"Ci sono anime che hanno" poesia di Federico Garcia Lorca
sabato 2 dicembre 2017
mercoledì 22 novembre 2017
Sergej Aleksandrovic Esenin. "Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco"
"Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco" poesia di Sergej Aleksandrovic Esenin
domenica 12 novembre 2017
martedì 7 novembre 2017
sabato 21 ottobre 2017
"Il Regno Banca d'Italia"
In questi giorni è
montata una polemica sulle capacità di vigilanza della banca
d'Italia, tanto da mettere in discussione la poltrona dello stesso
governatore. La ritengo una discussione inutile, motivata
probabilmente solo da ragioni elettorali. Altresì, ciò che ha
destato il mio interesse è l'unanime levata di scudi, anche dai
parte dei richiedenti la testa del numero uno di via Nazionale, a
difesa della“indipendenza” di bankitalia.
Ma indipendenza da chi?
Dal popolo italiano? Io penso che sia proprio questo uno dei gravi
problemi che da tempo gravano sul nostro Paese.
Tempo fa scrissi
(“Svegliamoci!”-edizione 2015-):
<In un recente
documento riservato della banca d'Italia dal titolo “Un
aggiornamento del valore delle quote di capitale della Banca
d'Italia” è scritto:
“Occorre evitare che si
dispieghino gli effetti negativi della legge numero 262 del 2005, mai
attuata, che contempla un possibile trasferimento allo Stato della
proprietà del capitale della Banca. L'equilibrio che per anni ha
assicurato l'indipendenza dell'Istituto, preservandone la capacità
di resistere alle pressioni politiche, no va alterato.”
Al di là della mania di
grandezza che pervade lo scritto per via della maiuscole sulle parole
relative alla banca centrale ciò che fa rabbrividire è il disprezzo
nei confronti del Parlamento Italiano, l'istituzione legislativa
eletta direttamente dal popolo. I burocrati della banca d'Italia non
vogliono che la proprietà sia dello Stato, ma gradiscono quella
delle banche private.
E' il solito ritornello
delle banche centrali: noi dobbiamo essere indipendenti per evitare
l'ingerenza della politica che potrebbe condurci, per ragioni
elettorali, a far stampare troppi quattrini generando il fantasma
dell'inflazione.
Quanta falsità! La banca
d'Italia vuole essere autonoma dal Tesoro dello Stato, ma legata a
filo doppio con le casse delle banche private per fare i suoi comodi.
Per non parlare dell'inefficienza dimostrata in tante occasioni negli
ultimi decenni, a partire dall'avvento come governatore del tanto
venerato e osannato Carlo Azeglio Ciampi, su crisi valutarie e sulla
vigilanza del sistema bancario.
Ma come; l'articolo uno
dello statuto indica chiaramente che la banca è un istituto di
diritto pubblico, ma i ben pagati burocrati dell'istituto mettono
nero su bianco che non vogliono lo Stato suo proprietario. Quale
incredibile presa in giro.
La verità è che la
banca d'Italia, come qualsiasi altra banca centrale vuole
l'indipendenza e la totale autonomia dalla volontà del popolo per
fare gli interessi esclusivi dei suoi amati figli, cioè le banche.
Questa condizione è
realmente deplorevole, il patrimonio della banca centrale, comprese
le riserve valutarie e l'oro, è della collettività, invece
assistiamo all'incredibile paradosso che i soliti potentati ne
controllano le quote incassando anche un bel po' di utili. E ancora
più inverosimile è che parte dei guadagni dell'istituto centrale
nascono quando la BCE stampa i soldi e li presta.
Allora, facciamo in modo
che sia direttamente lo Stato Italiano a stampare le banconote
indispensabili alla nostra economia. E' un discorso elementare che,
ovviamente, andrà sempre di traverso a chi detiene oggi le leve
dell'effettivo e concreto potere. Noi cittadini italiani siamo
incatenati da questi tiranni in giacca e cravatta!
E per favore, non si
venga a raccontare la favoletta che gli istituti privati
rappresenterebbero una fonte di garanzia e indipendenza per le banche
centrali. Chi ci crede più dopo gli innumerevoli scandali bancari
nazionali e internazionali costati enormi quantità di denari a noi
poveri mortali.
E' imperativo che la
banca d'Italia ritorni a essere pubblica, ma senza che tale
operazione porti soldi reali ai già ricchi banchieri. Sarebbe una
sorta di esproprio per pubblica utilità. Alle banche non farebbe poi
tanto male una cura dimagrante di potere.
E poi se si andasse a
vedere chi sono i soci della banca d'Italia (fonte: sito ufficiale
della banca d'Italia) si avrebbero amare sorprese. Infatti, i
maggiori azionisti sono Intesa San Paolo e Unicredit, di cui tutto si
può dire tranne che siano entità pubbliche visto che il maggiore
azionista per entrambe è il “mercato” costituito dalle più
grandi corporazioni estere quali banche e fondi comuni con sigle
fumose, sedi anche in aree offshore e che, guarda caso, rientrano tra
le centoquarantasette compagnie controllanti ogni cosa nel mondo di
cui allo studio dello Swiss Federal Institute of Technology di
Zurigo. Si pensi che per l'Unicredit solo una piccolissima parte
degli investitori istituzionali è italiana.
Allora, nello statuto
della banca d'Italia viene specificato che essa è un'istituzione
pubblica italiana, ma i suoi principali soci nulla hanno a che vedere
con il nostro amato Paese.
Forse in molti
obietteranno che sono fuori strada poiché i soci della banca
d'Italia non contano nulla e che le decisioni le prende il
governatore nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su
proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il parere
del Consiglio Superiore (articolo diciotto dello statuto); parere di
decisiva importanza visto che lo stesso articolo dello statuto lo
segnala come essenziale ai fini della decisione del Consiglio dei
Ministri.
In pratica, il nome
viene...suggerito dal Consiglio Superiore che rappresenta un organo
fondamentale della banca d'Italia.
Ma cos'è questo
Consiglio Superiore? Esso è composto dal governatore e da tredici
consiglieri nominati dall'assemblea (articolo quindici dello
statuto). Assemblea? Ma quale assemblea? Beh, quella dei soci che non
conterebbero un tubo.
Pertanto, in definitiva,
anche la scelta del governatore è frutto della decisione di
consiglieri nominati dalle banche. D'altronde, a parte i numeri,
statuti, eccetera, basta usare un po' di buon senso. Ma il nostro
Presidente della Repubblica avrà mai la possibilità di nominare
governatore un soggetto diverso da quello che le lobby bancarie hanno
già scelto?
Quindi, la conclusione
logica è che la banca d'Italia non è un'istituzione pubblica perché
di fatto i suoi controllori sono società per azioni dominate
concretamente da soggetti privati i cui interessi non coincidono con
quelli dell'intero popolo italiano.>
La banca d'Italia è un
regno indipendente con i suoi privilegi. Ricordate la recente presa
di posizione della Corte dei Conti e della stessa banca centrale?
Affermavano: “tutti in pensione a settant'anni.” Ebbene il vero
eldorado dei dipendenti pubblici è proprio la banca d'Italia
(pubblici poi perché? Mah!). I fortunati dell'istituto centrale
assunti sino al 1993 vanno in pensione a sessant'anni con il sistema
retributivo. Woh! Ma come si fa ad avere un tale tasso di ipocrisia?
Inoltre, Il governatore
prende oltre mezzo milione di euro l'anno, uno stipendio triplo del
suo collega della Federal Reserve, la banca centrale statunitense; il
direttore generale oltre quattrocentomila euro l'anno; per non
parlare dei circa seicento dirigenti che prendono di più del
Presidente della Repubblica. Quando ci fu un breve blocco dei
contratti e, quindi, degli stipendi, i dipendenti del grande “regno”
subito si ribellarono ritenendosi membri a tutti gli effetti della
struttura dominante. Il personale della banca d'Italia, a partire dal
vertice, ha sempre seguito la politica del rigore; come no, quella da
applicare soltanto agli altri. Insomma, una volta entrati nel dorato
ed esclusivo mondo di banca d'Italia non esiste più crisi che tenga,
non esiste il precariato, non esiste il tetto sulle retribuzioni
pubbliche, non esistono stipendi da comuni mortali, non esistono
licenziamenti, non esiste la cassa integrazione, non esiste una
pensione da fame; esistono unicamente privilegi tipici di una banca
centrale indipendente dalla volontà popolare.
Nel regno della banca
d'Italia vige sacro il principio di due pesi e due misure, segno
distintivo della classe elitaria.
Alfred B. Revenge
lunedì 16 ottobre 2017
"Un Paradosso all'Italiana"
Il prefetto di Pesaro
Urbino ha inviato alcuni giorni fa una circolare riservata ai vertici
delle forze dell'ordine in cui ordinava di impedire ai residenti di
Borgo Santa Maria e Pozzo Alto (due quartieri dove la popolazione si
era lamentata dell'eccessiva presenza dei migranti sul territorio) di
“fare foto ai migranti e chiedere le loro generalità” (fonte:
quotidiano “Il Resto del Carlino del 15 ottobre). Questo per
evitare, secondo il prefetto, che da discussioni verbali si passi a
veri e propri scontri fisici ingenerando turbative all'ordine
pubblico.
E' sempre bene tentare di
prevenire eventuali reati, tuttavia vorrei che analogo lodevole
sforzo fosse destinato a un più efficace controllo del territorio
indirizzato a fermare, arrestare e mettere in galera i veri
criminali, peraltro aumentati sensibilmente da quando il Paese è
stato oggetto di un considerevole afflusso di clandestini. Io penso
che la giustificata preoccupazione degli Italiani dipenda dal fatto
che si sentono ancor più inquieti dopo che a una criminalità di
casa si è aggiunta una estera. Purtroppo, la realtà vede un
giornaliero bollettino di guerra; assassinii, stupri, aggressioni,
violenze di ogni genere e prepotenze. E vista la velocità con cui
gli autori dei reati, spesso migranti, vengono rimessi in libertà
genera da un lato il legittimo timore dei cittadini e dall'altro il
convincimento per i criminali importati e non di un'assicurata
impunità, qualsiasi azione indegna compiano.
Forse è proprio un
paradosso chiedere alle forze dell'ordine di impegnare il proprio
tempo nel controllare semplici foto quando nelle città si continua
impunemente a spacciare droga, a esercitare commerci irregolari, a
uccidere (vedasi il recentissimo caso del nigeriano che ha sgozzato
un Italiano al mercato Barattolo di Torino) e ad aggredire donne,
anziani e minori.
