lunedì 29 maggio 2017

"Cosa Succederebbe Se..."

Ieri mattina quasi millecinquecento migranti sono sbarcati al porto di Napoli a bordo della nave Vos Prudence di “ medici senza frontiere”. Esseri umani partiti dalla Libia e approdati in Campania dopo il blocco navale in Sicilia a seguito del G7 di Taormina. Tra loro circa duecento donne e bambini, oltre milleduecento uomini e due deceduti durante il tragitto. Si legge sul Fatto quotidiano che un esponente della Ong ha dichiarato: “E' veramente irresponsabile chiudere un'isola come la Sicilia che non solo è famosa per la sua accoglienza ma che gestisce dei flussi di immigrazione importantissimi. Chiuderla per un G7 vuol dire non aprire gli occhi sulla situazione in atto nel Mediterraneo, è una cosa assurda. Abbiamo fatto fare ventiquattro ore di viaggio in più a queste persone e ci possiamo ritenere fortunati che non ci sia stata alcuna emergenza medica grave perché noi eravamo al limite per poterla gestire. Abbiamo però due persone che non ce l'hanno fatta in questo viaggio...”
Alcune prime considerazioni. Visto che il blocco navale riguardante la Sicilia era noto già da diverse settimane per quale ragione la nave di “medici senza frontiere” non ha pensato di portare i migranti raccolti a poche miglia dalla costa libica in altri paesi quali la Tunisia, Malta, Algeria, Spagna Egitto o la Corsica della Francia? Perché il comando della nave non ha valutato sin dall'inizio della sua missione di portare quelle persone nei porti più vicini di quelle nazioni? Che l'Italia sia sempre programmata quale unica destinazione?
Si ricorda che proprio al G7 di Taormina è stato riaffermato il principio che ogni Stato sovrano ha il diritto di controllare i propri confini e determinare azioni tese a tutelare l'interesse e la sicurezza del proprio territorio.
E questo principio il nostro governo lo ha applicato proprio in occasione del G7 con un decreto legge (n 54 del del 29 aprile 2017) così motivato e idoneo a far scattare il blocco navale in Sicilia: “Considerata la straordinaria necessità ed urgenza di rafforzare ulteriormente i dispositivi di sicurezza indispensabili per lo svolgimento del predetto vertice.”
Quindi, se bloccare il flusso immigratorio è possibile per la sicurezza di sette persone a maggior ragione dovrebbe risultare fattibile per assicurare la sicurezza e il benessere di milioni di Italiani.
Ora, cosa succederebbe se il governo italiano decidesse di prolungare ed estendere il blocco navale con un nuovo decreto basato sulla “necessità ed urgenza di rafforzare i dispositivi di sicurezza indispensabili per la tutela dei cittadini Italiani”?
Cosa farebbero i trafficanti di esseri umani sapendo che l'Italia ha chiuso il canale del loro spregevole commercio? Continuerebbero il loro sporco business scegliendo altre mete di destinazione, oppure si vedrebbero costretti a ridurre drasticamente questo ramo d'affari?
Cosa farebbero le Ong? Continuerebbero la loro opera di salvataggio cambiando le rotte finali?
E ultime due riflessioni. L'Italia può continuare, senza collassare, con questo afflusso massiccio e indiscriminato di immigrati? La struttura economica e sociale dell'Italia è in grado di assicurare una corretta integrazione a un così crescente numero di extracomunitari?

Alfred B. Revenge




domenica 28 maggio 2017

"I Tedeschi Sono Cattivi."

“I Tedeschi sono cattivi, molto cattivi”, questa sarebbe la frase detta dal Presidente americano Donald Trump al summit di Bruxelles con i vertici dell'Unione Europea, secondo il periodico online Der Spiegel. Gary Cohn, consigliere economico della Casa Bianca, ha subito dopo chiarito cosa intendesse il suo Presidente: “Donald Trump ha detto che i tedeschi sono molto cattivi sul commercio”. Che strano, parole così forti sono state espresse dal leader di una Nazione che più di ogni altra ha dimostrato sul campo cosa significhi fare i propri interessi ad ogni costo. In ogni caso quella frase rappresenta il risultato economico e sociale per diversi Paesi dell'Unione Europea; il surplus commerciale della Germania ha raggiunto l'incredibile rapporto di quasi il dieci per cento sul Pil, il valore più alto al mondo. Guarda caso questo enorme accumulo di denaro è iniziato con l'introduzione dell'euro. Coincidenza? Ma quando mai; già in precedenti scritti ho cercato di illustrare un fatto assolutamente incontestabile: l'euro nasce assorbendo tutte le divise dei paesi aderenti alla moneta unica; marco, franco, lira, peseta e le altre, creando di fatto una combinazione di monete forti come il marco tedesco e di deboli come, per esempio la lira italiana e la peseta spagnola. Risultato? L'euro viene alla luce come moneta debole rispetto al marco e forte rispetto alle altre, ponendo su un piatto di platino le esportazioni della Germania. E la cosa ancor più intrigante è che sono state le banche tedesche a finanziarie con soldi facili i vari Stati per “aiutarli” a importare merci dal loro Paese (la nota pratica del “vendor financing”). In fin dei conti sapevano che in caso di crisi, come quella iniziata alcuni anni fa, il conto si sarebbe scaricato sui popoli grazie alle politiche di austerità tanto amate dalla cancelleria teutonica.
D'altronde, Il vecchio detto “gli affari sono affari” è sempre pronto a scattare per giustificare le azioni di governi e multinazionali, anche quando è causa di sofferenze e morte per le popolazioni ignare dei perversi giochi di potere. Bisogna ammettere che i leader tedeschi succedutisi negli anni sono stati abili nello sfruttare l'ignavia e l'interessata superficialità di diversi politici europei riuscendo ad arricchire il loro Paese a spese di tanti altri. Con la crisi economica e quella dell'immigrazione selvaggia dovuta alla distruzione della Libia si è palesata l'assoluta “Disunione Europea” dove vige il principio: ognuno per sé.
Insomma, le parole di Donald Trump hanno un fondo di verità, anche se provenienti da un pulpito non certo innocente quando si tratta di far profitti sulla pelle della gente. D'altronde, le palle non nascono sugli alberi, ormai è merce rara soprattutto tra i politici Italiani. Ah, se la frase “I Tedeschi sono cattivi, molto cattivi” fosse stata pronunciata in pubblico da un leader di casa nostra.
Comunque, chissà quanti sorrisi al veleno tra la Merkel e Trump al G7 di Taormina.
A proposito del G7 di Taormina; come previsto dal buon senso della gente comune, si è rivelato una costosa passerella con risultati generali insignificanti. Altresì, sul tema dell'immigrazione è scaturito questo comunicato finale che merita una riflessione: “pur sostenendo i diritti umani dei migranti e rifugiati, riaffermiamo i diritti sovrani degli Stati, individualmente e collettivamente, a controllare i propri confini e stabilire politiche nell'interesse nazionale e per la sicurezza”. Cosa esattamente significa? Che, per esempio, l'Italia potrebbe tranquillamente affermare il suo diritto sovrano di limitare il numero di migranti in entrata nel Paese? Che potrebbe, in piena autonomia, bloccare o ridurre drasticamente il flusso immigratorio se risultasse in contrasto con la sicurezza nazionale e la sicurezza dei propri cittadini? Se così fosse, allora, non avrebbe problemi, vista l'attuale drammatica situazione interna, a continuare ed estendere quel blocco navale che in questi giorni del G7 ha impedito sbarchi sulle coste siciliane.
Io penso, però, che una tale decisione sarebbe troppo “sovrana” per il governo italiano di turno, da tempo non più abituato a prendere iniziative per il benessere dei propri cittadini. In più andrebbe ad urtare gli interessi dell'industria di carne umana, ormai diventata una fucina di profitti.

