Intervista al
Banchiere Felice Strozzo
<Presidente
Strozzo, le sono molto grato per aver accettato quest'intervista per
conto del mio quotidiano.>
<E'
stato un piacere; d'altronde il giornale per cui scrive, “la
gazzetta degli idioti”, ha la maggiore diffusione nel paese e
risulta di grande utilità per uomini della mia specie. >
<Vogliamo
cominciare?>
<Inizi
pure.>
Domanda
<Presidente,
può presentarsi ai lettori?>
Risposta
<Certo.
Il mio nome è Felice Strozzo, sono nato il 1 aprile di un anno
magico; laureato in economia con il massimo dei voti “all'università
usuraia internazionale”; sono presidente della “banca di
spoliazione”,membro del più esclusivo e autorevole club mondiale:
“il club dei quaranta ladroni”.>
Domanda
<La
sua notorietà ormai è diffusa dappertutto; la sua banca è fra le
privilegiate che può battere moneta; i soldi che produce sono in
tasca a tutto il nostro popolo. Può raccontare le origini di questo
straordinario successo?>
Risposta
<Ragazzo
mio; tutto ha inizio con le letture di alcuni libri; testi che hanno
illuminato la mente facendo vedere chiaramente la strada da
percorrere per raggiungere il vero potere, quello basato sul
controllo del denaro.>
Domanda
<Sarebbe
così magnanimo da illuminare anche noi?>
Risposta
<Farò
un'eccezione in considerazione della qualità dei suoi lettori. Vede,
l'obiettivo di grandi banchieri e uomini di potere come me è creare
le condizioni affinché il popolo sia sempre e costantemente sopito,
guidato nella formulazione del pensiero, distratto da amenità quali
fiction televisive e continui frivoli programmi di intrattenimento;
insomma, disattento a tal punto da non capire più cosa stia
realmente succedendo.
Caro
giornalista, il popolo è una vera seccatura; non a caso Friedrich
von Hayek, nobel per l'economia, uno dei teorici del nostro liberismo
estremo, il padre del fondamentalismo di mercato, uno dei tutori
della classe dominante, cioè di coloro che, come me, rappresentano
l'élite mondiale espresse le seguenti mirabili parole:
“bisogna
fornire agli indigenti e agli affamati qualche forma di aiuto, ma
solo nell'interesse di coloro che devono essere protetti da eventuali
atti di disperazione da parte dei bisognosi.”
Comprende
la lungimiranza di questa affermazione? La massa deve stare sempre
sotto schiaffo, incapace di capire come stanno realmente le cose,
soddisfatta di quel poco che benevolmente ogni tanto diamo. E lo
Stato non deve interferire in questa strategia che mira a premiare i
più furbi, quelli, come me, con un alto tasso di inumanità.
D'altronde è grazie al popolo che noi grandi illuminati possiamo
aumentare le nostre ricchezze, prosperare e, soprattutto, comandare
senza farcene accorgere. Che godimento personale avere a disposizione
una massa di ignoranti sempre proni e ubbidienti alla mia volontà.
Domanda
<E
la democrazia? Non è il popolo a dover essere sovrano?>
Risposta
<Il
popolo sovrano di se stesso; che bestemmia! Sarebbe la fine della mia
nobile stirpe. La democrazia deve essere solo apparente, mai
sostanziale. Dobbiamo concedere quel tanto sufficiente a generare
l'illusione che il popolo viva in un autentico stato democratico.
Il
grande maestro Hayek ha espressamente enunciato il concetto che la
democrazia in un paese deve essere portata ai minimi termini proprio
per consentire ai pochi e giusti uomini superiori di imporre le loro
leggi su quell'impiccio del popolo caprone e ignorante; ma, badi
bene, un benedetto impiccio per il conseguimento dei nostri
interessi.
Domanda
<Presidente,
mi scusi, ma come ha raggiunto in concreto, insieme ai suoi eminenti
colleghi, questo risultato?>
Risposta
<Semplicissimo;
facendo in modo che il popolo non sia più sovrano della propria
moneta.>
Domanda
<Può
spiegare meglio questa sua ultima affermazione?>
Risposta
<Ah...quanta
pazienza ci vuole con gli esseri come lei. Va bene, cercherò di
spiegarlo nella maniera più semplice possibile al fine che almeno
un'infinitesimale conoscenza entri nel vostro cervello addormentato.
Dopo
anni di grande lavoro ai fianchi io e il mio gruppo di ambiziosi
oligarchi siamo riusciti a convincere politici inetti o corruttibili
che la migliore soluzione per una nazione sarebbe stata quella di
privarsi della capacità autonoma di battere moneta e di delegare a
questa funzione solo e soltanto le magnanime e lungimiranti banche
private.