Alfred B. Revenge
http://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/vietato-foto-migranti-1.3465002
domenica 15 ottobre 2017
martedì 10 ottobre 2017
"Dalla Padella alla Brace"
Ieri è apparsa la
notizia che durante la riunione dell'Eurogruppo il ministro delle
finanze uscente della Germania, Wolfgang Schaeuble, ha messo nero su
bianco i progetti per il futuro dell'Unione Europea (fonte: articolo
del nove ottobre pubblicato sul quotidiano Repubblica). In pratica il
politico tedesco ha proposto di affidare al M.E.S. (Meccanismo di
Stabilità Europea) i poteri di controllore sui bilanci nazionali dei
vari Paesi dell'euro-zona togliendo di mezzo la Commissione Europea,
considerata ormai troppo...morbida (Sic!).
Ma come mai una tale
iniziativa? E poi cosa sarebbe questo M.E.S.?
Alcuni anni fa in un mio
libro dedicai un intero capitolo su questa istituzione finanziaria
pomposamente definita European Stability Mechanism (ESM), cioè una
sorta di fondo salva-Stati.
Un organismo, quindi,
creato in apparenza per il bene e la salvaguardia dei popoli europei
nel caso si verificassero improvvise crisi finanziarie.
Ma quando mai! E' uno dei
più efficienti strumenti di strozzinaggio creato da mente umana.
I soci del M.E.S. Sono
gli Stati europei aderenti all'euro. Ogni socio ha versato, e verserà
ancora, una bella sommetta per partecipare al capitale. E ogni Stato
da dove ha preso o prenderà i soldi? Molto semplice, prendendoli in
prestito dalle banche private pagando un bel po' di interessi, cioè
aumentando ancora il debito pubblico. Scopo nobile e ufficiale, come
già indicato, è quello di aiutare le nazioni in crisi avvolgendole,
però, con i suoi nascosti tentacoli imponendo cure da cavallo
facendole passare per necessarie al mantenimento della stabilità. In
pratica, prima lo Stato versa il capitale al M.E.S. prendendo i
quattrini necessari dalle banche pagando fior di interessi, poi, in
caso di difficoltà, chiede aiuto ricevendo un prestito dallo stesso
M.E.S. e altre banche pagando altri interessi e con l'aggiunta di
essere costretto a forti riduzioni della spesa sociale e
all'incremento esponenziale delle tasse. Ci pensate? Per essere
vittime del banchetto di questo fondo-piovra bisogna prima
indebitarsi per comprare le sue quote e successivamente prendere
ancora in prestito i soldi a suo tempo versati con contemporanee
macellazioni sulla spesa pubblica; doppio debito per sottomettersi a
un autentico salasso. In parole povere il Paese in difficoltà che
avrà necessità del prestito dovrà cedere ciò che rimane della sua
sovranità nella scelta delle politiche economiche.
E l'Italia? Ah, per il
nostro amato Paese la quota da versare in più tranche per
sottoscrivere il capitale di questa adorabile istituzione è pari
all'astronomica cifra di centoventicinque miliardi di euro, di cui
versati già una cinquantina. Sì, avete capito bene!
Centoventicinque miliardi! E da dove si prendono? Semplice, emettendo
tanti titoli di Stato che vanno ad aumentare il già alto debito
pubblico. E se l'Italia si trovasse un domani nella condizione di
chiedere aiuto alla tanto amata Europa? Nessun problema, ecco che
interverrebbe il M.E.S. finanziando la storica penisola. E quali
soldi userebbe il M.E.S. per aiutare così teneramente uno dei suoi
soci? Ma sì, quei bigliettini colorati versati dall'Italia stessa
per sottoscrivere il capitale (i famosi centoventicinque miliardi di
euro). Ovviamente, un tale generoso intervento del M.E.S. contro la
spendacciona Italia sarebbe dato solo in cambio della garanzia di
applicare politiche severe di austerità quali riduzione della spesa
sociale, riduzione degli stipendi, privatizzazioni selvagge, ecc.;
insomma, tipo quanto già fatto ed applicato in alcuni Paesi tra cui
la Grecia e Cipro. In pratica, i soldi versati al M.E.S. dall'Italia
ritornerebbero al mittente sotto forma di prestito garantito dal
sangue dei cittadini.
Bisogna dirlo a chiare
lettere, l'élite bancaria ha una genialità ispirata da Lucifero in
persona.
Ma non è finita qui.
Qualcuno dei nostri
governanti o politici ha mai letto lo statuto o si è informato sulle
caratteristiche operative di questo M.E.S.?
Io penso che quando i
nostri rappresentati ratificarono la creazione di questo organismo
sovranazionale stavano riposando amabilmente tra le braccia di Morfeo
o di qualche sacerdote del dio denaro. Non si spiegherebbe altrimenti
un via libera a queste regole:
-Nessuno dei governatori
o amministratori del M.E.S. (tecnocrati-banchieri gestori di soldi
pubblici) potrà mai essere incriminato o messo sotto accusa per le
operazioni effettuate, anche se queste dovessero risultare dannose
per un intero popolo. Infatti, esiste la totale immunità; i
dirigenti non possono essere sottoposti a giudizio e le loro
decisioni sono insindacabili.
-Gli atti sono segreti e
tutti gli uffici di proprietà sono inviolabili ed esenti
fiscalmente. Che bellezza, il M.E.S. non paga tasse, ma decide chi
salassare. Mi ricorda tanto l'ipocrisia con cui recentemente la Banca
d'Italia ha indicato l'assoluta necessità che gli italiani vadano in
pensione a settant'anni con il sistema contributivo, mentre le
migliaia dei suoi dipendenti godono del privilegio di andare in
pensione a sessant'anni con il sistema retributivo. Una vera oasi nel
deserto per quelli a libro paga della santificata banca centrale
italiana.
Ma la ciliegina sulla
torta è quella sulle maggioranze qualificate. Sapete perché la
Germania ci tiene tanto a che i bilanci degli Stati aderenti all'euro
siano sorvegliati e controllati dal M.E.S.? Molto semplice. Le
decisioni in questo organismo intergovernativo non sono
all'unanimità, bensì con una percentuale dell'ottanta per cento. E
sapete chi sono i due Paesi che possiedono più del venti per cento?
Germania e Francia. Quindi, o si ha il loro assenso o tutto si
blocca.
Uno straordinario
strumento per quelli che operano all'interno del M.E.S.; nessuno li
può denunciare, nessuno li può bloccare per le azioni intraprese,
nessun magistrato li può mettere sotto accusa. In conclusione, e vi
prego di perdonare la parola un po' cruda ma che da l'esatta idea
sull'argomento, nessuno può far loro un cazzo.
Ah, dimenticavo;
ovviamente le grandi conglomerate bancarie come Goldman Sachs, J.P.
Morgan, Deutsche Bank, ecc. risultano ammesse a partecipare, come
novelle locuste, alle riunioni che hanno per oggetto proprio le
concessioni di prestiti al Paese “vittima” e la determinazione di
tutte le prescrizioni usuraie da imporre. Ormai la vita dei cittadini
di uno Stato in zona euro è sempre più guidata da una ristretta
cerchia di banchieri privati capaci di imporsi con facilità ai suoi
organi sovrani.
Ricordate il vecchio
detto “cadere dalla padella nella brace”? Io penso, purtroppo,
che noi italiani siamo come quel pesciolino ancora vivo messo a
friggere in padella. Non appena sentì il calore dell'olio bollente
ne saltò fuori, ma solo per cadere inesorabilmente tra le braci
accese.
E pensare che tanti
nostri politici invece di pensare alle cose serie, ai milioni di
concittadini in condizioni di povertà, alla criminalità in aumento
grazie anche ad un'irresponsabile politica sull'immigrazione, agli
enormi problemi che ci attendono sin dal prossimo anno per la perdita
della sovranità monetaria, inscenano ridicoli scioperi della fame
per iniziative legislative come lo “ius soli”.
Alfred B. Revenge
http://www.repubblica.it/economia/2017/10/09/news/eurogruppo_germania-177808850/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P6-S1.6-T1
sabato 7 ottobre 2017
mercoledì 4 ottobre 2017
"Accoglienza per Motivi...Magici"
La realtà sempre più
spesso supera la fantasia. Un migrante del Ghana, entrato
clandestinamente in Italia nel 2016, ha ricevuto dal tribunale civile
di Milano il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie dopo che la
commissione prefettizia, ascoltate le sue motivazioni, gli aveva
negato lo status di rifugiato (fonte: odierno articolo pubblicato sul
quotidiano“Il Giorno”). E quali sarebbero le ragioni esposte dal
ghanese rifiutate dalla commissione e, invece, accettate dalla
magistratura?
Riporto quanto scritto
sull'articolo:
“Ho paura di ciò che è
successo alla mia famiglia perché sono l'unico superstite. I miei
familiari sono morti misteriosamente senza problemi di salute
(qualcuno dice che hanno avuto un maleficio): oltre ad aver paura
della magia in Ghana, non c'è più nessuno dei miei familiari. In
Italia ho trovato la mia famiglia con i colleghi di lavoro.”
Il tribunale di Milano ha
deciso di accogliere l'istanza del migrante con la seguente
motivazione (fonte: quotidiano “Il Giorno):
“Amir (il nome del
ghanese) si trova in una situazione di vulnerabilità legata alla
vicenda traumatica vissuta nel proprio Paese a causa della morte, in
rapida successione, di tutti i suoi familiari, dovendosi dar atto
altresì dell'elevato grado di integrazione del ricorrente in
Italia.”
Di fatto il giudice ha
creduto alle parole del richiedente asilo. Una semplice domanda: ma
sono stati fatti accertamenti sulla veridicità di quanto dichiarato
o si è creduto passivamente al verbo occulto?In ogni caso resta il
fatto che la protezione internazionale adesso è possibile anche per
i perseguitati da temibili malefici. Streghe, maghi e fattucchiere di
tutto il mondo ringraziano per l'ambito riconoscimento giuridico.
Alfred B. Revenge
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/profugo-malocchio-1.3442490
venerdì 22 settembre 2017
martedì 12 settembre 2017
"Il Derby Vergognoso sugli Stupri."
Per tutta l'estate
abbiamo letto sulle più disparate testate giornalistiche del Paese
le drammatiche violenze a danno di donne, minorenni e disabili. Un
lungo elenco che fa rabbrividire per la malvagità con cui esseri
spregevoli hanno rovinato la vita ai più indifesi. Le rassegne
stampa del periodo sono purtroppo ricche di questi dolorosi episodi e
io ne ricordo brevemente soltanto alcuni.
