sabato 21 ottobre 2017

"Il Regno Banca d'Italia"

In questi giorni è montata una polemica sulle capacità di vigilanza della banca d'Italia, tanto da mettere in discussione la poltrona dello stesso governatore. La ritengo una discussione inutile, motivata probabilmente solo da ragioni elettorali. Altresì, ciò che ha destato il mio interesse è l'unanime levata di scudi, anche dai parte dei richiedenti la testa del numero uno di via Nazionale, a difesa della“indipendenza” di bankitalia.
Ma indipendenza da chi? Dal popolo italiano? Io penso che sia proprio questo uno dei gravi problemi che da tempo gravano sul nostro Paese.
Tempo fa scrissi (“Svegliamoci!”-edizione 2015-):
<In un recente documento riservato della banca d'Italia dal titolo “Un aggiornamento del valore delle quote di capitale della Banca d'Italia” è scritto:
“Occorre evitare che si dispieghino gli effetti negativi della legge numero 262 del 2005, mai attuata, che contempla un possibile trasferimento allo Stato della proprietà del capitale della Banca. L'equilibrio che per anni ha assicurato l'indipendenza dell'Istituto, preservandone la capacità di resistere alle pressioni politiche, no va alterato.”
Al di là della mania di grandezza che pervade lo scritto per via della maiuscole sulle parole relative alla banca centrale ciò che fa rabbrividire è il disprezzo nei confronti del Parlamento Italiano, l'istituzione legislativa eletta direttamente dal popolo. I burocrati della banca d'Italia non vogliono che la proprietà sia dello Stato, ma gradiscono quella delle banche private.
E' il solito ritornello delle banche centrali: noi dobbiamo essere indipendenti per evitare l'ingerenza della politica che potrebbe condurci, per ragioni elettorali, a far stampare troppi quattrini generando il fantasma dell'inflazione.
Quanta falsità! La banca d'Italia vuole essere autonoma dal Tesoro dello Stato, ma legata a filo doppio con le casse delle banche private per fare i suoi comodi. Per non parlare dell'inefficienza dimostrata in tante occasioni negli ultimi decenni, a partire dall'avvento come governatore del tanto venerato e osannato Carlo Azeglio Ciampi, su crisi valutarie e sulla vigilanza del sistema bancario.
Ma come; l'articolo uno dello statuto indica chiaramente che la banca è un istituto di diritto pubblico, ma i ben pagati burocrati dell'istituto mettono nero su bianco che non vogliono lo Stato suo proprietario. Quale incredibile presa in giro.
La verità è che la banca d'Italia, come qualsiasi altra banca centrale vuole l'indipendenza e la totale autonomia dalla volontà del popolo per fare gli interessi esclusivi dei suoi amati figli, cioè le banche.
Questa condizione è realmente deplorevole, il patrimonio della banca centrale, comprese le riserve valutarie e l'oro, è della collettività, invece assistiamo all'incredibile paradosso che i soliti potentati ne controllano le quote incassando anche un bel po' di utili. E ancora più inverosimile è che parte dei guadagni dell'istituto centrale nascono quando la BCE stampa i soldi e li presta.
Allora, facciamo in modo che sia direttamente lo Stato Italiano a stampare le banconote indispensabili alla nostra economia. E' un discorso elementare che, ovviamente, andrà sempre di traverso a chi detiene oggi le leve dell'effettivo e concreto potere. Noi cittadini italiani siamo incatenati da questi tiranni in giacca e cravatta!
E per favore, non si venga a raccontare la favoletta che gli istituti privati rappresenterebbero una fonte di garanzia e indipendenza per le banche centrali. Chi ci crede più dopo gli innumerevoli scandali bancari nazionali e internazionali costati enormi quantità di denari a noi poveri mortali.
E' imperativo che la banca d'Italia ritorni a essere pubblica, ma senza che tale operazione porti soldi reali ai già ricchi banchieri. Sarebbe una sorta di esproprio per pubblica utilità. Alle banche non farebbe poi tanto male una cura dimagrante di potere.
E poi se si andasse a vedere chi sono i soci della banca d'Italia (fonte: sito ufficiale della banca d'Italia) si avrebbero amare sorprese. Infatti, i maggiori azionisti sono Intesa San Paolo e Unicredit, di cui tutto si può dire tranne che siano entità pubbliche visto che il maggiore azionista per entrambe è il “mercato” costituito dalle più grandi corporazioni estere quali banche e fondi comuni con sigle fumose, sedi anche in aree offshore e che, guarda caso, rientrano tra le centoquarantasette compagnie controllanti ogni cosa nel mondo di cui allo studio dello Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo. Si pensi che per l'Unicredit solo una piccolissima parte degli investitori istituzionali è italiana.
Allora, nello statuto della banca d'Italia viene specificato che essa è un'istituzione pubblica italiana, ma i suoi principali soci nulla hanno a che vedere con il nostro amato Paese.
Forse in molti obietteranno che sono fuori strada poiché i soci della banca d'Italia non contano nulla e che le decisioni le prende il governatore nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il parere del Consiglio Superiore (articolo diciotto dello statuto); parere di decisiva importanza visto che lo stesso articolo dello statuto lo segnala come essenziale ai fini della decisione del Consiglio dei Ministri.
In pratica, il nome viene...suggerito dal Consiglio Superiore che rappresenta un organo fondamentale della banca d'Italia.
Ma cos'è questo Consiglio Superiore? Esso è composto dal governatore e da tredici consiglieri nominati dall'assemblea (articolo quindici dello statuto). Assemblea? Ma quale assemblea? Beh, quella dei soci che non conterebbero un tubo.
Pertanto, in definitiva, anche la scelta del governatore è frutto della decisione di consiglieri nominati dalle banche. D'altronde, a parte i numeri, statuti, eccetera, basta usare un po' di buon senso. Ma il nostro Presidente della Repubblica avrà mai la possibilità di nominare governatore un soggetto diverso da quello che le lobby bancarie hanno già scelto?
Quindi, la conclusione logica è che la banca d'Italia non è un'istituzione pubblica perché di fatto i suoi controllori sono società per azioni dominate concretamente da soggetti privati i cui interessi non coincidono con quelli dell'intero popolo italiano.>
La banca d'Italia è un regno indipendente con i suoi privilegi. Ricordate la recente presa di posizione della Corte dei Conti e della stessa banca centrale? Affermavano: “tutti in pensione a settant'anni.” Ebbene il vero eldorado dei dipendenti pubblici è proprio la banca d'Italia (pubblici poi perché? Mah!). I fortunati dell'istituto centrale assunti sino al 1993 vanno in pensione a sessant'anni con il sistema retributivo. Woh! Ma come si fa ad avere un tale tasso di ipocrisia?
Inoltre, Il governatore prende oltre mezzo milione di euro l'anno, uno stipendio triplo del suo collega della Federal Reserve, la banca centrale statunitense; il direttore generale oltre quattrocentomila euro l'anno; per non parlare dei circa seicento dirigenti che prendono di più del Presidente della Repubblica. Quando ci fu un breve blocco dei contratti e, quindi, degli stipendi, i dipendenti del grande “regno” subito si ribellarono ritenendosi membri a tutti gli effetti della struttura dominante. Il personale della banca d'Italia, a partire dal vertice, ha sempre seguito la politica del rigore; come no, quella da applicare soltanto agli altri. Insomma, una volta entrati nel dorato ed esclusivo mondo di banca d'Italia non esiste più crisi che tenga, non esiste il precariato, non esiste il tetto sulle retribuzioni pubbliche, non esistono stipendi da comuni mortali, non esistono licenziamenti, non esiste la cassa integrazione, non esiste una pensione da fame; esistono unicamente privilegi tipici di una banca centrale indipendente dalla volontà popolare.
Nel regno della banca d'Italia vige sacro il principio di due pesi e due misure, segno distintivo della classe elitaria.


Alfred B. Revenge


lunedì 16 ottobre 2017

"Un Paradosso all'Italiana"

Il prefetto di Pesaro Urbino ha inviato alcuni giorni fa una circolare riservata ai vertici delle forze dell'ordine in cui ordinava di impedire ai residenti di Borgo Santa Maria e Pozzo Alto (due quartieri dove la popolazione si era lamentata dell'eccessiva presenza dei migranti sul territorio) di “fare foto ai migranti e chiedere le loro generalità” (fonte: quotidiano “Il Resto del Carlino del 15 ottobre). Questo per evitare, secondo il prefetto, che da discussioni verbali si passi a veri e propri scontri fisici ingenerando turbative all'ordine pubblico.
E' sempre bene tentare di prevenire eventuali reati, tuttavia vorrei che analogo lodevole sforzo fosse destinato a un più efficace controllo del territorio indirizzato a fermare, arrestare e mettere in galera i veri criminali, peraltro aumentati sensibilmente da quando il Paese è stato oggetto di un considerevole afflusso di clandestini. Io penso che la giustificata preoccupazione degli Italiani dipenda dal fatto che si sentono ancor più inquieti dopo che a una criminalità di casa si è aggiunta una estera. Purtroppo, la realtà vede un giornaliero bollettino di guerra; assassinii, stupri, aggressioni, violenze di ogni genere e prepotenze. E vista la velocità con cui gli autori dei reati, spesso migranti, vengono rimessi in libertà genera da un lato il legittimo timore dei cittadini e dall'altro il convincimento per i criminali importati e non di un'assicurata impunità, qualsiasi azione indegna compiano.
Forse è proprio un paradosso chiedere alle forze dell'ordine di impegnare il proprio tempo nel controllare semplici foto quando nelle città si continua impunemente a spacciare droga, a esercitare commerci irregolari, a uccidere (vedasi il recentissimo caso del nigeriano che ha sgozzato un Italiano al mercato Barattolo di Torino) e ad aggredire donne, anziani e minori.