Alfred B. Revenge








sabato 27 maggio 2017

"Ancora Morte in Nome di un Dio"

Ieri abbiamo appreso dell'ennesimo attacco terroristico contro bambini e civili inermi. A Minya, città dell'Egitto a circa duecentocinquanta chilometri a sud del Cairo, una decina di esseri spregevoli armati di tutto punto hanno attaccato un convoglio di bus su cui viaggiavano dei cristiani copti uccidendo e ferendo oltre cinquanta persone tra cui diversi bambini. Una nuova crudele azione che nulla a che fare con guerre o insurrezioni, bensì con la professione di un credo diverso. Persone innocenti si recavano a un monastero per pregare, ma un crudele destino li attendeva; proiettili di piombo sparati da armi automatiche imbracciate da terroristi hanno straziato i loro corpi trasformando una giornata di gioia in una di morte.
A un certo punto sorge spontanea la domanda. Ma cosa hanno in comune la maggior parte degli attentati che riempiono le cronache nere da tanti anni? Qual è la principale matrice degli eccidi che avvengono in Asia, Europa, Africa e America? La risposta è giunta rapida, il grido di Allah Akbar. Uomini uccidono altri uomini e spesso se stessi in nome di un Dio.
Si sente affermare che tali azioni sarebbero compiute da un numero limitato di fanatici che traviserebbero gli insegnamenti del Corano, ma è proprio così?
L'analisi dei freddi numeri è impietosa. Sapete quanti attentati di matrice islamica sono stati eseguiti nel mondo dal 2001 ad oggi? Sapete quante vittime hanno causato? Esaminando i valori più prudenziali tra quelli forniti da fonti come il Global Terroris Database e The Religion of Peace la risposta è drammatica. Oltre trentamila attentati con centinaia di migliaia di morti e feriti. Parliamo di una media di quasi duemila attentati l'anno, circa cinque al giorno. Dati che dovrebbero far riflettere sulla reale capacità penetrativa di questo fenomeno terroristico basato sull'ideologia religiosa fondata millecinquecento anni fa da un commerciante di La Mecca.

Alfred B. Revenge




mercoledì 24 maggio 2017

"Il Massacro del Popolo Greco."

La scorsa settimana il parlamento greco ha approvato un ulteriore provvedimento di austerità già concordato tra il governo ellenico e la Troika che stringerà ancor di più il cappio al collo della popolazione. Nel contempo, manifestazioni di protesta si sono svolte nelle principali città del Paese. In sostanza, il piano di strozzinaggio imposto dai creditori prevede un nuovo prestito alla Grecia destinato essenzialmente a pagare gli interessi alla sacra trimurti composta dalla Commissione Europea, dalla Banca Centrale e dal Fondo Monetario Internazionale, a condizione, però, di una bella rinnovata spremitura da riservare alla gente. Tra le misure ci sono ancora il taglio delle pensioni e l'aumento della pressione fiscale mediante la riduzione delle soglie di esenzione fiscale. Dal 2010, cioè dall'inizio del calvario, la Grecia ha ottenuto prestiti per oltre duecentocinquanta miliardi di euro in cambio di un vero e proprio massacro della struttura sociale ed economica. Si dirà; ma come, con tutti i soldi ricevuti la Grecia non è riuscita ad uscire dalla crisi sociale ed economica?
E proprio qui sta la drammatica verità. Di tutti quei quattrini il popolo greco ha visto soltanto le briciole, mentre ha sentito profondamente tutte le pesantissime misure di austerità. E allora dove sono andati a finire i soldi che così amorevolmente hanno prestato gli usurai internazionali?
Ho avuto l'onore di ricevere immediata risposta dal maestro di tutti i banchieri; Belzebù, il principe dei demoni. Ecco il suo resoconto:
“Dal momento dell'introduzione dell'Euro i miei efficienti allievi tedeschi hanno finanziato a piene mani la Grecia, e non solo, per facilitare gli acquisti dei prodotti realizzati in Germania. Così facendo, i soldi delle banche tedesche sono entrati nel Paese ellenico dalla porta principale per uscire subito dopo dalla finestra grazie alle esportazioni, consentendo in tal modo alla Germania l'autofinanziamento della propria crescita economica. Del resto questo meccanismo è stato sviluppato talmente bene in Europa e nel mondo che la nazione teutonica ha raggiunto un surplus commerciale di circa duecentosessanta miliardi di euro, pari a oltre il nove per cento sul Pil; il dato più alto sull'intera faccia della Terra.
Dopo la crisi iniziata nel 2008 le banche tedesche insieme a quelle francesi si ritrovarono con crediti verso la Grecia per una montagna di miliardi. Che soluzione adottare per recuperare tutto queste denaro? Che strumenti impiegare per evitare un possibile crack?
Ecco che, dietro mio interessato consiglio, si trovò la soluzione. Scaricare tutti i problemi delle banche sul debito pubblico greco, cioè sulle spalle del popolo; tasse, taglio crudele degli stipendi e pensioni, licenziamenti, privatizzazioni selvagge e riduzione della spesa sanitaria. Ah, che gioia vedere i discendenti di una delle due culle della civiltà umana ridursi a cercare cibo nei rifiuti. Che delizia vedere la sofferenza nei pensionati che assistono impotenti alla riduzione di un ulteriore trenta per cento della loro misere entrate grazie alla diciassettesima sforbiciata in sette anni.
Il programma di riforma è stato e rimane l'assassinio volontario di un intero popolo voluto dai miei strozzini per dare l'esempio agli altri Paesi europei, in particolare l'Italia. La Grecia è stata usata come capro espiatorio per lanciare un'esplicita minaccia a tutti gli altri Stati.
