Da pochi giorni si sono
spente a Roma le luci del palcoscenico che hanno illuminato i leader
dei ventisette Stati membri dell'Unione Europea, del Consiglio
Europeo, del Parlamento Europeo e della Commissione Europea. Una
folla di politici e tecnocrati che, tra brindisi, sorrisi di
circostanza ed ammiccamenti, hanno indossato le rispettive maschere
per arrivare a firmare una dichiarazione ricca di nobili intenzioni
destinata a rilanciare nei prossimi dieci anni l'integrazione
europea. I mass media internazionali hanno dato ampio risalto a
questa celebrazione per il sessantesimo anniversario dei trattati di
Roma stipulati nel lontano 1957. Una grande festa che si scontra con
la triste realtà dei fatti. Ma di quale integrazione stiamo
parlando? Di quella basata sul ricatto? Di quella fondata
sull'egoistica difesa dei rispettivi interessi nazionali? Di quella
basata soltanto sulla moneta unica con copyright di una banca?
Sembra già dimenticato
quanto accaduto in Grecia con le selvagge privatizzazioni imposte
dalla Troika; trentacinque porti, più di tremila unità di
patrimonio pubblico immobiliare, proprietà all'estero, decine di
monumenti, strade nazionali, istituti di credito, circa quaranta
aeroporti, installazioni militari, aziende strategiche nel settore
energetico, la fornitura di acqua, centinaia di migliaia di ettari di
terreno, uffici postali ed altri beni espropriati per rendere ancora
più ricche imprese tedesche e francesi. E potrei continuare a lungo
elencando situazioni in cui esseri umani lottano quotidianamente
contro una drammatica disoccupazione, contro una diffusa povertà,
contro le conseguenze di un fondamentalismo economico fondato sul
potere del denaro e del libero mercato. Il concetto di integrazione
fa ormai riferimento agli interessi delle multinazionali, delle
banche e non al benessere dell'uomo.
Si pensi che negli stessi
giorni delle solenni celebrazioni di Roma il numero uno della
Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato candidamente
alla BBC che la Gran Bretagna dovrà pagare quasi cinquantotto
miliardi di euro per lasciare l'Unione Europea anche se (testuali
parole):
“Non c'è desiderio di
punire la Gran Bretagna per la sua uscita dall'Unione, tuttavia la
stessa Unione Europea deve dissuadere altri paesi dal seguire
quell'esempio.”
Ed ancora.
“L'Unione Europea deve
utilizzare un deterrente per evitare che altri Stati seguano
l'esempio della Gran Bretagna”.
Ed ancora.
“L'Unione Europea non
ha uno stato d'animo ostile contro la Gran Bretagna per la Brexit, ma
io non voglio che altri Paesi prendano la stessa strada perché
supponiamo per un secondo che altri lascino l'Unione; due, tre,
quattro; sarebbe la fine.”
Ma ci rendiamo conto
delle incredibili parole intimidatorie di questo individuo, già
banchiere del Fondo Monetario Internazionale e Primo Ministro del
Lussemburgo?
Senza alcuna vergogna
afferma che bisogna tenere sotto scacco gli Stati europei con la
minaccia di pesanti sanzioni economiche, di salate tassazioni.
L'autonoma decisione del popolo britannico di uscire dall'Unione
Europea ha suscitato pesanti preoccupazioni tra le fila dei
tecnocrati di Bruxelles; ed ecco la reazione, un ricatto in piena
regola rivolto a tutti gli altri popoli europei. Pensate di lasciare
l'Unione? Bene, sappiate che paghereste a caro prezzo questa
decisione. Insomma, un'autentica sfida alla libera determinazione dei
popoli puntando la pistola finanziaria alla tempia. La dichiarazione
di Junker alla BBC avrebbe dovuto riempire di indignazione politici e
mass media; eppure nulla, salvo qualche sporadico commento critico.
D'altronde non è la prima volta che i banchieri-pupari evidenziano
tutta la loro arroganza. Ricordate la dichiarazione del tre settembre
2016 di Andrea Orlando, Ministro della Giustizia da febbraio del
2014, durante la festa del Fatto Quotidiano?
Ecco le sue parole:
“Oggi
noi stiamo vivendo un enorme conflitto tra democrazia ed economia.
Oggi, sostanzialmente, i poteri sovranazionali sono in grado di
bypassare completamente le democrazie nazionali. Io faccio soltanto
due esempi. I fatti che si determinano a livello sovranazionale, i
soggetti che si sono costituiti a livello sovranazionale, spesso non
legittimati democraticamente, sono in grado di mettere le democrazie
di fronte al fatto compiuto.
Faccio
un esempio. La modifica, devo dire abbastanza passata sotto silenzio,
della Costituzione per quanto riguarda il tema dell'obbligo di
Pareggio di Bilancio non fu il frutto di una discussione nel Paese.
Fu il frutto del fatto che a un certo punto la Banca Centrale
Europea, più o meno (ora la brutalizzo) disse: <O mettete questa
clausola nella vostra Costituzione o, altrimenti, chiudiamo i
rubinetti e non ci sono i soldi alla fine del mese>.
Io
devo dire che è una delle scelte di cui mi vergogno di più, mi
vergogno di più di aver fatto. Io penso sia stato un errore
approvare quella modifica non tanto per il merito, che pure è
contestabile, ma per il modo in cui si arrivò a quella modifica di
carattere costituzionale.”
In
quell'occasione un Ministro della Repubblica Italiana dichiarò che
la nostra democrazia è soltanto nei sogni visto che viene lapidata
dai soggetti sovranazionali non legittimati dalla volontà popolare.
Lo stesso Ministro spiegò come la Banca Centrale Europea avesse
compiuto un atto estorsivo a danno del Parlamento Italiano.
Conseguenze?
Nessuna! Ma sì, tutto va ben madama la marchesa.
Evviva
il festival dell'ipocrisia e del ricatto.
Alfred
B. Revenge
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