domenica 27 dicembre 2015

"A Proposito dell'Amore 2"

Cari Amici, innanzi tutto Vi auguro una serena domenica insieme ai vostri cari. Nel contempo desidero porre alla vostra attenzione una frase dello scrittore Corrado Alvaro che casualmente ho letto ieri sera.
"La lontananza è il fascino dell'amore. Amarsi vicino è difficile."
La trovo interessante soprattutto considerando l'evoluzione nei rapporti sociali che si è generata attraverso il formidabile mezzo di comunicazione che giornalmente ormai quasi tutti noi utilizziamo.

Ho letto che secondo molti osservatori "il segreto della felicità in una coppia si fonda sulla lontananza" e che questo specifico concetto viene anche definito "living apart togheter". In pratica ci si lancia in una relazione sentimentale mantenendo però una propria autonomia nella gestione degli spazi. Cioè, la coppia che realizza un amore a distanza mantiene inalterata l'indipendenza senza portare a rischio il rapporto di unione. In conclusione, si può essere legati anche se non si è vicini fisicamente.
Al riguardo mi è venuta in mente una nota favola di Schopenhauer: "In una fredda giornata d’inverno un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta e per proteggersi dal freddo si stringono vicini. Ben presto però sentono le spine reciproche e il dolore li costringe ad allontanarsi l’uno dall'altro.
Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta di nuovo ad avvicinarsi si pungono di nuovo. Ripetono più volte questi tentativi, sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non trovano quella moderata distanza reciproca che rappresenta la migliore posizione, quella giusta distanza che consente loro di scaldarsi e nello stesso tempo di non farsi del male reciprocamente."
Io penso che il successo nel rapporto di coppia non si basa tanto sulla distanza quanto sulla intensità dei sentimenti; anche se non credo che ci possano essere dubbi sul fatto che la vicinanza realizzi aspetti particolarmente belli, autentici ed assolutamente impagabili. A conclusione di questo ragionamento segnalo che alcune ricerche statunitensi hanno evidenziato come la lontananza sia una sorta di afrodisiaco in grado di aumentare sensibilmente il desiderio.

Non so, ma io penso che un abbraccio fisico tra due persone che si amano generi una sensazione di felicità difficilmente sostituibile da altre forme più remote; e ciò perché entrano in azione tutti i nostri sensi. In ogni caso trovo molto attuale questo concetto di "amore a distanza".
Spero di non avervi seccato troppo con questa mia riflessione.
Grazie per l'attenzione




mercoledì 23 dicembre 2015

"Vi Auguro Tempo"

Cari Amici, oggi è il 23 dicembre 2015 ed ormai ravvicinate sono le tradizionali feste natalizie e di fine anno. Ho pensato ad un modo un po' speciale per salutare tutti coloro che mi seguono ed augurare loro delle serene giornate. Bene; mi è venuto in mente che, al di là di qualsiasi credo o fede, ogni essere umano ha diverse cose in comune tra cui una molto particolare: "il tempo." Ed è così che ho deciso di dedicare a ciascuno di Voi questi meravigliosi versi della poetessa Elli Michler. Quindi, il mio augurio più sincero è che abbiate "tempo per realizzare i vostri sogni."




sabato 19 dicembre 2015

"A Proposito del Consiglio."

Cari Amici di Facebook, ieri sera una persona molto cara mi ha chiesto un consiglio sul comportamento da tenere in merito ad una specifica questione. Dopo aver espresso il mio parere ho avuto questa risposta: "ne sai veramente tante". Ho guardato con tenerezza la persona di fronte a me ed ho risposto prendendo in prestito una bellissima frase di Arturo Graf: "Ascoltate i consigli di chi molto sa, ma specialmente quelli di chi molto vi ama". Io penso che il meglio di noi stessi lo possiamo dare facendo passare i pensieri della nostra mente attraverso l'amorevole filtro presente nel cuore. Felice sabato a tutti.



lunedì 14 dicembre 2015

"A Proposito del Denaro 2"

