Leggendo l'articolo sotto
riportato sul quotidiano Repubblica ho notato la seguente frase:
“L'uomo nero che
aggredisce la donna bianca, nell'illustrazione bellica di Boccasile,
altro non è che un soldato alleato: forse un goumier francese (le
truppe coloniali provenienti dal Marocco). Il 1944 è l'anno dello
sbarco ad Anzio e Nettuno: la seconda guerra mondiale è in corso e,
nella vulgata fascista, i soldati che stanno occupando il territorio
italiano sono responsabili di stupri e violenze. Su questa paura fa
leva il manifesto di Boccasile...”
Ora, mi sembra di capire
che per l'estensore dell'articolo la vicenda di stupri e violenze
durante l'intervento alleato a opera delle truppe coloniali francesi
sia una sorta di versione propagandistica dei sostenitori del
fascismo (“vulgata fascista”).
Spero tanto di sbagliarmi
ma, se così fosse, saremmo di fronte all'ennesima violenza nei
confronti della verità storica. Non è questione di essere di
destra, di centro o di sinistra; io penso semplicemente che non si
può combattere una forma di razzismo, come quella evidenziata nel
pezzo di Repubblica, attraverso la negazione o il ridimensionamento
di fatti drammatici realmente accaduti e che hanno devastato tanti
esseri umani.
Le truppe coloniali
francesi del Nord Africa costituite in maggioranza da marocchini,
algerini e senegalesi, pienamente integrate con gli alleati, si
resero protagoniste durante la seconda guerra mondiale di stupri di
gruppo, di saccheggi e di violenze di ogni genere nei confronti del
popolo italiano. Al riguardo ci fu la lodevole rappresentazione
cinematografica rappresentata dal film “La Ciociara”.
Osserviamo per un attimo
i numeri di questa tragedia (Fonte: La Stampa del sedici marzo 2017)
“Nella seduta notturna
della Camera del sette aprile 1952 la deputata del partito comunista
italiano Maria Maddalena Rossi denunciò che solo nella provincia di
Frosinone vi erano state sessantamila violenze da parte delle truppe
del generale Juin (generale delle truppe coloniali francesi e
sostenitore del “diritto di preda bellica” incluso lo stupro).
Dalle numerose documentazioni raccolte oggi possiamo affermare che ci
furono ventimila casi accertati di violenze, numero del tutto
sottostimato; diversi referti medici dell'epoca riferirono che un
terzo delle donne violentate, che si erano fatte medicare, sia per
vergogna o per pudore, preferì non denunciare. Facendo una
valutazione complessiva delle violenze commesse dalle truppe
coloniali francesi (Cef), iniziate in Sicilia e terminate alle porte
di Firenze, possiamo quindi affermare con certezza che ci fu un
minimo di sessantamila donne stuprate, ognuna, quasi sempre, da più
uomini. I soldati magrebini, ad esempio, mediamente violentavano in
gruppi da due o tre, ma abbiamo raccolto testimonianze di donne
violentate anche da cento, duecento e trecento uomini. Oltre alle
violenze carnali, vi furono decine di migliaia di richieste per
risarcimenti a danni materiali: furti, incendi, saccheggi e
distruzioni.”
D'altronde basterebbe
rivedere l'intera interpellanza della deputata Rossi negli atti
parlamentari della Camera dei Deputati (seduta notturna) del sette
aprile 1952 per rendersi conto della gravità di quanto denunciato.
Alcuni esempi (fonte:
articolo di Andrea Cionci su “La Stampa” dal titolo “La verità
nascosta delle Marocchinate, saccheggi e stupri delle truppe francesi
in mezza Italia.” del 16 marzo 2017):
“A S. Andrea i
marocchini stuprarono trenta donne e due uomini. A Vallemaio due
sorelle dovettero soddisfare un plotone di duecento goumiers; in
trecento abusarono di una sessantenne. A Esperia furono settecento le
donne violate su una popolazione di duemila e cinquecento abitanti.
Anche il parroco don Alberto Terrilli, nel tentativo di difendere
due ragazza, venne legato a un albero e stuprato per una notte
intera. Morirà due anni dopo per le lacerazioni interne riportate. A
Polleca si toccò l'apice della bestialità. Luciano Garibaldi scrive
che dai reparti marocchini del generale Guillaume furono stuprate
bambine e anziane; gli uomini che reagirono furono sodomizzati,
uccisi a raffiche di mitra, evirati o impalati vivi.”
Vorrei ricordare quanto
scritto su questo tema da Malek Chebel, antropologo e psicopatologo
algerino considerato uno dei massimi rappresentanti dell'islamismo
illuminato: “L'itinerario copulatorio del giovane magrebino
campagnolo comincia spesso nei lombi delle bestie che è incaricato
di accompagnare regolarmente...Per le truppe africane agli ordini di
Juin, le donne italiane (come tutte le occidentali) erano ...”Gahba”,
puttane, nel linguaggio franco-arabo.
Si potrebbe continuare a
lungo, ma credo sia sufficiente per indicare come la violenza in
Italia da parte delle truppe coloniali francesi non sia di “vulgata
fascista”, bensì storicamente accertata da fonti persino avverse
alla dittatura del ventennio come quella di una grande personalità
del passato, Maria Maddalena Rossi, membro dell'Assemblea Costituente
della Repubblica Italiana per il partito comunista, deputata per tre
legislature e presidente per diversi anni dell'Unione Donne Italiane.
Io penso che sia un grave
errore combattere qualsiasi forma di intolleranza o discriminazione
alterando la verità. La storia la scrivono i vincitori, ma le menti
libere possono fare la differenza cercando di allargare i confini
imposti da un pensiero dominante come, ad esempio, quello attuale del
politicamente corretto.
Alfred B. Revenge
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