Un sicario freddo e
senz'anima si aggira da quasi diciassette anni in Europa seminando
infelicità tra i popoli e raccogliendo ricchezza per i suoi padroni.
Il suo nome è formato da quattro lettere come i cavalieri
dell'apocalisse; tuttavia, rispetto ai biblici devastatori domina
incontrastato grazie alla subdola capacità di ingannare le sue
vittime facendosi passare per un novello salvatore.
Euro! Questo è il Killer
dell'Europa nominato e addestrato dai sacerdoti del dio denaro.
L'Euro sta uccidendo le economie di molti paesi europei grazie, in
particolare, all'ignavia di quella classe politica che dovrebbe
operare nell'esclusivo interesse della gente.
Sin dalla sua nascita,
con l'entrata in vigore del regime di cambio fisso e l'eliminazione
delle monete nazionali, si è assistito alla progressiva distruzione
della struttura industriale nei paesi periferici a favore
principalmente della Germania. Come mai?
La prima risposta è di
una semplicità disarmante, eppure i fautori della moneta unica pare
che l'abbiano dimenticata.
Le creazioni dell'unione
monetaria europea e del suo protettore, la Banca Centrale Europea,
sono state realizzate senza che fossero legate ad una singola
struttura politica, tipo un vero e proprio Stato con un'unica
capitale, una sola bandiera, un omogeneo apparato giuridico e
fiscale. Altresì, l'euro e la stessa BCE sono entità
sovranazionali, totalmente indipendenti e senza responsabilità verso
alcuno. Insomma, la moneta unica è stata generata, in assenza di
un'autentica unione politica, tra una babele di Stati con evidenti
differenze nelle lingue, nelle tradizioni, nelle leggi e,
soprattutto, negli specifici interessi nazionali.
Come piccolissimo esempio
pensate a quello che successe nel 2011 in Libia. La Francia scatenò
una guerra per abbattere Gheddafi non certo per ragioni “umanitarie”,
ma solo per ridimensionare gli interessi petroliferi degli Italiani a
tutto suo vantaggio. Però, che strana Unione Europea; i vari Stati
si scannano a vicenda pur di rafforzare i rispettivi primati
nazionali. Si alzano muri, si soffocano interi popoli come in Grecia,
si agisce all'insaputa dell'uno verso gli altri, eppure tutti
contenti di avere identici bigliettini colorati firmati dal banchiere
di turno. Una drammatica pantomima per coprire la strategia
finanziaria fondata sulla moneta costruita non per il benessere dei
popoli, bensì per una ristretta cerchia di privilegiati
identificabili nei banchieri internazionali e nella lobby delle
multinazionali europee ben visibile e presente all'interno delle
strutture di comando di Bruxelles. Mi riferisco, in particolare, a
“European Round Table of Industrialists” con un sito internet
visibile a tutti e con una potenza di fuoco inimmaginabile. Migliaia
di suoi operatori agiscono nell'interesse di colossi quali Royal Dutch
Shell, Deutsche Telekom, Thyssen Krupp, Siemens e tanti altri. Sono
queste piovre insieme alle grandi banche a dettare l'agenda europea;
noi poveri mortali siamo visti soltanto come utili idioti da
sacrificare sull'altare del profitto ad ogni costo.
Sotto l'euro e le
imposizioni della Commissione Europea o della Banca Centrale le
decisioni non sono più dei singoli Stati, bensì di burocrati privi
di qualsiasi rappresentanza democratica e inseriti nei posti chiave
di comando per fungere da cani da guardia della classe elitaria.
D'altronde, il comune
buon senso avrebbe dovuto da tempo illuminarci e farci vedere la
realtà per quella che è e non per quella fatta passare da chi
controlla la quasi totalità dei massa media.
Per quale ragione più
Stati dovrebbero adottare la stessa moneta?
Uno dei Papà dell'Euro,
Robert Mundell, diede la spiegazione formulando la teoria dell'Area
Valutaria Ottimale che gli valse perfino il premio Nobel per
l'economia. In sintesi scrisse che una zona valutaria risulta
“ottimale” quando ha:
-Mobilità del capitale e
del lavoro.
-Flessibilità dei salari
e dei prezzi.
-Cicli commerciali
similari
-Trasferimenti fiscali
destinati ad ammortizzare i periodi di recessione in qualsiasi
regione.
Ma vi sembra che Italia,
Germania, Francia, Olanda, Spagna, Portogallo, Austria, Belgio,
Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Grecia, Slovenia, Cipro, Malta,
Slovacchia, Estonia, Lettonia e Lituania rientrano perfettamente in
questa zona? Ma quando mai! Non esiste un'unione fiscale
nella zona euro, così come sono sempre esistite differenze
significative tra le economie dei vari Paesi che compongono l'area
euro. Non siamo mica negli Stati Uniti d'America dove la stessa
valuta funziona in Florida come alle Hawaii; in caso di crisi
economica della California un suo disoccupato potrebbe recarsi
tranquillamente in un altro Stato in crescita come, per esempio, il
Colorado. Stessa nazione, stessa lingua, stessa bandiera, identico
interesse generale; ed è esattamente quello che si è già
verificato in quel Paese quando si sono verificati shock economici. E
anche se il disoccupato californiano fosse rimasto a casa sua avrebbe
ricevuto dal governo centrale quei trasferimenti fiscali che
avrebbero attutito la sofferenza derivante dalla crisi.
La stessa cosa può
avvenire nell'area euro? Nei sogni, forse. Immaginate, lavoratori
italiani che si trasferiscono in Finlandia o greci in Lussemburgo;
lingue diverse, cultura diversa, storia diversa. Immaginate il
disoccupato spagnolo che riceve benefici per l'occupazione e varie
forme di benessere dal governo europeo di Bruxelles? Probabilmente
solo nelle favole visto che non esiste un governo centrale europeo in
grado di effettuare questo tipo di trasferimenti fiscali.
