"Il Centro del Mio Universo"
martedì 7 novembre 2017
sabato 21 ottobre 2017
"Il Regno Banca d'Italia"
In questi giorni è
montata una polemica sulle capacità di vigilanza della banca
d'Italia, tanto da mettere in discussione la poltrona dello stesso
governatore. La ritengo una discussione inutile, motivata
probabilmente solo da ragioni elettorali. Altresì, ciò che ha
destato il mio interesse è l'unanime levata di scudi, anche dai
parte dei richiedenti la testa del numero uno di via Nazionale, a
difesa della“indipendenza” di bankitalia.
Ma indipendenza da chi?
Dal popolo italiano? Io penso che sia proprio questo uno dei gravi
problemi che da tempo gravano sul nostro Paese.
Tempo fa scrissi
(“Svegliamoci!”-edizione 2015-):
<In un recente
documento riservato della banca d'Italia dal titolo “Un
aggiornamento del valore delle quote di capitale della Banca
d'Italia” è scritto:
“Occorre evitare che si
dispieghino gli effetti negativi della legge numero 262 del 2005, mai
attuata, che contempla un possibile trasferimento allo Stato della
proprietà del capitale della Banca. L'equilibrio che per anni ha
assicurato l'indipendenza dell'Istituto, preservandone la capacità
di resistere alle pressioni politiche, no va alterato.”
Al di là della mania di
grandezza che pervade lo scritto per via della maiuscole sulle parole
relative alla banca centrale ciò che fa rabbrividire è il disprezzo
nei confronti del Parlamento Italiano, l'istituzione legislativa
eletta direttamente dal popolo. I burocrati della banca d'Italia non
vogliono che la proprietà sia dello Stato, ma gradiscono quella
delle banche private.
E' il solito ritornello
delle banche centrali: noi dobbiamo essere indipendenti per evitare
l'ingerenza della politica che potrebbe condurci, per ragioni
elettorali, a far stampare troppi quattrini generando il fantasma
dell'inflazione.
Quanta falsità! La banca
d'Italia vuole essere autonoma dal Tesoro dello Stato, ma legata a
filo doppio con le casse delle banche private per fare i suoi comodi.
Per non parlare dell'inefficienza dimostrata in tante occasioni negli
ultimi decenni, a partire dall'avvento come governatore del tanto
venerato e osannato Carlo Azeglio Ciampi, su crisi valutarie e sulla
vigilanza del sistema bancario.
Ma come; l'articolo uno
dello statuto indica chiaramente che la banca è un istituto di
diritto pubblico, ma i ben pagati burocrati dell'istituto mettono
nero su bianco che non vogliono lo Stato suo proprietario. Quale
incredibile presa in giro.
La verità è che la
banca d'Italia, come qualsiasi altra banca centrale vuole
l'indipendenza e la totale autonomia dalla volontà del popolo per
fare gli interessi esclusivi dei suoi amati figli, cioè le banche.
Questa condizione è
realmente deplorevole, il patrimonio della banca centrale, comprese
le riserve valutarie e l'oro, è della collettività, invece
assistiamo all'incredibile paradosso che i soliti potentati ne
controllano le quote incassando anche un bel po' di utili. E ancora
più inverosimile è che parte dei guadagni dell'istituto centrale
nascono quando la BCE stampa i soldi e li presta.
Allora, facciamo in modo
che sia direttamente lo Stato Italiano a stampare le banconote
indispensabili alla nostra economia. E' un discorso elementare che,
ovviamente, andrà sempre di traverso a chi detiene oggi le leve
dell'effettivo e concreto potere. Noi cittadini italiani siamo
incatenati da questi tiranni in giacca e cravatta!
E per favore, non si
venga a raccontare la favoletta che gli istituti privati
rappresenterebbero una fonte di garanzia e indipendenza per le banche
centrali. Chi ci crede più dopo gli innumerevoli scandali bancari
nazionali e internazionali costati enormi quantità di denari a noi
poveri mortali.
E' imperativo che la
banca d'Italia ritorni a essere pubblica, ma senza che tale
operazione porti soldi reali ai già ricchi banchieri. Sarebbe una
sorta di esproprio per pubblica utilità. Alle banche non farebbe poi
tanto male una cura dimagrante di potere.