Un'anziana donna di
settantasei anni violentata a Gioia del Colle (provincia di Bari) da
un nigeriano di ventisei anni.
Una ragazzina italiana di
quindici anni stuprata a Pidimonte in Campania da dodici coetanei
connazionali tra cui il fidanzato.
Un'anziana donna di
ottant'anni violentata a Milano da un migrante.
Una bambina di dodici
anni stuprata a Trieste da tre cittadini di nazionalità afgana e
pakistana.
Un bambino disabile di
tredici anni violentato a Reggio Emilia da un pakistano.
Una ragazzina italiana di
quindici anni stuprata a Bari da cinque connazionali tra i sedici e i
diciassette anni.
Una donna ucraina di
trentacinque anni violentata a Riccione da tre cittadini stranieri.
Un ragazzo italiano di
sedici anni violentato a Catania da un connazionale di sessantasette
anni.
Una ragazza di sedici
anni stuprata a Massarosa (provincia di Lucca) da un cittadino
marocchino di trentaquattro anni senza permesso di soggiorno.
Una donna polacca
stuprata a Rimini da un cittadino del Congo, da due marocchini e un
nigeriano.
Per non parlare delle
ultimissime vicende relative ai due carabinieri di Firenze che
avrebbero violentato due cittadine americane e dello stupro ai danni
di una ragazza finlandese compiuto da un individuo originario del
Bangladesh.
Insomma, un'estate
contrassegnata da azioni abiette commesse da esseri privi di morale e
onore a cui ha fatto da contorno la voce ipocrita e ambigua del
distinguo tra atti criminali compiuti da migranti e quelli posti in
essere da italiani, quasi esistesse una sorta di derby dell'orrore
tra i differenti casi di stupro. Un atto criminale è un atto
criminale a prescindere dalla nazionalità, dalla religione o dal
colore della pelle del reo. La vittima di una violenza carnale non
può certo trovare un qualche conforto dal fatto che il suo aguzzino
sia stato un marocchino piuttosto che un italiano.
Eppure, il contenuto
degli articoli e i commenti dei lettori evidenziano una sorta di
competizione pro o contro i migranti. Persino le decisioni dei
magistrati, a volte, seguono la corrente di pensiero che si indirizza
a una maggiore giustificazione verso gli stranieri generando una
sorta di inaccettabile discriminazione verso gli italiani, si veda il
caso del bambino disabile di tredici anni stuprato da un pakistano
reo confesso rimesso in libertà in quanto straniero richiedente
asilo. In ogni caso la libertà di pensiero e di parola non deve
trovare una limitazione nella paura! Io penso che non bisogna aver
timore di dire la verità anche se si dovesse correre il rischio di
essere additati come razzisti dai sostenitori del politicamente
corretto.
Ricordo questa
condivisibile affermazione:
“Il voler proteggere i
migranti responsabili di reati odiosi, così come il ritenere che
diffondendo le notizie negative che li riguardano, esattamente come
faremmo per i crimini commessi dai cittadini italiani, ritenendo che
così facendo si possa fomentare il razzismo, stanno alla base
dell'attuale pensiero di una certa sinistra italiana: elitaria e
profondamente discriminante.”
(tratta dall'articolo sul
“Fatto Quotidiano” del trentuno luglio 2017 dell'attivista e
scrittrice italiana femminista Lorella Zanardo).
Coloro che insultano i
critici, come me, del fenomeno immigratorio di massa non riescono a
comprendere che non esiste un'ostilità precostituita verso chi
proviene da Paesi più poveri, bensì solo il buon senso che fa
intuire la pericolosità di far entrare chiunque senza una preventiva
politica regolatrice dei flussi associata a doverosi controlli.
D'altronde, ho sempre sostenuto che tra gli artefici di quanto sta
accadendo ci sono quelli che spingono esseri umani a partire dalla
propria nazione per inseguire l'illusione di una vita migliore che
difficilmente si realizzerà. L'Italia è vista come una sorta di
bengodi dove tutto si può ottenere con estrema facilità, dove
esistono solo diritti e alcun dovere. E la responsabilità principale
su questa condizione è di coloro che, per interesse, hanno fatto
credere a tanti che nel Bel Paese tutto è concesso, tutto è
possibile e che la legalità o il rispetto verso la donna o la
proprietà altrui siano banali optional. Non si possono difendere i
migranti quando commettono reati ignobili affermando che anche gli
italiani lo fanno, è una squallida semplificazione che porta
soltanto ad alimentare odio su odio. Quando si verifica un fatto
esecrabile come uno stupro lo sdegno deve risultare unanime senza
voler per forza trovare un qualche appiglio basato su insopportabili
confronti.
Alfred B. Revenge.
sabato 2 settembre 2017
"Salviamo la Verità Storica."
Leggendo l'articolo sotto
riportato sul quotidiano Repubblica ho notato la seguente frase:
“L'uomo nero che
aggredisce la donna bianca, nell'illustrazione bellica di Boccasile,
altro non è che un soldato alleato: forse un goumier francese (le
truppe coloniali provenienti dal Marocco). Il 1944 è l'anno dello
sbarco ad Anzio e Nettuno: la seconda guerra mondiale è in corso e,
nella vulgata fascista, i soldati che stanno occupando il territorio
italiano sono responsabili di stupri e violenze. Su questa paura fa
leva il manifesto di Boccasile...”
Ora, mi sembra di capire
che per l'estensore dell'articolo la vicenda di stupri e violenze
durante l'intervento alleato a opera delle truppe coloniali francesi
sia una sorta di versione propagandistica dei sostenitori del
fascismo (“vulgata fascista”).
Spero tanto di sbagliarmi
ma, se così fosse, saremmo di fronte all'ennesima violenza nei
confronti della verità storica. Non è questione di essere di
destra, di centro o di sinistra; io penso semplicemente che non si
può combattere una forma di razzismo, come quella evidenziata nel
pezzo di Repubblica, attraverso la negazione o il ridimensionamento
di fatti drammatici realmente accaduti e che hanno devastato tanti
esseri umani.
Le truppe coloniali
francesi del Nord Africa costituite in maggioranza da marocchini,
algerini e senegalesi, pienamente integrate con gli alleati, si
resero protagoniste durante la seconda guerra mondiale di stupri di
gruppo, di saccheggi e di violenze di ogni genere nei confronti del
popolo italiano. Al riguardo ci fu la lodevole rappresentazione
cinematografica rappresentata dal film “La Ciociara”.
Osserviamo per un attimo
i numeri di questa tragedia (Fonte: La Stampa del sedici marzo 2017)
“Nella seduta notturna
della Camera del sette aprile 1952 la deputata del partito comunista
italiano Maria Maddalena Rossi denunciò che solo nella provincia di
Frosinone vi erano state sessantamila violenze da parte delle truppe
del generale Juin (generale delle truppe coloniali francesi e
sostenitore del “diritto di preda bellica” incluso lo stupro).
Dalle numerose documentazioni raccolte oggi possiamo affermare che ci
furono ventimila casi accertati di violenze, numero del tutto
sottostimato; diversi referti medici dell'epoca riferirono che un
terzo delle donne violentate, che si erano fatte medicare, sia per
vergogna o per pudore, preferì non denunciare. Facendo una
valutazione complessiva delle violenze commesse dalle truppe
coloniali francesi (Cef), iniziate in Sicilia e terminate alle porte
di Firenze, possiamo quindi affermare con certezza che ci fu un
minimo di sessantamila donne stuprate, ognuna, quasi sempre, da più
uomini. I soldati magrebini, ad esempio, mediamente violentavano in
gruppi da due o tre, ma abbiamo raccolto testimonianze di donne
violentate anche da cento, duecento e trecento uomini. Oltre alle
violenze carnali, vi furono decine di migliaia di richieste per
risarcimenti a danni materiali: furti, incendi, saccheggi e
distruzioni.”
D'altronde basterebbe
rivedere l'intera interpellanza della deputata Rossi negli atti
parlamentari della Camera dei Deputati (seduta notturna) del sette
aprile 1952 per rendersi conto della gravità di quanto denunciato.
Alcuni esempi (fonte:
articolo di Andrea Cionci su “La Stampa” dal titolo “La verità
nascosta delle Marocchinate, saccheggi e stupri delle truppe francesi
in mezza Italia.” del 16 marzo 2017):
“A S. Andrea i
marocchini stuprarono trenta donne e due uomini. A Vallemaio due
sorelle dovettero soddisfare un plotone di duecento goumiers; in
trecento abusarono di una sessantenne. A Esperia furono settecento le
donne violate su una popolazione di duemila e cinquecento abitanti.
Anche il parroco don Alberto Terrilli, nel tentativo di difendere
due ragazza, venne legato a un albero e stuprato per una notte
intera. Morirà due anni dopo per le lacerazioni interne riportate. A
Polleca si toccò l'apice della bestialità. Luciano Garibaldi scrive
che dai reparti marocchini del generale Guillaume furono stuprate
bambine e anziane; gli uomini che reagirono furono sodomizzati,
uccisi a raffiche di mitra, evirati o impalati vivi.”
Vorrei ricordare quanto
scritto su questo tema da Malek Chebel, antropologo e psicopatologo
algerino considerato uno dei massimi rappresentanti dell'islamismo
illuminato: “L'itinerario copulatorio del giovane magrebino
campagnolo comincia spesso nei lombi delle bestie che è incaricato
di accompagnare regolarmente...Per le truppe africane agli ordini di
Juin, le donne italiane (come tutte le occidentali) erano ...”Gahba”,
puttane, nel linguaggio franco-arabo.
Si potrebbe continuare a
lungo, ma credo sia sufficiente per indicare come la violenza in
Italia da parte delle truppe coloniali francesi non sia di “vulgata
fascista”, bensì storicamente accertata da fonti persino avverse
alla dittatura del ventennio come quella di una grande personalità
del passato, Maria Maddalena Rossi, membro dell'Assemblea Costituente
della Repubblica Italiana per il partito comunista, deputata per tre
legislature e presidente per diversi anni dell'Unione Donne Italiane.
Io penso che sia un grave
errore combattere qualsiasi forma di intolleranza o discriminazione
alterando la verità. La storia la scrivono i vincitori, ma le menti
libere possono fare la differenza cercando di allargare i confini
imposti da un pensiero dominante come, ad esempio, quello attuale del
politicamente corretto.