Alfred B. Revenge

http://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/vietato-foto-migranti-1.3465002


























martedì 10 ottobre 2017

"Dalla Padella alla Brace"

Ieri è apparsa la notizia che durante la riunione dell'Eurogruppo il ministro delle finanze uscente della Germania, Wolfgang Schaeuble, ha messo nero su bianco i progetti per il futuro dell'Unione Europea (fonte: articolo del nove ottobre pubblicato sul quotidiano Repubblica). In pratica il politico tedesco ha proposto di affidare al M.E.S. (Meccanismo di Stabilità Europea) i poteri di controllore sui bilanci nazionali dei vari Paesi dell'euro-zona togliendo di mezzo la Commissione Europea, considerata ormai troppo...morbida (Sic!).
Ma come mai una tale iniziativa? E poi cosa sarebbe questo M.E.S.?
Alcuni anni fa in un mio libro dedicai un intero capitolo su questa istituzione finanziaria pomposamente definita European Stability Mechanism (ESM), cioè una sorta di fondo salva-Stati.
Un organismo, quindi, creato in apparenza per il bene e la salvaguardia dei popoli europei nel caso si verificassero improvvise crisi finanziarie.
Ma quando mai! E' uno dei più efficienti strumenti di strozzinaggio creato da mente umana.
I soci del M.E.S. Sono gli Stati europei aderenti all'euro. Ogni socio ha versato, e verserà ancora, una bella sommetta per partecipare al capitale. E ogni Stato da dove ha preso o prenderà i soldi? Molto semplice, prendendoli in prestito dalle banche private pagando un bel po' di interessi, cioè aumentando ancora il debito pubblico. Scopo nobile e ufficiale, come già indicato, è quello di aiutare le nazioni in crisi avvolgendole, però, con i suoi nascosti tentacoli imponendo cure da cavallo facendole passare per necessarie al mantenimento della stabilità. In pratica, prima lo Stato versa il capitale al M.E.S. prendendo i quattrini necessari dalle banche pagando fior di interessi, poi, in caso di difficoltà, chiede aiuto ricevendo un prestito dallo stesso M.E.S. e altre banche pagando altri interessi e con l'aggiunta di essere costretto a forti riduzioni della spesa sociale e all'incremento esponenziale delle tasse. Ci pensate? Per essere vittime del banchetto di questo fondo-piovra bisogna prima indebitarsi per comprare le sue quote e successivamente prendere ancora in prestito i soldi a suo tempo versati con contemporanee macellazioni sulla spesa pubblica; doppio debito per sottomettersi a un autentico salasso. In parole povere il Paese in difficoltà che avrà necessità del prestito dovrà cedere ciò che rimane della sua sovranità nella scelta delle politiche economiche.
E l'Italia? Ah, per il nostro amato Paese la quota da versare in più tranche per sottoscrivere il capitale di questa adorabile istituzione è pari all'astronomica cifra di centoventicinque miliardi di euro, di cui versati già una cinquantina. Sì, avete capito bene! Centoventicinque miliardi! E da dove si prendono? Semplice, emettendo tanti titoli di Stato che vanno ad aumentare il già alto debito pubblico. E se l'Italia si trovasse un domani nella condizione di chiedere aiuto alla tanto amata Europa? Nessun problema, ecco che interverrebbe il M.E.S. finanziando la storica penisola. E quali soldi userebbe il M.E.S. per aiutare così teneramente uno dei suoi soci? Ma sì, quei bigliettini colorati versati dall'Italia stessa per sottoscrivere il capitale (i famosi centoventicinque miliardi di euro). Ovviamente, un tale generoso intervento del M.E.S. contro la spendacciona Italia sarebbe dato solo in cambio della garanzia di applicare politiche severe di austerità quali riduzione della spesa sociale, riduzione degli stipendi, privatizzazioni selvagge, ecc.; insomma, tipo quanto già fatto ed applicato in alcuni Paesi tra cui la Grecia e Cipro. In pratica, i soldi versati al M.E.S. dall'Italia ritornerebbero al mittente sotto forma di prestito garantito dal sangue dei cittadini.
Bisogna dirlo a chiare lettere, l'élite bancaria ha una genialità ispirata da Lucifero in persona.
Ma non è finita qui.
Qualcuno dei nostri governanti o politici ha mai letto lo statuto o si è informato sulle caratteristiche operative di questo M.E.S.?
Io penso che quando i nostri rappresentati ratificarono la creazione di questo organismo sovranazionale stavano riposando amabilmente tra le braccia di Morfeo o di qualche sacerdote del dio denaro. Non si spiegherebbe altrimenti un via libera a queste regole:
-Nessuno dei governatori o amministratori del M.E.S. (tecnocrati-banchieri gestori di soldi pubblici) potrà mai essere incriminato o messo sotto accusa per le operazioni effettuate, anche se queste dovessero risultare dannose per un intero popolo. Infatti, esiste la totale immunità; i dirigenti non possono essere sottoposti a giudizio e le loro decisioni sono insindacabili.
-Gli atti sono segreti e tutti gli uffici di proprietà sono inviolabili ed esenti fiscalmente. Che bellezza, il M.E.S. non paga tasse, ma decide chi salassare. Mi ricorda tanto l'ipocrisia con cui recentemente la Banca d'Italia ha indicato l'assoluta necessità che gli italiani vadano in pensione a settant'anni con il sistema contributivo, mentre le migliaia dei suoi dipendenti godono del privilegio di andare in pensione a sessant'anni con il sistema retributivo. Una vera oasi nel deserto per quelli a libro paga della santificata banca centrale italiana.
Ma la ciliegina sulla torta è quella sulle maggioranze qualificate. Sapete perché la Germania ci tiene tanto a che i bilanci degli Stati aderenti all'euro siano sorvegliati e controllati dal M.E.S.? Molto semplice. Le decisioni in questo organismo intergovernativo non sono all'unanimità, bensì con una percentuale dell'ottanta per cento. E sapete chi sono i due Paesi che possiedono più del venti per cento? Germania e Francia. Quindi, o si ha il loro assenso o tutto si blocca.
Uno straordinario strumento per quelli che operano all'interno del M.E.S.; nessuno li può denunciare, nessuno li può bloccare per le azioni intraprese, nessun magistrato li può mettere sotto accusa. In conclusione, e vi prego di perdonare la parola un po' cruda ma che da l'esatta idea sull'argomento, nessuno può far loro un cazzo.
Ah, dimenticavo; ovviamente le grandi conglomerate bancarie come Goldman Sachs, J.P. Morgan, Deutsche Bank, ecc. risultano ammesse a partecipare, come novelle locuste, alle riunioni che hanno per oggetto proprio le concessioni di prestiti al Paese “vittima” e la determinazione di tutte le prescrizioni usuraie da imporre. Ormai la vita dei cittadini di uno Stato in zona euro è sempre più guidata da una ristretta cerchia di banchieri privati capaci di imporsi con facilità ai suoi organi sovrani.
Ricordate il vecchio detto “cadere dalla padella nella brace”? Io penso, purtroppo, che noi italiani siamo come quel pesciolino ancora vivo messo a friggere in padella. Non appena sentì il calore dell'olio bollente ne saltò fuori, ma solo per cadere inesorabilmente tra le braci accese.
E pensare che tanti nostri politici invece di pensare alle cose serie, ai milioni di concittadini in condizioni di povertà, alla criminalità in aumento grazie anche ad un'irresponsabile politica sull'immigrazione, agli enormi problemi che ci attendono sin dal prossimo anno per la perdita della sovranità monetaria, inscenano ridicoli scioperi della fame per iniziative legislative come lo “ius soli”.

Alfred B. Revenge


http://www.repubblica.it/economia/2017/10/09/news/eurogruppo_germania-177808850/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P6-S1.6-T1




mercoledì 4 ottobre 2017

"Accoglienza per Motivi...Magici"

La realtà sempre più spesso supera la fantasia. Un migrante del Ghana, entrato clandestinamente in Italia nel 2016, ha ricevuto dal tribunale civile di Milano il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie dopo che la commissione prefettizia, ascoltate le sue motivazioni, gli aveva negato lo status di rifugiato (fonte: odierno articolo pubblicato sul quotidiano“Il Giorno”). E quali sarebbero le ragioni esposte dal ghanese rifiutate dalla commissione e, invece, accettate dalla magistratura?
Riporto quanto scritto sull'articolo:
“Ho paura di ciò che è successo alla mia famiglia perché sono l'unico superstite. I miei familiari sono morti misteriosamente senza problemi di salute (qualcuno dice che hanno avuto un maleficio): oltre ad aver paura della magia in Ghana, non c'è più nessuno dei miei familiari. In Italia ho trovato la mia famiglia con i colleghi di lavoro.”
Il tribunale di Milano ha deciso di accogliere l'istanza del migrante con la seguente motivazione (fonte: quotidiano “Il Giorno):
“Amir (il nome del ghanese) si trova in una situazione di vulnerabilità legata alla vicenda traumatica vissuta nel proprio Paese a causa della morte, in rapida successione, di tutti i suoi familiari, dovendosi dar atto altresì dell'elevato grado di integrazione del ricorrente in Italia.”
Di fatto il giudice ha creduto alle parole del richiedente asilo. Una semplice domanda: ma sono stati fatti accertamenti sulla veridicità di quanto dichiarato o si è creduto passivamente al verbo occulto?In ogni caso resta il fatto che la protezione internazionale adesso è possibile anche per i perseguitati da temibili malefici. Streghe, maghi e fattucchiere di tutto il mondo ringraziano per l'ambito riconoscimento giuridico.