Quindi, la quasi totalità dei duecentocinquanta miliardi arrivati alla Grecia dall'Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale sono stati girati di colpo alle banche creditrici tedesche e francesi come la Deutsche Bank e la BNP Paribas, mentre solo una piccola parte è rimasta per cercare di arginare le conseguenze della crisi e ridurre il debito pubblico. Non a caso, nonostante le ricette devastanti della Troika, il rapporto debito pubblico sul Pil è costantemente aumentato dal centoquindici per cento a quasi il centottanta per cento. Il popolo non ha ancora capito che, nonostante tutte le misure di austerità, il debito rimarrà sempre bello e vitale per consentire continui guadagni ai miei seguaci più spietati, gli usurai. Il piano dei miei fedelissimi è riuscito perfettamente, aumentare il debito sovrano e privato greco per poi usarlo come grimaldello per impadronirsi delle proprietà della nazione. Ah! Ah! Ah! Mi viene da ridere nel pensare che le privatizzazioni, determinanti nella globalizzazione neo liberale, vengono da molti anni imposte ai governi nazionali da organizzazioni sotto la mia protezione come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l'OCSE, la Banca Centrale Europea e la stessa Commissione di Bruxelles. Che godimento vedere il sequestro dei beni greci in favore dei miei discepoli; decine di porti, migliaia di immobili pubblici, decine di monumenti, strade nazionali, numerosi aeroporti, strutture militari, industrie della difesa e nel settore dell'energia, spiagge, foreste, impianti idrici, centinaia di migliaia di ettari di terreni, ferrovie e, soprattutto, la stessa vita della gente. Che perverso piacere vedere i rappresentanti presenti nella “Troika” comandare a bacchetta gli ubbidienti funzionari del governo greco e trattarli come semplici marionette.
Ormai la luce della realtà è oscurata dalla fitta nebbia del mio inganno.”
A questa spiegazione del più efficiente distributore di malvagità si possono aggiungere quelle altrettanto significative degli addetti ai lavori in una fusione di movenze che rafforza sempre più il concetto che espressi in un precedente scritto: “La verità non serve agli schiavi”.
In effetti, a cosa è servita la pubblicazione da parte del Wall Street Journal dei verbali segreti della riunione del Fondo Monetario Internazionale del nove maggio 2010 che ha dato l'avvio al primo piano di aiuti alla Grecia? A niente, nonostante si fosse affermato che il sostegno alla Grecia “fu ideato soltanto per salvare i creditori”, cioè le banche tedesche e francesi.
A che è servito rendersi conto che più di quaranta Paesi facenti parte del consiglio del FMI votarono contro il progetto dichiarandolo “ad altissimo rischio” perché basato sulla macellazione del popolo greco, senza peraltro chiedere nulla ai veri artefici della situazione di crisi, cioè i banchieri internazionali? A niente.
A cosa è servito apprendere che il Parlamento Europeo approvò a marzo del 2014 il rapporto della “Commissione Lavoro e Affari Sociali” contenente severe accuse alla Banca Centrale Europea, al Fondo Monetario Internazionale e all'Eurogruppo come quelle di “aver violato leggi e trattati” causando una “catastrofe sociale e politica senza precedenti in Europa”? A niente.
A che è servito sapere che Alejandro Cercas, relatore della Commissione, riferendosi al comportamento della Troika disse : “hanno lavorato come macellai, non come chirurghi”? A niente.
A cosa è servito leggere i rapporti e gli studi del Consiglio d'Europa, del Centro Studi di Politiche del Diritto di Brema e della Caritas circa gli enormi danni causati alla Grecia dalle politiche di austerità? A niente.
A che è servito apprendere dal rapporto pubblicato nel 2014 da ricercatori di Cambridge e Oxford sulla prestigiosa rivista medica “Lancet” dei gravi danni alla salute dei greci causati proprio dalle feroci misure economiche e finanziarie imposte dalle organizzazioni sovranazionali europee? A niente, nonostante fossero stati denunciati il ritorno, dopo decenni, di malattie quali la tubercolosi e la malaria; l'incremento dei casi di Hiv per via della carenza di siringhe sterili da parte del sistema sanitario nazionale; il sensibile aumento dei suicidi; l'accrescimento della quota dei bambini a rischio povertà; l'aumento di oltre il quaranta per cento della mortalità infantile, oltre che i tanti ulteriori disservizi dovuti alla cronica carenza dei fondi destinati agli ospedali.
A cosa è servito conoscere quanto messo nero su bianco dal “comitato per la verità sul debito pubblico greco” istituito dal Parlamento ellenico nel 2015? A niente, nonostante fosse giunto a questa conclusione di inaudita gravità:
“Il Comitato ritiene che la Grecia sia stata e sia ancora vittima di un attacco premeditato e organizzato dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Centrale Europea e dalla Commissione Europea. Questa missione violenta, illegale e immorale mira esclusivamente a spostare il debito privato sul settore pubblico.”
Purtroppo, il popolo greco è stato, ed è, umiliato, tradito e rapinato da banchieri, tecnocrati e politici privi di coscienza e moralità. Un esempio tra tutti? Basti pensare a quanto hanno guadagnato le industrie militari della Germania e della Francia nella vendita a profusione di armi ai vari “ubbidienti” governi greci in un'assurda gara a come si spendeva di più. E indovinate da dove la Grecia prendeva i soldi per l'acquisto degli strumenti di morte? Ma certo, dalle banche tedesche e francesi sempre felici di finanziare uno Stato disponibile a dare come garanzia il sangue dei propri cittadini. Che schifo; industrie delle armi fanno profitti, banche fanno profitti, politici incassano prebende e alla fine il conto lo paga il popolo; un meccanismo perverso che rende i pochi ricchi ancora più ricchi e la massa dei poveri ancora più poveri.
Non a caso diverse personalità del mondo giuridico internazionale hanno parlato di “crimini economici contro l'umanità” compiuti dagli alti dirigenti delle principali istituzioni finanziarie. Eppure tutto continua come prima; la solita classe elitaria non risponde di nulla, neanche per i colpevoli errori che hanno prodotto devastazione e sofferenza per milioni di esseri umani.
Che destino beffardo per un Paese che, come l'Italia, rappresenta la culla della civiltà occidentale.