In
pratica abbiamo costruito le basi per fare in modo che anche questo
paese non abbia capacità di spesa autonoma, non abbia la facoltà di
emettere da solo i propri quattrini utili per lo sviluppo con deficit
positivo. Questo Stato, come tanti altri, ora non ha più la
competenza di emettere moneta a credito; può solo indebitarsi,
prendere cioè moneta a debito. E indovini un po', da chi deve
prenderla? Da me! Così, caro mio, io fabbrico dal nulla le belle e
indispensabili banconote o la moderna versione in bip elettronici, le
pago soltanto il costo della loro realizzazione tipografica o lo
sforzo di digitare un tasto su un computer e le rivendo al valore
facciale al mio stesso Paese. E la cosa ancora più da ridere sa qual
è? Che su quei soldi prodotti dal nulla ci guadagno anche gli
interessi.
Voi,
massa di pecoroni, siete talmente imbecilli che non riuscite a
elaborare questa domanda elementare:
“Ma
per quale ragione non è lo Stato ad avere il diritto di creare il
denaro dal nulla?”
Io
e i miei fratelli elitari siamo riusciti con facilità a domare la
vostra scarsa sete di verità insegnandovi a credere alla gigantesca
balla che solo pochi uomini prescelti sono in grado di determinare la
giusta via da far percorrere al denaro.
Siete
proprio degli stupidi; non vi rendete neanche conto che il valore
della moneta nasce dalla fiducia che voi gli avete assegnato. Voi
dovreste essere i veri padroni della moneta, ma la vostra ottusità
impedisce di vedere la realtà garantendo dominio assoluto alla
classe elitaria che rappresento.
Si
rende conto, adesso, di quanto sia infinitamente intelligente? Si
rende conto di quanto la massa sia infinitamente idiota e non degna
di avere una sua completa libertà. Il popolo ha bisogno di essere
guidato da uomini come me.
Domanda
<E
chi decide il tasso di interesse sui prestiti?>
Risposta
<Ovvio,
io! Io decido quale deve essere il costo di finanziamento per il
Paese. Forse non ha capito bene; io decido in tutta la materia
finanziaria. Io decido quale nazione far stare meglio o peggio.>
Domanda
<Presidente,
lei è veramente un genio. Ma, se lo Stato non può creare moneta e
deve sempre indebitarsi per andare avanti da dove prenderà i soldi
per rimborsare i prestiti ricevuti?>
Risposta
<Ah!
Ah! Ah! Qui sta il bello. Lo Stato dovrà continuare in eterno a
chiedermi i soldi in prestito e pagarmi gli interessi spremendo i
suoi cittadini, cioè voi utili ebeti, tramite tasse continue. Io
vivo succhiando il sangue degli esseri umani e ricevo in cambio
eterna gratitudine.
Domanda
<Perché
signor Presidente?
Risposta
<Perché
con l'intenso lavoro di oliatura a tutti i livelli si è fatto
entrare nella vostra testa bacata che i balzelli fiscali hanno la
nobile prerogativa di essere utilizzati per le spese necessarie alla
pubblica utilità. E non sanno che questa è la più grande
sciocchezza inventata nel secolo scorso. Come è ben noto a noi pochi
illuminati i soldi delle tasse vanno a finire in larga parte a me e
ai consoci banchieri unici deputati alla stampa tipografica o
virtuale della moneta. Solo noi possiamo emettere soldi o bip
elettronici per poi prestarli; e gli utili cretini non hanno
afferrato, e mai afferreranno, che il prestare denaro è specifica
peculiarità del proprietario, cioè di colui, Stato e di conseguenza
i cittadini utilizzatori, che crea il valore della moneta e non di
quello che semplicemente la stampa. E di conseguenza l'intera
dilapidazione fiscale è proprio data dalla differenza tra il valore
facciale della moneta e il costo tipografico. E questa dilapidazione
chi la incassa? Ah! Ah! Ah!Ma io naturalmente unitamente agli altri
cari e sapienti colleghi.
Inoltre,
agendo in questa maniera lo Stato vedrà ridotto il denaro in
circolazione e per averne ancora dovrà obbligatoriamente rivolgersi
a me, e badi bene questo per legge. Insomma, ho generato una spirale
che non finirà mai. Diciamo che ora il popolo ha un clistere perenne
nel suo capiente deretano; e solo io ho l'autorità di regolare il
flusso del liquido.>
Domanda
<Presidente;
ma il popolo potrebbe fare qualcosa per modificare questa situazione?
Risposta
<Ah!
Ah! Ah! Sta scherzando vero? Io sono riuscito, insieme agli illustri
e amabili membri del club, a far approvare dal parlamento dello stato
una legge costituzionale che di fatto obbliga al pareggio di
bilancio. Sa cosa significa?
