mercoledì 16 maggio 2018

"Perché sarebbe una Follia?"


Ampio risalto mediatico ha sollevato un'ipotesi inserita dalla Lega e dal Movimento Cinque Stelle nella bozza del documento programmatico in fase di elaborazione da diversi giorni. Giornalisti, politici, economisti, esperti vari e gli stessi redattori del progetto hanno indicato come anacronistica, superata, inquietante e folle l'idea di “chiedere alla Banca Centrale Europea guidata da Draghi la cancellazione di 250 miliardi di titoli di Stato”.
Bene, da novello Giuda Taddeo, protettore delle cause perse, desidero prendere le difese del “pazzo senza nome” che si è permesso di formulare un'idea considerata eretica da parte della quasi totalità dei commentatori.
La domanda è: “perché sarebbe una follia cancellare parte del debito pubblico italiano o di altro Paese dell'area euro detenuto dalla Banca Centrale Europea”?
Forse perché la Banca Centrale subirebbe un crack dal non avere più nel suo attivo centinaia di miliardi di titoli?
Forse perché sarebbe un'azione immorale non pagare un proprio debito?
Forse perché la reazione dei mercati finanziari scatenerebbe una forte crisi finanziaria?
Rispondo con alcuni passi estratti dal mio libro “Svegliamoci” scritto oltre tre anni fa.
“Una Banca Centrale se decidesse di non rivendere i titoli del debito pubblico in suo possesso o,addirittura, decidesse di cancellarli dal proprio bilancio con un semplice tratto di penna fallirebbe? Ma quando mai! Non succederebbe proprio nulla! Una Banca Centrale anche se si trovasse nella condizione in cui le passività superano le attività non potrà mai correre il rischio di fallire, di essere insolvente. Questo perché gli è stata assegnato dallo Stato (o Stati nel caso dell'euro), in qualità di prestatore di ultima istanza, il corso legale e forzoso sulla moneta, cioè il potere di creare dal nulla tutti i mezzi legali di pagamento a un costo quasi vicino allo zero. La funzione di una Banca Centrale di uno Stato sovrano è quella di essere il pagatore senza limiti di ultima istanza poiché il denaro viene creato dal nulla e al nulla ritorna qualora così fosse deciso (ciò potrebbe attuarsi anche per la Banca Centrale Europea se ci fosse precisa volontà politica degli Stati membri dell'area Euro). Quindi, ridurre il debito pubblico è possibile senza tanti drammi e senza danni; anzi, vi sarebbe l'immediata diminuzione degli interessi con la logica conseguenza che si andrebbero a evitare le manovre di austerità basate essenzialmente sull'aumento delle tasse e sulla riduzione della spesa sociale.
Ma poi, non è quello che ha fatto recentemente la Gran Bretagna in gran segreto? Eliminare la quota del debito in mano alla Banca d'Inghilterra attraverso la sostituzione di titoli in sterline. Eppure è un'operazione puramente contabile. Si pensi che negli ultimi anni gli Istituti di emissione dell'intero pianeta (Federal Reserve, Banca d'Inghilterra, Banca Centrale Europea, Banca del Giappone, ecc.) hanno acquistato decine di migliaia di miliardi di titoli pubblici per poi tenerseli in portafoglio sino alla scadenza. Non bisogna mai dimenticare che ogni Banca Centrale garantisce sempre il suo Stato emittente potendo accreditare qualsiasi quantità di denaro senza alcuna restrizione.
Si pensi, al riguardo, alla dichiarazione di Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio e tra i padri dell'euro, su Rai tre nell'estate del 2012 durante il programma “lezioni dalla crisi”.
Si pensi a quanto descritto su Businessinsider.com il quattordici ottobre 2012: un operatore finanziario di Londra ha affermato come la Banca d'Inghilterra, che ha già acquistato quasi un quarto del debito pubblico inglese, invia semplicemente al macero i titoli informando il governo britannico che non deve più nulla.
Si pensi all'articolo sul Telegraph del quattordici ottobre 2012 dove vengono citati i ricercatori del Fondo Monetario Internazionale che hanno dimostrato matematicamente: Se lo Stato stampasse moneta sufficiente per togliere di mezzo sia il debito pubblico che il credito bancario il prodotto interno lordo, il reddito e altri dati sensibili si manterrebbero su valori ottimali.
Si pensi agli stessi articoli sul Financial Times e Wall Street Journal del quattordici e diciassette ottobre 2012 dove si fa intendere come la Gran Bretagna sia stata tentata dal percorrere questa via di una logica elementare, seppur osteggiata da chi non vuole che il debito degli Stati si riduca. La domanda è sempre quella: chi ci guadagna dall'applicazione di questo sistema insensato basato sul debito? Gli usurai o banchieri per utilizzare un termine più elegante.
Chi fa credere al popolo che per diminuire il debito è indispensabile una politica di austerità con riduzione della spesa pubblica, privatizzazioni varie, aumento delle imposte, commette un reale delitto.
