L'ex presidente del
consiglio Matteo Renzi ha detto e scritto nel suo ultimo libro di
voler rottamare il “Fiscal Compact”.
L'attuale ministro delle
infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio in un'intervista di
due giorni fa al quotidiano La Stampa ha dichiarato:
“E' venuto il momento
di dirlo: firmare il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio in
Costituzione è stato un grave errore. Probabilmente in quel momento
non si poteva fare altrimenti, ma ciò non toglie che le cose vanno
cambiate.”
Il tre settembre 2016
durante la festa del Fatto Quotidiano l'attuale
ministro della giustizia Andrea Orlando candidamente dichiarò:
“Oggi
noi stiamo vivendo un enorme conflitto tra democrazia ed economia.
Oggi, sostanzialmente, i poteri sovranazionali sono in grado di
bypassare completamente le democrazie nazionali. Io faccio soltanto
due esempi. I fatti che si determinano a livello sovranazionale, i
soggetti che si sono costituiti a livello sovranazionale, spesso non
legittimati democraticamente, sono in grado di mettere le democrazie
di fronte al fatto compiuto.
Faccio
un esempio. La modifica, devo dire abbastanza passata sotto silenzio,
della Costituzione per quanto riguarda il tema dell'obbligo di
Pareggio di Bilancio non fu il frutto di una discussione nel Paese.
Fu il frutto del fatto che a un certo punto la Banca Centrale
Europea, più o meno (ora la brutalizzo) disse: <O mettete questa
clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i
rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>.
Io
devo dire che è una delle scelte di cui mi vergogno di più, mi
vergogno di più di aver fatto. Io penso sia stato un errore
approvare quella modifica non tanto per il merito, che pure è
contestabile, ma per il modo in cui si arrivò a quella modifica di
carattere costituzionale.”
Ma
cosa diavolo è questo benedetto “Fiscal Compact” che adesso i
nostri politici così apertamente criticano e di cui si vergognano?
E' un accordo tra i Paesi dell'Unione Europea che prevede:
-L'obbligo
di raggiungere il pareggio di bilancio.
-L'obbligo
di non superare la soglia dello 0,5% nel rapporto deficit/Pil.
-Drastica
riduzione del rapporto debito pubblico/Pil pari a un ventesimo della
parte eccedente il 60% del Pil. Per l'Italia, con un rapporto di
oltre il 130%, significa una riduzione del debito sino a circa
cinquanta miliardi di euro l'anno per vent'anni. Un autentico
salasso!
-Impegno
a chiedere l'ok sui programmi di emissione del debito con il
Consiglio dell'Unione e la Commissione Europea.
-Maggioranze
qualificate tali che permettono a un solo Paese (la Germania) il
diritto di denunciare gli altri anche in assenza del parere della
Commissione.
-Metro
di giudizio per valutare la competitività di un Paese fissato nella
riduzione dei salari pubblici e privati con contemporaneo aumento del
livello di produttività.
-Politica
fiscale valutata sulla base della spesa per la previdenza, sanità e
servizi pubblici. In pratica, si spende troppo per aiutare la gente
che ne ha bisogno? Bene, ecco la scure di pesanti sanzioni.
-Revisione
della contrattazione salariale e sindacale e delocalizzazione della
contrattazione salariale. Capita la perfida nebulosità nelle parole?
Insomma, o i lavoratori accettano riduzioni della propria busta paga
oppure...ciao ciao in altri Paesi.
Si
ricorda che questo incredibile atto internazionale fu ratificato dal
Parlamento italiano a luglio del 2012 con una maggioranza quasi
bulgara fatta eccezione per quei pochi che intuirono la devastazione
che un tale accordo avrebbe comportato. All'epoca il presidente del
consiglio dei ministri era Mario Monti.
Ma la
cosa ancor più assurda che le norme sul pareggio di bilancio furono
inserite direttamente nella nostra Costituzione per evitare
ripensamenti futuri; in sostanza un bel cappio avvolto intorno al
collo di ciascun cittadino Italiano. Basti pensare che per rientrare
nel fatidico rapporto del 60% debito/Pil in vent'anni l'Italia
pagherebbe un prezzo altissimo sino a quasi cinquanta miliardi di
euro l'anno. Cifra raggiungibile soltanto attraverso la macellazione
sociale per tutti noi; assistenza sanitaria ridotta al minimo,
pesanti imposte patrimoniali, tasse, tasse e ancora tasse sino alla
ciliegina finale, la svendita di ciò che rimane del patrimonio
pubblico.
Ora i
nodi vengono al pettine e la paura fa novanta tra i nostri politici
la cui ipocrisia e ignavia ha superato ogni limite di decenza. Ora si
ricordano del grave errore? E perché solo adesso?
La
risposta è drammatica, poiché con l'attivazione pratica del Fiscal
Compact (previsto dal 2018) per il popolo italiano non potrà esserci
un futuro di crescita e sviluppo, ma solo di infelicità. La
disperazione potrebbe giungere a tali livelli da favorire l'insorgere
di proteste anche violente; ecco che preoccupazioni e timori stanno
nascendo in coloro che ci hanno condotto verso quest'impervia strada.
E
ancora, come mai si vergognano tanto del “Fiscal Compact”
trascurando le altre azioni indegne tese unicamente a favorire il
mondo della finanza internazionale? Forse perché non stanno ancora
esplodendo in tutta la loro nefasta virulenza? Un esempio per tutti?