Domanda
<No,
può gentilmente spiegarlo?>
Risposta
<Bene,
ragazzo mio. Il nostro Paese ha modificato la costituzione inserendo
l'obbligo di perfetto equilibrio fra entrate e uscite, il così detto
“pareggio di bilancio”. Abbiamo convinto i politici che questo
obbligo risulta indispensabile al risanamento dei conti pubblici,
visto l'indebitamento elevato; cioè quell'indebitamento che io ho
voluto per i miei interessi e che dovrà protrarsi all'infinito.
Quindi, usando vorace astuzia ho ideato questo piano che di fatto ha
legato ancor di più il Paese al mio volere. In pratica questo
diabolico cervello ha fatto sì che il popolo, per dettato
costituzionale, dovrà risanare il debito contratto con un privato.
Ovviamente ciò creerà devastanti conseguenze per l'intera
popolazione, ma grandi utilità per me e gli altri soci. Infatti, lo
stato sociale pian piano diminuirà la propria forza e la gente
comune dovrà avere sempre i pochi nobili come riferimento. Una sorta
di ritorno al medioevo con i sudditi che in silenzio vivono della
benevolenza del loro signore. E gli utili idioti non hanno ancora
capito che lo stato sociale è un diritto, non una beneficenza. Ma
questo livello di ignoranza ho contribuito a costruirlo con la mia
famelica avidità.
Domanda
Presidente,
ma qualcuno dei politici ha compreso la sua strategia?>
Risposta
<La
maggioranza non ha capito niente; altri che hanno il cervello
funzionante o hanno fatto finta di non intendere, e qui li ho aiutati
io, o hanno protestato senza creare alcuna modifica. Vede, la cosa
importante è proprio questa; la maggior parte dei politici e del
popolo deve rimanere in perenne letargo, altrimenti sarebbero seri
problemi per me e gli altri fratelli. Se la gente arrivasse
finalmente anche solo a intuire come li ho portati a una totale
sudditanza economica e sociale...beh, non ci voglio neanche pensare
alle eventuali conseguenze per la mia salute. E pensare che tutto
questo potere si regge sulla vostra remissività.
Domanda
E
quelli che hanno o stanno protestando che risultati stanno
ottenendo?>
Risposta
<Il
nulla assoluto! Qualche idealista ha persino tentato una qualche
causa, ma con risultati pari a zero; anzi, persino la magistratura ha
dichiarato che non compete ai giudici come lo Stato svolge le
funzioni di politica monetaria. Ci fu persino qualche deputato che
presentò in parlamento una proposta di legge nella quale si
affermava al primo articolo:
“la
moneta appartiene al popolo che la usa per perseguire gli scopi
garantiti dalla costituzione.”
Ovviamente,
grazie anche al mio intervento, questa proposta non è mai stata
discussa.
Pensi
che sono riuscito, per stare ancora più tranquillo, a far modificare
un articolo del codice penale relativo all'attentato contro la
costituzione dello Stato.
Domanda
In
che senso, signor Presidente?>
Risposta
<Nel
senso che esisteva un pericoloso articolo del codice penale che
indicava: “Chiunque commette un fatto diretto a mutare la
costituzione dello Stato, o la forma del Governo, con mezzi non
consentiti dall'ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con
la reclusione non inferiore a dodici anni.”
Tenga
conto della potenziale pericolosità, almeno per me, del generico
termine “con mezzi non consentiti”, cioè di quei mezzi
caratterizzati da frode, falsità, arbitrio, eccetera. In breve,
poteva capitare un qualche coraggioso giudice che, inquadrati gli
esatti scopi, mi pizzicava in flagranza violazione di un grave reato.
Invece,
io cosa ho fatto? Ho fatto in modo che vi fosse una piccola
variazione al testo allontanando qualsiasi tipo di pericolo dalla mia
persona.
Domanda
<Perché,
com'è formulato oggi quell'articolo?>
Risposta
<E'
scritto che: “Chiunque, con atti violenti, commette un fatto
diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo,
è punito con la reclusione non inferiore ai cinque anni.>
Domanda
<Vuol
dire che è riuscito a far ridurre il livello della pena?>
Risposta
<Lei
è veramente ingenuo; quello è il minimo. Quando ho notato che
qualche agitatore si muoveva troppo ho fatto in maniera che la
frase“con mezzi non consentiti dall'ordinamento costituzionale”
fosse completamente eliminata e aggiunta, invece, quella ben più
roboante ma innocua: “con atti violenti”. E, infatti, io non ho
usato violenza nel far modificare allo Stato l'orientamento
scientifico inerente il concetto di sovranità monetaria; ho usato
mezzi con altri livelli di convincimento. Esempio, ho fatto
comprendere che sarebbe stato un grave errore mantenere nell'ambito
politico-governativo l'autonoma capacità di stampare quattrini, che
maggior benessere ci sarebbe stato cedendo questo potere a una banca
privata. Ho solo fatto una piccola omissione; ho dimenticato di
avvisare che il conseguente benessere sarebbe stato riservato
esclusivamente ai membri del mio club.
