Siamo nel mese che la
tradizione cristiana dedica al ricordo dei defunti; a tutti quelli,
ormai, che sono passati dall'altra parte. Sollecitato da una persona
molto cara mi sono recato stamattina al cimitero della città per
salutare mio padre, scomparso alcuni anni fa. Ho visto un via vai
incredibile; lunghissime file di auto in coda per entrare nel
parcheggio, un'interminabile scia di donne, uomini, bambini con nelle
mani dei fiori pronti ad essere depositati sulle tombe delle persone
amate. Che strano, ho pensato, una qualche irresistibile forza induce
gli esseri umani ad essere ancora vicini a coloro con cui hanno
percorso un tratto della loro vita. Dopo poche decine di metri sono
entrato in una palazzina a due piani dove, al termine di un
corridoio, ho rivisto la vecchia foto di papà fissata alla lastra di
marmo del loculo contenente i suoi resti. L'ho materializzato nella
mente con il suo ironico sorriso e senza pensarci l'ho salutato con
un sonoro “ciao”; quasi fosse ancora accanto a me, vivo. In quel
momento ho pensato che esiste un'invisibile catena che unisce la vita
e la morte, un'unione indissolubile come quella che si può osservare
nella natura intorno a noi. Ci sono animali, come i salmoni, che
muoiono subito dopo aver fecondato le loro uova e generato nuova
vita. Ci sono piante come i banani o le agavi che muoiono soltanto
dopo che nascono e crescono dal loro tronco strutture figlie idonee a
subentrare nella generazione dei frutti. In sostanza è come se la
vita e la morte avessero un'essenza comune, come due facce della
stessa medaglia.
Allora, in che cosa
consiste la nostra esistenza? Nel dare vita attraverso la morte? Se
così fosse dovremmo giungere alla conclusione che il pensiero della
fine ci induce ad essere più buoni, più generosi, meno egoisti,
meno malvagi. Forse è proprio il traguardo della morte a far
esprimere tutto il potenziale positivo presente nei cuori degli
esseri umani. Probabilmente in questo sta la spiegazione del mio
“ciao” indirizzato ad un uomo ancora vivo nei ricordi.
Chissà che non abbia
colpito il bersaglio l'autore della preghiera-poesia “la morte non
è niente”.
Nessun commento:
Posta un commento