Alfred B. Revenge


http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/profugo-malocchio-1.3442490

martedì 12 settembre 2017

"Il Derby Vergognoso sugli Stupri."

Per tutta l'estate abbiamo letto sulle più disparate testate giornalistiche del Paese le drammatiche violenze a danno di donne, minorenni e disabili. Un lungo elenco che fa rabbrividire per la malvagità con cui esseri spregevoli hanno rovinato la vita ai più indifesi. Le rassegne stampa del periodo sono purtroppo ricche di questi dolorosi episodi e io ne ricordo brevemente soltanto alcuni.
Un'anziana donna di settantasei anni violentata a Gioia del Colle (provincia di Bari) da un nigeriano di ventisei anni.
Una ragazzina italiana di quindici anni stuprata a Pidimonte in Campania da dodici coetanei connazionali tra cui il fidanzato.
Un'anziana donna di ottant'anni violentata a Milano da un migrante.
Una bambina di dodici anni stuprata a Trieste da tre cittadini di nazionalità afgana e pakistana.
Un bambino disabile di tredici anni violentato a Reggio Emilia da un pakistano.
Una ragazzina italiana di quindici anni stuprata a Bari da cinque connazionali tra i sedici e i diciassette anni.
Una donna ucraina di trentacinque anni violentata a Riccione da tre cittadini stranieri.
Un ragazzo italiano di sedici anni violentato a Catania da un connazionale di sessantasette anni.
Una ragazza di sedici anni stuprata a Massarosa (provincia di Lucca) da un cittadino marocchino di trentaquattro anni senza permesso di soggiorno.
Una donna polacca stuprata a Rimini da un cittadino del Congo, da due marocchini e un nigeriano.
Per non parlare delle ultimissime vicende relative ai due carabinieri di Firenze che avrebbero violentato due cittadine americane e dello stupro ai danni di una ragazza finlandese compiuto da un individuo originario del Bangladesh.
Insomma, un'estate contrassegnata da azioni abiette commesse da esseri privi di morale e onore a cui ha fatto da contorno la voce ipocrita e ambigua del distinguo tra atti criminali compiuti da migranti e quelli posti in essere da italiani, quasi esistesse una sorta di derby dell'orrore tra i differenti casi di stupro. Un atto criminale è un atto criminale a prescindere dalla nazionalità, dalla religione o dal colore della pelle del reo. La vittima di una violenza carnale non può certo trovare un qualche conforto dal fatto che il suo aguzzino sia stato un marocchino piuttosto che un italiano.
Eppure, il contenuto degli articoli e i commenti dei lettori evidenziano una sorta di competizione pro o contro i migranti. Persino le decisioni dei magistrati, a volte, seguono la corrente di pensiero che si indirizza a una maggiore giustificazione verso gli stranieri generando una sorta di inaccettabile discriminazione verso gli italiani, si veda il caso del bambino disabile di tredici anni stuprato da un pakistano reo confesso rimesso in libertà in quanto straniero richiedente asilo. In ogni caso la libertà di pensiero e di parola non deve trovare una limitazione nella paura! Io penso che non bisogna aver timore di dire la verità anche se si dovesse correre il rischio di essere additati come razzisti dai sostenitori del politicamente corretto.
Ricordo questa condivisibile affermazione:
“Il voler proteggere i migranti responsabili di reati odiosi, così come il ritenere che diffondendo le notizie negative che li riguardano, esattamente come faremmo per i crimini commessi dai cittadini italiani, ritenendo che così facendo si possa fomentare il razzismo, stanno alla base dell'attuale pensiero di una certa sinistra italiana: elitaria e profondamente discriminante.”
(tratta dall'articolo sul “Fatto Quotidiano” del trentuno luglio 2017 dell'attivista e scrittrice italiana femminista Lorella Zanardo).
Coloro che insultano i critici, come me, del fenomeno immigratorio di massa non riescono a comprendere che non esiste un'ostilità precostituita verso chi proviene da Paesi più poveri, bensì solo il buon senso che fa intuire la pericolosità di far entrare chiunque senza una preventiva politica regolatrice dei flussi associata a doverosi controlli. D'altronde, ho sempre sostenuto che tra gli artefici di quanto sta accadendo ci sono quelli che spingono esseri umani a partire dalla propria nazione per inseguire l'illusione di una vita migliore che difficilmente si realizzerà. L'Italia è vista come una sorta di bengodi dove tutto si può ottenere con estrema facilità, dove esistono solo diritti e alcun dovere. E la responsabilità principale su questa condizione è di coloro che, per interesse, hanno fatto credere a tanti che nel Bel Paese tutto è concesso, tutto è possibile e che la legalità o il rispetto verso la donna o la proprietà altrui siano banali optional. Non si possono difendere i migranti quando commettono reati ignobili affermando che anche gli italiani lo fanno, è una squallida semplificazione che porta soltanto ad alimentare odio su odio. Quando si verifica un fatto esecrabile come uno stupro lo sdegno deve risultare unanime senza voler per forza trovare un qualche appiglio basato su insopportabili confronti.

Alfred B. Revenge.







sabato 2 settembre 2017

"Salviamo la Verità Storica."

Leggendo l'articolo sotto riportato sul quotidiano Repubblica ho notato la seguente frase:
“L'uomo nero che aggredisce la donna bianca, nell'illustrazione bellica di Boccasile, altro non è che un soldato alleato: forse un goumier francese (le truppe coloniali provenienti dal Marocco). Il 1944 è l'anno dello sbarco ad Anzio e Nettuno: la seconda guerra mondiale è in corso e, nella vulgata fascista, i soldati che stanno occupando il territorio italiano sono responsabili di stupri e violenze. Su questa paura fa leva il manifesto di Boccasile...”
Ora, mi sembra di capire che per l'estensore dell'articolo la vicenda di stupri e violenze durante l'intervento alleato a opera delle truppe coloniali francesi sia una sorta di versione propagandistica dei sostenitori del fascismo (“vulgata fascista”).
Spero tanto di sbagliarmi ma, se così fosse, saremmo di fronte all'ennesima violenza nei confronti della verità storica. Non è questione di essere di destra, di centro o di sinistra; io penso semplicemente che non si può combattere una forma di razzismo, come quella evidenziata nel pezzo di Repubblica, attraverso la negazione o il ridimensionamento di fatti drammatici realmente accaduti e che hanno devastato tanti esseri umani.
Le truppe coloniali francesi del Nord Africa costituite in maggioranza da marocchini, algerini e senegalesi, pienamente integrate con gli alleati, si resero protagoniste durante la seconda guerra mondiale di stupri di gruppo, di saccheggi e di violenze di ogni genere nei confronti del popolo italiano. Al riguardo ci fu la lodevole rappresentazione cinematografica rappresentata dal film “La Ciociara”.
Osserviamo per un attimo i numeri di questa tragedia (Fonte: La Stampa del sedici marzo 2017)
“Nella seduta notturna della Camera del sette aprile 1952 la deputata del partito comunista italiano Maria Maddalena Rossi denunciò che solo nella provincia di Frosinone vi erano state sessantamila violenze da parte delle truppe del generale Juin (generale delle truppe coloniali francesi e sostenitore del “diritto di preda bellica” incluso lo stupro). Dalle numerose documentazioni raccolte oggi possiamo affermare che ci furono ventimila casi accertati di violenze, numero del tutto sottostimato; diversi referti medici dell'epoca riferirono che un terzo delle donne violentate, che si erano fatte medicare, sia per vergogna o per pudore, preferì non denunciare. Facendo una valutazione complessiva delle violenze commesse dalle truppe coloniali francesi (Cef), iniziate in Sicilia e terminate alle porte di Firenze, possiamo quindi affermare con certezza che ci fu un minimo di sessantamila donne stuprate, ognuna, quasi sempre, da più uomini. I soldati magrebini, ad esempio, mediamente violentavano in gruppi da due o tre, ma abbiamo raccolto testimonianze di donne violentate anche da cento, duecento e trecento uomini. Oltre alle violenze carnali, vi furono decine di migliaia di richieste per risarcimenti a danni materiali: furti, incendi, saccheggi e distruzioni.”
D'altronde basterebbe rivedere l'intera interpellanza della deputata Rossi negli atti parlamentari della Camera dei Deputati (seduta notturna) del sette aprile 1952 per rendersi conto della gravità di quanto denunciato.
Alcuni esempi (fonte: articolo di Andrea Cionci su “La Stampa” dal titolo “La verità nascosta delle Marocchinate, saccheggi e stupri delle truppe francesi in mezza Italia.” del 16 marzo 2017):
“A S. Andrea i marocchini stuprarono trenta donne e due uomini. A Vallemaio due sorelle dovettero soddisfare un plotone di duecento goumiers; in trecento abusarono di una sessantenne. A Esperia furono settecento le donne violate su una popolazione di duemila e cinquecento abitanti. Anche il parroco don Alberto Terrilli, nel tentativo di difendere due ragazza, venne legato a un albero e stuprato per una notte intera. Morirà due anni dopo per le lacerazioni interne riportate. A Polleca si toccò l'apice della bestialità. Luciano Garibaldi scrive che dai reparti marocchini del generale Guillaume furono stuprate bambine e anziane; gli uomini che reagirono furono sodomizzati, uccisi a raffiche di mitra, evirati o impalati vivi.”
Vorrei ricordare quanto scritto su questo tema da Malek Chebel, antropologo e psicopatologo algerino considerato uno dei massimi rappresentanti dell'islamismo illuminato: “L'itinerario copulatorio del giovane magrebino campagnolo comincia spesso nei lombi delle bestie che è incaricato di accompagnare regolarmente...Per le truppe africane agli ordini di Juin, le donne italiane (come tutte le occidentali) erano ...”Gahba”, puttane, nel linguaggio franco-arabo.
Si potrebbe continuare a lungo, ma credo sia sufficiente per indicare come la violenza in Italia da parte delle truppe coloniali francesi non sia di “vulgata fascista”, bensì storicamente accertata da fonti persino avverse alla dittatura del ventennio come quella di una grande personalità del passato, Maria Maddalena Rossi, membro dell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana per il partito comunista, deputata per tre legislature e presidente per diversi anni dell'Unione Donne Italiane.
Io penso che sia un grave errore combattere qualsiasi forma di intolleranza o discriminazione alterando la verità. La storia la scrivono i vincitori, ma le menti libere possono fare la differenza cercando di allargare i confini imposti da un pensiero dominante come, ad esempio, quello attuale del politicamente corretto.