Alfred B. Revenge
giovedì 31 agosto 2017
"Ancora Violenza."
Ancora un gravissimo
episodio di violenza così come descritto nell'articolo di oggi del
“corriere della sera” dal titolo “Ottantenne violentata in
pieno giorno al Parco Nord”. Ormai non passa giorno senza
apprendere di atti criminali verso le donne, anziane, bambini e
disabili. Una fiera di mostruosità legate agli istinti più beceri
di esseri spregevoli e senza onore. Mi auguro che si individui il
responsabile e lo si metta nelle condizioni di non nuocere ancora
alla comunità senza perseguire principi legati alla cultura
ipocrita del politicamente corretto. Pertanto, nessun tipo di
distinguo o di attenuante fondati sulla base della religione, del color
della pelle o della nazionalità. Se l'autore di un gesto così
ignobile fosse italiano o esquimese o magrebino o cristiano o
musulmano o agnostico o persino alieno va detto senza se e senza ma.
Non vorrei che in Italia si sviluppasse una sorta di censura idonea
alla manipolazione delle notizie e all'opportunistico lavaggio delle
coscienze. Io penso che non bisogna mai aver paura di dire la verità.
Uno stupratore è italiano? E allora? Per il fatto di affermarlo
adesso corro il rischio di essere additato come italofobo? Uno
stupratore è un migrante? E allora? Per il fatto di affermarlo corro
adesso il rischio di essere additato come razzista? Uno stupratore è
un seguace dell'ideologia islamica? E allora? Per il fatto di
affermarlo corro il rischio di essere additato come islamofobo? La
libertà è un'essenza troppo preziosa per imprigionarla nella gabbia di
una discriminazione ideologica basata sulla studiata disinformazione.
Il mondo è pieno di alterazioni della verità, non aggiungiamone
altre.
Alfred B. Revenge
lunedì 28 agosto 2017
sabato 26 agosto 2017
"L'Illegalità Trionfa!"
Dopo la nota vicenda di
cronaca relativa allo sgombero a Roma di alcune centinaia di
occupanti abusivi dal palazzo Curtatone (ex sede storica della
Federconsorzi) dal ministero degli interni è pervenuta la seguente
dichiarazione (fonte. Repubblica): “la prossima settimana
scriveremo nuove linee guida per effettuare gli sgomberi ordinati dai
giudici e le invieremo a tutti i prefetti d'Italia. Tra le
disposizioni ci sarà sicuramente quella di non autorizzarli se prima
non è stata concordata una sistemazione dove alloggiare chi ne ha
diritto. E' una regola di buon senso, e non sarà l'unica.” Secondo
il quotidiano Il Messaggero sarà lo stesso Viminale, attraverso i
prefetti, a individuare gli alloggi alternativi, anche senza sentire
le amministrazioni locali.
Insomma, niente più
sgomberi senza aver pronta un'alternativa per gli abusivi occupanti.
Nell'articolo su
Repubblica è anche espresso il seguente concetto: “Mai più
rifugiati buttati fuori da palazzi occupati abusivamente se prima non
è stata garantita loro una sistemazione alternativa.”
Alcune brevi
considerazioni preliminari.
Il palazzo in questione
fu occupato ad ottobre del 2013, dopo una denuncia querela della
proprietà a dicembre del 2015 il Gip presso il tribunale di Roma
emise un decreto di sequestro preventivo dell'edificio ex art 321 del
codice di procedura penale in relazione al reato di occupazione
abusiva. Tale provvedimento è stato eseguito nei giorni scorsi. Nel
frattempo i mass media hanno diffuso la notizia che i migranti del
palazzo pagavano una sorta di fitto a soggetti ancora da
identificare.
Quindi, per quattro anni
diverse centinaia di persone hanno vissuto in aperta violazione delle
norme di legge pagando per giunta una sorta di pizzo a individui che
favorivano l'occupazione per ottenere denaro e vantaggi in termini
di...forza lavoro.
Ora, il principio di dare
una casa a esseri umani prima di buttarli in mezzo a una strada mi
sembra più che giusto, anzi doveroso. D'altronde, dovrebbe essere il
primo compito per dei politici seri quello di garantire una casa e un
lavoro a chi vive nel territorio dello Stato, siano essi italiani che
stranieri. Tuttavia, non vorrei che si dimenticassero alcuni aspetti
fondamentali del problema.
Tutto nasce da un'azione
illegale, cioè dall'occupazione abusiva di proprietà altrui
probabilmente favorita da soggetti che lucrano sulla pelle della
povera gente, esseri spregevoli che si fanno pagare per far occupare
abusivamente degli immobili. In pratica una contemporanea doppia
illegalità, un'azione degna dei migliori trafficanti di carne umana.
Che questa illegalità è
durata circa quattro anni.
Che questa illegalità è
continuata quando le forze di polizia hanno deciso di dar corso a un
provvedimento del giudice.
Purtroppo, io penso che
questa decisione del ministero degli interni contiene un virus molto
pericoloso, quello che una minoranza organizzata e ben sostenuta da
elementi economicamente interessati può violare la legge sapendo di
rimanere impuniti; anzi, sapendo di poter ottenere specifici
vantaggi. D'ora in poi un gruppo di persone che deciderà di occupare
abusivamente un palazzo saprà di poterlo fare impunemente, senza il
rischio di essere allontanati e con la certezza di poter ottenere una
casa anche nel peggiore dei casi. Così facendo si affiancherà al
business dei moderni negrieri quello dei trafficanti di immobili
(privati o pubblici).
Però, pensandoci bene;
non è che sia una cattiva idea. Basta che un gruppo di persone si
organizzi con metodo, individui con l'aiuto di interessati
intermediari un immobile, di sera vada a occuparlo abusivamente, si
sistemi comodamente, paghi una sorta di pizzo ai novelli...consulenti
e attenda con tranquillità gli eventi. Una volta che un giudice
decida per lo sgombero le forze di polizia potranno intervenire solo
dopo che al gruppo di persone sia assicurata una nuova casa; in
mancanza di questo presupposto gli abusivi potranno rimanere per un
lunghissimo periodo senza che nessuno possa fare nulla. Chissà che
non sia questo il nuovo sistema per assicurare a tutti la casa,
l'illegalità che permette di far rispettare il diritto
all'abitazione sancito in Costituzione. Un risultato del tutto
inaspettato. Violando la legge si fa rispettare la legge.
Un'ultima cosa. Al
giornalista di Repubblica che ha scritto “mai più rifugiati
buttati fuori da palazzi occupati abusivamente se prima non è stata
garantita loro una sistemazione alternativa” vorrei chiedere se il
diritto da lui così chiaramente espresso in favore dei rifugiati
vale per chiunque, anche per un semplice cittadino italiano che
fatica ad andare avanti ogni mese, paga il fitto di casa, il
condominio, la luce e che mai ha occupato abusivamente una casa.
lunedì 21 agosto 2017
domenica 20 agosto 2017
"La Fortuna di un Migrante Pedofilo"
Alcuni giorni fa su
alcuni quotidiani è uscita la notizia di uno stupro in provincia di
Reggio Emilia avvenuto il dieci luglio su un disabile di tredici anni
da parte di un pakistano richiedente asilo (termine lessicale
utilizzato negli articoli che sta a indicare una persona entrata in
Italia senza visto e che ha inoltrato una richiesta di asilo). Questo
migrante di ventun anni ha trascinato il piccolo disabile in campagna
e lo ha brutalmente violentato. Il pakistano, dopo l'arresto ha
confessato la violenza dichiarando che il bambino era “consenziente”.
Dopo l'interrogatorio di
garanzia il giudice per le indagini preliminari, nonostante la
procura avesse chiesto la custodia in carcere per violenza sessuale
aggravata, ha rimesso in libertà il pakistano con la seguente
motivazione così come indicata sul quotidiano “Libero” del
diciannove agosto: “il luogo in cui vive l'accusato è facilmente
controllabile. Inoltre non esisterebbe il pericolo di fuga poiché
avrebbe (il pakistano) già confessato il suo reato e in quanto
richiedente asilo, se facesse qualcosa di arrischiato, come il darsi
alla fuga, rischierebbe il rimpatrio. Tutti motivi, quindi, per
lasciarlo a piede libero.” (Sic!)
A parte il personale
sbigottimento per una decisione presa con quelle motivazioni rilevo
da una notizia del trentuno maggio su “Tgcom24” che per lo stesso
reato: “un tribunale del Kuwait ha condannato a morte sette giovani
uomini per aver rapito e stuprato un ragazzo di tredici anni che
soffre di disabilità mentale.”
Quindi, questo migrante
pakistano è stato fortunato, molto fortunato. In Italia ha potuto
tranquillamente violentare un piccolo disabile di tredici anni
rimanendo libero poiché mai (secondo il giudice) fuggirebbe per
ritornare nella sua amata patria, mentre se sbadatamente avesse
abusato di un minorenne della stessa età e nelle identiche
condizioni fisico-mentali in un Paese a fede islamica si sarebbe
ritrovato con la testa sotto una luccicante mannaia.
E' proprio vero, l'Italia
è una nazione molto accogliente; consente a un soggetto entrato
irregolarmente di stuprare un ragazzino disabile di tredici anni
senza timore di entrare in carcere perché le sue condizioni di
“richiedente asilo” e “reo confesso” gli permettono di
poggiare la testa su un comodo cuscino di casa e non su un ruvido
ceppo.
Alfred B. Revenge
mercoledì 16 agosto 2017
mercoledì 2 agosto 2017
Cesare Pavese. "Dove sei tu, luce, è il mattino"
"Dove sei tu, luce, è il mattino" poesia di Cesare Pavese.
sabato 29 luglio 2017
"La Piramide dell'Odio"
La Commissione sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i
fenomeni di odio (intitolata a Jo Cox) presieduta dal Presidente
della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha approvato il sei luglio
di quest'anno la relazione finale, dopo quattordici mesi di lavoro.
Giornalisti e politici hanno commentato nei giorni scorsi il
contenuto del lavoro, soprattutto quello riportato in una sorta di
libretto riassuntivo dal titolo “La piramide dell'Odio in Italia”.
Per farmi un'idea autonoma sull'argomento ho letto l'intero dossier
di centotrenta pagine della relazione finale pubblicata dalla Camera
dei Deputati.