Alfred B. Revenge






domenica 21 maggio 2017

"Marcia Migranti"

Stamattina ho letto su diversi quotidiani online gli articoli sulla marcia migranti svoltasi ieri a Milano. Ciò che mi ha colpito è stato constatare come i commenti dei lettori esprimono a larghissima maggioranza un senso di profonda rabbia e disapprovazione. Prendiamo quelli relativi al "Fatto Quotidiano"; soltanto alcuni su quasi un migliaio hanno indicato il gradimento sull'attuale fenomeno dell'immigrazione in Italia. E' del tutto evidente che si sta mettendo a dura prova il senso di solidarietà degli Italiani. Stiamo diventando tutti razzisti oppure c'è qualcosa di marcio che sta alterando la nostra ben nota tolleranza? Più volte ho scritto che a questo processo immigratorio si fa ipocritamente indossare l'abito dell'aiuto umanitario al posto di quello reale dell'esportazione di carne umana. Io penso che Il continuare sulla strada di favorire i novelli negrieri porterà inevitabilmente a conflitti sociali che alimenteranno il disagio e l'infelicità. Se razzista significa adesso voler la serenità degli Italiani; beh, allora io lo sono.

giovedì 18 maggio 2017

"La Verità non Serve agli Schiavi!"

Diversi anni fa un uomo privo della libertà fisica mi chiese:
<Alfredo, cosa ti spaventa di più nella vita?>
Ricordo bene la risposta che diedi dopo alcuni secondi:
<Non ho paura delle pesanti catene che possono imprigionare il corpo, temo gli invisibili fili di seta capaci di legare la mente con i nodi dell'inganno.>
E questi fili di seta hanno talmente stretto la volontà di noi esseri umani da trasformarci in veri schiavi. Sì, perché ormai siamo schiavi dell'informazione manipolata dei mass media, schiavi delle grandi multinazionali e, soprattutto, schiavi della mafia bancaria internazionale. I nostri cervelli accettano la propaganda della menzogna come fonte di provenienza divina mentre chiudono in una cella segreta le verità più evidenti. Già, la maestria della classe elitaria ha trovato la sua massima espressione in questo risultato; farci pensare che sia più comodo credere ad una bugia che confrontarsi con la verità. Che magnifico risultato: la schiavitù auto-imposta.
Il pensiero indipendente è diventato un crimine perché ostacola lo sviluppo della schiavitù mentale.
L'istruzione è programmata per avvelenare la capacità di riflettere autonomamente poiché considerata pericolosa; l'istruzione deve indirizzare il nostro proposito su ciò che i pupari vogliono ispirare secondo una danza farsesca destinata a mantenere noi del popolo come utili idioti privi di autonomo pensiero.
Non potrebbe spiegarsi altrimenti la drammatica indifferenza con cui reagiamo di fronte alle consuete manifestazioni di abuso e oppressione. La classe elitaria e i lacchè politici possono fare qualsiasi cosa, emanare leggi in chiaro contrasto con l'interesse del popolo, corrompere, rubare, aumentare le tasse per pagare gli interessi agli strozzini di turno, mentire, ingannare; eppure, non succede nulla, qualche protesta di breve durata e poi più nulla; si ritorna a sedersi in poltrona per vedere tutti felici la puntata di qualche serie tv. Sembra una reazione paradossale, ma la realtà è che della verità non frega più niente a nessuno. Si possono documentare e denunciare le azioni più vergognose, ma noi del popolo sembriamo lontani, tanto lontani, quasi vivessimo in un altro pianeta. Che strano, tiranni del passato hanno utilizzato mezzi coercitivi molto più sanguinari, eppure non sono riusciti a raggiungere il controllo delle masse; altresì, la novella classe dittatoriale manifesta avidità, prepotenza, ferocia e corruzione senza che mostri una qualche apprensione per possibili ferme reazioni da parte della gente.
Tanto per stare a casa nostra qual è stata la reazione di fronte all'incredibile rivelazione dell'attuale ministro della giustizia Andrea Orlando. La ricordate? Il tre settembre 2016 durante la festa del Fatto Quotidiano candidamente dichiarò:
“Oggi noi stiamo vivendo un enorme conflitto tra democrazia ed economia. Oggi, sostanzialmente, i poteri sovranazionali sono in grado di bypassare completamente le democrazie nazionali. Io faccio soltanto due esempi. I fatti che si determinano a livello sovranazionale, i soggetti che si sono costituiti a livello sovranazionale, spesso non legittimati democraticamente, sono in grado di mettere le democrazie di fronte al fatto compiuto.
Faccio un esempio. La modifica, devo dire abbastanza passata sotto silenzio, della Costituzione per quanto riguarda il tema dell'obbligo di Pareggio di Bilancio non fu il frutto di una discussione nel Paese. Fu il frutto del fatto che a un certo punto la Banca Centrale Europea, più o meno (ora la brutalizzo) disse: <O mettete questa clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>.
Io devo dire che è una delle scelte di cui mi vergogno di più, mi vergogno di più di aver fatto. Io penso sia stato un errore approvare quella modifica non tanto per il merito, che pure è contestabile, ma per il modo in cui si arrivò a quella modifica di carattere costituzionale.”
Ma ci rendiamo conto della portata di quell'affermazione?
Un Ministro della Repubblica Italiana disse che la nostra democrazia è soltanto nei sogni visto che viene lapidata dai soggetti sovranazionali non legittimati dalla volontà popolare. E ancora, lo stesso Ministro spiegò come la Banca Centrale Europea avesse compiuto un atto estorsivo a danno del Parlamento Italiano.
A cosa serve una simile denuncia verbale se poi lo stesso Ministro Orlando non ha fatto alcunché? Quali sono state le reazioni del popolo di fronte a una simile rivelazione? Nessuna! Qualche protesta da parte di singoli cittadini, ma niente di più. E i mass media? Un silenzio assordante.
A che serve dire la verità? A niente se non riesce a produrre dei cambiamenti.
Pensate alla vicenda dell'immigrazione selvaggia dalla Libia. E' noto che il Governo Italiano per il prossimo G7 di Taormina ha ripristinato il controllo alle frontiere per il periodo dal 10 al 30 maggio disponendo un blocco navale per impedire l'entrata in Sicilia degli immigrati. Ma non si era affermata l'impossibilità di un blocco navale? Quanta ipocrisia, il flusso immigratorio non va bene quando può disturbare i potenti della Terra, va alla grande quando crea forti disagi, malcontento e pericoli ai cittadini Italiani. Ma la cosa ancor più ridicola è leggere nero su bianco l'enorme spreco di denaro pubblico legato a questo drammatico fenomeno che mette a rischio la sicurezza nazionale. Sapete quanto costa il blocco navale per impedire il flusso immigratorio? Sulla base della relazione tecnica che accompagna il disegno di legge di conversione del decreto legge 29 aprile 2017 numero 54 (disposizioni urgenti per rafforzare i dispositivi di sicurezza connessi allo svolgimento del vertice dei paesi del G7) le spese una tantum per l'impiego di due assetti navali necessari al blocco è di settecentosessantacinque mila euro. Se queste navi fossero impiegate per tutto l'anno a difesa dei confini l'onere dovrebbe ammontare a circa venti milioni di euro, diciamo anche cinquanta o cento milioni di euro, volendo proprio abbondare alla grande; invece, facciamo entrare tutti, perfino criminali e terroristi, con un onere che per l'anno in corso si prevede sui cinque miliardi di euro. Che incredibile spreco di risorse per consentire l'arricchimento dei mercanti di carne umana e di tutti coloro che ormai fanno parte integrante di questo ignobile business. I cittadini Italiani pagano di più per stare peggio, che crudele ironia.
Eppure tutto cade nell'oblio, nessuna ondata di protesta, nessuna indignazione popolare. Della verità non ci frega nulla.
Ma visto che parliamo del fenomeno dell'immigrazione sforziamoci per un attimo di svegliare le menti, solo per un piccolissimo lasso di tempo; così, tanto per illuderci di avere ancora un pensiero autonomo lieto di conoscere la verità.
Il sistema immigratorio si fonda nel soddisfare le esigenze del capitale moderno garantendo un afflusso di “merce umana” a basso costo, vulnerabile e manovrabile in qualsiasi momento. La classe elitaria globale composta da qualche migliaio di gran ricconi sostiene l'immigrazione per due precise finalità. La prima, quella palese, di fornire una rilevante quantità di lavoro umano a buon mercato. La seconda, quella occulta, di incatenare le economie degli Stati collocati nel sud del mondo. In che modo? Con un perverso meccanismo di flussi finanziari.
Fase uno: La politica neo liberista voluta dalla élite mondiale e dai lacchè politici promuove un nuovo tipo di approvvigionamento globale basato sull'esportazione di intere popolazioni e non di merci. Pertanto, dai Paesi più poveri appositamente fatti indebitare una massa enorme di immigrati invade le nazioni più ricche causando un abbassamento del costo del lavoro.
Fase due: gli immigrati inviano nei loro Paesi di origine i loro guadagni, leciti o illeciti, sotto forma di rimesse.
Fase tre: i Paesi di origine utilizzano i soldi ricevuti dalle rimesse sia per acquistare le merci prodotte dalle stesse multinazionali che hanno favorito l'immigrazione e sia per rimborsare i debiti contratti con le organizzazioni finanziarie quali, per esempio, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale che, diversamente, non sarebbero onorati.
Fase quattro: le rimesse conseguenti al processo migratorio costituiscono l'unico reale strumento per i popoli del sud di ottenere i servizi per la salute e l'istruzione, dopo che il pubblico è uscito di scena per far posto ad aziende private estere con l'unico obiettivo del profitto ad ogni costo.
Insomma, intere economie si basano attualmente sull'esportazione di “merce umana” programmata da quei pochi ricconi che diventano sempre più ricchi.
Pensare che un recente studio della Banca Mondiale (Migration and Remittances, 2016) ha determinato in oltre seicento miliardi di dollari le rimesse dal 2015 degli immigrati verso i loro paesi in via di sviluppo. Pensare che la Banca Mondiale, l'Unione Europea, l'ONU e il Fondo Monetario Internazionale si sono impegnate per promuovere ed allargare ancor di più il processo immigratorio.
E ora credo si possa comprendere la ragione essenziale di tutto questo gran bordello dell'immigrazione; essa è fortemente voluta dalle stesse entità che prima hanno consentito lo sfruttamento delle risorse naturali dei paesi in via di sviluppo, poi li hanno massacrato facendoli indebitare a più non posso e, alla fine, hanno devastato quel poco di assistenza pubblica con rigide privatizzazioni.
L'esportazione della “merce umana” funge da garanzia per gli usurai delle banche internazionali, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Più rimesse in valuta forte arrivano più si eleva il merito creditizio e, quindi, ancora concessioni di nuovi prestiti per consentire sia l'acquisto di nuova merce dalle solite multinazionali e sia per permettere il pagamento dei vecchi finanziamenti in un vortice perenne senza alcuna uscita per il debitore. In questa maniera i flussi migratori sono diventati una fonte di enorme profitto per il capitalismo globale, oltre che per i trafficanti di carne umana.
Ma adesso basta con questo voler pensare, a che serve? Nel mondo chi governa sono coloro che hanno il dominio sul denaro e sull'informazione; noi del popolo siamo semplici marionette con menti ben plasmate da idee subdolamente imposte da esseri di cui forse neanche conosciamo il nome.
Che assurdità pensare di essere uomini liberi, siamo schiavi di un pensiero unico che ci ha portato ad accettare supinamente una società fondata sul debito e sul controllo delle coscienze.
Forse dovremmo ricordare ogni tanto questa frase scritta da Goethe in “le affinità elettive”: “nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo”.