Alfred B. Revenge




giovedì 31 agosto 2017

"Ancora Violenza."

Ancora un gravissimo episodio di violenza così come descritto nell'articolo di oggi del “corriere della sera” dal titolo “Ottantenne violentata in pieno giorno al Parco Nord”. Ormai non passa giorno senza apprendere di atti criminali verso le donne, anziane, bambini e disabili. Una fiera di mostruosità legate agli istinti più beceri di esseri spregevoli e senza onore. Mi auguro che si individui il responsabile e lo si metta nelle condizioni di non nuocere ancora alla comunità senza perseguire principi legati alla cultura ipocrita del politicamente corretto. Pertanto, nessun tipo di distinguo o di attenuante fondati sulla base della religione, del color della pelle o della nazionalità. Se l'autore di un gesto così ignobile fosse italiano o esquimese o magrebino o cristiano o musulmano o agnostico o persino alieno va detto senza se e senza ma. Non vorrei che in Italia si sviluppasse una sorta di censura idonea alla manipolazione delle notizie e all'opportunistico lavaggio delle coscienze. Io penso che non bisogna mai aver paura di dire la verità. Uno stupratore è italiano? E allora? Per il fatto di affermarlo adesso corro il rischio di essere additato come italofobo? Uno stupratore è un migrante? E allora? Per il fatto di affermarlo corro adesso il rischio di essere additato come razzista? Uno stupratore è un seguace dell'ideologia islamica? E allora? Per il fatto di affermarlo corro il rischio di essere additato come islamofobo? La libertà è un'essenza troppo preziosa per imprigionarla nella gabbia di una discriminazione ideologica basata sulla studiata disinformazione. Il mondo è pieno di alterazioni della verità, non aggiungiamone altre.  

Alfred B. Revenge

sabato 26 agosto 2017

"L'Illegalità Trionfa!"

Dopo la nota vicenda di cronaca relativa allo sgombero a Roma di alcune centinaia di occupanti abusivi dal palazzo Curtatone (ex sede storica della Federconsorzi) dal ministero degli interni è pervenuta la seguente dichiarazione (fonte. Repubblica): “la prossima settimana scriveremo nuove linee guida per effettuare gli sgomberi ordinati dai giudici e le invieremo a tutti i prefetti d'Italia. Tra le disposizioni ci sarà sicuramente quella di non autorizzarli se prima non è stata concordata una sistemazione dove alloggiare chi ne ha diritto. E' una regola di buon senso, e non sarà l'unica.” Secondo il quotidiano Il Messaggero sarà lo stesso Viminale, attraverso i prefetti, a individuare gli alloggi alternativi, anche senza sentire le amministrazioni locali.
Insomma, niente più sgomberi senza aver pronta un'alternativa per gli abusivi occupanti.
Nell'articolo su Repubblica è anche espresso il seguente concetto: “Mai più rifugiati buttati fuori da palazzi occupati abusivamente se prima non è stata garantita loro una sistemazione alternativa.”
Alcune brevi considerazioni preliminari.
Il palazzo in questione fu occupato ad ottobre del 2013, dopo una denuncia querela della proprietà a dicembre del 2015 il Gip presso il tribunale di Roma emise un decreto di sequestro preventivo dell'edificio ex art 321 del codice di procedura penale in relazione al reato di occupazione abusiva. Tale provvedimento è stato eseguito nei giorni scorsi. Nel frattempo i mass media hanno diffuso la notizia che i migranti del palazzo pagavano una sorta di fitto a soggetti ancora da identificare.
Quindi, per quattro anni diverse centinaia di persone hanno vissuto in aperta violazione delle norme di legge pagando per giunta una sorta di pizzo a individui che favorivano l'occupazione per ottenere denaro e vantaggi in termini di...forza lavoro.
Ora, il principio di dare una casa a esseri umani prima di buttarli in mezzo a una strada mi sembra più che giusto, anzi doveroso. D'altronde, dovrebbe essere il primo compito per dei politici seri quello di garantire una casa e un lavoro a chi vive nel territorio dello Stato, siano essi italiani che stranieri. Tuttavia, non vorrei che si dimenticassero alcuni aspetti fondamentali del problema.
Tutto nasce da un'azione illegale, cioè dall'occupazione abusiva di proprietà altrui probabilmente favorita da soggetti che lucrano sulla pelle della povera gente, esseri spregevoli che si fanno pagare per far occupare abusivamente degli immobili. In pratica una contemporanea doppia illegalità, un'azione degna dei migliori trafficanti di carne umana.
Che questa illegalità è durata circa quattro anni.
Che questa illegalità è continuata quando le forze di polizia hanno deciso di dar corso a un provvedimento del giudice.
Purtroppo, io penso che questa decisione del ministero degli interni contiene un virus molto pericoloso, quello che una minoranza organizzata e ben sostenuta da elementi economicamente interessati può violare la legge sapendo di rimanere impuniti; anzi, sapendo di poter ottenere specifici vantaggi. D'ora in poi un gruppo di persone che deciderà di occupare abusivamente un palazzo saprà di poterlo fare impunemente, senza il rischio di essere allontanati e con la certezza di poter ottenere una casa anche nel peggiore dei casi. Così facendo si affiancherà al business dei moderni negrieri quello dei trafficanti di immobili (privati o pubblici).
Però, pensandoci bene; non è che sia una cattiva idea. Basta che un gruppo di persone si organizzi con metodo, individui con l'aiuto di interessati intermediari un immobile, di sera vada a occuparlo abusivamente, si sistemi comodamente, paghi una sorta di pizzo ai novelli...consulenti e attenda con tranquillità gli eventi. Una volta che un giudice decida per lo sgombero le forze di polizia potranno intervenire solo dopo che al gruppo di persone sia assicurata una nuova casa; in mancanza di questo presupposto gli abusivi potranno rimanere per un lunghissimo periodo senza che nessuno possa fare nulla. Chissà che non sia questo il nuovo sistema per assicurare a tutti la casa, l'illegalità che permette di far rispettare il diritto all'abitazione sancito in Costituzione. Un risultato del tutto inaspettato. Violando la legge si fa rispettare la legge.
Un'ultima cosa. Al giornalista di Repubblica che ha scritto “mai più rifugiati buttati fuori da palazzi occupati abusivamente se prima non è stata garantita loro una sistemazione alternativa” vorrei chiedere se il diritto da lui così chiaramente espresso in favore dei rifugiati vale per chiunque, anche per un semplice cittadino italiano che fatica ad andare avanti ogni mese, paga il fitto di casa, il condominio, la luce e che mai ha occupato abusivamente una casa.




domenica 20 agosto 2017

"La Fortuna di un Migrante Pedofilo"