E poi se si andasse a
vedere chi sono i soci della banca d'Italia (fonte: sito ufficiale
della banca d'Italia) si avrebbero amare sorprese. Infatti, i
maggiori azionisti sono Intesa San Paolo e Unicredit, di cui tutto si
può dire tranne che siano entità pubbliche visto che il maggiore
azionista per entrambe è il “mercato” costituito dalle più
grandi corporazioni estere quali banche e fondi comuni con sigle
fumose, sedi anche in aree offshore e che, guarda caso, rientrano tra
le centoquarantasette compagnie controllanti ogni cosa nel mondo di
cui allo studio dello Swiss Federal Institute of Technology di
Zurigo. Si pensi che per l'Unicredit solo una piccolissima parte
degli investitori istituzionali è italiana.
Allora, nello statuto
della banca d'Italia viene specificato che essa è un'istituzione
pubblica italiana, ma i suoi principali soci nulla hanno a che vedere
con il nostro amato Paese.
Forse in molti
obietteranno che sono fuori strada poiché i soci della banca
d'Italia non contano nulla e che le decisioni le prende il
governatore nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su
proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il parere
del Consiglio Superiore (articolo diciotto dello statuto); parere di
decisiva importanza visto che lo stesso articolo dello statuto lo
segnala come essenziale ai fini della decisione del Consiglio dei
Ministri.
In pratica, il nome
viene...suggerito dal Consiglio Superiore che rappresenta un organo
fondamentale della banca d'Italia.
Ma cos'è questo
Consiglio Superiore? Esso è composto dal governatore e da tredici
consiglieri nominati dall'assemblea (articolo quindici dello
statuto). Assemblea? Ma quale assemblea? Beh, quella dei soci che non
conterebbero un tubo.
Pertanto, in definitiva,
anche la scelta del governatore è frutto della decisione di
consiglieri nominati dalle banche. D'altronde, a parte i numeri,
statuti, eccetera, basta usare un po' di buon senso. Ma il nostro
Presidente della Repubblica avrà mai la possibilità di nominare
governatore un soggetto diverso da quello che le lobby bancarie hanno
già scelto?
Quindi, la conclusione
logica è che la banca d'Italia non è un'istituzione pubblica perché
di fatto i suoi controllori sono società per azioni dominate
concretamente da soggetti privati i cui interessi non coincidono con
quelli dell'intero popolo italiano.>
La banca d'Italia è un
regno indipendente con i suoi privilegi. Ricordate la recente presa
di posizione della Corte dei Conti e della stessa banca centrale?
Affermavano: “tutti in pensione a settant'anni.” Ebbene il vero
eldorado dei dipendenti pubblici è proprio la banca d'Italia
(pubblici poi perché? Mah!). I fortunati dell'istituto centrale
assunti sino al 1993 vanno in pensione a sessant'anni con il sistema
retributivo. Woh! Ma come si fa ad avere un tale tasso di ipocrisia?
Inoltre, Il governatore
prende oltre mezzo milione di euro l'anno, uno stipendio triplo del
suo collega della Federal Reserve, la banca centrale statunitense; il
direttore generale oltre quattrocentomila euro l'anno; per non
parlare dei circa seicento dirigenti che prendono di più del
Presidente della Repubblica. Quando ci fu un breve blocco dei
contratti e, quindi, degli stipendi, i dipendenti del grande “regno”
subito si ribellarono ritenendosi membri a tutti gli effetti della
struttura dominante. Il personale della banca d'Italia, a partire dal
vertice, ha sempre seguito la politica del rigore; come no, quella da
applicare soltanto agli altri. Insomma, una volta entrati nel dorato
ed esclusivo mondo di banca d'Italia non esiste più crisi che tenga,
non esiste il precariato, non esiste il tetto sulle retribuzioni
pubbliche, non esistono stipendi da comuni mortali, non esistono
licenziamenti, non esiste la cassa integrazione, non esiste una
pensione da fame; esistono unicamente privilegi tipici di una banca
centrale indipendente dalla volontà popolare.