Alfred B. Revenge










domenica 14 maggio 2017

"Il Killer dell'Europa"

Un sicario freddo e senz'anima si aggira da quasi diciassette anni in Europa seminando infelicità tra i popoli e raccogliendo ricchezza per i suoi padroni. Il suo nome è formato da quattro lettere come i cavalieri dell'apocalisse; tuttavia, rispetto ai biblici devastatori domina incontrastato grazie alla subdola capacità di ingannare le sue vittime facendosi passare per un novello salvatore.
Euro! Questo è il Killer dell'Europa nominato e addestrato dai sacerdoti del dio denaro. L'Euro sta uccidendo le economie di molti paesi europei grazie, in particolare, all'ignavia di quella classe politica che dovrebbe operare nell'esclusivo interesse della gente.
Sin dalla sua nascita, con l'entrata in vigore del regime di cambio fisso e l'eliminazione delle monete nazionali, si è assistito alla progressiva distruzione della struttura industriale nei paesi periferici a favore principalmente della Germania. Come mai?
La prima risposta è di una semplicità disarmante, eppure i fautori della moneta unica pare che l'abbiano dimenticata.
Le creazioni dell'unione monetaria europea e del suo protettore, la Banca Centrale Europea, sono state realizzate senza che fossero legate ad una singola struttura politica, tipo un vero e proprio Stato con un'unica capitale, una sola bandiera, un omogeneo apparato giuridico e fiscale. Altresì, l'euro e la stessa BCE sono entità sovranazionali, totalmente indipendenti e senza responsabilità verso alcuno. Insomma, la moneta unica è stata generata, in assenza di un'autentica unione politica, tra una babele di Stati con evidenti differenze nelle lingue, nelle tradizioni, nelle leggi e, soprattutto, negli specifici interessi nazionali.
Come piccolissimo esempio pensate a quello che successe nel 2011 in Libia. La Francia scatenò una guerra per abbattere Gheddafi non certo per ragioni “umanitarie”, ma solo per ridimensionare gli interessi petroliferi degli Italiani a tutto suo vantaggio. Però, che strana Unione Europea; i vari Stati si scannano a vicenda pur di rafforzare i rispettivi primati nazionali. Si alzano muri, si soffocano interi popoli come in Grecia, si agisce all'insaputa dell'uno verso gli altri, eppure tutti contenti di avere identici bigliettini colorati firmati dal banchiere di turno. Una drammatica pantomima per coprire la strategia finanziaria fondata sulla moneta costruita non per il benessere dei popoli, bensì per una ristretta cerchia di privilegiati identificabili nei banchieri internazionali e nella lobby delle multinazionali europee ben visibile e presente all'interno delle strutture di comando di Bruxelles. Mi riferisco, in particolare, a “European Round Table of Industrialists” con un sito internet visibile a tutti e con una potenza di fuoco inimmaginabile. Migliaia di suoi operatori agiscono nell'interesse di colossi quali Royal Dutch Shell, Deutsche Telekom, Thyssen Krupp, Siemens e tanti altri. Sono queste piovre insieme alle grandi banche a dettare l'agenda europea; noi poveri mortali siamo visti soltanto come utili idioti da sacrificare sull'altare del profitto ad ogni costo.
Sotto l'euro e le imposizioni della Commissione Europea o della Banca Centrale le decisioni non sono più dei singoli Stati, bensì di burocrati privi di qualsiasi rappresentanza democratica e inseriti nei posti chiave di comando per fungere da cani da guardia della classe elitaria.
D'altronde, il comune buon senso avrebbe dovuto da tempo illuminarci e farci vedere la realtà per quella che è e non per quella fatta passare da chi controlla la quasi totalità dei massa media.
Per quale ragione più Stati dovrebbero adottare la stessa moneta?
Uno dei Papà dell'Euro, Robert Mundell, diede la spiegazione formulando la teoria dell'Area Valutaria Ottimale che gli valse perfino il premio Nobel per l'economia. In sintesi scrisse che una zona valutaria risulta “ottimale” quando ha:
-Mobilità del capitale e del lavoro.
-Flessibilità dei salari e dei prezzi.
-Cicli commerciali similari
-Trasferimenti fiscali destinati ad ammortizzare i periodi di recessione in qualsiasi regione.
Ma vi sembra che Italia, Germania, Francia, Olanda, Spagna, Portogallo, Austria, Belgio, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Grecia, Slovenia, Cipro, Malta, Slovacchia, Estonia, Lettonia e Lituania rientrano perfettamente in questa zona? Ma quando mai! Non esiste un'unione fiscale nella zona euro, così come sono sempre esistite differenze significative tra le economie dei vari Paesi che compongono l'area euro. Non siamo mica negli Stati Uniti d'America dove la stessa valuta funziona in Florida come alle Hawaii; in caso di crisi economica della California un suo disoccupato potrebbe recarsi tranquillamente in un altro Stato in crescita come, per esempio, il Colorado. Stessa nazione, stessa lingua, stessa bandiera, identico interesse generale; ed è esattamente quello che si è già verificato in quel Paese quando si sono verificati shock economici. E anche se il disoccupato californiano fosse rimasto a casa sua avrebbe ricevuto dal governo centrale quei trasferimenti fiscali che avrebbero attutito la sofferenza derivante dalla crisi.
La stessa cosa può avvenire nell'area euro? Nei sogni, forse. Immaginate, lavoratori italiani che si trasferiscono in Finlandia o greci in Lussemburgo; lingue diverse, cultura diversa, storia diversa. Immaginate il disoccupato spagnolo che riceve benefici per l'occupazione e varie forme di benessere dal governo europeo di Bruxelles? Probabilmente solo nelle favole visto che non esiste un governo centrale europeo in grado di effettuare questo tipo di trasferimenti fiscali.
E la cosa ancor più incredibile è che gli stessi fautori della globalizzazione sapevano perfettamente di tale incongruenza. Pensate a Milton Friedman, premio Nobel, padre del pensiero monetarista, sostenitore dell'economia di mercato, che nel 1997, in una delle sue ultime interviste, dichiarò:
“L'Europa semplifica una situazione non favorevole. Essa è composta da nazioni distinte, che parlano lingue diverse, con abitudini diverse e avendo i cittadini più fedeli e legati al proprio Paese che a un mercato comune o all'idea dell'Europa.”
Quindi, perfino Friedman, fondatore del neoliberismo, ammise la sciocchezza di una moneta unica in Europa.
Guardiamo nel concreto a cosa è successo nel rapporto tra i due principali competitors industriali in Europa, Germania e Italia.
Ebbene, l'euro nasce assorbendo tutte le divise dei paesi aderenti alla moneta unica; marco, franco, lira, peseta e le altre; di fatto si è creata una combinazione di monete forti come il marco tedesco e di deboli come appunto la lira italiana. Risultato? L'euro viene alla luce come moneta debole rispetto al marco e forte rispetto alla lira, quindi ha posto su un piatto di platino le esportazioni di quello Stato che all'epoca era il principale avversario dell'industria manifatturiera italiana, cioè la Germania. Quest'ultima ha sfruttato alla grande questo enorme vantaggio allargando la propria capacità di penetrazione sui mercati di tutti gli altri Paesi, compresi quelli extra-europei, giungendo ad ottenere un surplus commerciale di circa duecentosessanta miliardi di euro, pari a oltre il nove per cento sul Pil; il dato più alto nel mondo. Quindi, dall'introduzione dell'euro la Germania esporta più di quanto importa mettendo in saccoccia crediti su crediti verso l'Europa e il mondo intero. E per favore non si venga a dire che un tale risultato rappresenta il frutto della competitività dell'industria tedesca, sarebbe negare determinate evidenze; anche l'Italia prima dell'avvento dell'euro era altamente competitiva con la sua industria che si collocava al quinto posto nel mondo incollata alla corazzata tedesca. Guarda caso, con l'introduzione della moneta unica l'Italia è scesa al nono posto raggiunta o superata da Paesi come la Corea, l'India, il Brasile, la Francia.
In sostanza, il Paese con il surplus commerciale ha una moneta sottovalutata, gli altri, come appunto l'Italia, troppo sopravvalutata. Conseguenza? La Germania si riempie di quattrini a scapito delle altre nazioni creando forti squilibri economici e l'Italia si trova bloccata senza la possibilità di compensare la situazione svantaggiosa attraverso la svalutazione. Quest'ultima, infatti, non si può fare visto che entrambe le nazioni hanno la stessa moneta; e allora che succede? Semplice; tutte le tensioni andranno a ripercuotersi sul lavoro, sui prezzi e sulla produzione. Nell'impossibilità di svalutare la moneta si svaluta il lavoro. Capito? La crisi della produzione porta inevitabilmente le imprese a licenziare causando disoccupazione; in più l'aumento della domanda di lavoro causa la riduzione dei salari vista la flessibilità del costo del lavoro. Ma per i soloni del libero mercato c'è subito pronta la soluzione con il principio della mobilità. I disoccupati Italiani possono levarsi di torno emigrando in Germania o a Timbuctu. Il problema però, che la nostra consorella europea, detto in senso ironico, assorbe mano d'opera da altri Paesi anche extra-europei ad un costo più a buon mercato approfittando di quel fenomeno immigratorio tanto amato dalle multinazionali. Insomma, ogni Stato europeo si fa i ca..i propri alla faccia della tanto sbandierata Unione Europea.
L'euro, per i suoi creatori, non è stato un fallimento, anzi; è riuscito perfettamente nel suo intento, quello di privare i popoli da ogni potere in macroeconomia obbligandoli a perdere la sovranità monetaria e ad accettare la deregolamentazione selvaggia. E la sua efficienza si vede proprio nei momenti di crisi, quando l'assenza del controllo sulla moneta impedisce ai governi di attuare quelle politiche fiscali e monetarie necessarie a far uscire i rispettivi Paesi dal disagio sociale.
L'economista e premio Nobel Paul Krugman scrisse già nel 2012 sul “The New York Times”
“La creazione della moneta unica sarebbe dovuta essere un altro passo trionfante nel progetto europeo, nel quale l'integrazione economica è stata utilizzata per favorire l'integrazione politica e la pace, una moneta comune, secondo l'idea guida, avrebbe vincolato il vecchio continente ancora più strettamente insieme. Ma ciò che è accaduto, invece, è un incubo: l'euro è diventato una trappola economica, e l'Europa un nido di nazioni litigiose. Anche le conquiste democratiche del continente sembrano in pericolo, laddove le terribili condizioni economiche stanno creando un ambiente favorevole per l'estremismo politico.”
E dopo alcuni anni da quella riflessione la situazione è andata via via sempre peggiorando.
Il Killer dell'Europa sta assolvendo egregiamente il compito affidatogli dai suoi ideatori, prelevare sangue da ignari donatori per trasferirlo in quella piramide della ricchezza dove i milleottocentodieci miliardari esistenti al mondo (fonte: Forbes 2016) si ingrassano sempre più mantenuti, come novelli papponi, dai restanti sette miliardi di esseri umani.


