggiunto un alto
livello di perfida sofisticazione. La guerra ormai è perenne ed
investe di fatto quasi ogni nazione; essa assume connotati differenti
attraverso l'utilizzo di armi specifiche quali bombe e moneta a
debito. Le prime sono appariscenti e devastanti; le seconde
circondate da un alone di ammirata sacralità; eppure entrambe facce
della stessa medaglia che porta al collo la signora morte. Come ormai
anche le pietre sanno tutte le nazioni del mondo sono indebitate; e
chi sono i creditori? Devono pur esserci, giusto? Beh, in piccola
parte ci siamo anche noi, piccoli risparmiatori che hanno acquistato
titoli di stato, ma il grosso da chi è costituito? Ma sì, certo;
dalle nostre ormai amate banche presenti ovunque, persino nei tanto
criticati -solo a parole- paradisi fiscali. E questa montagna di
debito cosa produce? Una valanga di interessi usciti -con le tasse-
dalle tasche dei cittadini ed entrati in quelle ben più capienti
degli usurai internazionali.
A questo punto sorge
spontanea una domanda. Ma noi, membri del popolo, abbiamo conseguito
in massa una laurea in scienze masochistiche applicate? Ma sì,
confessiamolo, proviamo un piacere perverso a farci salassare per
consentire il pieno godimento ai pochi eletti della vera classe
superiore.
Noi ci siamo spogliati
della sovranità monetaria per donarla ad una ristretta cerchia di
individui. Il tutto per consentire loro di porsi al centro del
sistema di vita; essi rappresentano il sole e noi i pianeti che
girano obbedienti per avere luce e calore; insomma, per avere la
vita.
Non ci credete? Sì,
dubitate! Dubitate delle mie parole o di qualsiasi altra persona; il
dubbio fa bene, fa riflettere, fa mettere in moto il cervello per
consentirgli di elaborare un proprio autonomo pensiero. Ed è questo
che dobbiamo fare, amici miei; pensare con la nostra testa, ascoltare
con attenzione e rispetto tutte le opinioni, ma, alla fine, creare il
nostro autonomo pensiero.
Ora inizierò a dirvi, in
estrema sintesi, ciò che penso sull'argomento tasse collegate agli
interessi sul debito pubblico italiano affinché ascoltiate una
campana diversa dal solito.
Il marcio sta alla
radice. Le belle banconote in euro che usiamo normalmente per le
nostre esigenze sono create “Dal Nulla” dalla banca centrale
europea (ormai ho preso l'abitudine di scrivere minuscolo la b di
banca) che a sua volta li concede alle banche commerciali private
che, a loro volta, li prestano allo Stato ricevendo in cambio titoli
di debito (BTP, ecc.) gravati da un interesse. Dunque, per pagare
questi benedetti interessi ai banchieri privati si tassano i
cittadini italiani al fine di poter onorare il debito.
Pertanto, le imposte si
pagano soprattutto perché esiste il debito contratto dallo Stato
verso soggetti esterni per giunta neanche proprietari dei soldi che
prestano.
Allora mi chiedo: perché
andare a chiedere i bei soldini alle banche? Risposta: perché
l'Italia non ha la sovranità monetaria, quindi, non può emettere
propria moneta, cioè di proprietà dell'intero popolo italiano; per
le sue esigenze è obbligata ad abbassare il cappello e chiedere i
quattrini alle banche, visto che soltanto esse hanno il privilegio di
creare denaro “Dal Nulla”.
Ma perché non prenderci
noi questo potere di produrre “Dal Nulla” il denaro necessario
alle capacità produttive del nostro amato Paese senza pagare
interessi e tasse? Eh,no! Risponderebbero all'unisono i soloni della
politica, i grandi professori, gli esperti economisti, i prestigiosi
giornalisti, i tecnocrati, ecc. ecc.; questo sarebbe il suicidio per
noi italiani. E perché sarebbe un suicidio? Risposta: perché un
tale potere in mano diretta dello Stato porterebbe ad una selvaggia
produzione di moneta non gravata da interessi, con conseguente
disastrosa inflazione; altresì, una tale delicata funzione deve
attribuirsi – ai fini della stabilità (Sic!) – ad una entità
(BCE) totalmente indipendente dalla volontà del governo di turno e
controllata da soggetti mai eletti ed immuni da ogni responsabilità
per le azioni compiute.
Ah, però! Quindi il
nostro futuro dipende e dipenderà sempre da una banca centrale che
presta i soldi alle banche private anche a tassi negativi (cioè la
BCE paga gli interessi alle banche private per i finanziamenti
concessi); gli stessi soldi che subito dopo vengono girati allo Stato
Italiano caricati di un bel po' di interessi; gli stessi interessi
che saranno versati attraverso la spremitura dei sudditi italiani.
Ehi, ma questo giro non
vi ricorda niente? Ma sì, il famoso gioco delle tre carte.
Da secoli le banche
(anche e soprattutto quelle commerciali) godono del privilegio di
creare moneta “Dal Nulla”; pensate che questa verità fu
dichiarata, già nel diciassettesimo secolo, da William Paterson nel
suo prospectus per la creazione della banca d'Inghilterra: “questa
banca avrebbe il beneficio dell'interesse sul denaro creato dal
nulla.” Siete ancora scettici su questa incredibile affermazione?
Più che giusto; allora -come piccolissimo esempio- leggete le parole
del premio nobel Maurice Allais nel suo scritto del 1998 “La crise
mondiale d'aujourd' hui”; leggete l'articolo di Beardsley Ruml, già
presidente della federal reserve di New York, pubblicato nel 1946
sulla rivista American Affairs e dal titolo “Tax for revenue are
obsolete”; leggete la dichiarazione di pochi anni fa di Bernard
Maris, membro della banca di Francia; leggete il bollettino
pubblicato nel 2014 dalla banca d'Inghilterra dal titolo “creazione
di soldi nella moderna economia”; leggete lo studio del 2012 di
Jaromir Benes e Michael Kumhof, due brillanti ricercatori del fondo
monetario internazionale (proprio non riesco ad inserire la prima
lettera maiuscola per le organizzazioni gestite dai banchieri);
leggete lo studio dell'economista Richard Werner dell'università di
Southampton; e potrei continuare. Tale incredibile verità è
confermata persino dagli stessi addetti al lavoro.
In conclusione, gli Stati
non possono emettere propria moneta, ma rivolgersi all'oneroso teatro
dei novelli illusionisti per farla uscire dal cilindro magico.
A questo punto non posso
che fare i complimenti ai banchieri-prestigiatori, “Dal Nulla”
hanno piegato il futuro delle vite di miliardi di persone ai loro
profitti; “Dal Nulla” hanno finanziato la morte affinché eterni
siano gli interessi garantiti dalle tasse.
“Morte e Tasse”, la
catena produttiva ideata dagli adoratori del dio denaro.