Cari Amici, ho scritto in diverse occasioni su come una ristretta cerchia di uomini sia riuscita ad avere il controllo dell'economia mondiale. Eppure nel passato personaggi molto autorevoli ed influenti hanno evidenziato un concetto brillantemente espresso da un proverbio russo: "Quando parla il denaro la verità sta zitta." Oltre duemila anni fa Orazio disse: "Tutto obbedisce al denaro". E, purtroppo, le cose non sono cambiate, anzi.
Ma davvero si crede che esista un reale concetto di democrazia nei così detti paesi occidentali? C'è un abisso tra parole retoriche e i fatti concreti. Davvero si pensa che Negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia, in Germania, in Italia ed in tutte le altre nazioni liberali chi governa è il popolo o i suoi diretti rappresentanti? Davvero si pensa che, oggi come oggi, con il voto la gente riesce a determinare il corso della propria vita? Beh, io penso che ciò è tutta una grande illusione.
Chi ci governa in concreto sono le grandi conglomerate bancarie attraverso la vera arma di distruzione di massa: "La creazione del denaro". Essa ormai è monopolio di una ristretta cerchia di privati, di banchieri privati, di tecnocrati che certamente mai hanno rappresentato gli interessi della gente comune; e mai lo faranno. La sovranità monetaria è ormai nelle mani di chi persegue obiettivi lontanissimi da quelli relativi all'interesse ed alla felicità della gente; e su questa condizione gravissime responsabilità pesano sulle classi politiche.
Bisognerebbe riflettere sulle parole di due grandi personalità storiche (e se ne potrebbero citare moltissime altre).
 
"Nel nostro tempo è ormai evidente che la ricchezza e un immenso potere sono stati concentrati nelle mani di pochi uomini. Questo potere diventa particolarmente irresistibile se esercitato da coloro che controllano e comandano la moneta, poiché costoro sono anche in grado di gestire il credito e di decidere a chi deve essere assegnato. In questo modo forniscono il sangue vitale all'intero corpo dell'economia. Loro hanno potere sull'intimo del sistema produttivo, così che nessuno può azzardare un respiro contro la loro volontà." (Papa Pio XI)
 
"Quando un governo dipende dai banchieri per il denaro, questi ultimi e non i capi del governo controllano la situazione, dato che la mano che dà è al di sopra della mano che riceve...
Il denaro non ha madrepatria e i finanzieri non hanno patriottismo né decenza; il loro unico obiettivo è il profitto." (Napoleone Bonaparte)
 
 
 

mercoledì 9 dicembre 2015

A Proposito dell'Egoismo.

Cari Amici, oggi casualmente ho letto un articolo inerente la necessità di essere più egoisti al fine di vivere più felicemente. In pratica si affermava il principio che (parole testuali) "ascoltare i desideri e le necessità degli altri prima di noi stessi, significa perdere di vista i nostri bisogni, riducendo al silenzio la voce interiore." Il contenuto dell'articolo si ampliava indicando anche la necessità di poter dire di no, di avere una capacità di ribellarsi giungendo alla conclusione che (parole testuali) "essere egoisti diventa un atto necessario prima di poter scoprire l'autentica generosità, che non è semplicemente disponibilità a donare, bensì altruismo, capacità di ascoltare e dare secondo il cuore."
Bene, io penso che questi concetti siano particolarmente interessanti e chissà, forse anche corrispondenti al vero; ma, con sincerità, nutro dei dubbi sul fatto che per essere realmente generoso devo prima essere un egoista. Non lo so, questo principio proprio non mi convince, forse perchè il mio vissuto ha radici un po' diverse. Ecco, sembra una sorta di contraddizione. E' possibile che sia in errore nel non condividere l'indicazione di cui sopra, ma penso che l'egoismo sia uno dei pilastri che sorregge l'odierna malvagità.
Ricordo sempre due frasi.
La prima dello scrittore francese Sebastien Chamfort: "L'Egoista è uno che brucerebbe la vostra casa per cuocersi due uova".
La seconda del nostro grande Cicerone: "L'egoista è uno che ama se stesso senza rivali."
 
 

martedì 8 dicembre 2015

Anonimo. "Orme sulla Sabbia"

Cari Amici, vista l'importanza cristiana dell'odierna giornata ho pensato di proporvi questa poesia-preghiera di un Anonimo. Spero sia gradita.
 
 

mercoledì 2 dicembre 2015

"Islam e Libertà di Critica"

