La disuguaglianza
economica nel mondo cresce sempre di più e ormai rappresenta il vero
pericolo per la pace sociale. Da anni si sentono le voci di denuncia
sull'allargamento del divario tra i ricchi, pochi, e i poveri, la
stragrande maggioranza; eppure nulla si è mosso se non la parola
ipocrita dei vari leader politici e azioni di mera facciata. La
realtà è ben diversa e rispecchia una situazione degenerativa che
mostra l'avanzare senza tregua di un sistema criminale fondato sul
potere finanziario.
Nel 2011 uno studio dello
Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo ha identificato un
gruppo di centoquarantasette aziende che controllano circa il
quaranta per cento della ricchezza mondiale. Centoquarantasette
piovre che avvolgono tra i tentacoli quasi metà del mondo. Compagnie
principalmente bancarie come la Barclays plc, Citigroup, la JP Morgan
Chase &Co, la UBS, la Deutsche Bank, Credit Suisse, Goldman
Sachs, Société Générale, Bank of America, BNP Paribas e così
via. Una concentrazione di potere fondata su legami societari
incestuosi e su una struttura criminogena. Basti pensare che molte di
quelle banche prima hanno causato la profonda crisi del 2008, poi
sono state salvate dagli interventi delle banche centrali attraverso
la produzione di una montagna di quattrini, poi hanno perseguito
imperterriti nei loro porci affari ricostituendo le condizioni per
una prossima crisi. Non a caso il debito sia pubblico che privato è
aumentato senza sosta per consentire i continui profitti agli usurai,
alla faccia della povera gente costretta a tirare la cinghia per
scelte dissennate dei vari governanti. D'altronde, il potere di
emissione e controllo della moneta è ormai saldamente nelle mani di
organi finanziari totalmente indipendenti dalla volontà dei popoli.
E la cosa ancor più incredibile è che quelle stesse entità
tentacolari, nonostante abbiano violato numerose leggi, vivono
circondate sempre dal dolce profumo della santità e intoccabilità.
Decine e decine di grandi banche sono state multate per mega truffe.
Negli ultimi anni sono
stati condannati per violazioni di leggi sull'embargo, per pratiche
illegali nel settore immobiliare, per i pignoramenti abusivi, per
insider trading, frodi contabili, per la manipolazione dei tassi
bancari, per il riciclaggio di denaro e per aver operato sui derivati
tossici istituti come JP Morgan Chase, Citigroup, Bank of America,
Wells Fargo, BNP Paribas, Credit Suisse, HSBC, UBS, Deutsche Bank e
altre decine di grandi conglomerate finanziarie. Multe complessive
per oltre duecento miliardi di dollari sono state pagate senza
particolari problemi, visto che cifre così rilevanti rappresentano
in ogni caso briciole rispetto all'effettiva potenza di tali piovre.
E la cosa ancor più interessante deriva dal fatto che nessun
banchiere o alto dirigente è mai stato dietro le sbarre per questi
crimini capaci di devastare la serenità dei cittadini; anzi, sono
sempre lì a pontificare insieme ai politici prezzolati su quanto
siano necessarie misure di austerità per rientrare dalla crisi. Che
mondo strano quello in cui viviamo, le vittime accettano che i loro
carnefici siano posti al vertice della catena di comando affinché
possano continuare indisturbati a schiavizzarli. Non a caso le banche
centrali hanno amorevolmente distribuito ai loro figli truffatori,
con la causale “salvataggio”, una montagna di quattrini creati
dal nulla e il cui costo è stato fatto ricadere sui cittadini
attraverso le tasse e la riduzione della spesa sociale. Insomma,
mentre i banchieri hanno conseguito un notevole profitto dai loro
crimini gli imprenditori, i lavoratori, i pensionati e le altre
categorie più deboli hanno ottenuto soltanto delle gran sberle.
Ma non è finita qui.
Dal dossier pubblicato a
gennaio di quest'anno dalla Oxfam risulta che l'un per cento più
ricco dell'umanità possiede più ricchezza del resto del pianeta. La
ricerca ha rivelato che:
“Negli ultimi
venticinque anni l'un per cento più ricco della popolazione mondiale
ha goduto di redditi superiori a quanto percepito dal cinquanta per
cento più povero.”
E ancora:
“Società operanti nei
vari settori (finanziario, minerario, farmaceutico, ecc.) usano il
proprio enorme potere e la propria influenza per far sì che le
normative e le politiche nazionali e internazionali siano formulate
in modo da garantire loro una redditività costante.”
E ancora:
“Viviamo nell'era dei
super ricchi, una seconda belle époque o età dorata in cui sotto
una superficie scintillante si nascondono problemi sociali e
corruzione. L'analisi dei super ricchi condotta da Oxfam analizza
tutti gli individui con un patrimonio netto di almeno un miliardo di
dollari. I milleottocentodieci miliardari della lista Forbes 2016
possiedono seimila cinquecento miliardi di dollari: tanto quanto il
settanta per cento meno abbiente dell'umanità.”
Ma la cosa ancor più
stupefacente è che:
“Oxfam ha appurato che,
mentre le fortune di alcuni di questi miliardari sono frutto di
talento e duro lavoro, un terzo dei patrimoni miliardari è ereditato
e il quarantatré per cento è riconducibile al clientelismo.”
Capito?
Nel mondo esistono
milleottocentodieci Paperon de Paperoni che possiedono quanto quasi
cinque miliardi di persone. Non solo, gran parte di quella ricchezza
è stata ottenuta grazie a rapporti basati sul favoritismo.
Di fronte a un tale
schifo cosa succede? Niente, assolutamente niente.
