Tempo fa un adolescente disse subito dopo il suo tentativo di suicidio: "Tanto di me non importa niente a nessuno". Da questa breve frase osservai che le persone capaci di ascoltare stanno diventando sempre più rare. Sicuramente avrete notato come siano in aumento coloro che, durante una conversazione, interrompono per riversare una marea di consigli totalmente inutili o fuori luogo. Io penso che questi pessimi ascoltatori siano lontani anni luce dall'individuo che stanno sentendo in quel momento. Io penso che ascoltare realmente una persona significa comunicargli un messaggio di particolare intensità: "Tu sei importante per me, quindi ti riservo l'intera mia attenzione e disponibilità". Questa condizione si avverte sempre di meno. Come facciamo a sentirci esseri umani se non siamo in grado di cogliere le emozioni dei nostri simili? Dov'è andata a finire la nostra sensibilità, la nostra stessa compassione? Ecco, io ritengo che la compassione nulla abbia a che fare con la pietà; piuttosto essa rappresenta la capacità dell'essere umano di eliminare la condizione più pericolosa, quella che può condurre a compiere le peggiori azioni, cioè l'indifferenza. Si potrebbe giungere a considerare la compassione una sorta di protezione dell'anima tesa ad allontanare l'innato egoismo e a concedere, altresì, più spazio al bisogno degli altri. Il tutto, forse, consentirebbe di comprendere al meglio le vulnerabilità del prossimo e, quindi, anche di se stessi.
Vi racconto una piccola storiella.
C'erano due vecchi amici che avevano condiviso tutto giungendo, persino, a realizzare le loro abitazioni una di fronte all'altra pur di stare sempre vicini. Nulla sembrava potesse incrinare questo solidissimo rapporto. Un giorno, uno spirito birichino, decise di mettere alla prova questo bellissimo sentimento ideando un semplice ma efficace stratagemma. Noleggiò una splendida limousine facendola verniciare da una parte in rosso e dall'altra in nero e la fece passare lungo la strada proprio mentre i due stavano lavorando nei rispettivi giardini; suonò ripetutamente il clacson per attirare la loro attenzione. Inevitabili furono i commenti tra gli amici.
<Hai visto che bellissima macchina rossa?>
<Guarda che era nera.> -rispose subito l'altro.-
<Ma che dici, era rossa.>
<No! Era nera!>
<No! Era rossa!>
<Sei un idiota, la macchina era nera.>
Insomma, i due iniziarono a litigare e ad insultarsi a vicenda sempre con maggiore foga finché entrambi non esclamarono:
<La nostra amicizia è finita!>
Nel frattempo il terzo incomodo svoltò con l'auto e ripercorrendo la via si fermò davanti ai due ormai ex amici.
Grande fu la loro sorpresa nel constatare la presenza simultanea dei colori rosso e nero. Dopo qualche attimo di incertezza iniziarono ad inveire contro l'estraneo.
<Sei un essere spregevole! Dopo un'intera vita di amicizia ci hai fatto litigare.>
La risposta non si fece attendere.
<Eh, no! Non sono stato io a farvi litigare, bensì la vostra chiusura ad ascoltare l'altro. Ognuno ha guardato soltanto attraverso il proprio punto di vista. Avevate entrambi torto ed entrambi ragione.>
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