Domanda
E
in altri paesi succede la stessa cosa?>
Risposta
<Solo
in quelli dove siamo riusciti a distruggere la sovranità monetaria.
In alcuni non ce l'abbiamo fatta, almeno per il momento, a causa
proprio della sciagurata decisione dei governanti di far decidere
direttamente i loro popoli. Ascolti questa breve storia. Esisteva un
piccolo Paese dove non vi erano banche. A un certo momento la
popolazione di quella nazione decise di realizzare alcune opere
pubbliche e chiese l'intervento del governo; quest'ultimo stampò dal
nulla il denaro necessario per effettuare gli investimenti richiesti
dai cittadini. Appena la nuova moneta entrò nel circolo della
comunità ebbe immediata accettazione dando un improvviso impulso a
tutta l'economia. Lo Stato previdentemente azionò la leva fiscale
per controllare la massa monetaria e impedire un'impennata
dell'inflazione. Ma la crescita continuò con conseguente stampa e
messa in circolazione di altra moneta per far fronte alle nuove opere
pubbliche; l'inflazione veniva quasi riassorbita dallo sviluppo. In
pratica, per gli interi investimenti non si creò neanche un'unità
di debito pubblico. Ma poi venimmo noi banchieri; questo virus di
autonomia, se si fosse propagato, avrebbe potuto causare gravi danni
alla nostra categoria e così cercammo di convincere la popolazione
locale che lo sviluppo senza indebitarsi con noi era un grave
pericolo. Tentammo in ogni modo di convincere questa gente troppo
sveglia; cercammo in ogni modo di bloccare nuove iniezioni di denaro
da parte dello Stato e convertirlo in stupendi debiti e, alla fine,
ci riuscimmo. Sa cosa successe? Nel giro di poco tempo portammo
giustamente l'economia di quella nazione sull'orlo del baratro, visto
che l'avevamo riempita di debiti pubblici.>
Domanda
<Presidente,
qual è la morale di questo suo breve racconto?>
Risposta
<Che
l'emissione di moneta nazionale da parte dello Stato genera solo
occupazione e benessere per il popolo, ma non per noi banchieri.
Quindi, questa abominevole condizione non può essere mai accettata e
va strenuamente combattuta. Il popolo deve essere infelice affinché
la mia nobile categoria, e quelle a me collegate, prosperi e mantenga
il più alto livello di potere.>
Domanda
<Presidente,
quindi, qual è il debitore ideale?>
Risposta
<Quello
che non restituisce mai completamente il proprio debito. Oggi mi
sento magnanimo e le racconterò un'altra storiella. Il mio club anni
fa riuscì a cambiare radicalmente la mentalità della gente
trasformandola in una società di consumatori con il conseguente
sviluppo dell'offerta del credito. Più credito per allargare a
macchia d'olio il bisogno stesso del credito. La prima operazione fu
con le carte di credito il cui principio base era appunto di far
consumare alla gente subito e pagare dopo. Quale magnifica strategia
vincente! Pensi che inculcammo alla gente che le banche erano buone
poiché permettevano alla gente comune di soddisfare in tempo reale i
loro desideri. Anzi, successivamente facemmo ancora di più
consentendo di non pagare subito neanche il debito contratto per
l'acquisto. Dicemmo: non hai i soldi? Nessun problema! Noi siamo
amabili e generosi, pertanto ti diamo altro credito per ripagare il
debito. Non solo, pensi a quello fatto gradatamente negli ultimi anni
con l'introduzione dell'obbligo che le principali operazioni vanno
necessariamente fatte solo avendo la disponibilità delle
meravigliose tessere di plastica, e ciò anche per gli adorabili
vecchietti.
Com'è
bello essere banchieri!
Domanda
<Presidente,
ma nel suo lavoro è controllato da qualche altra istituzione?>
Risposta
<Ah!
Ah! Ah! Non faccia domande prive di ogni logica. Io controllato? Mai!
<Presidente,
questa intervista è stata veramente molto istruttiva. Pensa che i
lettori apprezzeranno le sue parole?>
<I
suoi lettori non apprezzeranno un bel niente, visto che sono soltanto
una moltitudine di pesci senza cervello in balia di un predatore come
me.>
<Grazie,
signor Presidente!>
<Stia
attento, non lasci il prezioso clistere sulla sua sedia!>
Alfred B. Revenge (dal libro "Svegliamoci", prima edizione febbraio 2015)
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