L'ipocrisia dei politici
e mass media.
Stiamo assistendo da settimane ad un'incessante campagna informativa sul prossimo referendum del quattro dicembre. I canali televisivi fanno a gara per inondare il pubblico di dichiarazioni sul Sì e sul No; sembra che tutti i politici, accademici di turno e giornalisti siano alimentati da un improvviso amore verso la Costituzione della Repubblica Italiana. Si assiste ad un presenzialismo inusuale per convincere il Popolo Italiano ad esprimere il proprio voto sulla riforma costituzionale promossa dal Governo. Riforma già approvata dal Parlamento ma che potrà entrare in vigore solo nel momento in cui il Referendum avesse un risultato positivo. Emerge una sfrenata voglia da tutte le parti in causa di migliorare, proteggere e salvaguardare i principi della Carta Costituzionale.
Ma quanta ipocrisia!
Dov'erano tutti questi
soloni di destra e sinistra della politica italiana quando solo
alcuni anni fa la nostra Costituzione fu soggetta ad un reale stupro
per obbedire alla volontà di oligarchi europei mai eletti da alcun
cittadino? Dov'erano stampa e televisione quando passarono modifiche
devastanti per tutti noi Italiani?
Non ricordo, ad esempio,
tanto sforzo da parte dei politici e mass media di far conoscere agli
Italiani l'introduzione nel 2012 del principio del “pareggio di
bilancio” che modificava diversi articoli della Costituzione.
Eh, no; in quel caso il
Parlamento votò con maggioranza quasi bulgara le norme imposte dagli
organismi sovranazionali europei non eletti e indipendenti dalla
volontà popolare. Norme assolutamente contrastanti con i valori
fondanti del Paese e lesive degli interessi nazionali. Anzi, in quel
caso tutti d'amore e d'accordo, dal centro sinistra al centro destra,
per mandare in naftalina lo stesso principio cardine della nostra
democrazia, cioè quello che stabilisce che “l'Italia è una
Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Si dimenticarono che
l'obbligo del perseguimento del pareggio di bilancio fa proprio a
pugni con il concetto stesso di favorire quel lavoro sulle cui
fondamenta si edificò l'Italia. Si dirà che in quella circostanza
“così voleva l'Europa”; il solito ritornello per giustificare le
reali violenze ai diritti conquistati dai nostri padri con il sangue.
Che strano, quando c'è
di mezzo la divina parola degli oligarchi europei strettamente legati
al mondo della grande finanza internazionale non si sentono quei
fuochi di artificio mediatico che, altresì, rappresentano la norma
quando a parlare sono le voci della servitù.
Dov'erano quelli che ora
starnazzano con grida e chiacchiere inutili quando la Costituzione
Italiana veniva concretamente macellata su ordine degli squali di
Bruxelles in giacca e cravatta? Oh, perbacco; dimenticavo, sedevano
tranquillamente sui banchi del Parlamento e negli eleganti studi
televisivi a dissertare di come meglio inchinarsi di fronte al potere
del denaro.
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