Il risultato, sicuramente oneroso per le casse dello Stato, ha partorito alcuni concetti del tipo:
-Gli Italiani hanno idee sbagliate perché fondate sull'ignoranza, ecco la ragione per cui è necessario intervenire con processi educativi che in sostanza vadano a limitare la libertà di espressione. Singolare è lo sforzo riportato nel capitolo II, una quindicina di pagine, con il censimento delle “parole per ferire” circolanti in Italia. Per esempio, un elenco di “parole o accezioni evocanti stereotipi negativi” usate per offendere una persona straniera: “beduino” per dare dell'incivile, “crucco” nomignolo affibbiato ai soldati tedeschi, “giudeo” per additare l'ebreo, “guascone” per indicare uno spaccone, “meticcio” per indicare il nato da genitori di razza diversa, e così via. Particolare enfasi ho notato nei paragrafi relativi “all'ingegnosità linguistica creativa, popolare e semicolta in rapporto agli apparati sessuali maschili e femminili”
-Nel cervello degli Italiani persiste lo stereotipo dell'immigrato quale causa di degrado o peggio di terrorismo e criminalità.
-Limitare la libertà di opinione espressa su internet attraverso appositi filtri regolamentari.
-Istituzione di un “Gran Giurì che garantisca la correttezza dell'informazione”.
In pratica, secondo la Commissione presieduta dalla Boldrini dovrà essere un'entità superiore a determinare cosa sia vero o falso, cosa sia giusto scrivere o no, cosa debba essere oscurato su internet, cosa gli italiani debbano pensare o meno. Tu scrivi cose che non sono condivise dall'autorità? Bene, allora sei uno che sparge odio, sei uno xenofobo, un razzista, un propagatore di menzogne.
-L'informazione non corretta conduce alla violenza, all'odio, al razzismo, alla xenofobia. Per evitare tali fenomeni è fondamentale disciplinare l'informazione secondo le regole imposte da un'autorità superiore.
Tuttavia, al di là di queste conclusioni condivisibili o no la lettura dell'intera relazione mi ha condotto a formulare un'amara considerazione. L'intero studio è impregnato proprio di quella forma di intolleranza che, nel suo scopo originario, vorrebbe debellare.
Io penso che in queste centotrenta pagine con il marchio del Parlamento ci sia l'evidenza di una discriminazione verso gli Italiani e la loro tradizione storico-culturale, quella cristiana. Non a caso la parte centrale dello studio “esamina in riferimento alla situazione italiana le cause e le forme del linguaggio e azioni d'odio, nelle loro varie manifestazioni, sessismo, omofobia e transfobia, razzismo, xenofobia, antigitanismo, antisemitismo, islamofobia, ostilità contro le persone con disabilità, bullismo.” E la cristianofobia? Dimenticata? A dir la verità, a pagina venti se ne fa un breve cenno, ma solo per specificare che il termine “non sembra rispondere adeguatamente né ai casi esaminati né, più in generale, alla realtà europea.” (Sic!)
Quindi, se in Italia un fedele della religione islamica si lamentasse per la presenza di un crocifisso o per canti di natale o per altre rappresentazioni della fede cristiana potrebbe farlo liberamente senza esser tacciato di cristianofobia (ed è successo); viceversa, se durante una lezione scolastica un professore evidenziasse aspetti critici sulla religione di Maometto scatterebbe immediatamente l'allarme con accuse di islamofobia (ed è successo).
Ma come! Si vuole operare per eliminare l'odio, qualsiasi forma di discriminazione verso le donne, gli omosessuali, i fedeli di altri credi religiosi e non si può esaminare con spirito critico una fede come quella islamica che ha nel suo Dna l'evidente intolleranza e xenofobia proprio verso quei soggetti? Mi sa che la verità viene capovolta, manipolata, inquinata da fenomeni che nulla hanno a che vedere con l'autonoma capacità di pensare. Ma davvero io sarei un portatore d'odio soltanto perché commento fatti storici?
Mi sono stancato di sentire sempre la stessa solfa. Io ho il diritto, come qualsiasi essere umano pensante, di esprimere liberamente la mia opinione - soprattutto se critica - verso una credenza, una cultura, un libro, una religione. Cosa significa, per esempio: devo rispettare il Corano o Maometto. Che non posso parlare del contenuto del libro o del vissuto storico del fondatore della religione islamica? E perché? Perché sono intellettualmente inferiore? Perché, altrimenti, i musulmani si offendono? Perché sarei subito tacciato di islamofobia? Cioè, se dovessi leggere il Corano (cosa che ho fatto) non potrei elaborare un'autonoma idea sul contenuto del suo insegnamento? Cioè, se dovessi studiare il reale vissuto di Maometto (cosa che ho fatto) non potrei valutare la sua concreta natura? Ma stiamo scherzando? Più volte ho scritto come una ristretta élite di potere economico, con la fattiva collaborazione della classe politica, ci ha già privato della sovranità monetaria e della futura felicità dei nostri figli; ora si aggiungerebbe il fatto che finti benpensanti vorrebbero privarci della sovranità sul nostro cervello? Io penso che questo sia l'atteggiamento da considerare “Intollerante”. Considero sacra la vita così come considero sacra la mia libertà di essere critico verso quelle credenze di cui non apprezzo i valori e gli insegnamenti.
Se una religione fosse basata sul male sarebbe pazzesco non evidenziarlo per evitare di offendere coloro che seguono quella fede ed essere accusati di una qualche forma di discriminazione.
Non è privando l'uomo della sua libertà di opinione, del suo libero arbitrio, che si riduce l'odio. Anzi, io ritengo che i conflitti si sviluppano quando un gruppo di persone si ritiene l'unico depositario della verità e vuole obbligare chi non la pensa allo stesso modo ad assoggettarsi a quel credo.
La relazione della Commissione presieduta dalla Boldrini indica come una falsa rappresentazione o uno stereotipo il pensiero di ben oltre il cinquanta per cento degli italiani che afferma:
“un quartiere si degrada quando ci sono molti immigrati.”
“L'aumento degli immigrati favorisce il diffondersi del terrorismo e della criminalità.”
Bene, prima di considerare la maggioranza degli italiani come intolleranti, discriminatori, razzisti, ignoranti e novelli untori perché non si è fatto uno sforzo per capire se dietro quelle amare conclusioni ci fossero tragiche verità?
E se la maggioranza degli italiani avesse ragione? E se la ben nota generosità, ospitalità e tolleranza del popolo si fosse persa nei meandri oscuri di politiche che hanno favorito la disoccupazione, l'incremento iniquo delle tasse, l'aumento della povertà, dei clandestini, della microcriminalità e del disagio sociale?
Non è per caso che chi ha visto l'odio negli occhi degli italiani ha solo osservato il suo riflesso nello specchio dell'ipocrisia?
Io penso che larga parte del popolo italiano non è presente nella piramide dell'odio, bensì in quella dell'infelicità.
Alfred B. Revenge
Il risultato, sicuramente oneroso per le casse dello Stato, ha partorito alcuni concetti del tipo:
-Gli Italiani hanno idee sbagliate perché fondate sull'ignoranza, ecco la ragione per cui è necessario intervenire con processi educativi che in sostanza vadano a limitare la libertà di espressione. Singolare è lo sforzo riportato nel capitolo II, una quindicina di pagine, con il censimento delle “parole per ferire” circolanti in Italia. Per esempio, un elenco di “parole o accezioni evocanti stereotipi negativi” usate per offendere una persona straniera: “beduino” per dare dell'incivile, “crucco” nomignolo affibbiato ai soldati tedeschi, “giudeo” per additare l'ebreo, “guascone” per indicare uno spaccone, “meticcio” per indicare il nato da genitori di razza diversa, e così via. Particolare enfasi ho notato nei paragrafi relativi “all'ingegnosità linguistica creativa, popolare e semicolta in rapporto agli apparati sessuali maschili e femminili”
-Nel cervello degli Italiani persiste lo stereotipo dell'immigrato quale causa di degrado o peggio di terrorismo e criminalità.
-Limitare la libertà di opinione espressa su internet attraverso appositi filtri regolamentari.
-Istituzione di un “Gran Giurì che garantisca la correttezza dell'informazione”.
In pratica, secondo la Commissione presieduta dalla Boldrini dovrà essere un'entità superiore a determinare cosa sia vero o falso, cosa sia giusto scrivere o no, cosa debba essere oscurato su internet, cosa gli italiani debbano pensare o meno. Tu scrivi cose che non sono condivise dall'autorità? Bene, allora sei uno che sparge odio, sei uno xenofobo, un razzista, un propagatore di menzogne.
-L'informazione non corretta conduce alla violenza, all'odio, al razzismo, alla xenofobia. Per evitare tali fenomeni è fondamentale disciplinare l'informazione secondo le regole imposte da un'autorità superiore.
Tuttavia, al di là di queste conclusioni condivisibili o no la lettura dell'intera relazione mi ha condotto a formulare un'amara considerazione. L'intero studio è impregnato proprio di quella forma di intolleranza che, nel suo scopo originario, vorrebbe debellare.
Io penso che in queste centotrenta pagine con il marchio del Parlamento ci sia l'evidenza di una discriminazione verso gli Italiani e la loro tradizione storico-culturale, quella cristiana. Non a caso la parte centrale dello studio “esamina in riferimento alla situazione italiana le cause e le forme del linguaggio e azioni d'odio, nelle loro varie manifestazioni, sessismo, omofobia e transfobia, razzismo, xenofobia, antigitanismo, antisemitismo, islamofobia, ostilità contro le persone con disabilità, bullismo.” E la cristianofobia? Dimenticata? A dir la verità, a pagina venti se ne fa un breve cenno, ma solo per specificare che il termine “non sembra rispondere adeguatamente né ai casi esaminati né, più in generale, alla realtà europea.” (Sic!)
Quindi, se in Italia un fedele della religione islamica si lamentasse per la presenza di un crocifisso o per canti di natale o per altre rappresentazioni della fede cristiana potrebbe farlo liberamente senza esser tacciato di cristianofobia (ed è successo); viceversa, se durante una lezione scolastica un professore evidenziasse aspetti critici sulla religione di Maometto scatterebbe immediatamente l'allarme con accuse di islamofobia (ed è successo).
Ma come! Si vuole operare per eliminare l'odio, qualsiasi forma di discriminazione verso le donne, gli omosessuali, i fedeli di altri credi religiosi e non si può esaminare con spirito critico una fede come quella islamica che ha nel suo Dna l'evidente intolleranza e xenofobia proprio verso quei soggetti? Mi sa che la verità viene capovolta, manipolata, inquinata da fenomeni che nulla hanno a che vedere con l'autonoma capacità di pensare. Ma davvero io sarei un portatore d'odio soltanto perché commento fatti storici?
