Da troppo tempo la classe
prezzolata ci prende per il culo. Mi riferisco ai milioni di esseri
che rappresentano la cinghia di trasmissione tra l'élite di potere e
noi del popolo. Parlo di politici corrotti o totalmente incapaci, di
accademici, di giornalisti, di burocrati e di qualsiasi altra
categoria potenzialmente utile a tutelare gli interessi di poche
migliaia di privilegiati il cui scopo risulta diabolico nella sua
semplicità: soggiogarci, privarci di ogni autonomo pensiero,
convincerci che dovremo sempre accettare privazioni, indebolimenti
dello stato sociale, stipendi e salari minimi, privatizzazioni a
tutta forza e drammatici fenomeni migratori. Il tutto in nome del
Santo Graal; cioè della globalizzazione come naturale e benefico
effetto della cultura neo-liberista.
Ora i mass media indicano
che ci possono essere delle svolte con l'elezione di Donald Trump
negli Stati Uniti e la candidatura di Marine le Pen alle prossime
elezioni presidenziali in Francia. Ma andiamo con ordine.
Partiamo da Donald Trump.
Le sue dichiarazioni parlano chiaro, denuncia dei fenomeni di
globalizzazione attuata dalle grandi multinazionali e risposta
adeguata con misure protezionistiche e di salvaguardia del lavoratore
americano. Interessante, molto interessante; un Presidente
statunitense che si mette di traverso alle corporazioni industriali e
finanziarie, che attacca senza remore le banche avvisando gli
americani dell'esistenza di “una struttura di potere globale
responsabile delle decisioni economiche che hanno derubato la nostra
classe lavoratrice, privato il nostro paese della sua ricchezza e
messo quel denaro nelle tasche di un manipolo di grandi compagnie ed
entità politiche.” Una dichiarazione di allarme rosso con allegata
l'immagine di Lloyd C. Blankfein, numero uno della Goldman Sachs, tra
le più importanti banche al mondo. Tanto per ricordarvi la stessa
mamma da cui succhiarono il latte personaggi molto noti a noi
Italiani come Mario Draghi, attuale Governatore della Banca Centrale
Europea; Romano Prodi, ex Presidente del Consiglio; Mario Monti, ex
Presidente del Consiglio e Senatore a Vita; Gianni Letta, ex
Presidente del Consiglio. Oh, perbacco; tutti ferventi sostenitori
dell'Euro e di una Unione Europea fondata su quella moneta unica.
Insomma, Donald Trump
spara ad alzo zero contro il gotha di Wall Street diventando il nuovo
Presidente degli Stati Uniti d'America.
Una notizia da prendere
con entusiasmo per chi denuncia, come me, l'iniqua azione delle
conglomerate bancarie contro il popolo. Dopo tanti anni finalmente
arriva un Presidente della più potente economia al mondo che vuole
agire contro lo strapotere delle banche.
Uhm, tuttavia, qualcosa
non quadra.
Trump vuole lottare
contro Wall Street eppure chi nomina nei posti chiave della sua
amministrazione? A Segretario di Stato Rex Tillerson, numero uno
della gigantesca piovra ExxonMobil legata ai Rockefeller. A
Segretario del Tesoro Steven Mnuchin, già banchiere della stessa
Goldman Sachs ed al vertice in società specializzate nella gestione
di fondi off-shore insieme al famigerato George Soros. A direttore
del National Economic Council, cioè dell'entità deputata ad
organizzare l'intera politica economica dell'amministrazione
statunitense, un certo Gary D. Cohn tra i più alti dirigenti della
Goldman Sachs ed intimo amico di quel Blankfein prima citato.
Ma che strano! Trump
vuole lottare contro banche come la Goldman Sachs e mette nelle
posizioni chiave del suo governo soggetti che provengono proprio da
lì. Non solo, altri banchieri risultano nell'entourage del nuovo
inquilino alla Casa Bianca. Sarà una semplice coincidenza? Non
direi, visto che una delle prime mosse concrete di Trump è il
previsto ridimensionamento della norma che fu introdotta dopo il noto
scandalo della Lehman Brothers nel 2008 per ridurre la speculazione
finanziaria delle banche. Insomma, Trump in queste prime battute
sembra agire in perfetta sintonia con i sacerdoti del dio denaro,
altro che lotta senza quartiere alla struttura di potere che ha
derubato le classi lavoratrici.
Spero tanto di
sbagliarmi, ma ho la sensazione che Donald Trump stia prendendo per i
fondelli il popolo americano, e non solo esso.
E ora passiamo alla
svolta epocale che ci sarebbe qualora Marine Le Pen fosse eletta
Presidente della Repubblica Francese. I titoli di tutti i principali
quotidiani, le notizie diffuse su tutte le reti televisive riportano
un preciso messaggio della candidata transalpina: “Con me la
Francia fuori dall'Unione Europea, fuori dall'euro, fuori dalla
Nato.” Anche questo un programma da accogliere con entusiasmo per
chi, come me, scrive in ogni salsa delle disastrose conseguenze
derivanti dall'aver unito solo con la moneta Stati così diversi tra
loro.
Uhm, tuttavia qualcosa
non quadra.
Esaminando con molta
attenzione le affermazioni della Le Pen l'obiettivo sarebbe quello,
nella veste di nuovo Presidente della Francia, di negoziare con
Bruxelles l'uscita dall'Unione Europea e dall'euro demandando ad un
referendum la decisione finale su quanto stabilito dalla trattativa.