Tuttavia, l'attuale
visione neoliberista dell'economia afferma che il benessere prodotto
al vertice della piramide riesce poi a diffondersi a cascata verso il
basso raggiungendo tutti noi miseri esseri umani.
Per rispondere a questa
insana ideologia utilizzo le parole del grande Totò: “Ma mi faccia
il piacere!”
Il buon senso dovrebbe
far comprendere come l'ingiustizia di una situazione che vede l'un
per cento della popolazione possedere quanto il restante novantanove
impedirà sempre la stabilità nel mondo.
E il peggio non è ancora
toccato; infatti, la pur pregevole analisi della Oxfam risulta
alquanto ottimistica perché una buona parte dei patrimoni sono
mantenuti segreti dietro i paraventi delle società offshore.
Una decina di giorni fa,
esattamente il ventotto maggio, è stato pubblicato uno studio dal
titolo “Tax Evasion and Inequality” realizzato dai ricercatori
Annette Alstadsaeter (Norwegian University of Life Sciences), Niels
Johannesen (University of Copenhagen) e Gabriel Zucman (University of
California Berkeley) da cui si evince che la disuguaglianza globale
della ricchezza è fortemente sottovalutata nei dati ufficiali per
via del successo dei gran ricconi nel campo dell'evasione fiscale. La
ricerca mette in evidenza come i soldi nascosti nei forzieri segreti
consente allo “zero virgola zero uno della popolazione di celare
metà della ricchezza”.
Gli studiosi, per
giungere a questa clamorosa conclusione, si sono avvalsi dei dati
“smarriti” (si fa per dire) della banca HSBC Private Suisse
(gruppo HSBC) e della fonte nota come “Panama Papers”. Ricordate?
Fu la perdita di innumerevoli file riservati dello studio legale
Manock-Fonseca di Panama che mostravano l'evidente evasione fiscale
di politici e loro burattinai.
Un piccolo assaggino; la
multinazionale Apple su duecentocinquanta miliardi di dollari in
depositi ben duecentoquaranta sono presenti in aree offshore (il
novantasei per cento); il tutto per evitare pagamenti di imposte
qualora facesse rientrare tutto quel ben di dio. E si potrebbe
continuare con la Microsoft, la Cisco Systems, Oracle e così via. E
chi gestisce e regola tutto questo vergognoso ambaradan?
Ma certo, le solite
grandi piovre bancarie e finanziarie.
La verità, purtroppo, è
molto spietata; l'assenza di regole, l'esaltazione del neoliberismo e
della globalizzazione, l'uso disinvolto degli strumenti tossici nella
finanza hanno stimolato e largamente favorito la condotta criminale
dei sacerdoti del dio denaro. Eppure sembra che non importi a nessuno
questa chiara distorsione del capitalismo moderno; anzi, appare
accettato come un effetto collaterale tutto sommato perdonabile
dell'intero fenomeno. Ecco da dove nasce l'impunibilità e l'assenza
di condanna sociale verso gli operatori dei mercati finanziari che
agiscono senza minimamente calcolare gli effetti distruttivi del loro
operato nei confronti del popolo.
D'altronde, basterebbe un
po' di ragionevolezza per capire come la crisi che domina da molti
anni è caratterizzata da una politica selvaggia di privatizzazioni,
dall'annullamento della sovranità monetaria degli Stati e dalla
possibilità data alle banche private di creare moneta bancaria
grazie ad una leva finanziaria spinta sino all'eccesso che ha
generato frodi su frodi.
E i soggetti criminali
sono parte integrante del sistema, anzi, ne rappresentano le
fondamenta. Quindi, se il male si è fuso nell'intero edificio della
finanza internazionale significa che la sua essenza sfugge. Il male
non viene identificato più come tale, ma come elemento essenziale
per il funzionamento dell'intera economia mondiale. Il mercato
comanda, regola la vita di ogni essere umano e il suo dominio rende
palese l'incapacità degli Stati di combattere la sua criminale
degradazione.
L'attuale struttura
finanziaria produce ricchezza per pochi e sofferenza per tanti perché
si basa su di una ideologia che fonda i propri valori sulla
sopraffazione, sull'egoismo, sull'indifferenza e sulla venerazione
del profitto ad ogni costo.
Io penso che continuando
su questa direzione le crisi si rinnoveranno sino all'implosione
finale dell'intera società.
Vedendo queste enormi
disuguaglianze mi tornano in mente le parole di cinque secoli fa del
filosofo francese Etienne de La Boétie:
“Vorrei solo riuscire a
comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e città, tante
nazioni a volte sopportano un tiranno che non ha alcuna forza se non
quella che gli viene data, non ha potere di nuocere se non in quanto
viene tollerato e non potrebbe far male ad alcuno, se non nel caso
che si preferisca sopportarlo anziché contraddirlo. E' un fatto
davvero sorprendente e nello stesso tempo comune, tanto che c'è più
da dolersene che da meravigliarsene, vedere milioni e milioni di
uomini asserviti come miserabili, messi a testa bassa sotto ad un
giogo vergognoso non per costrizione di forza maggiore ma perché
sembra siano affascinati e quasi stregati dal solo nome di uno di
fronte al quale non dovrebbero né temerne la forza, dato che si
tratta di una persona sola, né amarne le qualità poiché si
comporta verso di loro in modo del tutto inumano e selvaggio.”
Ecco, il sistema
criminale che investe la società moderna è rappresentato
egregiamente da una manciata di super ricchi, banchieri e tecnocrati
che, con abile maestria, hanno affascinato e stregato l'intera razza
umana.
Alfred B. Revenge
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