Alcuni giorni fa su alcuni quotidiani è uscita la notizia di uno stupro in provincia di Reggio Emilia avvenuto il dieci luglio su un disabile di tredici anni da parte di un pakistano richiedente asilo (termine lessicale utilizzato negli articoli che sta a indicare una persona entrata in Italia senza visto e che ha inoltrato una richiesta di asilo). Questo migrante di ventun anni ha trascinato il piccolo disabile in campagna e lo ha brutalmente violentato. Il pakistano, dopo l'arresto ha confessato la violenza dichiarando che il bambino era “consenziente”.
Dopo l'interrogatorio di garanzia il giudice per le indagini preliminari, nonostante la procura avesse chiesto la custodia in carcere per violenza sessuale aggravata, ha rimesso in libertà il pakistano con la seguente motivazione così come indicata sul quotidiano “Libero” del diciannove agosto: “il luogo in cui vive l'accusato è facilmente controllabile. Inoltre non esisterebbe il pericolo di fuga poiché avrebbe (il pakistano) già confessato il suo reato e in quanto richiedente asilo, se facesse qualcosa di arrischiato, come il darsi alla fuga, rischierebbe il rimpatrio. Tutti motivi, quindi, per lasciarlo a piede libero.” (Sic!)
A parte il personale sbigottimento per una decisione presa con quelle motivazioni rilevo da una notizia del trentuno maggio su “Tgcom24” che per lo stesso reato: “un tribunale del Kuwait ha condannato a morte sette giovani uomini per aver rapito e stuprato un ragazzo di tredici anni che soffre di disabilità mentale.”
Quindi, questo migrante pakistano è stato fortunato, molto fortunato. In Italia ha potuto tranquillamente violentare un piccolo disabile di tredici anni rimanendo libero poiché mai (secondo il giudice) fuggirebbe per ritornare nella sua amata patria, mentre se sbadatamente avesse abusato di un minorenne della stessa età e nelle identiche condizioni fisico-mentali in un Paese a fede islamica si sarebbe ritrovato con la testa sotto una luccicante mannaia.
E' proprio vero, l'Italia è una nazione molto accogliente; consente a un soggetto entrato irregolarmente di stuprare un ragazzino disabile di tredici anni senza timore di entrare in carcere perché le sue condizioni di “richiedente asilo” e “reo confesso” gli permettono di poggiare la testa su un comodo cuscino di casa e non su un ruvido ceppo.

Alfred B. Revenge




sabato 29 luglio 2017

"La Piramide dell'Odio"

La Commissione sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio (intitolata a Jo Cox) presieduta dal Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha approvato il sei luglio di quest'anno la relazione finale, dopo quattordici mesi di lavoro. Giornalisti e politici hanno commentato nei giorni scorsi il contenuto del lavoro, soprattutto quello riportato in una sorta di libretto riassuntivo dal titolo “La piramide dell'Odio in Italia”. Per farmi un'idea autonoma sull'argomento ho letto l'intero dossier di centotrenta pagine della relazione finale pubblicata dalla Camera dei Deputati.
Il risultato, sicuramente oneroso per le casse dello Stato, ha partorito alcuni concetti del tipo:
-Gli Italiani hanno idee sbagliate perché fondate sull'ignoranza, ecco la ragione per cui è necessario intervenire con processi educativi che in sostanza vadano a limitare la libertà di espressione. Singolare è lo sforzo riportato nel capitolo II, una quindicina di pagine, con il censimento delle “parole per ferire” circolanti in Italia. Per esempio, un elenco di “parole o accezioni evocanti stereotipi negativi” usate per offendere una persona straniera: “beduino” per dare dell'incivile, “crucco” nomignolo affibbiato ai soldati tedeschi, “giudeo” per additare l'ebreo, “guascone” per indicare uno spaccone, “meticcio” per indicare il nato da genitori di razza diversa, e così via. Particolare enfasi ho notato nei paragrafi relativi “all'ingegnosità linguistica creativa, popolare e semicolta in rapporto agli apparati sessuali maschili e femminili”
-Nel cervello degli Italiani persiste lo stereotipo dell'immigrato quale causa di degrado o peggio di terrorismo e criminalità.
-Limitare la libertà di opinione espressa su internet attraverso appositi filtri regolamentari.
-Istituzione di un “Gran Giurì che garantisca la correttezza dell'informazione”.
In pratica, secondo la Commissione presieduta dalla Boldrini dovrà essere un'entità superiore a determinare cosa sia vero o falso, cosa sia giusto scrivere o no, cosa debba essere oscurato su internet, cosa gli italiani debbano pensare o meno. Tu scrivi cose che non sono condivise dall'autorità? Bene, allora sei uno che sparge odio, sei uno xenofobo, un razzista, un propagatore di menzogne.
-L'informazione non corretta conduce alla violenza, all'odio, al razzismo, alla xenofobia. Per evitare tali fenomeni è fondamentale disciplinare l'informazione secondo le regole imposte da un'autorità superiore.
Tuttavia, al di là di queste conclusioni condivisibili o no la lettura dell'intera relazione mi ha condotto a formulare un'amara considerazione. L'intero studio è impregnato proprio di quella forma di intolleranza che, nel suo scopo originario, vorrebbe debellare.
Io penso che in queste centotrenta pagine con il marchio del Parlamento ci sia l'evidenza di una discriminazione verso gli Italiani e la loro tradizione storico-culturale, quella cristiana. Non a caso la parte centrale dello studio “esamina in riferimento alla situazione italiana le cause e le forme del linguaggio e azioni d'odio, nelle loro varie manifestazioni, sessismo, omofobia e transfobia, razzismo, xenofobia, antigitanismo, antisemitismo, islamofobia, ostilità contro le persone con disabilità, bullismo.” E la cristianofobia? Dimenticata? A dir la verità, a pagina venti se ne fa un breve cenno, ma solo per specificare che il termine “non sembra rispondere adeguatamente né ai casi esaminati né, più in generale, alla realtà europea.” (Sic!)
Quindi, se in Italia un fedele della religione islamica si lamentasse per la presenza di un crocifisso o per canti di natale o per altre rappresentazioni della fede cristiana potrebbe farlo liberamente senza esser tacciato di cristianofobia (ed è successo); viceversa, se durante una lezione scolastica un professore evidenziasse aspetti critici sulla religione di Maometto scatterebbe immediatamente l'allarme con accuse di islamofobia (ed è successo).
Ma come! Si vuole operare per eliminare l'odio, qualsiasi forma di discriminazione verso le donne, gli omosessuali, i fedeli di altri credi religiosi e non si può esaminare con spirito critico una fede come quella islamica che ha nel suo Dna l'evidente intolleranza e xenofobia proprio verso quei soggetti? Mi sa che la verità viene capovolta, manipolata, inquinata da fenomeni che nulla hanno a che vedere con l'autonoma capacità di pensare. Ma davvero io sarei un portatore d'odio soltanto perché commento fatti storici?
Mi sono stancato di sentire sempre la stessa solfa. Io ho il diritto, come qualsiasi essere umano pensante, di esprimere liberamente la mia opinione - soprattutto se critica - verso una credenza, una cultura, un libro, una religione. Cosa significa, per esempio: devo rispettare il Corano o Maometto. Che non posso parlare del contenuto del libro o del vissuto storico del fondatore della religione islamica? E perché? Perché sono intellettualmente inferiore? Perché, altrimenti, i musulmani si offendono? Perché sarei subito tacciato di islamofobia? Cioè, se dovessi leggere il Corano (cosa che ho fatto) non potrei elaborare un'autonoma idea sul contenuto del suo insegnamento? Cioè, se dovessi studiare il reale vissuto di Maometto (cosa che ho fatto) non potrei valutare la sua concreta natura? Ma stiamo scherzando? Più volte ho scritto come una ristretta élite di potere economico, con la fattiva collaborazione della classe politica, ci ha già privato della sovranità monetaria e della futura felicità dei nostri figli; ora si aggiungerebbe il fatto che finti benpensanti vorrebbero privarci della sovranità sul nostro cervello? Io penso che questo sia l'atteggiamento da considerare “Intollerante”. Considero sacra la vita così come considero sacra la mia libertà di essere critico verso quelle credenze di cui non apprezzo i valori e gli insegnamenti.
Se una religione fosse basata sul male sarebbe pazzesco non evidenziarlo per evitare di offendere coloro che seguono quella fede ed essere accusati di una qualche forma di discriminazione.
Non è privando l'uomo della sua libertà di opinione, del suo libero arbitrio, che si riduce l'odio. Anzi, io ritengo che i conflitti si sviluppano quando un gruppo di persone si ritiene l'unico depositario della verità e vuole obbligare chi non la pensa allo stesso modo ad assoggettarsi a quel credo.
La relazione della Commissione presieduta dalla Boldrini indica come una falsa rappresentazione o uno stereotipo il pensiero di ben oltre il cinquanta per cento degli italiani che afferma:
“un quartiere si degrada quando ci sono molti immigrati.”
“L'aumento degli immigrati favorisce il diffondersi del terrorismo e della criminalità.”
Bene, prima di considerare la maggioranza degli italiani come intolleranti, discriminatori, razzisti, ignoranti e novelli untori perché non si è fatto uno sforzo per capire se dietro quelle amare conclusioni ci fossero tragiche verità?
E se la maggioranza degli italiani avesse ragione? E se la ben nota generosità, ospitalità e tolleranza del popolo si fosse persa nei meandri oscuri di politiche che hanno favorito la disoccupazione, l'incremento iniquo delle tasse, l'aumento della povertà, dei clandestini, della microcriminalità e del disagio sociale?
Non è per caso che chi ha visto l'odio negli occhi degli italiani ha solo osservato il suo riflesso nello specchio dell'ipocrisia?
Io penso che larga parte del popolo italiano non è presente nella piramide dell'odio, bensì in quella dell'infelicità.