Mi sono stancato di sentire sempre la stessa solfa. Io ho il diritto, come qualsiasi essere umano pensante, di esprimere liberamente la mia opinione - soprattutto se critica - verso una credenza, una cultura, un libro, una religione. Cosa significa, per esempio: devo rispettare il Corano o Maometto. Che non posso parlare del contenuto del libro o del vissuto storico del fondatore della religione islamica? E perché? Perché sono intellettualmente inferiore? Perché, altrimenti, i musulmani si offendono? Perché sarei subito tacciato di islamofobia? Cioè, se dovessi leggere il Corano (cosa che ho fatto) non potrei elaborare un'autonoma idea sul contenuto del suo insegnamento? Cioè, se dovessi studiare il reale vissuto di Maometto (cosa che ho fatto) non potrei valutare la sua concreta natura? Ma stiamo scherzando? Più volte ho scritto come una ristretta élite di potere economico, con la fattiva collaborazione della classe politica, ci ha già privato della sovranità monetaria e della futura felicità dei nostri figli; ora si aggiungerebbe il fatto che finti benpensanti vorrebbero privarci della sovranità sul nostro cervello? Io penso che questo sia l'atteggiamento da considerare “Intollerante”. Considero sacra la vita così come considero sacra la mia libertà di essere critico verso quelle credenze di cui non apprezzo i valori e gli insegnamenti.
Se una religione fosse basata sul male sarebbe pazzesco non evidenziarlo per evitare di offendere coloro che seguono quella fede ed essere accusati di una qualche forma di discriminazione.
Non è privando l'uomo della sua libertà di opinione, del suo libero arbitrio, che si riduce l'odio. Anzi, io ritengo che i conflitti si sviluppano quando un gruppo di persone si ritiene l'unico depositario della verità e vuole obbligare chi non la pensa allo stesso modo ad assoggettarsi a quel credo.
La relazione della Commissione presieduta dalla Boldrini indica come una falsa rappresentazione o uno stereotipo il pensiero di ben oltre il cinquanta per cento degli italiani che afferma:
“un quartiere si degrada quando ci sono molti immigrati.”
“L'aumento degli immigrati favorisce il diffondersi del terrorismo e della criminalità.”
Bene, prima di considerare la maggioranza degli italiani come intolleranti, discriminatori, razzisti, ignoranti e novelli untori perché non si è fatto uno sforzo per capire se dietro quelle amare conclusioni ci fossero tragiche verità?
E se la maggioranza degli italiani avesse ragione? E se la ben nota generosità, ospitalità e tolleranza del popolo si fosse persa nei meandri oscuri di politiche che hanno favorito la disoccupazione, l'incremento iniquo delle tasse, l'aumento della povertà, dei clandestini, della microcriminalità e del disagio sociale?
Non è per caso che chi ha visto l'odio negli occhi degli italiani ha solo osservato il suo riflesso nello specchio dell'ipocrisia?
Io penso che larga parte del popolo italiano non è presente nella piramide dell'odio, bensì in quella dell'infelicità.
Alfred B. Revenge
giovedì 27 luglio 2017
mercoledì 26 luglio 2017
"Liberté, Egalité, Fraternité"
Leggendo l'articolo di Repubblica sotto riportato mi sono venute
in mente tre parole:
Liberté, Egalité, Fraternité! Libertà, Uguaglianza,
Fratellanza!
Questo è il famoso motto che ci ha donato la rivoluzione
francese.
Dobbiamo essere grati ai cugini d'oltralpe di questa eredità.
“Libertà”: il potere di fare ciò che non danneggia i diritti
altrui.
“Uguaglianza”: la legge uguale per tutti.
“Fratellanza”: non fare agli altri ciò che non si vorrebbe
fatto a se stessi.
Che dire di fronte a principi di tale valore? Nulla, se non
ringraziare la vicina Francia che sicuramente li segue con
particolare vigore. Per esempio, si veda anche la notizia pubblicata
oggi da alcuni quotidiani circa lo stop del presidente Macron alla
regolare acquisizione dei cantieri francesi STX da parte dell'azienda
italiana Fincantieri. In sostanza il numero uno dell'Eliseo vuole
modificare accordi e contratti già siglati in quanto non ritenuti
vantaggiosi per la Francia. Questa sì che si chiama coerenza; quando
sono i transalpini a fare man bassa di aziende italiane nessun
problema, nel caso inverso scintille a non finire. Questa è la vera
applicazione del principio: non fare agli altri ciò che non si
vorrebbe fatto a se stessi.
D'altronde la Francia ha solide tradizioni per la coerenza con cui
ha sempre applicato la “Libertà” e la “Fratellanza” alle sue
colonie in Africa. Non ho inserito il termine “ex” in quanto non
corrisponderebbe al vero. Infatti, la grandeur francese trova la sua più efficace manifestazione nello sfruttamento di numerosi Paesi africani, tra i più ricchi per risorse minerarie ed energetiche, ma, stranamente, tra i più poveri al mondo.
Al riguardo riporto alcuni passi tratti dal mio ultimo romanzo “Da
Servo A Padrone”:
“Le nazioni africane ex colonie francesi solo formalmente hanno
raggiunto l'indipendenza, nella realtà sono ancora sottomesse alla
Francia in virtù di precisi accordi di cooperazione che minano alla
base qualsiasi possibilità di avere una libera politica economica e
sociale. Questi stati in apparenza sovrani sono incatenati al volere
francese sulla moneta, sul sistema educativo, sull'apparato militare
e sulle preferenze commerciali. Questi stati sono, oltre al Burkina
Faso, il Benin, la Costa d'Avorio, la Guinea-Bissau, il Mali, il
Niger, il Senegal, il Togo, il Camerun, la Repubblica Centrafricana,
la Repubblica del Congo, il Gabon, la Guinea Equatoriale, il Ciad e
le Isole Comore.”
“L'autorevole ex presidente francese, Jacques Chirac, dichiarò:
Dobbiamo essere onesti e riconoscere che una grande parte del
denaro nelle nostre banche provengono proprio dallo sfruttamento del
continente africano.”
“Non molto tempo fa su incarico del presidente francese Hollande
un gruppo di esperti, guidato dal deputato socialista Philippe
Baumel, redasse uno studio approfondito sulle attività nei domini
africani, più nota come France-Afrique, per verificare quanto ancora
fosse influente il contributo delle ex colonie, si fa per dire ex.
Alla prima stesura della relazione indipendente, Hollande diede
ordine di modificarla in gran fretta perché ritenuta troppo
compromettente visto che indicava tra l'altro: le operazioni
militari hanno completamente sostituito una politica di sviluppo
lungimirante.”
“La Francia è una democrazia che ha condotto Paesi dell'Africa
verso livelli intollerabili di disoccupazione, sfruttamento e
povertà. Una democrazia miope che ha portato le sue banche e le
multinazionali come la Total, l'Orange, l'Areva ad assorbire le
ricchezze naturali delle nazioni africane distruggendo senza alcuna
pietà la natura e il suo delicato equilibrio ambientale.
E dirò di più, le aziende francesi sono riuscite a mantenere le
loro posizioni grazie alla forza, alla prepotenza, alle armi usate
dal governo di turno per soffocare qualsiasi moto di ribellione. Se
non fosse stato così non avrebbero retto l'impatto di concorrenti
stranieri.”
Nell'articolo di Repubblica si parla del Niger quale fornitore di
uranio e come snodo cruciale per i trafficanti di merce umana. Tutto
vero, solo una piccola osservazione sull'uranio.
Qualcuno si è mai chiesto come la Francia sia l'unica al mondo ad
avere una produzione nucleare capace di coprire quasi l'ottanta per
cento del proprio fabbisogno di energia elettrica? Come sia stata in
grado di realizzare ben cinquantotto reattori nucleari? Come sia
riuscita ad essere il primo esportatore al mondo di energia
elettrica?
Semplice, impadronendosi delle riserve di uranio presenti in
Niger, tra i principali produttori del pianeta. Come mai allora quel
Paese è tra i più poveri al mondo?
Risposta tratta dal romanzo “Da Servo A Padrone” che evidenzia
i sacri principi di Liberté e Fraternité.
“Dal 1973 l'uranio estratto in Niger viene comprato dalla
società Areva, quella che poi gestisce tutte le centrali nucleari in
Francia. E guarda caso il prezzo di acquisto è sempre stato meno
della metà di quello normale di mercato. E quando sono fioccate le
proteste contro questo evidente sfruttamento, ecco lì che spuntava
efficiente come sempre l'esercito francese pronto a proteggere i
sacri interessi schiavisti della nazione. Pensare che il bilancio
dell'Areva è il doppio di tutto il Pil del Niger. Pensare che in
oltre quarant'anni, la Francia ha succhiato il sangue dal Niger senza
costruire neanche un piccolo capanno da destinare a una scuola.”
Ma non è finita qui. I vincoli a cui sono sottoposte le amate ex,
si fa sempre per dire, colonie francesi si sviluppano in altri
ambiti; dal diritto di prelazione su tutte le risorse naturali al
diritto di fornire in esclusiva attrezzature militari,
dall'imposizione del francese come lingua ufficiale all'obbligo di
tenere il sessantacinque per cento delle riserve in valuta estera
presso il Tesoro francese oltre ad un ulteriore venti per cento per
la copertura delle passività finanziarie. Ed è proprio quest'ultima
situazione che mostra in tutta la sua forza il crudele cinismo dei
governi francesi che sottolineo riportando un breve passo sempre
tratto dal mio romanzo “Da Servo A Padrone”.
“In pratica, l'ottantacinque per cento delle riserve non sono
nella disponibilità del reale proprietario, bensì del novello
negriero; non a caso, se un governo di una qualsiasi nazione volesse
utilizzare il proprio denaro può farlo entro il limite del quindici
per cento in un anno. Oltre questa percentuale il Paese di turno
dovrà prenderlo in prestito da chi designerà la Banca di Francia,
ovviamente pagando i tassi di mercato. La Francia si arroga il
diritto di impossessarsi dei quattrini prodotti dal lavoro umano
nelle ex colonie africane e poi di fatto lo concede in prestito
facendo pagare pure gli interessi. Questo ricorda i recenti
meccanismi inseriti in istituzioni finanziarie volute dall'Unione
Europea per aiutare con l'inganno le nazioni messe in difficoltà
dalla loro stessa diabolica politica economica.”
E ancora.
“Da quando sono iniziate queste trasfusioni sono entrate nelle
casse della Banca di Francia oltre cinquecento miliardi di dollari,
gestite in piena autonomia dall'istituto centrale.”