Quello probabilmente meno noto, ma che già denunciai tempo fa;
l'aver messo in naftalina la “Lex Monetae”, cioè la facoltà del
nostro Stato Sovrano di scegliere la valuta per il pagamento dei
propri debiti. Come un fantasma passò quasi inosservato il decreto
numero 96717 del Ministero dell'Economia e delle Finanze pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale del diciotto dicembre 2012 che annullò in
concreto la possibilità prevista dagli articoli 1277 e seguenti del
Codice Civile di sancire il corso legale di una nuova valuta
(esempio: lira) per pagare interessi e capitale del debito. In
pratica; con la “Lex Monetae” lo Stato Italiano poteva affermare:
tu, cara entità offshore o banca estera, hai CCT in euro? Nessun
problema, ora la valuta nazionale è la lira, pertanto sarai pagato
nella nuova moneta secondo il cambio fissato dalle autorità
italiane. D'altronde, non era neanche una novità visto che fu la
stessa procedura del 2000 quando tutti i contratti di lavoro, mutui,
conti correnti, eccetera, eccetera, furono convertiti dalla lira
all'euro. Ora, con il nuovo decreto numero 96717 questo non è più
possibile. L'Italia vuole denominare i titoli di debito in una nuova
valuta? Certo, lo può ancora fare, ma con l'assenso del settanta per
cento dei possessori dei titoli. Capito? Basta il trenta virgola uno
per cento che dica no per bloccare un nostro sacrosanto diritto e
lasciare il debito in euro. E chi possiede ben oltre il trenta per
cento dei titoli di Stato Italiani? Risposta che spiega tutto: le
banche e istituzioni estere, compresa la Banca Centrale Europea.
D'altronde,
con la perdita della sovranità monetaria siamo in balia delle
decisioni di organismi sovranazionali. Vi prego di rammentare bene le
parole dell'attuale ministro Andrea Orlando sopra riportate e che
indico ancora vista l'inaudita gravità; <O mettete questa
clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i
rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>. La Banca
Centrale Europea compì di fatto un'estorsione nei confronti degli
italiani.
Tenete
bene a mente il concetto di estorsione perché merita una breve
riflessione.
Supponiamo
per un attimo che al governo in Italia ci fosse uno statista che
assommi in sé le qualità migliori dei più grandi uomini di Stato
del passato e che questa straordinaria personalità decida di
sbattere i pugni sul tavolo a Bruxelles per tentare di modificare i
trattati capestro nell'interesse del popolo italiano. Cosa
succederebbe? Io penso ben poco. Anzi, la risposta sarebbe
esattamente la stessa da parte della Banca Centrale ben spalleggiata
dalla Commissione Europea: “O attuate i provvedimenti di austerità
come previsti o, altrimenti, chiudiamo i rubinetti e non ci sono i
soldi alla fine del mese”. Il ricatto consisterebbe proprio nella
chiusura della fornitura di denaro dall'istituto con sede a
Francoforte alle varie banche della nazione. I mercati finanziari si
chiuderebbero a riccio e, allora, chi comprerebbe più i titoli di
Stato? Ci sarebbe il caos totale con la fuga di capitali all'estero e
la conseguente immediata diminuzione di liquidità visto il blocco
dei rubinetti da parte della Banca Centrale Europea. Insomma, si
verificherebbe l'identica situazione di panico avvenuta in Grecia con
conseguenze drammatiche per l'intera popolazione.
l'Italia
chinerebbe la testa perché non ha la capacità di un'autonoma
politica monetaria. L'euro rappresenta la moneta emessa dal nulla da
un'organizzazione sovranazionale dotata di poteri illimitati,
totalmente indipendente dalla volontà dei cittadini e legata
unicamente agli interessi delle grandi banche.
Chi
detiene il potere di emissione e regolamentazione della moneta è
un'entità estranea allo Stato Italiano.
Ecco
il vero problema! Il popolo italiano non è sovrano in casa propria,
bensì schiavo in una cella chiusa con porta blindata a doppia
mandata le cui chiavi sono custodite a Bruxelles e Francoforte.
Conclusione,
è inutile cercare di modificare i trattati incluso il letale “Fiscal
Compact” lasciando inalterato il problema fondamentale, l'euro con
la sua mamma protettrice. Nazioni con differenti legislazioni,
lingue, tradizioni, interessi, apparati militari e bandiere non
possono avere una moneta unica. L'euro è nato per volere della
finanza internazionale, per seguire la logica di un neoliberismo che
vede nel primato del profitto l'unico obiettivo da raggiungere anche
a costo di calpestare interi popoli.
E la
nostra classe politica? Io penso che negli ultimi decenni abbia
dimenticato completamente il suo ruolo di tutelare e difendere
l'interesse dei cittadini italiani preferendo piegarsi, per
convenienza e viltà, al volere degli onnipresenti sacerdoti del dio
denaro.
Mi
chiedo quale possa essere l'utilità di un voto dato che chiunque sia
l'attore principale, qualsiasi sia il copione presentato, il finale
per gli italiani risulta sempre uguale: un ombrello conficcato nel
c...Beh, penso che l'immagine riporti l'idea. Io penso che i veri
cambiamenti nascono quando si decide di percorrere la strada dei
principi morali superiori, quelli che risultano tali perché
prevalgono su ogni altra considerazione in quanto provenienti dalla
natura stessa, non quella lastricata da semplici bigliettini
colorati.
Alfred
B. Revenge
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