Alfred B. Revenge


lunedì 8 maggio 2017

"Vittoria con Champagne"

Ieri sera champagne a profusione è stato versato in migliaia di pregiati calici di cristallo per brindare all'ennesima vittoria della classe elitaria e dei lacchè politici. Emmanuel Macron è stato eletto Presidente della Repubblica Francese. Banchieri e miliardari hanno provato un brivido di eccitazione nel veder realizzato il progetto di insediare all'Eliseo un loro rappresentante, una loro creatura. Penso a Jacques Attali, uno dei principali ideologi dell'euro, già consigliere economico di Mitterand, già amministratore della Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo, mentore del nuovo giovane Presidente; per darvi l'idea l'uomo che amando teneramente i popoli, in particolare quello Italiano, disse: “Ma cosa credeva la plebaglia europea? Che l'euro fosse stato fatto per la loro felicità?” Lo stesso uomo che nel suo ultimo saggio dal titolo “Come Finirà” ha scritto: “La situazione dell'Italia è resa ancor più preoccupante dal fatto che la popolazione non sembra essere in grado, quando sarà il momento, di rispondere agli sforzi richiesti per diminuire drasticamente il livello del debito pubblico”. Quanta considerazione da parte del nuovo Richelieu francese; si preoccupava che noi Italiani non volessimo donare il sangue per ripagare un debito pubblico cresciuto grazie a quelle istituzioni finanziarie da lui sempre protette e coccolate. Nonostante gli argomenti maliziosi, dal suo libro emerge la consapevolezza che l'Italia avrebbe ottenuto sensibili vantaggi uscendo dalla moneta unica; il tutto a scapito proprio della Francia e della Germania. Un'ipotesi, ovviamente, da combattere ad ogni costo; l'Italia rimane tuttora la principale mucca da mungere nell'intero vecchio continente, così come la Grecia ha costituito un piacevole antipasto. D'altronde, Attali sapeva e sa perfettamente quanta utilità avrebbe il nostro Paese ad uscire il più presto possibile dalla morsa dell'euro; non a caso un recente studio dei ricercatori Cédric Durand e Sébastien Villemot pubblicato da “Observatoire Francais des Conjonctures” ha evidenziato come l'Italia avrebbe i maggiori vantaggi se uscisse in tempi rapidi dalla moneta europea. Purtroppo, gli anni volano via e il treno si sta perdendo per responsabilità di una classe politica serva e di noi tutti incapaci di reagire a delle verità che osserviamo come spettatori rassegnati ad un infelice destino.
Ma Jacques Attali è soltanto uno dei tanti che stanno allegramente brindando, in molti esultano per il successo straordinario di un candidato solo in apparenza definito outsider. Penso ai Rothschild che hanno insegnato il mestiere di banchiere a Macron negli anni in cui il nuovo Presidente francese ha rivestito la carica di alto dirigente presso la banca d'affari “Rothschild & Cie Banque”. Penso a Bernard Arnault, l'uomo più ricco di Francia, proprietario tra l'altro dei quotidiani Parisien, Aujourd'hui ed Echos, tutti ferventi sostenitori di Macron. Penso all'intera classe elitaria ben felice di vedere in cima alla seconda economia europea un uomo che vuole perseguire in maniera sostanziale la dottrina neoliberista con tutte le conseguenze in tema di gestione del lavoro e di fenomeni immigratori.
Devo anche ammettere che il Presidente uscente Francois Hollande è stato un vero maestro nell'arte della manipolazione politica. Nel momento di massima impopolarità, e con il rischio di far eleggere una persona non ancora inquadrata nel reale sistema di potere, è riuscito con l'aiuto sostanziale dei banchieri, dei miliardari e dei mass media ad innalzare il suo quasi sconosciuto consulente economico al rango di nuova stella politica. Uno stratagemma vincente che ha portato il popolo francese ad eleggere come Presidente un uomo sostenuto apertamente da coloro di cui voleva sbarazzarsi. Quale incredibile beffa!
Questa è la vera dimostrazione dell'immenso potere della comunicazione nella società moderna; un vero successo per le multinazionali della pubblicità e dei media controllate da quei ricconi che vedono nel progetto di globalizzazione l'arma esiziale per distruggere la sovranità degli Stati a favore del loro regno usuraio senza confini.
Io penso che noi Europei dovremmo identificare con più attenzione il vero nemico che sta, poco alla volta, indebolendo la nostra identità attraverso attacchi all'autonomia economica, alla cultura e al lavoro.
Nel frattempo banchieri e miliardari brindano con champagne alle continue vittorie sulla gente comune ritenuta un gregge belante assuefatto a qualsiasi tosatura.