Sono anni che, dopo l'ennesimo attentato terroristico di matrice islamica, sento interviste e leggo articoli dove musulmani dichiarano o scrivono:
“Voi dovete rispettare il Corano, dovete rispettare Maometto, dovete rispettare la nostra religione, l'Islam non c'entra nulla con gli attentati, è tutta colpa dell'Occidente, è opera di pochi assassini che nulla hanno a che vedere con la religione islamica, la nostra religione insegna solo la pace, gli Occidentali non sono in grado di capire il nostro libro sacro senza l'aiuto di un arabo,...eccetera, eccetera.”
Mi sono stancato di sentire sempre la stessa solfa. Io ho il diritto, come qualsiasi essere umano pensante, di esprimere liberamente la mia opinione - soprattutto se critica - verso una credenza, una cultura, un libro, una religione. Cosa significa: devo rispettare il Corano o Maometto. Che non posso parlare del contenuto del libro o del vissuto storico del fondatore della religione islamica? E perché? Perché sono intellettualmente inferiore? Perché, altrimenti, i musulmani si offendono? Cioè, se dovessi leggere il Corano (cosa che ho fatto) non potrei elaborare una mia autonoma idea sul contenuto del suo insegnamento? Cioè, se dovessi studiare il reale vissuto di Maometto (cosa che ho fatto) non potrei farmi l'autonoma idea della sua concreta natura? Ma stiamo scherzando? Più volte ho scritto come una ristretta élite di potere economico, con la fattiva collaborazione della classe politica, ci ha già privato della sovranità monetaria e della futura felicità dei nostri figli; ora si aggiungerebbe il fatto che gli islamici e loro simpatizzanti nostrani vorrebbero privarci della sovranità sul nostro cervello? Io penso che questo sia l'atteggiamento da considerare “Intollerante”. Direi che il tempo di mettersi proni per accettare qualsiasi prepotenza deve terminare. Considero sacra la vita così come considero sacra la mia libertà di essere critico verso quelle credenze di cui non apprezzo i valori e gli insegnamenti.
Certo che non è giusto offendere una persona, ma l'argomento è ben altro; esiste una differenza abissale tra calunniare e commentare fatti storici. Gli esseri umani devono essere rispettati, non le varie religioni. Queste ultime devono essere soggette ad una verifica di ogni mente libera ed aperta e, qualora ritenute contrarie ai più elementari principi morali superiori, rigettate.
Se un credo religioso fosse basato sul male sarebbe pazzesco rispettarlo per evitare di offendere coloro che seguono quella fede.
Il Corano è un libro che insegna contemporaneamente una doppia dottrina; il Dio degli islamici da un lato predica amore e pace; dall'altro odio, prevaricazione, conquista e morte. Come possono i musulmani che si professano moderati affermare i principi di amore scritti in quel testo senza prendere le distanze dalle sue innumerevoli parti in cui il male è chiaramente indicato ? Esiste una palese contraddizione; di fatto il Corano consente ad ogni islamico di seguire l'insegnamento che più gli conviene a seconda delle circostanze.
Vuole seguire la via del bene? Può farlo richiamando diverse frasi contenute nel libro. Vuole usare violenza? Bene, ci sono un centinaio di versetti che incitano i musulmani ad uccidere gli infedeli; diversi sono anche talmente espliciti da non lasciare dubbi di alcun tipo. Tagliare la testa e le dita, scovare i miscredenti ovunque si trovino al fine di umiliarli ed ucciderli qualora non si convertissero. E se non bastasse c'è anche l'esempio di vita del loro profeta Maometto, meticolosamente descritta negli Hadith. Penso che la storia personale di quest'uomo sia ormai ben nota.
L'Islam una religione tollerante e di pace? Forse in un lontano futuro; ma, nel frattempo, nei tanti paesi dove essa domina le minoranze religiose sono soggette a persecuzioni; dove risulta ospite indossa un vestito in cui dissimulazione, arroganza, intransigenza, vittimismo e violenza si mescolano insidiosamente per imporre un subdolo e graduale dominio sulle altre fedi.
L'Islam, dopo circa mille e cinquecento anni, non ha ancora smesso di fare la guerra né al suo interno e né con le altre fedi. D'altronde, il profeta di quel credo, Maometto, è stato un comandante militare, ha distrutto e saccheggiato città, ucciso e fatto uccidere uomini, incoraggiato a violentare le donne, praticato la schiavitù, fatto sesso con una bambina di nove anni.
Come si può onestamente affermare che l'Islam è una religione di pace? Quale dovrebbe essere il giudizio su un credo che ha al suo interno storia e dottrina basate anche sulla conquista, sulla schiavitù, sulla menzogna, sull'inganno, sulla discriminazione tra uomo e donna, sulla repressione, sulla violenza sessuale e sulla morte?
Ma ciò che probabilmente desta maggior fastidio è l'incapacità dei musulmani di ammettere seriamente, e non con ipocriti ed isolati cartelli durante una breve manifestazione, che il terrorismo di matrice islamica è un cancro sviluppato all'interno della loro religione. Essi ritengono che il Corano e Maometto siano perfetti in termini assoluti e rifiutano aprioristicamente e sdegnosamente confronti critici di qualsiasi natura. Purtroppo si deve constatare che la loro evoluzione culturale e sociale si è fermata al settimo secolo dopo cristo, periodo in cui visse il fondatore di questo nuovo culto.
Ma li invito a meditare su questa semplice considerazione:
<Il cuore di un uomo è nobile non per il suo credo, ma per i valori di pace e amore che persegue durante l'intera sua esistenza.>