La Commissione sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i
fenomeni di odio (intitolata a Jo Cox) presieduta dal Presidente
della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha approvato il sei luglio
di quest'anno la relazione finale, dopo quattordici mesi di lavoro.
Giornalisti e politici hanno commentato nei giorni scorsi il
contenuto del lavoro, soprattutto quello riportato in una sorta di
libretto riassuntivo dal titolo “La piramide dell'Odio in Italia”.
Per farmi un'idea autonoma sull'argomento ho letto l'intero dossier
di centotrenta pagine della relazione finale pubblicata dalla Camera
dei Deputati.
Il risultato, sicuramente oneroso per le casse dello Stato, ha partorito alcuni concetti del tipo:
-Gli Italiani hanno idee sbagliate perché fondate sull'ignoranza, ecco la ragione per cui è necessario intervenire con processi educativi che in sostanza vadano a limitare la libertà di espressione. Singolare è lo sforzo riportato nel capitolo II, una quindicina di pagine, con il censimento delle “parole per ferire” circolanti in Italia. Per esempio, un elenco di “parole o accezioni evocanti stereotipi negativi” usate per offendere una persona straniera: “beduino” per dare dell'incivile, “crucco” nomignolo affibbiato ai soldati tedeschi, “giudeo” per additare l'ebreo, “guascone” per indicare uno spaccone, “meticcio” per indicare il nato da genitori di razza diversa, e così via. Particolare enfasi ho notato nei paragrafi relativi “all'ingegnosità linguistica creativa, popolare e semicolta in rapporto agli apparati sessuali maschili e femminili”
-Nel cervello degli Italiani persiste lo stereotipo dell'immigrato quale causa di degrado o peggio di terrorismo e criminalità.
-Limitare la libertà di opinione espressa su internet attraverso appositi filtri regolamentari.
-Istituzione di un “Gran Giurì che garantisca la correttezza dell'informazione”.
In pratica, secondo la Commissione presieduta dalla Boldrini dovrà essere un'entità superiore a determinare cosa sia vero o falso, cosa sia giusto scrivere o no, cosa debba essere oscurato su internet, cosa gli italiani debbano pensare o meno. Tu scrivi cose che non sono condivise dall'autorità? Bene, allora sei uno che sparge odio, sei uno xenofobo, un razzista, un propagatore di menzogne.
-L'informazione non corretta conduce alla violenza, all'odio, al razzismo, alla xenofobia. Per evitare tali fenomeni è fondamentale disciplinare l'informazione secondo le regole imposte da un'autorità superiore.
Tuttavia, al di là di queste conclusioni condivisibili o no la lettura dell'intera relazione mi ha condotto a formulare un'amara considerazione. L'intero studio è impregnato proprio di quella forma di intolleranza che, nel suo scopo originario, vorrebbe debellare.
Io penso che in queste centotrenta pagine con il marchio del Parlamento ci sia l'evidenza di una discriminazione verso gli Italiani e la loro tradizione storico-culturale, quella cristiana. Non a caso la parte centrale dello studio “esamina in riferimento alla situazione italiana le cause e le forme del linguaggio e azioni d'odio, nelle loro varie manifestazioni, sessismo, omofobia e transfobia, razzismo, xenofobia, antigitanismo, antisemitismo, islamofobia, ostilità contro le persone con disabilità, bullismo.” E la cristianofobia? Dimenticata? A dir la verità, a pagina venti se ne fa un breve cenno, ma solo per specificare che il termine “non sembra rispondere adeguatamente né ai casi esaminati né, più in generale, alla realtà europea.” (Sic!)
Quindi, se in Italia un fedele della religione islamica si lamentasse per la presenza di un crocifisso o per canti di natale o per altre rappresentazioni della fede cristiana potrebbe farlo liberamente senza esser tacciato di cristianofobia (ed è successo); viceversa, se durante una lezione scolastica un professore evidenziasse aspetti critici sulla religione di Maometto scatterebbe immediatamente l'allarme con accuse di islamofobia (ed è successo).
Ma come! Si vuole operare per eliminare l'odio, qualsiasi forma di discriminazione verso le donne, gli omosessuali, i fedeli di altri credi religiosi e non si può esaminare con spirito critico una fede come quella islamica che ha nel suo Dna l'evidente intolleranza e xenofobia proprio verso quei soggetti? Mi sa che la verità viene capovolta, manipolata, inquinata da fenomeni che nulla hanno a che vedere con l'autonoma capacità di pensare. Ma davvero io sarei un portatore d'odio soltanto perché commento fatti storici?