Alfred B. Revenge






mercoledì 26 luglio 2017

"Liberté, Egalité, Fraternité"

Leggendo l'articolo di Repubblica sotto riportato mi sono venute in mente tre parole:
Liberté, Egalité, Fraternité! Libertà, Uguaglianza, Fratellanza!
Questo è il famoso motto che ci ha donato la rivoluzione francese.
Dobbiamo essere grati ai cugini d'oltralpe di questa eredità.
“Libertà”: il potere di fare ciò che non danneggia i diritti altrui.
“Uguaglianza”: la legge uguale per tutti.
“Fratellanza”: non fare agli altri ciò che non si vorrebbe fatto a se stessi.
Che dire di fronte a principi di tale valore? Nulla, se non ringraziare la vicina Francia che sicuramente li segue con particolare vigore. Per esempio, si veda anche la notizia pubblicata oggi da alcuni quotidiani circa lo stop del presidente Macron alla regolare acquisizione dei cantieri francesi STX da parte dell'azienda italiana Fincantieri. In sostanza il numero uno dell'Eliseo vuole modificare accordi e contratti già siglati in quanto non ritenuti vantaggiosi per la Francia. Questa sì che si chiama coerenza; quando sono i transalpini a fare man bassa di aziende italiane nessun problema, nel caso inverso scintille a non finire. Questa è la vera applicazione del principio: non fare agli altri ciò che non si vorrebbe fatto a se stessi.
D'altronde la Francia ha solide tradizioni per la coerenza con cui ha sempre applicato la “Libertà” e la “Fratellanza” alle sue colonie in Africa. Non ho inserito il termine “ex” in quanto non corrisponderebbe al vero. Infatti, la grandeur francese trova la sua più efficace manifestazione nello sfruttamento di numerosi Paesi africani, tra i più ricchi per risorse minerarie ed energetiche, ma, stranamente, tra i più poveri al mondo.
Al riguardo riporto alcuni passi tratti dal mio ultimo romanzo “Da Servo A Padrone”:
“Le nazioni africane ex colonie francesi solo formalmente hanno raggiunto l'indipendenza, nella realtà sono ancora sottomesse alla Francia in virtù di precisi accordi di cooperazione che minano alla base qualsiasi possibilità di avere una libera politica economica e sociale. Questi stati in apparenza sovrani sono incatenati al volere francese sulla moneta, sul sistema educativo, sull'apparato militare e sulle preferenze commerciali. Questi stati sono, oltre al Burkina Faso, il Benin, la Costa d'Avorio, la Guinea-Bissau, il Mali, il Niger, il Senegal, il Togo, il Camerun, la Repubblica Centrafricana, la Repubblica del Congo, il Gabon, la Guinea Equatoriale, il Ciad e le Isole Comore.”
“L'autorevole ex presidente francese, Jacques Chirac, dichiarò:
Dobbiamo essere onesti e riconoscere che una grande parte del denaro nelle nostre banche provengono proprio dallo sfruttamento del continente africano.”
“Non molto tempo fa su incarico del presidente francese Hollande un gruppo di esperti, guidato dal deputato socialista Philippe Baumel, redasse uno studio approfondito sulle attività nei domini africani, più nota come France-Afrique, per verificare quanto ancora fosse influente il contributo delle ex colonie, si fa per dire ex. Alla prima stesura della relazione indipendente, Hollande diede ordine di modificarla in gran fretta perché ritenuta troppo compromettente visto che indicava tra l'altro: le operazioni militari hanno completamente sostituito una politica di sviluppo lungimirante.”
“La Francia è una democrazia che ha condotto Paesi dell'Africa verso livelli intollerabili di disoccupazione, sfruttamento e povertà. Una democrazia miope che ha portato le sue banche e le multinazionali come la Total, l'Orange, l'Areva ad assorbire le ricchezze naturali delle nazioni africane distruggendo senza alcuna pietà la natura e il suo delicato equilibrio ambientale.
E dirò di più, le aziende francesi sono riuscite a mantenere le loro posizioni grazie alla forza, alla prepotenza, alle armi usate dal governo di turno per soffocare qualsiasi moto di ribellione. Se non fosse stato così non avrebbero retto l'impatto di concorrenti stranieri.”
Nell'articolo di Repubblica si parla del Niger quale fornitore di uranio e come snodo cruciale per i trafficanti di merce umana. Tutto vero, solo una piccola osservazione sull'uranio.
Qualcuno si è mai chiesto come la Francia sia l'unica al mondo ad avere una produzione nucleare capace di coprire quasi l'ottanta per cento del proprio fabbisogno di energia elettrica? Come sia stata in grado di realizzare ben cinquantotto reattori nucleari? Come sia riuscita ad essere il primo esportatore al mondo di energia elettrica?
Semplice, impadronendosi delle riserve di uranio presenti in Niger, tra i principali produttori del pianeta. Come mai allora quel Paese è tra i più poveri al mondo?
Risposta tratta dal romanzo “Da Servo A Padrone” che evidenzia i sacri principi di Liberté e Fraternité.
“Dal 1973 l'uranio estratto in Niger viene comprato dalla società Areva, quella che poi gestisce tutte le centrali nucleari in Francia. E guarda caso il prezzo di acquisto è sempre stato meno della metà di quello normale di mercato. E quando sono fioccate le proteste contro questo evidente sfruttamento, ecco lì che spuntava efficiente come sempre l'esercito francese pronto a proteggere i sacri interessi schiavisti della nazione. Pensare che il bilancio dell'Areva è il doppio di tutto il Pil del Niger. Pensare che in oltre quarant'anni, la Francia ha succhiato il sangue dal Niger senza costruire neanche un piccolo capanno da destinare a una scuola.”
Ma non è finita qui. I vincoli a cui sono sottoposte le amate ex, si fa sempre per dire, colonie francesi si sviluppano in altri ambiti; dal diritto di prelazione su tutte le risorse naturali al diritto di fornire in esclusiva attrezzature militari, dall'imposizione del francese come lingua ufficiale all'obbligo di tenere il sessantacinque per cento delle riserve in valuta estera presso il Tesoro francese oltre ad un ulteriore venti per cento per la copertura delle passività finanziarie. Ed è proprio quest'ultima situazione che mostra in tutta la sua forza il crudele cinismo dei governi francesi che sottolineo riportando un breve passo sempre tratto dal mio romanzo “Da Servo A Padrone”.
“In pratica, l'ottantacinque per cento delle riserve non sono nella disponibilità del reale proprietario, bensì del novello negriero; non a caso, se un governo di una qualsiasi nazione volesse utilizzare il proprio denaro può farlo entro il limite del quindici per cento in un anno. Oltre questa percentuale il Paese di turno dovrà prenderlo in prestito da chi designerà la Banca di Francia, ovviamente pagando i tassi di mercato. La Francia si arroga il diritto di impossessarsi dei quattrini prodotti dal lavoro umano nelle ex colonie africane e poi di fatto lo concede in prestito facendo pagare pure gli interessi. Questo ricorda i recenti meccanismi inseriti in istituzioni finanziarie volute dall'Unione Europea per aiutare con l'inganno le nazioni messe in difficoltà dalla loro stessa diabolica politica economica.”
E ancora.
“Da quando sono iniziate queste trasfusioni sono entrate nelle casse della Banca di Francia oltre cinquecento miliardi di dollari, gestite in piena autonomia dall'istituto centrale.”
E la cosa ancor più straordinaria è che i profitti dalla gestione di questa massa enorme di quattrini non sono comunicati ai proprietari dei fondi, cioè gli Stati africani ancora assoggettati al giogo francese. E' proprio vero, la Francia è ricca grazie allo sfruttamento del continente africano.
Penso che rimanere stupefatti è dire poco.
“Uno Stato europeo che si dichiara democratico applica una nuova forma di colonialismo, quello più subdolo e maligno; soffoca le popolazioni di stati africani, già macellate nel passato, attraverso una prigionia di tipo monetario.” (dal romanzo Da Servo A Padrone).
La Francia ha i suoi militari nel Niger come in altre nazioni africane, fa tranquillamente transitare i negrieri con il loro carico di merce umana, conosce molto bene la destinazione finale di questa massa di esseri umani, distrugge la Libia per la sua eterna voglia di grandeur e sorride all'Italia sapendo di prenderla lì dove la schiena cambia il riverito nome.