Nel regno della banca
d'Italia vige sacro il principio di due pesi e due misure, segno
distintivo della classe elitaria.
Alfred B. Revenge
lunedì 16 ottobre 2017
"Un Paradosso all'Italiana"
Il prefetto di Pesaro
Urbino ha inviato alcuni giorni fa una circolare riservata ai vertici
delle forze dell'ordine in cui ordinava di impedire ai residenti di
Borgo Santa Maria e Pozzo Alto (due quartieri dove la popolazione si
era lamentata dell'eccessiva presenza dei migranti sul territorio) di
“fare foto ai migranti e chiedere le loro generalità” (fonte:
quotidiano “Il Resto del Carlino del 15 ottobre). Questo per
evitare, secondo il prefetto, che da discussioni verbali si passi a
veri e propri scontri fisici ingenerando turbative all'ordine
pubblico.
E' sempre bene tentare di
prevenire eventuali reati, tuttavia vorrei che analogo lodevole
sforzo fosse destinato a un più efficace controllo del territorio
indirizzato a fermare, arrestare e mettere in galera i veri
criminali, peraltro aumentati sensibilmente da quando il Paese è
stato oggetto di un considerevole afflusso di clandestini. Io penso
che la giustificata preoccupazione degli Italiani dipenda dal fatto
che si sentono ancor più inquieti dopo che a una criminalità di
casa si è aggiunta una estera. Purtroppo, la realtà vede un
giornaliero bollettino di guerra; assassinii, stupri, aggressioni,
violenze di ogni genere e prepotenze. E vista la velocità con cui
gli autori dei reati, spesso migranti, vengono rimessi in libertà
genera da un lato il legittimo timore dei cittadini e dall'altro il
convincimento per i criminali importati e non di un'assicurata
impunità, qualsiasi azione indegna compiano.
Forse è proprio un
paradosso chiedere alle forze dell'ordine di impegnare il proprio
tempo nel controllare semplici foto quando nelle città si continua
impunemente a spacciare droga, a esercitare commerci irregolari, a
uccidere (vedasi il recentissimo caso del nigeriano che ha sgozzato
un Italiano al mercato Barattolo di Torino) e ad aggredire donne,
anziani e minori.
Alfred B. Revenge
http://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/cronaca/vietato-foto-migranti-1.3465002
domenica 15 ottobre 2017
martedì 10 ottobre 2017
"Dalla Padella alla Brace"
Ieri è apparsa la
notizia che durante la riunione dell'Eurogruppo il ministro delle
finanze uscente della Germania, Wolfgang Schaeuble, ha messo nero su
bianco i progetti per il futuro dell'Unione Europea (fonte: articolo
del nove ottobre pubblicato sul quotidiano Repubblica). In pratica il
politico tedesco ha proposto di affidare al M.E.S. (Meccanismo di
Stabilità Europea) i poteri di controllore sui bilanci nazionali dei
vari Paesi dell'euro-zona togliendo di mezzo la Commissione Europea,
considerata ormai troppo...morbida (Sic!).
Ma come mai una tale
iniziativa? E poi cosa sarebbe questo M.E.S.?
Alcuni anni fa in un mio
libro dedicai un intero capitolo su questa istituzione finanziaria
pomposamente definita European Stability Mechanism (ESM), cioè una
sorta di fondo salva-Stati.
Un organismo, quindi,
creato in apparenza per il bene e la salvaguardia dei popoli europei
nel caso si verificassero improvvise crisi finanziarie.
Ma quando mai! E' uno dei
più efficienti strumenti di strozzinaggio creato da mente umana.