Mi sono stancato di sentire sempre la stessa solfa. Io ho il diritto, come qualsiasi essere umano pensante, di esprimere liberamente la mia opinione - soprattutto se critica - verso una credenza, una cultura, un libro, una religione. Cosa significa, per esempio: devo rispettare il Corano o Maometto. Che non posso parlare del contenuto del libro o del vissuto storico del fondatore della religione islamica? E perché? Perché sono intellettualmente inferiore? Perché, altrimenti, i musulmani si offendono? Perché sarei subito tacciato di islamofobia? Cioè, se dovessi leggere il Corano (cosa che ho fatto) non potrei elaborare un'autonoma idea sul contenuto del suo insegnamento? Cioè, se dovessi studiare il reale vissuto di Maometto (cosa che ho fatto) non potrei valutare la sua concreta natura? Ma stiamo scherzando? Più volte ho scritto come una ristretta élite di potere economico, con la fattiva collaborazione della classe politica, ci ha già privato della sovranità monetaria e della futura felicità dei nostri figli; ora si aggiungerebbe il fatto che finti benpensanti vorrebbero privarci della sovranità sul nostro cervello? Io penso che questo sia l'atteggiamento da considerare “Intollerante”. Considero sacra la vita così come considero sacra la mia libertà di essere critico verso quelle credenze di cui non apprezzo i valori e gli insegnamenti.
Se una religione fosse basata sul male sarebbe pazzesco non evidenziarlo per evitare di offendere coloro che seguono quella fede ed essere accusati di una qualche forma di discriminazione.
Non è privando l'uomo della sua libertà di opinione, del suo libero arbitrio, che si riduce l'odio. Anzi, io ritengo che i conflitti si sviluppano quando un gruppo di persone si ritiene l'unico depositario della verità e vuole obbligare chi non la pensa allo stesso modo ad assoggettarsi a quel credo.
La relazione della Commissione presieduta dalla Boldrini indica come una falsa rappresentazione o uno stereotipo il pensiero di ben oltre il cinquanta per cento degli italiani che afferma:
“un quartiere si degrada quando ci sono molti immigrati.”
“L'aumento degli immigrati favorisce il diffondersi del terrorismo e della criminalità.”
Bene, prima di considerare la maggioranza degli italiani come intolleranti, discriminatori, razzisti, ignoranti e novelli untori perché non si è fatto uno sforzo per capire se dietro quelle amare conclusioni ci fossero tragiche verità?
E se la maggioranza degli italiani avesse ragione? E se la ben nota generosità, ospitalità e tolleranza del popolo si fosse persa nei meandri oscuri di politiche che hanno favorito la disoccupazione, l'incremento iniquo delle tasse, l'aumento della povertà, dei clandestini, della microcriminalità e del disagio sociale?
Non è per caso che chi ha visto l'odio negli occhi degli italiani ha solo osservato il suo riflesso nello specchio dell'ipocrisia?
Io penso che larga parte del popolo italiano non è presente nella piramide dell'odio, bensì in quella dell'infelicità.
Alfred B. Revenge
Il risultato, sicuramente oneroso per le casse dello Stato, ha partorito alcuni concetti del tipo:
-Gli Italiani hanno idee sbagliate perché fondate sull'ignoranza, ecco la ragione per cui è necessario intervenire con processi educativi che in sostanza vadano a limitare la libertà di espressione. Singolare è lo sforzo riportato nel capitolo II, una quindicina di pagine, con il censimento delle “parole per ferire” circolanti in Italia. Per esempio, un elenco di “parole o accezioni evocanti stereotipi negativi” usate per offendere una persona straniera: “beduino” per dare dell'incivile, “crucco” nomignolo affibbiato ai soldati tedeschi, “giudeo” per additare l'ebreo, “guascone” per indicare uno spaccone, “meticcio” per indicare il nato da genitori di razza diversa, e così via. Particolare enfasi ho notato nei paragrafi relativi “all'ingegnosità linguistica creativa, popolare e semicolta in rapporto agli apparati sessuali maschili e femminili”
-Nel cervello degli Italiani persiste lo stereotipo dell'immigrato quale causa di degrado o peggio di terrorismo e criminalità.
-Limitare la libertà di opinione espressa su internet attraverso appositi filtri regolamentari.
-Istituzione di un “Gran Giurì che garantisca la correttezza dell'informazione”.
In pratica, secondo la Commissione presieduta dalla Boldrini dovrà essere un'entità superiore a determinare cosa sia vero o falso, cosa sia giusto scrivere o no, cosa debba essere oscurato su internet, cosa gli italiani debbano pensare o meno. Tu scrivi cose che non sono condivise dall'autorità? Bene, allora sei uno che sparge odio, sei uno xenofobo, un razzista, un propagatore di menzogne.
-L'informazione non corretta conduce alla violenza, all'odio, al razzismo, alla xenofobia. Per evitare tali fenomeni è fondamentale disciplinare l'informazione secondo le regole imposte da un'autorità superiore.
Tuttavia, al di là di queste conclusioni condivisibili o no la lettura dell'intera relazione mi ha condotto a formulare un'amara considerazione. L'intero studio è impregnato proprio di quella forma di intolleranza che, nel suo scopo originario, vorrebbe debellare.