E la cosa ancor più straordinaria è che i profitti dalla
gestione di questa massa enorme di quattrini non sono comunicati ai
proprietari dei fondi, cioè gli Stati africani ancora assoggettati
al giogo francese. E' proprio vero, la Francia è ricca grazie allo
sfruttamento del continente africano.
Penso che rimanere stupefatti è dire poco.
“Uno Stato europeo che si dichiara democratico applica una nuova
forma di colonialismo, quello più subdolo e maligno; soffoca le
popolazioni di stati africani, già macellate nel passato, attraverso
una prigionia di tipo monetario.” (dal romanzo Da Servo A Padrone).
La Francia ha i suoi militari nel Niger come in altre nazioni
africane, fa tranquillamente transitare i negrieri con il loro carico
di merce umana, conosce molto bene la destinazione finale di questa
massa di esseri umani, distrugge la Libia per la sua eterna voglia di
grandeur e sorride all'Italia sapendo di prenderla lì dove la
schiena cambia il riverito nome.
Alfred B. Revenge
domenica 23 luglio 2017
Leonard Cohen. "Il Vero Amore Non Lascia Tracce"
"Il Vero Amore Non Lascia Tracce" poesia di Leonard Cohen.
giovedì 20 luglio 2017
"Il Sogno"
Stanotte ho sognato che
il capo della polizia italiana rivolgeva il seguente appello in TV a
reti unificate:
“Chiedo aiuto! Chiedo
aiuto alle autorità di governo e a tutti i cittadini. Le forze di
polizia non riescono più a far rispettare le leggi. I rifugiati sono
talmente privi di rispetto che, se dovessero essere tagliati i soldi
che vengono elargiti in cambio di nulla, l'Italia si ritroverebbe
rapidamente nel caos totale. I rifugiati diventerebbero violenti e
andrebbero a cercare tutto il possibile da altre parti.”
Che sogno strano e
inquietante. Mi chiedo come mai il cervello sia giunto a elaborare un
tale pensiero onirico. Che sta passando nella mente?
Ah, ecco! Finalmente un
cassetto della memoria si è aperto consentendo di scoprire l'arcano.
Diversi giorni fa lessi la seguente notizia su “Armstrong
Economics” che, evidentemente, ha lasciato traccia nei miei
neuroni.
“Il commissario della
polizia nazionale svedese, Dan Eliasson, ha parlato alla televisione
nazionale, chiedendo aiuto. Ha messo tutti in guardia perché le
forze di polizia svedesi non riescono più a far rispettare la legge.
I rifugiati sono talmente privi di rispetto che, se dovessero essere
tagliati i soldi che vengono elargiti loro in cambio del nulla, la
Svezia si ritroverebbe rapidamente nel caos totale. I rifugiati
diventerebbero violenti e andrebbero a cercare tutto il possibile da
altre parti. Quando la polizia si esprime così chiaramente e chiede
aiuto, è evidente che c'è qualcosa di grosso che non va”.
Per fortuna che il mio
era solo un sogno, L'Italia è lontana dalla Svezia e dai suoi gravi
problemi di ordine pubblico causati dal fenomeno immigrazione. Nel
nostro Paese va tutto bene e i pochi clandestini sono pieni di
rispetto. Non a caso ieri il ministro degli interni Marco Minniti,
rispondendo a una interrogazione parlamentare, ha dichiarato (fonte:
Adnkronos): “Né il ministro degli interni né il governo ritengono
che sussistano le condizioni per dichiarare lo stato di emergenza”.
Infatti, i suoi recenti viaggi in Europa non sono stati effettuati
per chiedere aiuto circa gli sbarchi di migranti economici sulle
nostre coste bensì solo per augurare buone vacanze ai colleghi
politici internazionali.
Uhm, forse devo
controllare il mio stato di veglia.
Alfred B. Revenge
sabato 15 luglio 2017
"Vergogna!"
Non passa giorno senza
notizie incredibili fornite dalla nostra classe politica.
Tre giorni fa Paolo
Gentiloni, presidente del consiglio dei ministri, e Pier Carlo
Padoan, ministro dell'economia, hanno esultato per il contenuto della
lettera sui conti pubblici italiani appena ricevuta da Valdis
Dombrovskis e Pierre Moscovici, rispettivamente vice presidente della
commissione europea e commissario agli affari economici. Su tutti i
mass media è stato sottolineato dai nostri massimi rappresentanti:
“E una buona notizia.”
Davvero? Meravigliato da
una tale scoppio di generosità da parte della commissione europea mi
son preso la briga di trovare il testo di questa lettera per godere
anch'io di tanta munificenza.
In pratica i commissari
europei hanno risposto a una richiesta del nostro ministro Padoan di
correggere i conti 2018 con una percentuale più contenuta rispetto
al Pil in nome della flessibilità.
Devo confessare,
purtroppo, che ho fallito nel tentativo di condividere il piacere
evidenziato dai politici e media. Pazienza, sarà la mia cronica
incapacità di chinarmi per agevolare l'ingresso a chi tenta di
spacciare l'inganno come impegno nobile verso il popolo.
Ma quale buona notizia.
La lettera è un concentrato di arroganza e sopraffazione mascherato
dal consueto linguaggio criptato di tecnocrati-banchieri. Per non
portarla alla lunga, i commissari (mai eletti dalla gente) affermano
che vi sarebbe una disponibilità di venire incontro alla richiesta
italiana purché non si alteri l'obiettivo della parità di bilancio
(presente nel letale accordo che porta il nome di “Fiscal Compact”)
e che venga assicurata (si noti il termine) la riduzione del debito
pubblico e della spesa primaria.
Ma come? Renzi e compagni
dichiarano di voler mandare in naftalina il “Fiscal Compact”
eppure tra la commissione europea e il nostro ministero economico si
parla apertamente dell'obiettivo primario della parità di bilancio.
D'altronde, l'ordine impartito nella lettera con le “buone notizie”
è quello di ridurre la spesa primaria, cioè i costi sostenuti dallo
Stato per coprire i bisogni primari dei cittadini: istruzione,
sanità, welfare e assistenza. Quindi, in soldoni; i generosi
commissari di cui neanche conosciamo i volti dicono che potrebbero
valutare di donarci una piccola zolletta di zucchero a condizione che
non si sgarri sulle regole base dell'austerità quali, ad esempio, i
tagli vigorosi alla spesa sociale. Per non parlare della riduzione
del debito pubblico che, con una moneta come l'euro basata sul
debito, risulta praticamente impossibile da realizzare se non al
prezzo di privatizzare (cioè svendere ai soliti noti della classe
elitaria) l'intero patrimonio del Paese, compresa l'acqua e l'aria
necessaria alla vita di noi poveri mortali.
Vergogna!
I rappresentanti del
governo italiano continuano a genuflettersi di fronte ai burocrati
europei e tentano di far spacciare per buone notizie persino lettere
che annunciano prossime sventure.
Ma non è finita qui. Per
caso ho letto due giorni fa una notizia apparsa sull'agenzia di
stampa Adnkronos e pochi altri quotidiani che mi ha lasciato di
stucco. Ho cercato di controllare se fosse autentica e mi sembra,
purtroppo, che corrisponda al vero. In sintesi, il ministero degli
interni ha presentato ai rappresentanti delle regioni italiane il
“piano nazionale integrazione per i titolari di protezione
internazionale” che ha come obiettivi:
-bandire espressioni come
“migranti illegali” o “clandestini” in quanto rinforzerebbero
i pregiudizi contro i migranti, alimenterebbero i sentimenti di paura
e insicurezza gettando una luce negativa sull'accoglienza,
ostacolerebbero il processo di integrazione favorendo i conflitti
sociali
-realizzare un percorso
anche di tipo formativo che giunga a realizzare un islam italiano in
un Paese dove regna la libertà di culto
-l'affermazione del
concetto che i migranti consentono il pagamento delle pensioni agli
italiani per cui dovrebbero ottenere priorità nell'assegnazione di
lavoro e di case popolari.
Se davvero il governo
intendesse far approvare un documento del genere allora bisogna
giungere alla conclusione che l'impazzimento è giunto al punto di
non ritorno.
Da un lato si vuole
stuprare la lingua italiana censurando termini chiari che
identificano con precisione un problema, dall'altro si vuol costruire
una forma di intolleranza e discriminazione verso gli stessi
italiani. Noi tutti, cittadini del Paese culla della cultura
occidentale, dobbiamo dire grazie ai migranti per i soldi delle
pensioni e farci da parte per favorirli nel lavoro e la casa. Noi
Italiani dobbiamo metterci in un angolino e accettare un'involuzione
sociale ed etnica imposta da coloro che abbiamo eletto quali nostri
fedeli e integerrimi rappresentanti.
Ci sarebbe da scoppiare
in una gran risata se non fosse così maledettamente drammatico e
vergognoso constatare l'applicazione di una forma di razzismo
governativo a danno degli italiani.
Mi stanno sorgendo due
atroci dubbi.
Il primo, ma non è che a
una buona parte di noi piace questa situazione? Chissà, forse ci
interessa mantenere in piedi questa classe politica perché consente
lo sviluppo di profitti diversamente non realizzabili. Penso al
lavoro in nero, al business dell'accoglienza, alle strutture
alberghiere convertite al nuovo affare, all'incremento delle attività
per le Ong e a tutto quanto giri intorno a questo commercio della
carne umana inclusi i fenomeni legati alla sfera della criminalità.
Il secondo, che alcune
ipotesi recentemente emerse alla ribalta della cronaca non siano poi
così tanto insensate. Ma non è che gli ultimi governi, consapevoli
di tutti i casini che sarebbero emersi con l'applicazione di trattati
come il fiscal compact, si sono mossi con l'intento di far invadere
la nostra Nazione da una marea di “clandestini” per poi andare a
piangere in Europa e dire: Vedete cosa sta succedendo? Siamo in
difficoltà per quest'immigrazione incontrollata dall'Africa, quindi
veniteci incontro per le prossime manovre economiche.
Se così fosse i principi
etici fondamentali sarebbero naufragati nei liquami della più cinica
corruzione morale.
Alfred B. Revenge
mercoledì 12 luglio 2017
“L'Ipocrisia e l'Ignavia della classe politica italiana"
L'ex presidente del
consiglio Matteo Renzi ha detto e scritto nel suo ultimo libro di
voler rottamare il “Fiscal Compact”.
