Ampio risalto mediatico
ha sollevato un'ipotesi inserita dalla Lega e dal Movimento Cinque
Stelle nella bozza del documento programmatico in fase di
elaborazione da diversi giorni. Giornalisti, politici, economisti,
esperti vari e gli stessi redattori del progetto hanno indicato come
anacronistica, superata, inquietante e folle l'idea di “chiedere
alla Banca Centrale Europea guidata da Draghi la cancellazione di 250
miliardi di titoli di Stato”.
Bene, da novello Giuda
Taddeo, protettore delle cause perse, desidero prendere le difese del
“pazzo senza nome” che si è permesso di formulare un'idea
considerata eretica da parte della quasi totalità dei commentatori.
La domanda è: “perché
sarebbe una follia cancellare parte del debito pubblico italiano o di
altro Paese dell'area euro detenuto dalla Banca Centrale Europea”?
Forse perché la Banca
Centrale subirebbe un crack dal non avere più nel suo attivo
centinaia di miliardi di titoli?
Forse perché sarebbe
un'azione immorale non pagare un proprio debito?
Forse perché la reazione
dei mercati finanziari scatenerebbe una forte crisi finanziaria?
Rispondo con alcuni passi
estratti dal mio libro “Svegliamoci” scritto oltre tre anni fa.
“Una Banca Centrale se
decidesse di non rivendere i titoli del debito pubblico in suo
possesso o,addirittura, decidesse di cancellarli dal proprio bilancio
con un semplice tratto di penna fallirebbe? Ma quando mai! Non
succederebbe proprio nulla! Una Banca Centrale anche se si trovasse
nella condizione in cui le passività superano le attività non potrà
mai correre il rischio di fallire, di essere insolvente. Questo
perché gli è stata assegnato dallo Stato (o Stati nel caso
dell'euro), in qualità di prestatore di ultima istanza, il corso
legale e forzoso sulla moneta, cioè il potere di creare dal nulla
tutti i mezzi legali di pagamento a un costo quasi vicino allo zero.
La funzione di una Banca Centrale di uno Stato sovrano è quella di
essere il pagatore senza limiti di ultima istanza poiché il denaro
viene creato dal nulla e al nulla ritorna qualora così fosse deciso
(ciò potrebbe attuarsi anche per la Banca Centrale Europea se ci
fosse precisa volontà politica degli Stati membri dell'area Euro).
Quindi, ridurre il debito pubblico è possibile senza tanti drammi e
senza danni; anzi, vi sarebbe l'immediata diminuzione degli interessi
con la logica conseguenza che si andrebbero a evitare le manovre di
austerità basate essenzialmente sull'aumento delle tasse e sulla
riduzione della spesa sociale.
Ma poi, non è quello che
ha fatto recentemente la Gran Bretagna in gran segreto? Eliminare la
quota del debito in mano alla Banca d'Inghilterra attraverso la
sostituzione di titoli in sterline. Eppure è un'operazione puramente
contabile. Si pensi che negli ultimi anni gli Istituti di emissione
dell'intero pianeta (Federal Reserve, Banca d'Inghilterra, Banca
Centrale Europea, Banca del Giappone, ecc.) hanno acquistato decine
di migliaia di miliardi di titoli pubblici per poi tenerseli in
portafoglio sino alla scadenza. Non bisogna mai dimenticare che ogni
Banca Centrale garantisce sempre il suo Stato emittente potendo
accreditare qualsiasi quantità di denaro senza alcuna restrizione.
Si pensi, al riguardo,
alla dichiarazione di Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio e
tra i padri dell'euro, su Rai tre nell'estate del 2012 durante il
programma “lezioni dalla crisi”.
Si pensi a quanto
descritto su Businessinsider.com il quattordici ottobre 2012: un
operatore finanziario di Londra ha affermato come la Banca
d'Inghilterra, che ha già acquistato quasi un quarto del debito
pubblico inglese, invia semplicemente al macero i titoli informando
il governo britannico che non deve più nulla.
Si pensi all'articolo sul
Telegraph del quattordici ottobre 2012 dove vengono citati i
ricercatori del Fondo Monetario Internazionale che hanno dimostrato
matematicamente: Se lo Stato stampasse moneta sufficiente per
togliere di mezzo sia il debito pubblico che il credito bancario il
prodotto interno lordo, il reddito e altri dati sensibili si
manterrebbero su valori ottimali.
Si pensi agli stessi
articoli sul Financial Times e Wall Street Journal del quattordici e
diciassette ottobre 2012 dove si fa intendere come la Gran Bretagna
sia stata tentata dal percorrere questa via di una logica elementare,
seppur osteggiata da chi non vuole che il debito degli Stati si
riduca. La domanda è sempre quella: chi ci guadagna
dall'applicazione di questo sistema insensato basato sul debito? Gli
usurai o banchieri per utilizzare un termine più elegante.
Chi fa credere al popolo
che per diminuire il debito è indispensabile una politica di
austerità con riduzione della spesa pubblica, privatizzazioni varie,
aumento delle imposte, commette un reale delitto.