E la cosa ancor più
incredibile è che gli stessi fautori della globalizzazione sapevano
perfettamente di tale incongruenza. Pensate a Milton Friedman, premio
Nobel, padre del pensiero monetarista, sostenitore dell'economia di
mercato, che nel 1997, in una delle sue ultime interviste, dichiarò:
“L'Europa semplifica
una situazione non favorevole. Essa è composta da nazioni distinte,
che parlano lingue diverse, con abitudini diverse e avendo i
cittadini più fedeli e legati al proprio Paese che a un mercato
comune o all'idea dell'Europa.”
Quindi, perfino Friedman,
fondatore del neoliberismo, ammise la sciocchezza di una moneta unica
in Europa.
Guardiamo nel concreto a
cosa è successo nel rapporto tra i due principali competitors industriali in Europa, Germania e Italia.
Ebbene, l'euro nasce
assorbendo tutte le divise dei paesi aderenti alla moneta unica;
marco, franco, lira, peseta e le altre; di fatto si è creata una
combinazione di monete forti come il marco tedesco e di deboli come
appunto la lira italiana. Risultato? L'euro viene alla luce come
moneta debole rispetto al marco e forte rispetto alla lira, quindi ha
posto su un piatto di platino le esportazioni di quello Stato che
all'epoca era il principale avversario dell'industria manifatturiera
italiana, cioè la Germania. Quest'ultima ha sfruttato alla grande
questo enorme vantaggio allargando la propria capacità di
penetrazione sui mercati di tutti gli altri Paesi, compresi quelli
extra-europei, giungendo ad ottenere un surplus commerciale di circa
duecentosessanta miliardi di euro, pari a oltre il nove per cento sul
Pil; il dato più alto nel mondo. Quindi, dall'introduzione dell'euro
la Germania esporta più di quanto importa mettendo in saccoccia
crediti su crediti verso l'Europa e il mondo intero. E per favore non
si venga a dire che un tale risultato rappresenta il frutto della
competitività dell'industria tedesca, sarebbe negare determinate
evidenze; anche l'Italia prima dell'avvento dell'euro era altamente
competitiva con la sua industria che si collocava al quinto posto nel
mondo incollata alla corazzata tedesca. Guarda caso, con
l'introduzione della moneta unica l'Italia è scesa al nono posto
raggiunta o superata da Paesi come la Corea, l'India, il Brasile, la
Francia.
In sostanza, il Paese con
il surplus commerciale ha una moneta sottovalutata, gli altri, come
appunto l'Italia, troppo sopravvalutata. Conseguenza? La Germania si
riempie di quattrini a scapito delle altre nazioni creando forti
squilibri economici e l'Italia si trova bloccata senza la possibilità
di compensare la situazione svantaggiosa attraverso la svalutazione.
Quest'ultima, infatti, non si può fare visto che entrambe le nazioni
hanno la stessa moneta; e allora che succede? Semplice; tutte le
tensioni andranno a ripercuotersi sul lavoro, sui prezzi e sulla
produzione. Nell'impossibilità di svalutare la moneta si svaluta il
lavoro. Capito? La crisi della produzione porta inevitabilmente le
imprese a licenziare causando disoccupazione; in più l'aumento della
domanda di lavoro causa la riduzione dei salari vista la flessibilità
del costo del lavoro. Ma per i soloni del libero mercato c'è subito
pronta la soluzione con il principio della mobilità. I disoccupati
Italiani possono levarsi di torno emigrando in Germania o a Timbuctu.
Il problema però, che la nostra consorella europea, detto in senso
ironico, assorbe mano d'opera da altri Paesi anche extra-europei ad
un costo più a buon mercato approfittando di quel fenomeno
immigratorio tanto amato dalle multinazionali. Insomma, ogni Stato
europeo si fa i ca..i propri alla faccia della tanto sbandierata
Unione Europea.
L'euro, per i suoi
creatori, non è stato un fallimento, anzi; è riuscito perfettamente
nel suo intento, quello di privare i popoli da ogni potere in
macroeconomia obbligandoli a perdere la sovranità monetaria e ad
accettare la deregolamentazione selvaggia. E la sua efficienza si
vede proprio nei momenti di crisi, quando l'assenza del controllo
sulla moneta impedisce ai governi di attuare quelle politiche fiscali
e monetarie necessarie a far uscire i rispettivi Paesi dal disagio
sociale.
L'economista e premio
Nobel Paul Krugman scrisse già nel 2012 sul “The New York Times”
“La creazione della
moneta unica sarebbe dovuta essere un altro passo trionfante nel
progetto europeo, nel quale l'integrazione economica è stata
utilizzata per favorire l'integrazione politica e la pace, una moneta
comune, secondo l'idea guida, avrebbe vincolato il vecchio
continente ancora più strettamente insieme. Ma ciò che è accaduto,
invece, è un incubo: l'euro è diventato una trappola economica, e
l'Europa un nido di nazioni litigiose. Anche le conquiste
democratiche del continente sembrano in pericolo, laddove le
terribili condizioni economiche stanno creando un ambiente favorevole
per l'estremismo politico.”
E dopo alcuni anni da
quella riflessione la situazione è andata via via sempre
peggiorando.
Il Killer dell'Europa sta
assolvendo egregiamente il compito affidatogli dai suoi ideatori,
prelevare sangue da ignari donatori per trasferirlo in quella
piramide della ricchezza dove i milleottocentodieci miliardari
esistenti al mondo (fonte: Forbes 2016) si ingrassano sempre più
mantenuti, come novelli papponi, dai restanti sette miliardi di
esseri umani.
Alfred B. Revenge
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