Alfred B. Revenge




venerdì 5 maggio 2017

"L'Inganno del Tasso di Disoccupazione"

Qualche giorno fa l'ISTAT ha rilevato l'aumento del tasso di disoccupazione all'11,7%, superiore alla media europea. Questa notizia di per sé già negativa riporta, tuttavia, un dato semplicemente di propaganda poiché non fotografa la reale situazione lavorativa di milioni di persone. Infatti, ciò che bisognerebbe prendere realmente in considerazione è il tasso di “occupazione”; cioè l'esatta percentuale di lavoratori attivi. E in questo caso cosa vedremmo? Una diretta proporzionalità tra disoccupati e non? Ma quando mai! il nostro amato Paese segna il passo nell'intera Europa per numero di occupati. Nell'edizione 2017 del rapporto Noi Italia dell'Istituto Nazionale di Statistica si può osservare che la percentuale degli occupati in Italia nella fascia 20-64 anni è del 61,6%, distante dalla media europea che si attesta intorno al 70% e ancor più lontana da Stati come la Germania (quasi il 74%) e la Svezia (oltre il 78%). Insomma, l'Italia è al terzultimo posto nel vecchio continente davanti soltanto alla Grecia e alla Croazia. Molti milioni di Italiani non lavorano, visto che esiste un'ampia zona grigia (gli inoccupati) esclusa di fatto dalle statistiche. Nella realtà della vita quotidiana lavorano sei italiani su dieci nella fascia 20-64 anni. Il lavoro diventa sempre più scarso perché viene considerato una merce nell'attuale sistema economico basato sul dominio del mercato. La disoccupazione è vitale per l'élite capitalistica al fine di mantenere elevati gli amati profitti; infatti, il lavoro costituendo il costo più alto nell'impresa va ad intaccare gli utili per gli investitori. Ecco che i beneficiari di questo sistema basato sulla piena libertà di mercato non possono sopportare un'alta occupazione; non a caso gli pseudo economisti seguaci di questa dottrina seguono sempre con particolare attenzione le sensibili oscillazioni della disoccupazione generate dalle delocalizzazioni produttive o dalle crisi in grado di aumentare il disagio sociale e, quindi, le conseguenti possibili proteste. Per i lacchè della élite finanziaria e industriale il ruolo principale risulta proprio quello di controllare il fenomeno della disoccupazione al fine di non disturbare troppo coloro posti in cima alla catena di potere. Ed è su questo aspetto cruciale che nasce il grande inganno sul concetto stesso del tasso di disoccupazione; a norma del decreto legislativo 297/2002 e successive modificazioni si è disoccupati o inoccupati se non si risulta attivi nel mondo del lavoro secondo le seguenti specifiche:
-”L'Inoccupato” è colui che non ha mai svolto attività lavorativa in nessuna forma, autonoma o subordinata e sia alla ricerca di un'occupazione, ovvero abbia effettuato iscrizione al Centro per l'impiego, da più di 12 mesi o da più di 6 mesi se giovane.
-”Il Disoccupato” è quel soggetto precedentemente occupato che sia divenuto privo di lavoro e che si sia reso immediatamente reso disponibile allo svolgimento ed alla ricerca di un'attività lavorativa.
Bene, indovinate chi rientra nelle statistiche ufficiali per la determinazione del tasso di disoccupazione? Solo il disoccupato. L'Inoccupato rappresenta quella vasta zona grigia che altera in maniera significativa la realtà del mondo lavorativo; per le statistiche sul tasso di disoccupazione semplicemente non esiste. Ecco spiegata la ragione della sua inattendibilità. In realtà gli Italiani che non riescono a trovare un lavoro sono molti di più; quelli identificati come “Inoccupati” non fanno parte delle percentuali statistiche che vediamo diffuse abitualmente dai mass media. Tanti Italiani sono senza lavoro e non hanno neanche la soddisfazione di rientrare ufficialmente nella categoria dei “disperati”. Se dovessimo sommare gli inoccupati ai disoccupati si raggiungerebbero percentuali che l'élite dominante non vuole assolutamente far conoscere.
Una volta compreso che il tasso di disoccupazione rappresenta uno dei punti di debolezza del moderno sistema economico basato sul neoliberismo, non sorprende come sia così astutamente alterato dalla classe politica prezzolata.
Ah, questa dannata ideologia sta alterando sempre più la vita sociale ed economica del popolo italiano. Non a caso essa è basata su tre principali pilastri:
-Riduzione degli interventi dello Stato in economia.
-Mobilità del lavoro
-Flessibilità dei salari
Il primo ha portato in primo luogo alla privatizzazione selvaggia dell'apparato bancario e industriale della Nazione e alla perdita della sovranità monetaria; in più ha esteso i suoi tentacoli soffocanti nei settori dell'istruzione, della sanità e della previdenza.
Il secondo ha indebolito l'intera struttura del lavoro considerata componente da assoggettare all'influenza del dio profitto provocando l'aumento della disoccupazione reale.
Il terzo ha portato ad una situazione degenerativa a livello globale con la riduzione dei salari interni.
Tre azioni che stanno causando squilibri tra le classi sociali permettendo a chi è molto ricco di essere sempre più ricco e a tutti gli altri, cioè la stragrande maggioranza, di essere sempre più poveri e infelici. Sino a quando l'Italia resterà imbrigliata nelle maglie dell'Unione Europea costruita intorno agli interessi della grande finanza internazionale e all'euro la disoccupazione regnerà sovrana. In questo contesto l'unico sistema per farla scendere è diminuire i salari e gli stipendi dei soggetti con lavoro stabile stravolgendo ancora i sacrosanti diritti dei lavoratori; con essa viene ferita la dignità di ogni persona.
La vera disoccupazione divora come un tumore la società civile alimentando nelle case degli Italiani insicurezza, frustrazione e miseria.