Alfred B. Revenge













giovedì 20 luglio 2017

"Il Sogno"

Stanotte ho sognato che il capo della polizia italiana rivolgeva il seguente appello in TV a reti unificate:
“Chiedo aiuto! Chiedo aiuto alle autorità di governo e a tutti i cittadini. Le forze di polizia non riescono più a far rispettare le leggi. I rifugiati sono talmente privi di rispetto che, se dovessero essere tagliati i soldi che vengono elargiti in cambio di nulla, l'Italia si ritroverebbe rapidamente nel caos totale. I rifugiati diventerebbero violenti e andrebbero a cercare tutto il possibile da altre parti.”
Che sogno strano e inquietante. Mi chiedo come mai il cervello sia giunto a elaborare un tale pensiero onirico. Che sta passando nella mente?
Ah, ecco! Finalmente un cassetto della memoria si è aperto consentendo di scoprire l'arcano. Diversi giorni fa lessi la seguente notizia su “Armstrong Economics” che, evidentemente, ha lasciato traccia nei miei neuroni.
“Il commissario della polizia nazionale svedese, Dan Eliasson, ha parlato alla televisione nazionale, chiedendo aiuto. Ha messo tutti in guardia perché le forze di polizia svedesi non riescono più a far rispettare la legge. I rifugiati sono talmente privi di rispetto che, se dovessero essere tagliati i soldi che vengono elargiti loro in cambio del nulla, la Svezia si ritroverebbe rapidamente nel caos totale. I rifugiati diventerebbero violenti e andrebbero a cercare tutto il possibile da altre parti. Quando la polizia si esprime così chiaramente e chiede aiuto, è evidente che c'è qualcosa di grosso che non va”.
Per fortuna che il mio era solo un sogno, L'Italia è lontana dalla Svezia e dai suoi gravi problemi di ordine pubblico causati dal fenomeno immigrazione. Nel nostro Paese va tutto bene e i pochi clandestini sono pieni di rispetto. Non a caso ieri il ministro degli interni Marco Minniti, rispondendo a una interrogazione parlamentare, ha dichiarato (fonte: Adnkronos): “Né il ministro degli interni né il governo ritengono che sussistano le condizioni per dichiarare lo stato di emergenza”. Infatti, i suoi recenti viaggi in Europa non sono stati effettuati per chiedere aiuto circa gli sbarchi di migranti economici sulle nostre coste bensì solo per augurare buone vacanze ai colleghi politici internazionali.
Uhm, forse devo controllare il mio stato di veglia.

Alfred B. Revenge




sabato 15 luglio 2017

"Vergogna!"

Non passa giorno senza notizie incredibili fornite dalla nostra classe politica.
Tre giorni fa Paolo Gentiloni, presidente del consiglio dei ministri, e Pier Carlo Padoan, ministro dell'economia, hanno esultato per il contenuto della lettera sui conti pubblici italiani appena ricevuta da Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, rispettivamente vice presidente della commissione europea e commissario agli affari economici. Su tutti i mass media è stato sottolineato dai nostri massimi rappresentanti: “E una buona notizia.”
Davvero? Meravigliato da una tale scoppio di generosità da parte della commissione europea mi son preso la briga di trovare il testo di questa lettera per godere anch'io di tanta munificenza.
In pratica i commissari europei hanno risposto a una richiesta del nostro ministro Padoan di correggere i conti 2018 con una percentuale più contenuta rispetto al Pil in nome della flessibilità.
Devo confessare, purtroppo, che ho fallito nel tentativo di condividere il piacere evidenziato dai politici e media. Pazienza, sarà la mia cronica incapacità di chinarmi per agevolare l'ingresso a chi tenta di spacciare l'inganno come impegno nobile verso il popolo.
Ma quale buona notizia. La lettera è un concentrato di arroganza e sopraffazione mascherato dal consueto linguaggio criptato di tecnocrati-banchieri. Per non portarla alla lunga, i commissari (mai eletti dalla gente) affermano che vi sarebbe una disponibilità di venire incontro alla richiesta italiana purché non si alteri l'obiettivo della parità di bilancio (presente nel letale accordo che porta il nome di “Fiscal Compact”) e che venga assicurata (si noti il termine) la riduzione del debito pubblico e della spesa primaria.
Ma come? Renzi e compagni dichiarano di voler mandare in naftalina il “Fiscal Compact” eppure tra la commissione europea e il nostro ministero economico si parla apertamente dell'obiettivo primario della parità di bilancio. D'altronde, l'ordine impartito nella lettera con le “buone notizie” è quello di ridurre la spesa primaria, cioè i costi sostenuti dallo Stato per coprire i bisogni primari dei cittadini: istruzione, sanità, welfare e assistenza. Quindi, in soldoni; i generosi commissari di cui neanche conosciamo i volti dicono che potrebbero valutare di donarci una piccola zolletta di zucchero a condizione che non si sgarri sulle regole base dell'austerità quali, ad esempio, i tagli vigorosi alla spesa sociale. Per non parlare della riduzione del debito pubblico che, con una moneta come l'euro basata sul debito, risulta praticamente impossibile da realizzare se non al prezzo di privatizzare (cioè svendere ai soliti noti della classe elitaria) l'intero patrimonio del Paese, compresa l'acqua e l'aria necessaria alla vita di noi poveri mortali.
Vergogna!
I rappresentanti del governo italiano continuano a genuflettersi di fronte ai burocrati europei e tentano di far spacciare per buone notizie persino lettere che annunciano prossime sventure.
Ma non è finita qui. Per caso ho letto due giorni fa una notizia apparsa sull'agenzia di stampa Adnkronos e pochi altri quotidiani che mi ha lasciato di stucco. Ho cercato di controllare se fosse autentica e mi sembra, purtroppo, che corrisponda al vero. In sintesi, il ministero degli interni ha presentato ai rappresentanti delle regioni italiane il “piano nazionale integrazione per i titolari di protezione internazionale” che ha come obiettivi:
-bandire espressioni come “migranti illegali” o “clandestini” in quanto rinforzerebbero i pregiudizi contro i migranti, alimenterebbero i sentimenti di paura e insicurezza gettando una luce negativa sull'accoglienza, ostacolerebbero il processo di integrazione favorendo i conflitti sociali
-realizzare un percorso anche di tipo formativo che giunga a realizzare un islam italiano in un Paese dove regna la libertà di culto
-l'affermazione del concetto che i migranti consentono il pagamento delle pensioni agli italiani per cui dovrebbero ottenere priorità nell'assegnazione di lavoro e di case popolari.
Se davvero il governo intendesse far approvare un documento del genere allora bisogna giungere alla conclusione che l'impazzimento è giunto al punto di non ritorno.
Da un lato si vuole stuprare la lingua italiana censurando termini chiari che identificano con precisione un problema, dall'altro si vuol costruire una forma di intolleranza e discriminazione verso gli stessi italiani. Noi tutti, cittadini del Paese culla della cultura occidentale, dobbiamo dire grazie ai migranti per i soldi delle pensioni e farci da parte per favorirli nel lavoro e la casa. Noi Italiani dobbiamo metterci in un angolino e accettare un'involuzione sociale ed etnica imposta da coloro che abbiamo eletto quali nostri fedeli e integerrimi rappresentanti.
Ci sarebbe da scoppiare in una gran risata se non fosse così maledettamente drammatico e vergognoso constatare l'applicazione di una forma di razzismo governativo a danno degli italiani.
Mi stanno sorgendo due atroci dubbi.
Il primo, ma non è che a una buona parte di noi piace questa situazione? Chissà, forse ci interessa mantenere in piedi questa classe politica perché consente lo sviluppo di profitti diversamente non realizzabili. Penso al lavoro in nero, al business dell'accoglienza, alle strutture alberghiere convertite al nuovo affare, all'incremento delle attività per le Ong e a tutto quanto giri intorno a questo commercio della carne umana inclusi i fenomeni legati alla sfera della criminalità.
Il secondo, che alcune ipotesi recentemente emerse alla ribalta della cronaca non siano poi così tanto insensate. Ma non è che gli ultimi governi, consapevoli di tutti i casini che sarebbero emersi con l'applicazione di trattati come il fiscal compact, si sono mossi con l'intento di far invadere la nostra Nazione da una marea di “clandestini” per poi andare a piangere in Europa e dire: Vedete cosa sta succedendo? Siamo in difficoltà per quest'immigrazione incontrollata dall'Africa, quindi veniteci incontro per le prossime manovre economiche.
Se così fosse i principi etici fondamentali sarebbero naufragati nei liquami della più cinica corruzione morale.

