giovedì 23 giugno 2016

"A Proposito dell'Amore e dell'Amicizia"

Vi racconto un breve dialogo di qualche giorno fa, leggermente modificato solo nella forma, tenuto con una persona cara che chiamerò Poesia.
<Alfredo, secondo te quali sono le differenze tra Amore ed Amicizia?>
<Poesia, secondo Tommaso d'Aquino l'amore è il nome che si da a tutte le inclinazioni verso qualsiasi tipo di bene.>
<Beh, anche l'amicizia significa voler bene a qualcuno. Che la differenza sia proprio nella quantità del bene verso un altro essere umano?>
<Io penso, cara Poesia, che la differenza tra amore ed amicizia non abbia nulla a che vedere con la grandezza o quantità del bene sentito. L'amicizia può raggiungere livelli di profondità e complessità pari a quelli dell'amore, quindi la differenza può essere unicamente nella qualità del sentimento provato.>
<Cosa intendi dire?>
<Che in noi esseri umani l'amore e l'amicizia sono le due facce della stessa medaglia, rappresentano due tipi diversi del così detto amore di dilezione, cioè la capacità di amare per il bene della persona amata.>
<Ed il desiderio fisico? Il sesso?>
<Dipende. Vedi, senza dubbio il sesso è uno dei momenti più piacevoli nella vita di ognuno di noi, tuttavia esso si integra con l'amore soltanto quando assume il significato di dono assoluto di sé, del proprio stesso corpo.>
<Cosa vuoi dire esattamente?>
<Che il sesso può non c'entrare nulla con l'amore. Si ama un figlio ed il sesso non c'entra, si amano i genitori ed il sesso non c'entra, si può amare un amico ed il sesso non c'entra, si può persino amare un cane o un gatto o un qualsiasi altro animale senza che il sesso abbia un suo ruolo. Il sesso, però, può rappresentare il veicolo principale per cogliere il significato più intenso e profondo dell'amore tra due esseri umani.>
<Ok, Alfredo; chissà che tu non abbia ragione.>

Tra me ho pensato che l'importante non è aver ragione ma riuscire ad aprire la mente dei giovani per farli abituare a ragionare in maniera autonoma e senza pregiudizi.
 
 










domenica 12 giugno 2016

" A Proposito della Generosità"

In un capitolo del nuovo romanzo che sto scrivendo ho iniziato a descrivere un personaggio dal cuore ricco soltanto di puro egoismo e completamente indifferente alla mortale sofferenza causata dalle sue azioni. Eppure questo individuo spesso è stato definito dagli storici come un grande mecenate. Allora mi sono chiesto, sarebbe questa una forma di generosità? Donare denaro, sponsorizzare l'opera di un artista o riservare parole di circostanza ai più bisognosi come mezzo per ripulire la propria coscienza?
No! Non può essere. Io penso che la generosità sia tutt'altra cosa; essa nasce e si sviluppa con la presenza nell'anima dei sentimenti più nobili, quali l'amore, l'amicizia, la solidarietà. Può esternarsi solo in presenza della capacità di utilizzare nel migliore dei modi la propria libertà, cioè donare liberamente senza secondi fini, senza celare dietro l'azione del dare l'oscura presenza dell'interesse.
La generosità significa essere presenti nella storia di altre persone, condividere risorse, emozioni, preoccupazioni, le stesse sofferenze. Nella società in cui viviamo si assiste all'evidente fenomeno del primario desiderio di possedere, di avere per sé un oggetto, una determinata posizione sociale, persino una persona; tuttavia, io penso che tutto ciò scaturisca dal radicato senso di paura presente in ognuno di noi. Certo, possiamo dare soltanto quello che possediamo a condizione, però, di non essere dominati, di non essere noi stessi controllati da ciò che di materiale abbiamo. Ecco perché penso che la generosità sia l'atto più libero in assoluto, ecco perché non può sorgere da eventuali sensi di colpa o presunte obbligazioni morali.
La generosità è il libero sentimento capace di creare la vera libertà.
Chissà, forse il percorso che conduce all'amore più alto è quello indicato dal cartello con la scritta “Generosità”.






sabato 4 giugno 2016

"A Proposito della Compassione"

Tempo fa un adolescente disse subito dopo il suo tentativo di suicidio: "Tanto di me non importa niente a nessuno". Da questa breve frase osservai che le persone capaci di ascoltare stanno diventando sempre più rare. Sicuramente avrete notato come siano in aumento coloro che, durante una conversazione, interrompono per riversare una marea di consigli totalmente inutili o fuori luogo. Io penso che questi pessimi ascoltatori siano lontani anni luce dall'individuo che stanno sentendo in quel momento. Io penso che ascoltare realmente una persona significa comunicargli un messaggio di particolare intensità: "Tu sei importante per me, quindi ti riservo l'intera mia attenzione e disponibilità". Questa condizione si avverte sempre di meno. Come facciamo a sentirci esseri umani se non siamo in grado di cogliere le emozioni dei nostri simili? Dov'è andata a finire la nostra sensibilità, la nostra stessa compassione? Ecco, io ritengo che la compassione nulla abbia a che fare con la pietà; piuttosto essa rappresenta la capacità dell'essere umano di eliminare la condizione più pericolosa, quella che può condurre a compiere le peggiori azioni, cioè l'indifferenza. Si potrebbe giungere a considerare la compassione una sorta di protezione dell'anima tesa ad allontanare l'innato egoismo e a concedere, altresì, più spazio al bisogno degli altri. Il tutto, forse, consentirebbe di comprendere al meglio le vulnerabilità del prossimo e, quindi, anche di se stessi.
Vi racconto una piccola storiella.
C'erano due vecchi amici che avevano condiviso tutto giungendo, persino, a realizzare le loro abitazioni una di fronte all'altra pur di stare sempre vicini. Nulla sembrava potesse incrinare questo solidissimo rapporto. Un giorno, uno spirito birichino, decise di mettere alla prova questo bellissimo sentimento ideando un semplice ma efficace stratagemma. Noleggiò una splendida limousine facendola verniciare da una parte in rosso e dall'altra in nero e la fece passare lungo la strada proprio mentre i due stavano lavorando nei rispettivi giardini; suonò ripetutamente il clacson per attirare la loro attenzione. Inevitabili furono i commenti tra gli amici.
<Hai visto che bellissima macchina rossa?>
<Guarda che era nera.> -rispose subito l'altro.-
<Ma che dici, era rossa.>
<No! Era nera!>
<No! Era rossa!>
<Sei un idiota, la macchina era nera.>
Insomma, i due iniziarono a litigare e ad insultarsi a vicenda sempre con maggiore foga finché entrambi non esclamarono:
<La nostra amicizia è finita!>
Nel frattempo il terzo incomodo svoltò con l'auto e ripercorrendo la via si fermò davanti ai due ormai ex amici.
Grande fu la loro sorpresa nel constatare la presenza simultanea dei colori rosso e nero. Dopo qualche attimo di incertezza iniziarono ad inveire contro l'estraneo.
<Sei un essere spregevole! Dopo un'intera vita di amicizia ci hai fatto litigare.>
La risposta non si fece attendere.
<Eh, no! Non sono stato io a farvi litigare, bensì la vostra chiusura ad ascoltare l'altro. Ognuno ha guardato soltanto attraverso il proprio punto di vista. Avevate entrambi torto ed entrambi ragione.>