I soci del M.E.S. Sono
gli Stati europei aderenti all'euro. Ogni socio ha versato, e verserà
ancora, una bella sommetta per partecipare al capitale. E ogni Stato
da dove ha preso o prenderà i soldi? Molto semplice, prendendoli in
prestito dalle banche private pagando un bel po' di interessi, cioè
aumentando ancora il debito pubblico. Scopo nobile e ufficiale, come
già indicato, è quello di aiutare le nazioni in crisi avvolgendole,
però, con i suoi nascosti tentacoli imponendo cure da cavallo
facendole passare per necessarie al mantenimento della stabilità. In
pratica, prima lo Stato versa il capitale al M.E.S. prendendo i
quattrini necessari dalle banche pagando fior di interessi, poi, in
caso di difficoltà, chiede aiuto ricevendo un prestito dallo stesso
M.E.S. e altre banche pagando altri interessi e con l'aggiunta di
essere costretto a forti riduzioni della spesa sociale e
all'incremento esponenziale delle tasse. Ci pensate? Per essere
vittime del banchetto di questo fondo-piovra bisogna prima
indebitarsi per comprare le sue quote e successivamente prendere
ancora in prestito i soldi a suo tempo versati con contemporanee
macellazioni sulla spesa pubblica; doppio debito per sottomettersi a
un autentico salasso. In parole povere il Paese in difficoltà che
avrà necessità del prestito dovrà cedere ciò che rimane della sua
sovranità nella scelta delle politiche economiche.
E l'Italia? Ah, per il
nostro amato Paese la quota da versare in più tranche per
sottoscrivere il capitale di questa adorabile istituzione è pari
all'astronomica cifra di centoventicinque miliardi di euro, di cui
versati già una cinquantina. Sì, avete capito bene!
Centoventicinque miliardi! E da dove si prendono? Semplice, emettendo
tanti titoli di Stato che vanno ad aumentare il già alto debito
pubblico. E se l'Italia si trovasse un domani nella condizione di
chiedere aiuto alla tanto amata Europa? Nessun problema, ecco che
interverrebbe il M.E.S. finanziando la storica penisola. E quali
soldi userebbe il M.E.S. per aiutare così teneramente uno dei suoi
soci? Ma sì, quei bigliettini colorati versati dall'Italia stessa
per sottoscrivere il capitale (i famosi centoventicinque miliardi di
euro). Ovviamente, un tale generoso intervento del M.E.S. contro la
spendacciona Italia sarebbe dato solo in cambio della garanzia di
applicare politiche severe di austerità quali riduzione della spesa
sociale, riduzione degli stipendi, privatizzazioni selvagge, ecc.;
insomma, tipo quanto già fatto ed applicato in alcuni Paesi tra cui
la Grecia e Cipro. In pratica, i soldi versati al M.E.S. dall'Italia
ritornerebbero al mittente sotto forma di prestito garantito dal
sangue dei cittadini.
Bisogna dirlo a chiare
lettere, l'élite bancaria ha una genialità ispirata da Lucifero in
persona.
Ma non è finita qui.
Qualcuno dei nostri
governanti o politici ha mai letto lo statuto o si è informato sulle
caratteristiche operative di questo M.E.S.?
Io penso che quando i
nostri rappresentati ratificarono la creazione di questo organismo
sovranazionale stavano riposando amabilmente tra le braccia di Morfeo
o di qualche sacerdote del dio denaro. Non si spiegherebbe altrimenti
un via libera a queste regole:
-Nessuno dei governatori
o amministratori del M.E.S. (tecnocrati-banchieri gestori di soldi
pubblici) potrà mai essere incriminato o messo sotto accusa per le
operazioni effettuate, anche se queste dovessero risultare dannose
per un intero popolo. Infatti, esiste la totale immunità; i
dirigenti non possono essere sottoposti a giudizio e le loro
decisioni sono insindacabili.
-Gli atti sono segreti e
tutti gli uffici di proprietà sono inviolabili ed esenti
fiscalmente. Che bellezza, il M.E.S. non paga tasse, ma decide chi
salassare. Mi ricorda tanto l'ipocrisia con cui recentemente la Banca
d'Italia ha indicato l'assoluta necessità che gli italiani vadano in
pensione a settant'anni con il sistema contributivo, mentre le
migliaia dei suoi dipendenti godono del privilegio di andare in
pensione a sessant'anni con il sistema retributivo. Una vera oasi nel
deserto per quelli a libro paga della santificata banca centrale
italiana.
Ma la ciliegina sulla
torta è quella sulle maggioranze qualificate. Sapete perché la
Germania ci tiene tanto a che i bilanci degli Stati aderenti all'euro
siano sorvegliati e controllati dal M.E.S.? Molto semplice. Le
decisioni in questo organismo intergovernativo non sono
all'unanimità, bensì con una percentuale dell'ottanta per cento. E
sapete chi sono i due Paesi che possiedono più del venti per cento?