Sarà che sono diventato sempre più diffidente verso i politici, ma
questa impostazione la interpreto come un chiaro messaggio alla
Germania della Merkel: “o si fa come dico io o la Francia esce
dall'euro decapitando la vostra gallina dalle uova d'oro.” Non a
caso è arrivata a stretto giro la risposta della Cancelliera tedesca
sull'Europa “a due velocità”. Spero di sbagliarmi anche in
questo caso ma penso che qualora Marine Le Pen fosse eletta la
Germania, pur di mantenere in piedi l'euro, sarebbe disponibile a
qualsiasi compromesso incluso appunto quello della creazione di
un'area europea di serie A ed una di serie B. La Merkel e la Le Pen
sanno perfettamente che l'euro senza la Francia non può esistere.
Insomma, dopo la dimostrazione muscolare si arriverebbe ad un accordo
che probabilmente andrebbe a danneggiare proprio l'Italia; altro che
dichiarazioni di consenso alla proposta della Merkel dei soliti
Prodi, Monti, Gentiloni e compagni.
D'altronde è il solito
ritornello dei due paesi che fanno il bello ed il cattivo tempo in
Europa. La Francia da anni non rispetta i parametri di Mastricht sul
deficit e sul debito pubblico e da Bruxelles mai una piccola tiratina
di orecchi. L'Italia, ben più virtuosa, riceve periodicamente
lettere di carattere estorsivo con minacce più o meno velate di
sanzioni; e l'aspetto incredibile è che i nostri governanti
dimenticano, o per interesse fanno finta di dimenticare, che l'euro
crollerebbe ugualmente senza l'Italia. Ma noi poveri europei
meridionali non disponiamo delle immense ricchezze di un impero
coloniale come la Francia.
Si penserà che il mio
cervello sia andato in pensione quando scrivo “impero coloniale”;
eppure è proprio così.
La grandeur francese si
regge ancora in buona parte sullo sfruttamento delle risorse
minerarie e finanziarie delle sue ex colonie in Africa. Nel mio
ultimo libro di prossima pubblicazione si parla anche di questo
degrado umanitario; di come una nazione che si proclama democratica e
fulgido esempio di libertà ed uguaglianza opprima interi popoli
attraverso accordi coloniali stipulati una cinquantina di anni fa.
La Francia è l'unico
paese al mondo che si fa pagare per il suo ex dominio coloniale. I
popoli di quattordici paesi africani hanno avuto l'onore (Sic!) di
essere schiavizzati per anni dall'impero transalpino? Bene, devono
pagare. Come? Semplicissimo. Per esempio, una bella tassa coloniale
da far decorrere dal momento della dichiarazione di indipendenza. Di
che tipo? Qui c'è proprio da saltare sulla sedia e guardare con
ammirazione le capacità dei nostri cugini di favorire il loro
interesse nazionale. Questi quattordici Stati (Benin, Burkina Faso,
Guinea-Bissau, Costa d'Avorio, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun,
Repubblica Centrafricana, Ciad, Congo, Guinea Equatoriale e Gabon),
attraverso trattati capestro, devono depositare ben l'ottantacinque
per cento delle loro riserve valutarie alla Banca di Francia che può
disporne come meglio desidera. E se un Paese avesse necessità dei
propri quattrini per sostenere la crescita del popolo? Non li può
avere, tuttavia può chiedere un finanziamento alla banca francese,
che naturalmente si farà pagare luccicanti interessi. Capito? La
Francia si appropria da oltre mezzo secolo del denaro di Stati solo
in apparenza indipendenti, per non parlare delle ricchezze minerarie
come l'uranio, l'oro e così via. Basti pensare che sono centinaia e
centinaia di miliardi di dollari i tesori accumulati dalla Banca di
Francia nel corso di questi decenni. Soldi prodotti dal lavoro del
popolo africano che vola via producendo continua povertà,
immigrazione e, ovviamente, quel brodo di coltura ideale per le
organizzazioni terroristiche. E si perde il conto di quanti colpi di
Stato sono stati prodotti nel corso di questi anni in queste
sfortunate colonie francesi. Ops; piccolo lapsus, intendevo dire...ex
colonie francesi.
Lo stesso ex Presidente
Chirac disse: “Dobbiamo essere onesti e riconoscere che una gran
parte dei soldi nelle nostre banche provengono dallo sfruttamento del
continente africano.”
E c'è chi ancora si
permette in Europa di criticare gli Italiani.
Comunque, tornando al
discorso iniziale sugli intendimenti di Marine Le Pen io penso,
sperando di essere nel torto, che sia tutta una gran messa in scena
per sfruttare il disagio del popolo, venire eletta, fare un po' la
voce grossa a Bruxelles e tornare indietro con la borsa ricca di
accordi favorevoli per la Francia, ma sempre espressi nella valuta
tanto amata dai tedeschi, l'euro.
Anche in questo caso temo
che i politici ci stiano prendendo per i fondelli.
Visto che siamo in tema
concludo ricordando i volti sorridenti del ministro Padoan e del
premier Gentiloni nell'annunciare l'incasso record delle entrate
fiscali nel 2016, oltre quattrocentocinquanta miliardi di euro. Tutti
giulivi e contenti perché lo Stato, in assenza di una reale crescita
economica, ha drenato ancor più reddito, lavoro e ricchezza dai
cittadini Italiani; cioè da coloro che sono l'essenza dello Stato.
E' assurdo! I sorrisi sarebbero stati giustificati per una riduzione
dei consueti salassi e non per aggiuntivi prelievi di sangue che
comportano l'aggravamento delle condizioni del paziente.
Sì, io penso che noi del
popolo siamo decisamente presi per il culo dalla classe prezzolata.
Per chi pensa che abbia
utilizzato un termine inelegante mi faccio subito perdonare.
Sì, io penso che noi del
popolo siamo decisamente presi dalla classe prezzolata per quella
parte del corpo dove la riverita schiena perde il riverito nome.
Così va meglio?
Alfred B. Revenge
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