Alfred B. Revenge




mercoledì 12 luglio 2017

“L'Ipocrisia e l'Ignavia della classe politica italiana"

L'ex presidente del consiglio Matteo Renzi ha detto e scritto nel suo ultimo libro di voler rottamare il “Fiscal Compact”.
L'attuale ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio in un'intervista di due giorni fa al quotidiano La Stampa ha dichiarato:
“E' venuto il momento di dirlo: firmare il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio in Costituzione è stato un grave errore. Probabilmente in quel momento non si poteva fare altrimenti, ma ciò non toglie che le cose vanno cambiate.”
Il tre settembre 2016 durante la festa del Fatto Quotidiano l'attuale ministro della giustizia Andrea Orlando candidamente dichiarò:
“Oggi noi stiamo vivendo un enorme conflitto tra democrazia ed economia. Oggi, sostanzialmente, i poteri sovranazionali sono in grado di bypassare completamente le democrazie nazionali. Io faccio soltanto due esempi. I fatti che si determinano a livello sovranazionale, i soggetti che si sono costituiti a livello sovranazionale, spesso non legittimati democraticamente, sono in grado di mettere le democrazie di fronte al fatto compiuto.
Faccio un esempio. La modifica, devo dire abbastanza passata sotto silenzio, della Costituzione per quanto riguarda il tema dell'obbligo di Pareggio di Bilancio non fu il frutto di una discussione nel Paese. Fu il frutto del fatto che a un certo punto la Banca Centrale Europea, più o meno (ora la brutalizzo) disse: <O mettete questa clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>.
Io devo dire che è una delle scelte di cui mi vergogno di più, mi vergogno di più di aver fatto. Io penso sia stato un errore approvare quella modifica non tanto per il merito, che pure è contestabile, ma per il modo in cui si arrivò a quella modifica di carattere costituzionale.”
Ma cosa diavolo è questo benedetto “Fiscal Compact” che adesso i nostri politici così apertamente criticano e di cui si vergognano? E' un accordo tra i Paesi dell'Unione Europea che prevede:
-L'obbligo di raggiungere il pareggio di bilancio.
-L'obbligo di non superare la soglia dello 0,5% nel rapporto deficit/Pil.
-Drastica riduzione del rapporto debito pubblico/Pil pari a un ventesimo della parte eccedente il 60% del Pil. Per l'Italia, con un rapporto di oltre il 130%, significa una riduzione del debito sino a circa cinquanta miliardi di euro l'anno per vent'anni. Un autentico salasso!
-Impegno a chiedere l'ok sui programmi di emissione del debito con il Consiglio dell'Unione e la Commissione Europea.
-Maggioranze qualificate tali che permettono a un solo Paese (la Germania) il diritto di denunciare gli altri anche in assenza del parere della Commissione.
-Metro di giudizio per valutare la competitività di un Paese fissato nella riduzione dei salari pubblici e privati con contemporaneo aumento del livello di produttività.
-Politica fiscale valutata sulla base della spesa per la previdenza, sanità e servizi pubblici. In pratica, si spende troppo per aiutare la gente che ne ha bisogno? Bene, ecco la scure di pesanti sanzioni.
-Revisione della contrattazione salariale e sindacale e delocalizzazione della contrattazione salariale. Capita la perfida nebulosità nelle parole? Insomma, o i lavoratori accettano riduzioni della propria busta paga oppure...ciao ciao in altri Paesi.
Si ricorda che questo incredibile atto internazionale fu ratificato dal Parlamento italiano a luglio del 2012 con una maggioranza quasi bulgara fatta eccezione per quei pochi che intuirono la devastazione che un tale accordo avrebbe comportato. All'epoca il presidente del consiglio dei ministri era Mario Monti.
Ma la cosa ancor più assurda che le norme sul pareggio di bilancio furono inserite direttamente nella nostra Costituzione per evitare ripensamenti futuri; in sostanza un bel cappio avvolto intorno al collo di ciascun cittadino Italiano. Basti pensare che per rientrare nel fatidico rapporto del 60% debito/Pil in vent'anni l'Italia pagherebbe un prezzo altissimo sino a quasi cinquanta miliardi di euro l'anno. Cifra raggiungibile soltanto attraverso la macellazione sociale per tutti noi; assistenza sanitaria ridotta al minimo, pesanti imposte patrimoniali, tasse, tasse e ancora tasse sino alla ciliegina finale, la svendita di ciò che rimane del patrimonio pubblico.
Ora i nodi vengono al pettine e la paura fa novanta tra i nostri politici la cui ipocrisia e ignavia ha superato ogni limite di decenza. Ora si ricordano del grave errore? E perché solo adesso?
La risposta è drammatica, poiché con l'attivazione pratica del Fiscal Compact (previsto dal 2018) per il popolo italiano non potrà esserci un futuro di crescita e sviluppo, ma solo di infelicità. La disperazione potrebbe giungere a tali livelli da favorire l'insorgere di proteste anche violente; ecco che preoccupazioni e timori stanno nascendo in coloro che ci hanno condotto verso quest'impervia strada.
E ancora, come mai si vergognano tanto del “Fiscal Compact” trascurando le altre azioni indegne tese unicamente a favorire il mondo della finanza internazionale? Forse perché non stanno ancora esplodendo in tutta la loro nefasta virulenza? Un esempio per tutti? Quello probabilmente meno noto, ma che già denunciai tempo fa; l'aver messo in naftalina la “Lex Monetae”, cioè la facoltà del nostro Stato Sovrano di scegliere la valuta per il pagamento dei propri debiti. Come un fantasma passò quasi inosservato il decreto numero 96717 del Ministero dell'Economia e delle Finanze pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del diciotto dicembre 2012 che annullò in concreto la possibilità prevista dagli articoli 1277 e seguenti del Codice Civile di sancire il corso legale di una nuova valuta (esempio: lira) per pagare interessi e capitale del debito. In pratica; con la “Lex Monetae” lo Stato Italiano poteva affermare: tu, cara entità offshore o banca estera, hai CCT in euro? Nessun problema, ora la valuta nazionale è la lira, pertanto sarai pagato nella nuova moneta secondo il cambio fissato dalle autorità italiane. D'altronde, non era neanche una novità visto che fu la stessa procedura del 2000 quando tutti i contratti di lavoro, mutui, conti correnti, eccetera, eccetera, furono convertiti dalla lira all'euro. Ora, con il nuovo decreto numero 96717 questo non è più possibile. L'Italia vuole denominare i titoli di debito in una nuova valuta? Certo, lo può ancora fare, ma con l'assenso del settanta per cento dei possessori dei titoli. Capito? Basta il trenta virgola uno per cento che dica no per bloccare un nostro sacrosanto diritto e lasciare il debito in euro. E chi possiede ben oltre il trenta per cento dei titoli di Stato Italiani? Risposta che spiega tutto: le banche e istituzioni estere, compresa la Banca Centrale Europea.
D'altronde, con la perdita della sovranità monetaria siamo in balia delle decisioni di organismi sovranazionali. Vi prego di rammentare bene le parole dell'attuale ministro Andrea Orlando sopra riportate e che indico ancora vista l'inaudita gravità; <O mettete questa clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>. La Banca Centrale Europea compì di fatto un'estorsione nei confronti degli italiani.
Tenete bene a mente il concetto di estorsione perché merita una breve riflessione.
Supponiamo per un attimo che al governo in Italia ci fosse uno statista che assommi in sé le qualità migliori dei più grandi uomini di Stato del passato e che questa straordinaria personalità decida di sbattere i pugni sul tavolo a Bruxelles per tentare di modificare i trattati capestro nell'interesse del popolo italiano. Cosa succederebbe? Io penso ben poco. Anzi, la risposta sarebbe esattamente la stessa da parte della Banca Centrale ben spalleggiata dalla Commissione Europea: “O attuate i provvedimenti di austerità come previsti o, altrimenti, chiudiamo i rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese”. Il ricatto consisterebbe proprio nella chiusura della fornitura di denaro dall'istituto con sede a Francoforte alle varie banche della nazione. I mercati finanziari si chiuderebbero a riccio e, allora, chi comprerebbe più i titoli di Stato? Ci sarebbe il caos totale con la fuga di capitali all'estero e la conseguente immediata diminuzione di liquidità visto il blocco dei rubinetti da parte della Banca Centrale Europea. Insomma, si verificherebbe l'identica situazione di panico avvenuta in Grecia con conseguenze drammatiche per l'intera popolazione.
l'Italia chinerebbe la testa perché non ha la capacità di un'autonoma politica monetaria. L'euro rappresenta la moneta emessa dal nulla da un'organizzazione sovranazionale dotata di poteri illimitati, totalmente indipendente dalla volontà dei cittadini e legata unicamente agli interessi delle grandi banche.
Chi detiene il potere di emissione e regolamentazione della moneta è un'entità estranea allo Stato Italiano.
Ecco il vero problema! Il popolo italiano non è sovrano in casa propria, bensì schiavo in una cella chiusa con porta blindata a doppia mandata le cui chiavi sono custodite a Bruxelles e Francoforte.
Conclusione, è inutile cercare di modificare i trattati incluso il letale “Fiscal Compact” lasciando inalterato il problema fondamentale, l'euro con la sua mamma protettrice. Nazioni con differenti legislazioni, lingue, tradizioni, interessi, apparati militari e bandiere non possono avere una moneta unica. L'euro è nato per volere della finanza internazionale, per seguire la logica di un neoliberismo che vede nel primato del profitto l'unico obiettivo da raggiungere anche a costo di calpestare interi popoli.
E la nostra classe politica? Io penso che negli ultimi decenni abbia dimenticato completamente il suo ruolo di tutelare e difendere l'interesse dei cittadini italiani preferendo piegarsi, per convenienza e viltà, al volere degli onnipresenti sacerdoti del dio denaro.
Mi chiedo quale possa essere l'utilità di un voto dato che chiunque sia l'attore principale, qualsiasi sia il copione presentato, il finale per gli italiani risulta sempre uguale: un ombrello conficcato nel c...Beh, penso che l'immagine riporti l'idea. Io penso che i veri cambiamenti nascono quando si decide di percorrere la strada dei principi morali superiori, quelli che risultano tali perché prevalgono su ogni altra considerazione in quanto provenienti dalla natura stessa, non quella lastricata da semplici bigliettini colorati.

Alfred B. Revenge