Per tutta l'estate
abbiamo letto sulle più disparate testate giornalistiche del Paese
le drammatiche violenze a danno di donne, minorenni e disabili. Un
lungo elenco che fa rabbrividire per la malvagità con cui esseri
spregevoli hanno rovinato la vita ai più indifesi. Le rassegne
stampa del periodo sono purtroppo ricche di questi dolorosi episodi e
io ne ricordo brevemente soltanto alcuni.
Un'anziana donna di
settantasei anni violentata a Gioia del Colle (provincia di Bari) da
un nigeriano di ventisei anni.
Una ragazzina italiana di
quindici anni stuprata a Pidimonte in Campania da dodici coetanei
connazionali tra cui il fidanzato.
Un'anziana donna di
ottant'anni violentata a Milano da un migrante.
Una bambina di dodici
anni stuprata a Trieste da tre cittadini di nazionalità afgana e
pakistana.
Un bambino disabile di
tredici anni violentato a Reggio Emilia da un pakistano.
Una ragazzina italiana di
quindici anni stuprata a Bari da cinque connazionali tra i sedici e i
diciassette anni.
Una donna ucraina di
trentacinque anni violentata a Riccione da tre cittadini stranieri.
Un ragazzo italiano di
sedici anni violentato a Catania da un connazionale di sessantasette
anni.
Una ragazza di sedici
anni stuprata a Massarosa (provincia di Lucca) da un cittadino
marocchino di trentaquattro anni senza permesso di soggiorno.
Una donna polacca
stuprata a Rimini da un cittadino del Congo, da due marocchini e un
nigeriano.
Per non parlare delle
ultimissime vicende relative ai due carabinieri di Firenze che
avrebbero violentato due cittadine americane e dello stupro ai danni
di una ragazza finlandese compiuto da un individuo originario del
Bangladesh.
Insomma, un'estate
contrassegnata da azioni abiette commesse da esseri privi di morale e
onore a cui ha fatto da contorno la voce ipocrita e ambigua del
distinguo tra atti criminali compiuti da migranti e quelli posti in
essere da italiani, quasi esistesse una sorta di derby dell'orrore
tra i differenti casi di stupro. Un atto criminale è un atto
criminale a prescindere dalla nazionalità, dalla religione o dal
colore della pelle del reo. La vittima di una violenza carnale non
può certo trovare un qualche conforto dal fatto che il suo aguzzino
sia stato un marocchino piuttosto che un italiano.
Eppure, il contenuto
degli articoli e i commenti dei lettori evidenziano una sorta di
competizione pro o contro i migranti. Persino le decisioni dei
magistrati, a volte, seguono la corrente di pensiero che si indirizza
a una maggiore giustificazione verso gli stranieri generando una
sorta di inaccettabile discriminazione verso gli italiani, si veda il
caso del bambino disabile di tredici anni stuprato da un pakistano
reo confesso rimesso in libertà in quanto straniero richiedente
asilo. In ogni caso la libertà di pensiero e di parola non deve
trovare una limitazione nella paura! Io penso che non bisogna aver
timore di dire la verità anche se si dovesse correre il rischio di
essere additati come razzisti dai sostenitori del politicamente
corretto.
Ricordo questa
condivisibile affermazione:
“Il voler proteggere i
migranti responsabili di reati odiosi, così come il ritenere che
diffondendo le notizie negative che li riguardano, esattamente come
faremmo per i crimini commessi dai cittadini italiani, ritenendo che
così facendo si possa fomentare il razzismo, stanno alla base
dell'attuale pensiero di una certa sinistra italiana: elitaria e
profondamente discriminante.”
(tratta dall'articolo sul
“Fatto Quotidiano” del trentuno luglio 2017 dell'attivista e
scrittrice italiana femminista Lorella Zanardo).
Coloro che insultano i
critici, come me, del fenomeno immigratorio di massa non riescono a
comprendere che non esiste un'ostilità precostituita verso chi
proviene da Paesi più poveri, bensì solo il buon senso che fa
intuire la pericolosità di far entrare chiunque senza una preventiva
politica regolatrice dei flussi associata a doverosi controlli.
D'altronde, ho sempre sostenuto che tra gli artefici di quanto sta
accadendo ci sono quelli che spingono esseri umani a partire dalla
propria nazione per inseguire l'illusione di una vita migliore che
difficilmente si realizzerà. L'Italia è vista come una sorta di
bengodi dove tutto si può ottenere con estrema facilità, dove
esistono solo diritti e alcun dovere. E la responsabilità principale
su questa condizione è di coloro che, per interesse, hanno fatto
credere a tanti che nel Bel Paese tutto è concesso, tutto è
possibile e che la legalità o il rispetto verso la donna o la
proprietà altrui siano banali optional. Non si possono difendere i
migranti quando commettono reati ignobili affermando che anche gli
italiani lo fanno, è una squallida semplificazione che porta
soltanto ad alimentare odio su odio. Quando si verifica un fatto
esecrabile come uno stupro lo sdegno deve risultare unanime senza
voler per forza trovare un qualche appiglio basato su insopportabili
confronti.
Alfred B. Revenge.
Nessun commento:
Posta un commento