L'attuale ministro delle
infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio in un'intervista di
due giorni fa al quotidiano La Stampa ha dichiarato:
“E' venuto il momento
di dirlo: firmare il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio in
Costituzione è stato un grave errore. Probabilmente in quel momento
non si poteva fare altrimenti, ma ciò non toglie che le cose vanno
cambiate.”
Il tre settembre 2016
durante la festa del Fatto Quotidiano l'attuale
ministro della giustizia Andrea Orlando candidamente dichiarò:
“Oggi
noi stiamo vivendo un enorme conflitto tra democrazia ed economia.
Oggi, sostanzialmente, i poteri sovranazionali sono in grado di
bypassare completamente le democrazie nazionali. Io faccio soltanto
due esempi. I fatti che si determinano a livello sovranazionale, i
soggetti che si sono costituiti a livello sovranazionale, spesso non
legittimati democraticamente, sono in grado di mettere le democrazie
di fronte al fatto compiuto.
Faccio
un esempio. La modifica, devo dire abbastanza passata sotto silenzio,
della Costituzione per quanto riguarda il tema dell'obbligo di
Pareggio di Bilancio non fu il frutto di una discussione nel Paese.
Fu il frutto del fatto che a un certo punto la Banca Centrale
Europea, più o meno (ora la brutalizzo) disse: <O mettete questa
clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i
rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>.
Io
devo dire che è una delle scelte di cui mi vergogno di più, mi
vergogno di più di aver fatto. Io penso sia stato un errore
approvare quella modifica non tanto per il merito, che pure è
contestabile, ma per il modo in cui si arrivò a quella modifica di
carattere costituzionale.”
Ma
cosa diavolo è questo benedetto “Fiscal Compact” che adesso i
nostri politici così apertamente criticano e di cui si vergognano?
E' un accordo tra i Paesi dell'Unione Europea che prevede:
-L'obbligo
di raggiungere il pareggio di bilancio.
-L'obbligo
di non superare la soglia dello 0,5% nel rapporto deficit/Pil.
-Drastica
riduzione del rapporto debito pubblico/Pil pari a un ventesimo della
parte eccedente il 60% del Pil. Per l'Italia, con un rapporto di
oltre il 130%, significa una riduzione del debito sino a circa
cinquanta miliardi di euro l'anno per vent'anni. Un autentico
salasso!
-Impegno
a chiedere l'ok sui programmi di emissione del debito con il
Consiglio dell'Unione e la Commissione Europea.
-Maggioranze
qualificate tali che permettono a un solo Paese (la Germania) il
diritto di denunciare gli altri anche in assenza del parere della
Commissione.
-Metro
di giudizio per valutare la competitività di un Paese fissato nella
riduzione dei salari pubblici e privati con contemporaneo aumento del
livello di produttività.
-Politica
fiscale valutata sulla base della spesa per la previdenza, sanità e
servizi pubblici. In pratica, si spende troppo per aiutare la gente
che ne ha bisogno? Bene, ecco la scure di pesanti sanzioni.
-Revisione
della contrattazione salariale e sindacale e delocalizzazione della
contrattazione salariale. Capita la perfida nebulosità nelle parole?
Insomma, o i lavoratori accettano riduzioni della propria busta paga
oppure...ciao ciao in altri Paesi.
Si
ricorda che questo incredibile atto internazionale fu ratificato dal
Parlamento italiano a luglio del 2012 con una maggioranza quasi
bulgara fatta eccezione per quei pochi che intuirono la devastazione
che un tale accordo avrebbe comportato. All'epoca il presidente del
consiglio dei ministri era Mario Monti.
Ma la
cosa ancor più assurda che le norme sul pareggio di bilancio furono
inserite direttamente nella nostra Costituzione per evitare
ripensamenti futuri; in sostanza un bel cappio avvolto intorno al
collo di ciascun cittadino Italiano. Basti pensare che per rientrare
nel fatidico rapporto del 60% debito/Pil in vent'anni l'Italia
pagherebbe un prezzo altissimo sino a quasi cinquanta miliardi di
euro l'anno. Cifra raggiungibile soltanto attraverso la macellazione
sociale per tutti noi; assistenza sanitaria ridotta al minimo,
pesanti imposte patrimoniali, tasse, tasse e ancora tasse sino alla
ciliegina finale, la svendita di ciò che rimane del patrimonio
pubblico.
Ora i
nodi vengono al pettine e la paura fa novanta tra i nostri politici
la cui ipocrisia e ignavia ha superato ogni limite di decenza. Ora si
ricordano del grave errore? E perché solo adesso?
La
risposta è drammatica, poiché con l'attivazione pratica del Fiscal
Compact (previsto dal 2018) per il popolo italiano non potrà esserci
un futuro di crescita e sviluppo, ma solo di infelicità. La
disperazione potrebbe giungere a tali livelli da favorire l'insorgere
di proteste anche violente; ecco che preoccupazioni e timori stanno
nascendo in coloro che ci hanno condotto verso quest'impervia strada.
E
ancora, come mai si vergognano tanto del “Fiscal Compact”
trascurando le altre azioni indegne tese unicamente a favorire il
mondo della finanza internazionale? Forse perché non stanno ancora
esplodendo in tutta la loro nefasta virulenza? Un esempio per tutti?
Quello probabilmente meno noto, ma che già denunciai tempo fa;
l'aver messo in naftalina la “Lex Monetae”, cioè la facoltà del
nostro Stato Sovrano di scegliere la valuta per il pagamento dei
propri debiti. Come un fantasma passò quasi inosservato il decreto
numero 96717 del Ministero dell'Economia e delle Finanze pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale del diciotto dicembre 2012 che annullò in
concreto la possibilità prevista dagli articoli 1277 e seguenti del
Codice Civile di sancire il corso legale di una nuova valuta
(esempio: lira) per pagare interessi e capitale del debito. In
pratica; con la “Lex Monetae” lo Stato Italiano poteva affermare:
tu, cara entità offshore o banca estera, hai CCT in euro? Nessun
problema, ora la valuta nazionale è la lira, pertanto sarai pagato
nella nuova moneta secondo il cambio fissato dalle autorità
italiane. D'altronde, non era neanche una novità visto che fu la
stessa procedura del 2000 quando tutti i contratti di lavoro, mutui,
conti correnti, eccetera, eccetera, furono convertiti dalla lira
all'euro. Ora, con il nuovo decreto numero 96717 questo non è più
possibile. L'Italia vuole denominare i titoli di debito in una nuova
valuta? Certo, lo può ancora fare, ma con l'assenso del settanta per
cento dei possessori dei titoli. Capito? Basta il trenta virgola uno
per cento che dica no per bloccare un nostro sacrosanto diritto e
lasciare il debito in euro. E chi possiede ben oltre il trenta per
cento dei titoli di Stato Italiani? Risposta che spiega tutto: le
banche e istituzioni estere, compresa la Banca Centrale Europea.
D'altronde,
con la perdita della sovranità monetaria siamo in balia delle
decisioni di organismi sovranazionali. Vi prego di rammentare bene le
parole dell'attuale ministro Andrea Orlando sopra riportate e che
indico ancora vista l'inaudita gravità; <O mettete questa
clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i
rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>. La Banca
Centrale Europea compì di fatto un'estorsione nei confronti degli
italiani.
Tenete
bene a mente il concetto di estorsione perché merita una breve
riflessione.
Supponiamo
per un attimo che al governo in Italia ci fosse uno statista che
assommi in sé le qualità migliori dei più grandi uomini di Stato
del passato e che questa straordinaria personalità decida di
sbattere i pugni sul tavolo a Bruxelles per tentare di modificare i
trattati capestro nell'interesse del popolo italiano. Cosa
succederebbe? Io penso ben poco. Anzi, la risposta sarebbe
esattamente la stessa da parte della Banca Centrale ben spalleggiata
dalla Commissione Europea: “O attuate i provvedimenti di austerità
come previsti o, altrimenti, chiudiamo i rubinetti e non ci sono i
soldi alla fine del mese”. Il ricatto consisterebbe proprio nella
chiusura della fornitura di denaro dall'istituto con sede a
Francoforte alle varie banche della nazione. I mercati finanziari si
chiuderebbero a riccio e, allora, chi comprerebbe più i titoli di
Stato? Ci sarebbe il caos totale con la fuga di capitali all'estero e
la conseguente immediata diminuzione di liquidità visto il blocco
dei rubinetti da parte della Banca Centrale Europea. Insomma, si
verificherebbe l'identica situazione di panico avvenuta in Grecia con
conseguenze drammatiche per l'intera popolazione.
l'Italia
chinerebbe la testa perché non ha la capacità di un'autonoma
politica monetaria. L'euro rappresenta la moneta emessa dal nulla da
un'organizzazione sovranazionale dotata di poteri illimitati,
totalmente indipendente dalla volontà dei cittadini e legata
unicamente agli interessi delle grandi banche.
Chi
detiene il potere di emissione e regolamentazione della moneta è
un'entità estranea allo Stato Italiano.
Ecco
il vero problema! Il popolo italiano non è sovrano in casa propria,
bensì schiavo in una cella chiusa con porta blindata a doppia
mandata le cui chiavi sono custodite a Bruxelles e Francoforte.
Conclusione,
è inutile cercare di modificare i trattati incluso il letale “Fiscal
Compact” lasciando inalterato il problema fondamentale, l'euro con
la sua mamma protettrice. Nazioni con differenti legislazioni,
lingue, tradizioni, interessi, apparati militari e bandiere non
possono avere una moneta unica. L'euro è nato per volere della
finanza internazionale, per seguire la logica di un neoliberismo che
vede nel primato del profitto l'unico obiettivo da raggiungere anche
a costo di calpestare interi popoli.
E la
nostra classe politica? Io penso che negli ultimi decenni abbia
dimenticato completamente il suo ruolo di tutelare e difendere
l'interesse dei cittadini italiani preferendo piegarsi, per
convenienza e viltà, al volere degli onnipresenti sacerdoti del dio
denaro.
Mi
chiedo quale possa essere l'utilità di un voto dato che chiunque sia
l'attore principale, qualsiasi sia il copione presentato, il finale
per gli italiani risulta sempre uguale: un ombrello conficcato nel
c...Beh, penso che l'immagine riporti l'idea. Io penso che i veri
cambiamenti nascono quando si decide di percorrere la strada dei
principi morali superiori, quelli che risultano tali perché
prevalgono su ogni altra considerazione in quanto provenienti dalla
natura stessa, non quella lastricata da semplici bigliettini
colorati.
Alfred
B. Revenge
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