E poi bisogna dirlo con forza. Il debito pubblico italiano è il tesoro degli investitori finanziari poiché garantisce un buon rendimento senza alcun rischio di cambio visto il suo aggancio all'euro, la valuta strettamente legata alla Germania. Il settore dei titoli di Stato italiani è tra i primi al mondo per dimensione e, senza di esso, mancherebbe un tassello fondamentale per il funzionamento del mercato finanziario globale, lo stesso che rappresenta il pilastro portante dell'intera economia mondiale. Insomma, lo Stato Italiano è la vacca da mungere per la rendita usuraia e parassitaria. Ecco perché si useranno tutti i mezzi affinché l'Italia mai esca dalla moneta unica, perché in questo caso gli speculatori correrebbero quel rischio sul cambio che non desiderano. Per i soliti usurai internazionali fa molto comodo un'Italia indebitata in una moneta agganciata alla Germania con differenti e più alti tassi di interesse, debole politicamente e priva di ogni sovranità monetaria.
Inoltre, diciamo la verità sino in fondo. Ma come diavolo si è formato questo elevato ammontare del debito pubblico? Forse perché lo Stato ha speso troppo e inutilmente?
Non credo. Io penso che la causa principale del formarsi di un debito così elevato sia da attribuirsi a una precisa strategia politica volta a privare lo Stato della sua funzione essenziale di indirizzare la politica monetaria e ad assegnarla alla Banca d'Italia (e poi alla Banca Centrale Europea). Al riguardo basti ricordare il noto “divorzio” del 1981 tra Tesoro e Banca d'Italia che costrinse lo Stato a indebitarsi sul mercato finanziario pagando fior fiori di interessi, decisamente superiori al tasso di inflazione, e liberando l'Istituto Centrale da qualsiasi obbligo (dal 1975 al 1981) o facoltà (prima del 1975) di acquisto. Che scelta disastrosa!
Quindi, dal 1981 in poi il debito pubblico italiano è cresciuto per via degli interessi non più determinati dal Tesoro, ma dal mercato finanziario dominato dalla élite usuraia. Siamo a questo livello di indebitamento non perché si sia speso troppo, bensì per aver consentito ai banchieri di arricchirsi con gli interessi.
Il debito pubblico italiano non è altro che l'accumulo di interessi su interessi.
Cercherò di essere ancora più chiaro. Il debito nasce e si sviluppa progressivamente a costo zero per il creditore originario, cioè la Banca Centrale che ha prodotto denaro dal nulla. La ricchezza per nascere, svilupparsi e crescere ha necessità di continui interventi materiali posti in atto dagli esseri umani. Ora, quali sono gli strumenti attraverso i quali si realizza il travaso di ricchezza dal popolo alle banche (attori del sistema finanziario)? Facilissimo, sono le tasse!
Questo fa sì che ci sia il trasferimento di ricchezza dalle persone agli squali in giacca e cravatta, cioè a quella categoria elitaria che senza pagare alcunché indebita l'intera collettività prestando il denaro nel momento dell'emissione.
Come facciamo a non comprendere che la creazione di ricchezza è un valore che deriva dal lavoro umano, dall'impegno, dalla volontà, dall'ingegno; mentre il valore della moneta deriva soltanto dal poter essere accettata dalle persone per realizzare necessità future. Insomma, è soltanto la possibilità di poter fare una spesa ad assegnare il valore della moneta. Se lasciassimo i banchieri soli soletti nella loro torre di avorio a stampare quattrini alla fine avrebbero soltanto bigliettini colorati per nutrirsi, visto che non avrebbero prodotto alcuna ricchezza.”
Si potrebbe continuare a lungo, tuttavia mai si dovrebbe dimenticare che una Banca Centrale quando acquista titoli di Stato da inserire nell'attivo utilizza denaro creato dal nulla, pertanto la relativa passività non è altro che una semplice posta contabile rappresentata dallo sforzo per digitare un tasto del computer. Davvero sarebbe un'operazione immorale cancellare un titolo di debito pagato dalla Banca Centrale con denaro creato dal nulla? Davvero sarebbe così disonorevole interessarsi più al benessere delle persone che al piccolo callo sul dito del banchiere centrale di turno? Al riguardo rispondo utilizzando alcune frasi di Thomas Sankara pronunciate nel 1987 all'Organizzazione per l'Unità Africana:
“Ci dicono di rimborsare il debito. Non è un problema morale. Rimborsare o non rimborsare non è un problema d'onore. Il debito non può essere rimborsato perché, prima di tutto, se noi non paghiamo, i nostri finanziatori non moriranno, siamone sicuri. Invece, se paghiamo, saremo noi a morire, ne siamo ugualmente sicuri.”
Alla fine di una cosa sono certo, l'idea del “pazzo senza nome” sarà sempre considerata eretica dai sacerdoti del Dio denaro e relativi servitori, visto che metterebbe in discussione il principio rappresentativo del loro potere: la sottomissione dei popoli attraverso il debito.

Alfred B. Revenge







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