Alfred B. Revenge




mercoledì 3 maggio 2017

"Chi Dobbiamo Ringraziare Per l'Immigrazione Dalla Libia?"

Ormai regna una grande confusione per questa invasione di immigrati provenienti dalla Libia. Ministri della Repubblica che si azzuffano, ONG che in audizione davanti alla Commissione del Senato confermano la loro volontà di fungere da traghettatori per tutti coloro che desiderano essere condotti al più vicino porto italiano, procuratori della Repubblica che intervengono con differenti opinioni circa i possibili collegamenti tra trafficanti di merce umana e le organizzazioni non governative, cittadini italiani sempre più a disagio per un esodo incontrollato che inquina qualsiasi possibilità di corretta integrazione sociale, spesa pubblica per miliardi di euro destinata a sostenere questa immigrazione mentre oltre sette milioni di italiani si trovano in grave deprivazione materiale. Insomma, un gran casino che ha come primo risultato quello di distrarre dal vero problema: l'Italia non è nelle condizioni di poter sostenere un'affluenza così elevata. Il punto che non bisogna dimenticare è che i clandestini che entrano in territorio italiano possono essere tutti bravi e animati dalle migliori intenzioni, ma il nostro Paese presenta limiti oggettivi di accoglienza; le ONG possono essere tutte immacolate e benedette da Santa Teresa di Calcutta, ma il nostro Paese non può soccombere per via di interessi che poco hanno di umanitario. In breve, le discussioni del momento servono soltanto ad alzare un gran polverone; cosa importa se vi sia collusione o meno delle ONG con i novelli negrieri? A cosa serve tanta agitazione? La realtà è di una disarmante semplicità, centinaia di migliaia di immigrati clandestini entrano in Italia ogni anno senza alcuna regola grazie soprattutto ad una flotta di navi gestite dalle organizzazioni non governative. Nella sessione di ieri dinanzi alla Commissione difesa del Senato un rappresentante di medici senza frontiere ha dichiarato (fonte: Repubblica.it): “Neghiamo con forza di avere contatti con trafficanti di esseri umani, le telefonate che riceviamo sono di nostri colleghi che operano in Libia.” Bene, io credo a questa affermazione; tuttavia mi sorge spontanea una riflessione. Se arrivano le telefonate dalla libia per avvisare la nave ONG che sta arrivando un gommone stracarico di immigrati significa che ci sono degli osservatori attenti ai movimenti dei trafficanti, giusto? In pratica c'è Tizio della ONG sulla costa libica che avvisa Caio sulla nave ONG di prepararsi perché di lì a poco bisognerà prendere a bordo un carico di esseri umani, giusto? E in tutta questa fase i trafficanti che fanno? Prendono il sole sulla spiaggia o calcolano chissà come il tempo giusto per imbarcare la merce con la consegna garantita dalla presenza della nave ONG? Ma si pensa che gli Italiani abbiano perso la capacità di pensare? Si pensa che abbiano delle gran fette di ottimo san daniele sugli occhi? E' logica una coordinazione; se vi sono telefonate dalla Libia è perché si conosce la tempistica dell'imbarco. Quindi, tra l'omino ONG e lo schiavista criminale ci sarà almeno un amichevole chiacchierare tra una bevuta e l'altra di ottimo vino italiano.
Anche considerando la perfetta buona fede delle ONG risulta del tutto evidente la loro volontà di fungere da traghettatori di una marea di immigrati che andranno ad accrescere il disagio e la sofferenza degli Italiani. In sostanza, un intervento in apparenza umanitario che se ne infischia altamente delle conseguenze per un popolo. Umanità che produce disumanità! Non è possibile lasciare ad organizzazioni private la completa autonomia su scelte che rivestono la sicurezza nazionale della nazione. Il governo italiano sembra aver dimenticato il suo ruolo e appare da molti anni un semplice notaio che certifica l'altrui volontà, dalla Commissione Europea alla Banca Centrale Europea, dalle ONG alla Nato, dalla Germania agli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna alla Francia.
A proposito della Francia; ecco lo Stato che dobbiamo ringraziare più di tutti gli altri per questa drammatica situazione in cui versa l'Italia. Perché? Molto semplice, perché ci dichiarò guerra nel 2011. Penserete che sia uscito fuori di senno, ma vi invito a rileggere i numerosi articoli apparsi nel 2016 dopo lo scandalo delle mail di Hillary Clinton. Grazie a Wikileaks avemmo conferma all'intuizione che il conflitto del 2011 in Libia venne scatenato dai francesi, con relativo avallo anglo-americano, per affermare la potenza transalpina e disarticolare l'influenza italiana nel settore petrolifero, oltre che per appropriarsi delle enormi riserve di oro e argento. La ricordate quella drammatica lotta con migliaia e migliaia di morti e la conseguente devastazione della nazione nord africana? I nostri cari cugini ci fecero la guerra per soffocare l'ENI e potenziare il loro colosso energetico Total. Insomma, l'allora presidente Sarkozy liberò i cavalieri dell'apocalisse per estromettere l'Italia dal controllo del petrolio e del gas libico e proteggere il dominio coloniale in Africa. Ormai è storia nota che la decisione di destabilizzare la Libia nel 2011 fu presa essenzialmente da Sarkozy e Hillary Clinton, due persone che all'epoca rivestivano la carica di presidente della repubblica francese e segretario di stato degli USA. E una delle prove fu individuata nel messaggio di posta elettronica del due aprile 2011 inviata alla Clinton dal funzionario statunitense e suo stretto collaboratore, Sidney Blumenthal. Si tratta della email “Unclassified U.S. Department of State case No F-2014-20439 Doc. n. C05779612 Date: 12/31/2015”. Nel corpo del messaggio si specificava tra l'altro che i piani di Sarkozy erano guidati dalle seguenti ragioni:
-Il desiderio di ottenere una quota maggiore di petrolio libico.
-Aumentare l'influenza francese in Nord Africa.
-Migliorare la sua situazione politica in Francia.
-Fornire ai militari francesi l'opportunità di riaffermare la loro posizione nel mondo.
-Dare una risposta alla preoccupazione dei suoi consiglieri sul progetto a lungo termine di Gheddafi di soppiantare la Francia come potenza dominante dell'Africa francofona.
Capito? Si legge da qualche parte dell'intervento per scopi umanitari? Macché, è sempre una questione legata al denaro, al petrolio, al potere.
E la cosa ancor più avvilente fu che l'allora governo italiano accettò supinamente l'azione dei nostri alleati (Sic!) mettendo a disposizione le basi terrestri per l'attacco ad un Paese amico e ai nostri stessi interessi strategici. Quanto schifo, quanta vergogna.
La guerra voluta dalla Francia e dagli Stati Uniti ha distrutto la Libia generando quel processo degenerativo che ha favorito lo sviluppo del terrorismo e dell'immigrazione selvaggia.
Ecco chi dobbiamo ringraziare. Noi Italiani ci inchiniamo devoti ai leali e fedeli alleati francesi e americani; ci inchiniamo e ringraziamo di cuore tutte le organizzazioni che operano nel nostro esclusivo interesse facendo in modo che la nostra infelicità coincida con la gioia di altri; ci inchiniamo, infine, con sommo piacere all'ignavia ormai consolidata della nostra classe politica che ha permesso di far calpestare l'orgoglio di un popolo che ha scritto le pagine più importanti della storia.


Alfred B. Revenge