Io penso che in queste centotrenta pagine con il marchio del Parlamento ci sia l'evidenza di una discriminazione verso gli Italiani e la loro tradizione storico-culturale, quella cristiana. Non a caso la parte centrale dello studio “esamina in riferimento alla situazione italiana le cause e le forme del linguaggio e azioni d'odio, nelle loro varie manifestazioni, sessismo, omofobia e transfobia, razzismo, xenofobia, antigitanismo, antisemitismo, islamofobia, ostilità contro le persone con disabilità, bullismo.” E la cristianofobia? Dimenticata? A dir la verità, a pagina venti se ne fa un breve cenno, ma solo per specificare che il termine “non sembra rispondere adeguatamente né ai casi esaminati né, più in generale, alla realtà europea.” (Sic!)
Quindi, se in Italia un fedele della religione islamica si lamentasse per la presenza di un crocifisso o per canti di natale o per altre rappresentazioni della fede cristiana potrebbe farlo liberamente senza esser tacciato di cristianofobia (ed è successo); viceversa, se durante una lezione scolastica un professore evidenziasse aspetti critici sulla religione di Maometto scatterebbe immediatamente l'allarme con accuse di islamofobia (ed è successo).
Ma come! Si vuole operare per eliminare l'odio, qualsiasi forma di discriminazione verso le donne, gli omosessuali, i fedeli di altri credi religiosi e non si può esaminare con spirito critico una fede come quella islamica che ha nel suo Dna l'evidente intolleranza e xenofobia proprio verso quei soggetti? Mi sa che la verità viene capovolta, manipolata, inquinata da fenomeni che nulla hanno a che vedere con l'autonoma capacità di pensare. Ma davvero io sarei un portatore d'odio soltanto perché commento fatti storici?
Mi sono stancato di sentire sempre la stessa solfa. Io ho il diritto, come qualsiasi essere umano pensante, di esprimere liberamente la mia opinione - soprattutto se critica - verso una credenza, una cultura, un libro, una religione. Cosa significa, per esempio: devo rispettare il Corano o Maometto. Che non posso parlare del contenuto del libro o del vissuto storico del fondatore della religione islamica? E perché? Perché sono intellettualmente inferiore? Perché, altrimenti, i musulmani si offendono? Perché sarei subito tacciato di islamofobia? Cioè, se dovessi leggere il Corano (cosa che ho fatto) non potrei elaborare un'autonoma idea sul contenuto del suo insegnamento? Cioè, se dovessi studiare il reale vissuto di Maometto (cosa che ho fatto) non potrei valutare la sua concreta natura? Ma stiamo scherzando? Più volte ho scritto come una ristretta élite di potere economico, con la fattiva collaborazione della classe politica, ci ha già privato della sovranità monetaria e della futura felicità dei nostri figli; ora si aggiungerebbe il fatto che finti benpensanti vorrebbero privarci della sovranità sul nostro cervello? Io penso che questo sia l'atteggiamento da considerare “Intollerante”. Considero sacra la vita così come considero sacra la mia libertà di essere critico verso quelle credenze di cui non apprezzo i valori e gli insegnamenti.
Se una religione fosse basata sul male sarebbe pazzesco non evidenziarlo per evitare di offendere coloro che seguono quella fede ed essere accusati di una qualche forma di discriminazione.
Non è privando l'uomo della sua libertà di opinione, del suo libero arbitrio, che si riduce l'odio. Anzi, io ritengo che i conflitti si sviluppano quando un gruppo di persone si ritiene l'unico depositario della verità e vuole obbligare chi non la pensa allo stesso modo ad assoggettarsi a quel credo.
La relazione della Commissione presieduta dalla Boldrini indica come una falsa rappresentazione o uno stereotipo il pensiero di ben oltre il cinquanta per cento degli italiani che afferma:
“un quartiere si degrada quando ci sono molti immigrati.”
“L'aumento degli immigrati favorisce il diffondersi del terrorismo e della criminalità.”
Bene, prima di considerare la maggioranza degli italiani come intolleranti, discriminatori, razzisti, ignoranti e novelli untori perché non si è fatto uno sforzo per capire se dietro quelle amare conclusioni ci fossero tragiche verità?
E se la maggioranza degli italiani avesse ragione? E se la ben nota generosità, ospitalità e tolleranza del popolo si fosse persa nei meandri oscuri di politiche che hanno favorito la disoccupazione, l'incremento iniquo delle tasse, l'aumento della povertà, dei clandestini, della microcriminalità e del disagio sociale?
Non è per caso che chi ha visto l'odio negli occhi degli italiani ha solo osservato il suo riflesso nello specchio dell'ipocrisia?
Io penso che larga parte del popolo italiano non è presente nella piramide dell'odio, bensì in quella dell'infelicità.
Alfred B. Revenge
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