Germania e Francia. Quindi, o si ha il loro assenso o tutto si
blocca.
Uno straordinario
strumento per quelli che operano all'interno del M.E.S.; nessuno li
può denunciare, nessuno li può bloccare per le azioni intraprese,
nessun magistrato li può mettere sotto accusa. In conclusione, e vi
prego di perdonare la parola un po' cruda ma che da l'esatta idea
sull'argomento, nessuno può far loro un cazzo.
Ah, dimenticavo;
ovviamente le grandi conglomerate bancarie come Goldman Sachs, J.P.
Morgan, Deutsche Bank, ecc. risultano ammesse a partecipare, come
novelle locuste, alle riunioni che hanno per oggetto proprio le
concessioni di prestiti al Paese “vittima” e la determinazione di
tutte le prescrizioni usuraie da imporre. Ormai la vita dei cittadini
di uno Stato in zona euro è sempre più guidata da una ristretta
cerchia di banchieri privati capaci di imporsi con facilità ai suoi
organi sovrani.
Ricordate il vecchio
detto “cadere dalla padella nella brace”? Io penso, purtroppo,
che noi italiani siamo come quel pesciolino ancora vivo messo a
friggere in padella. Non appena sentì il calore dell'olio bollente
ne saltò fuori, ma solo per cadere inesorabilmente tra le braci
accese.
E pensare che tanti
nostri politici invece di pensare alle cose serie, ai milioni di
concittadini in condizioni di povertà, alla criminalità in aumento
grazie anche ad un'irresponsabile politica sull'immigrazione, agli
enormi problemi che ci attendono sin dal prossimo anno per la perdita
della sovranità monetaria, inscenano ridicoli scioperi della fame
per iniziative legislative come lo “ius soli”.
Alfred B. Revenge
http://www.repubblica.it/economia/2017/10/09/news/eurogruppo_germania-177808850/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P6-S1.6-T1
sabato 7 ottobre 2017
mercoledì 4 ottobre 2017
"Accoglienza per Motivi...Magici"
La realtà sempre più
spesso supera la fantasia. Un migrante del Ghana, entrato
clandestinamente in Italia nel 2016, ha ricevuto dal tribunale civile
di Milano il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie dopo che la
commissione prefettizia, ascoltate le sue motivazioni, gli aveva
negato lo status di rifugiato (fonte: odierno articolo pubblicato sul
quotidiano“Il Giorno”). E quali sarebbero le ragioni esposte dal
ghanese rifiutate dalla commissione e, invece, accettate dalla
magistratura?
Riporto quanto scritto
sull'articolo:
“Ho paura di ciò che è
successo alla mia famiglia perché sono l'unico superstite. I miei
familiari sono morti misteriosamente senza problemi di salute
(qualcuno dice che hanno avuto un maleficio): oltre ad aver paura
della magia in Ghana, non c'è più nessuno dei miei familiari. In
Italia ho trovato la mia famiglia con i colleghi di lavoro.”
Il tribunale di Milano ha
deciso di accogliere l'istanza del migrante con la seguente
motivazione (fonte: quotidiano “Il Giorno):
“Amir (il nome del
ghanese) si trova in una situazione di vulnerabilità legata alla
vicenda traumatica vissuta nel proprio Paese a causa della morte, in
rapida successione, di tutti i suoi familiari, dovendosi dar atto
altresì dell'elevato grado di integrazione del ricorrente in
Italia.”
Di fatto il giudice ha
creduto alle parole del richiedente asilo. Una semplice domanda: ma
sono stati fatti accertamenti sulla veridicità di quanto dichiarato
o si è creduto passivamente al verbo occulto?In ogni caso resta il
fatto che la protezione internazionale adesso è possibile anche per
i perseguitati da temibili malefici. Streghe, maghi e fattucchiere di
tutto il mondo ringraziano per l'ambito riconoscimento giuridico.
Alfred B. Revenge
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/profugo-malocchio-1.3442490
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