E poi bisogna dirlo con
forza. Il debito pubblico italiano è il tesoro degli investitori
finanziari poiché garantisce un buon rendimento senza alcun rischio
di cambio visto il suo aggancio all'euro, la valuta strettamente
legata alla Germania. Il settore dei titoli di Stato italiani è tra
i primi al mondo per dimensione e, senza di esso, mancherebbe un
tassello fondamentale per il funzionamento del mercato finanziario
globale, lo stesso che rappresenta il pilastro portante dell'intera
economia mondiale. Insomma, lo Stato Italiano è la vacca da mungere
per la rendita usuraia e parassitaria. Ecco perché si useranno tutti
i mezzi affinché l'Italia mai esca dalla moneta unica, perché in
questo caso gli speculatori correrebbero quel rischio sul cambio che
non desiderano. Per i soliti usurai internazionali fa molto comodo
un'Italia indebitata in una moneta agganciata alla Germania con
differenti e più alti tassi di interesse, debole politicamente e
priva di ogni sovranità monetaria.
Inoltre, diciamo la
verità sino in fondo. Ma come diavolo si è formato questo elevato
ammontare del debito pubblico? Forse perché lo Stato ha speso troppo
e inutilmente?
Non credo. Io penso che
la causa principale del formarsi di un debito così elevato sia da
attribuirsi a una precisa strategia politica volta a privare lo Stato
della sua funzione essenziale di indirizzare la politica monetaria e
ad assegnarla alla Banca d'Italia (e poi alla Banca Centrale
Europea). Al riguardo basti ricordare il noto “divorzio” del 1981
tra Tesoro e Banca d'Italia che costrinse lo Stato a indebitarsi sul
mercato finanziario pagando fior fiori di interessi, decisamente
superiori al tasso di inflazione, e liberando l'Istituto Centrale da
qualsiasi obbligo (dal 1975 al 1981) o facoltà (prima del 1975) di
acquisto. Che scelta disastrosa!
Quindi, dal 1981 in poi
il debito pubblico italiano è cresciuto per via degli interessi non
più determinati dal Tesoro, ma dal mercato finanziario dominato
dalla élite usuraia. Siamo a questo livello di indebitamento non
perché si sia speso troppo, bensì per aver consentito ai banchieri
di arricchirsi con gli interessi.
Il debito pubblico
italiano non è altro che l'accumulo di interessi su interessi.
Cercherò di essere
ancora più chiaro. Il debito nasce e si sviluppa progressivamente a
costo zero per il creditore originario, cioè la Banca Centrale che
ha prodotto denaro dal nulla. La ricchezza per nascere, svilupparsi e
crescere ha necessità di continui interventi materiali posti in atto
dagli esseri umani. Ora, quali sono gli strumenti attraverso i quali
si realizza il travaso di ricchezza dal popolo alle banche (attori
del sistema finanziario)? Facilissimo, sono le tasse!
Questo fa sì che ci sia
il trasferimento di ricchezza dalle persone agli squali in giacca e
cravatta, cioè a quella categoria elitaria che senza pagare alcunché
indebita l'intera collettività prestando il denaro nel momento
dell'emissione.
Come facciamo a non
comprendere che la creazione di ricchezza è un valore che deriva dal
lavoro umano, dall'impegno, dalla volontà, dall'ingegno; mentre il
valore della moneta deriva soltanto dal poter essere accettata dalle
persone per realizzare necessità future. Insomma, è soltanto la
possibilità di poter fare una spesa ad assegnare il valore della
moneta. Se lasciassimo i banchieri soli soletti nella loro torre di
avorio a stampare quattrini alla fine avrebbero soltanto bigliettini
colorati per nutrirsi, visto che non avrebbero prodotto alcuna
ricchezza.”
Si potrebbe continuare a
lungo, tuttavia mai si dovrebbe dimenticare che una Banca Centrale
quando acquista titoli di Stato da inserire nell'attivo utilizza
denaro creato dal nulla, pertanto la relativa passività non è altro
che una semplice posta contabile rappresentata dallo sforzo per
digitare un tasto del computer. Davvero sarebbe un'operazione
immorale cancellare un titolo di debito pagato dalla Banca Centrale
con denaro creato dal nulla? Davvero sarebbe così disonorevole
interessarsi più al benessere delle persone che al piccolo callo sul
dito del banchiere centrale di turno? Al riguardo rispondo
utilizzando alcune frasi di Thomas Sankara pronunciate nel 1987
all'Organizzazione per l'Unità Africana:
“Ci dicono di
rimborsare il debito. Non è un problema morale. Rimborsare o non
rimborsare non è un problema d'onore. Il debito non può essere
rimborsato perché, prima di tutto, se noi non paghiamo, i nostri
finanziatori non moriranno, siamone sicuri. Invece, se paghiamo,
saremo noi a morire, ne siamo ugualmente sicuri.”
Alla fine di una cosa
sono certo, l'idea del “pazzo senza nome” sarà sempre
considerata eretica dai sacerdoti del Dio denaro e relativi
servitori, visto che metterebbe in discussione il principio
rappresentativo del loro potere: la sottomissione dei popoli
attraverso il debito.
Alfred B. Revenge
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